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Autore: aduial    23/08/2014    0 recensioni
Albus Severus Potter ha una gemella. Una gemella che tutti sanno che esiste ma che nessuno, a parte i vari familiari, ha mai nemmeno visto. Una gemella con cui condivide emozioni, sentimenti, pensieri. Una gemella che nasconde un segreto che nemmeno lui sa. Un segreto così doloroso da farla fuggire da tutto e da tutti.
storia sospesa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 13
 
Leila e Tara percorsero il viale da Hogsmeade a Hogwarts guardandosi intorno con aria circospetta. Ogni fruscio, ogni rumore, anche quello più insignificante le faceva sobbalzare. Finalmente giunsero ai cancelli della scuola e, appena li ebbero oltrepassati, riuscirono a rilassare leggermente le spalle contratte. Finalmente arrivarono davanti alla porta d’ingresso. Tara accelerò il passo, lanciandosi quasi di corsa su per i gradini, ma Leila la bloccò, afferrandole il polso.
«Tara, ti pregherei di non dire nulla di quello che è successo oggi». La giovane Zabini strabuzzò gli occhi. «Sei impazzita! Non puoi non dirlo ad Albus…»
«Soprattutto Albus non deve sapere nulla. Sai com’è fatto! – aggiunse notando lo sguardo dubbioso dell’amica – si preoccuperebbe troppo e inutilmente e io… non voglio» concluse in un sussurro.
«Sai che avremo bisogno di aiuto per indagare, vero?»
Leila rispose con un sorriso tirato: «Pensavo già di parlare con Rose e Annika». Tara annuì bruscamente, pensando che la gemella stesse prendendo la decisione sbagliata.
«Ci metteremo nei guai…» mormorò, rivolta più a sé stessa che all’amica, seguendola all’interno del castello.
 
Durante il pranzo diedero prova del loro talento da attrici, tanto che nemmeno Albus si accorse del cumulo di bugie che la gemella stava raccontando loro. Appena le ultime briciole di crostata al rabarbaro sparirono dai piatti, le due Serpeverde agguantarono Annika e poi corsero al tavolo dei Grifondoro, dove prelevarono una quanto mai confusa Rose. Le quattro si rifugiarono in biblioteca e Leila narrò alle altre gli avvenimenti della mattina. Terminato il racconto, Rose aveva una faccia sconvolta, mentre Annika si era portata le mani alla bocca dall’orrore.
Dopo alcuni minuti, la Grifondoro riprese il controllo di sé e chiese alla cugina di poter vedere la collana. Leila, se la sfilò immediatamente dal collo, porgendola alla rossa, che la appoggiò con delicatezza sul tavolo. Estrasse la bacchetta dalla borsa e cominciò a mormorare incantesimi su incantesimi, la metà dei quali le tre Serpeverde non avevano mai sentito nominare. La potenza degli incantesimi utilizzati da Rose era tale che tutto intorno i rumori erano attutiti e il tempo sembrava quasi essersi fermato.
«Revelio» concluse la Weasley, con un ultimo svolazzo della bacchetta. Poi sollevò la testa, incrociando lo sguardo attonito delle amiche.
«Niente, non risponde alla mia magia» annunciò, ignorando la muta domanda negli occhi delle altre.
«Allora dovremmo tornare ai vecchi metodi» disse Annika, riavutasi dalla sorpresa.
«E quali sarebbero?» chiese Leila leggermente preoccupata.
«Libri!» esclamò la bionda alzandosi in piedi e sparendo tra gli scaffali. Lo sguardo di Rose si illuminò e la Weasley si affrettò a seguirla, mentre Tara e Leila si accasciavano sul tavolo. Si prospettava una lunga ricerca.
 
Tara aveva gli occhi che bruciavano. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, accorgendosi che ormai era calato il buio. Scosse Leila, addormentata al suo fianco, con la testa appoggiata su “Mille usi della pietra di luna”. La giovane Potter si stiracchiò, beccandosi un’occhiataccia dell’amica, che spesso la riprendeva per la poca eleganza. Alla vista dello sguardo di fuoco di Tara, ridacchiò, per poi alzarsi e cercare Rose e Annika, sicuramente ancora immerse nella lettura di monumentali tomi polverosi.
In quel momento la giovane Weasley arrivò al tavolo dove si trovavano le due, lo sguardo che correva veloce sulle righe del libro che teneva tra le mani.
«Niente! – sibilò frustrata – assolutamente niente!». Sbattè il libro sul tavolo e lo chiuse violentemente, sollevando una nuvola di polvere che fece starnutire Tara, seduta l’ accanto. Il rumore attirò l’attenzione di Madama Pince che, con uno sguardo raggelante, le convinse a uscire dalla biblioteca. Rose si inoltrò tra gli scaffali e tornò dopo poco, trascinando Annika per un polso. Uscendo, accennarono un sorriso di scuse all’anziana bibliotecaria, per poi dirigersi verso la Sala Grande.
 
Appena arrivarono al tavolo dei Serpeverde, le tre ragazze vennero aggredite dalle domande di Albus: «Ma dove eravate? Siete sparite tutto il pomeriggio!»
«In biblioteca» gli rispose la gemella, servendosi dell’arrosto. Il giovane Potter ci mise un attimo a elaborare l’informazione: «Voi? In biblioteca? Mi prendi in giro?»
«Stavamo studiando» aggiunse Tara. A quell’affermazione anche Scorpius si voltò verso le ragazze, l’incredulità era palese nei suoi occhi.
«Non avete una faccia molto intelligente ora come ora, ne siete consapevoli, vero?» chiese angelicamente Leila, portando alla bocca un boccone di carne. I due ragazzi preferirono non indagare oltre.
 
Leila aprì gli occhi di colpo, certa che fosse piuttosto tardi. Si girò dall’altra parte,cercando una posizione più comoda. Dopotutto era domenica e poteva dormire fino all’ora di pranzo. Dopo minuti, che alla giovane parvero ore, capì che non avrebbe più preso sonno. Si alzò, afferrando una felpa e infilandola sopra la canottiera del pigiama, poi prese un libro e scese nella Sala Comune, completamente vuota. Doveva essere molto più presto di quanto pensasse. Si accomodò su una morbida poltrona di pelle scura di fronte al fuoco, incrociò le gambe e vi poggiò sopra il libro, rendendosi conto di aver preso la sua copia della “Divina Commedia”, ovviamente in italiano.
«Perfetto. È domenica, mi sono svegliata all’alba e, cercando una lettura leggera, ho preso la “Divina Commedia”. Davvero fantastico.» sbottò, rivolta alla stanza deserta. Nonostante ciò, aprì il libro e cominciò a leggere, lasciandosi trasportare dalla musica dei versi che tanto amava.
 
«Come siamo mattinieri».
Una voce la distolse dalla lettura, spaventandola. «Scorpius, non ti avevo sentito arrivare» disse, non appena si rese conto a chi appartenesse quella voce. Il tono che avevano usato era freddo, controllato. Nessuno dei due voleva farsi coinvolgere dall’altro più di quanto fosse necessario. Ciononostante, non riuscivano a fare a meno di guardarsi negli occhi. Il ragazzo fece qualche passo verso di lei e la gemella non potè fare a meno di ammirare il suo passo elegante e seducente.
Poi si ricordò della sera della festa e la morsa della gelosia tornò a stringerle il petto. Svelta, distolse lo sguardo, riportando la sua attenzione sul canto V dell’Inferno.
«Cosa stai leggendo?» roca e sensuale, la voce dell’erede dei Malfoy, la raggiunse. Un sussurro nel suo orecchio. La ragazza si voltò di scatto, trovandosi a pochi centimetri dal suo volto. Ricordandosi che era una Serpeverde, mantenne la calma e riuscì a rispondergli con voce controllata: «La “Divina Commedia”».
«Sembra affascinante» commentò l’altro.
“Tu lo sei” pensò Leila, dandosi della stupida immediatamente dopo aver formulato questo pensiero.
«E italiano?» continuò Scorpius. La gemella annuì brevemente, ma non aprì bocca, terrorizzata da quello che sarebbe potuto sfuggirla dalle labbra.
«Mi leggeresti qualcosa?»
La bocca della ragazza si aprì in una O perfetta. L’aveva stupita, o meglio, scioccata. Ma non si tirò indietro, anzi, si schiarì la voce, iniziando a leggere.
“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.”
Mentre Leila leggeva, Scorpius le scivolo accanto, stringendola al suo fianco, ma lei, pur scossa da quel contatto, continuò a leggere. Il ragazzo chiuse gli occhi, trasportato dall’armonia di quei versi così potenti. Non ne comprendeva il significato, ma sentiva tutto il dolore e la perdita che trasmettevano, quei sentimenti che solo un amore perfetto e peccatore poteva portare.
Scorpius, non resistendo più all’istinto prepotente che, dalla prima volta che l’aveva vista, gli ordinava di baciarla, afferrò i fianchi di Leila, portandola sopra di sé. Poi, incatenando i suoi occhi di tempesta ai laghi di smeraldo di le, si appropriò delle sue labbra, stringendola più forte. La ragazza, come se non stesse aspettando altro, si aggrappò alle solide spalle del compagno, ricambiando il bacio con passione. Con un gemito, schiuse le labbra, permettendo alle loro lingue di danzare all’unisono, alle loro anime di fondersi in un’unica cosa. Il libro scivolò a terra, aperto. Un’unica frase sottolineata:
“Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.”
 
Angolo dell’autrice
Sono I-M-P-E-R-D-O-N-A-B-I-L-E! Vi chiedo umilmente scusa per avervi fatto aspettare così tanto! Prometto che mi impegnerò ad essere più costante negli aggiornamenti e non vi farò più aspettare mesi e mesi per leggere il prossimo capitolo. Grazie a tutti voi che ricordate/seguite/preferite/recensite/leggte in silenzio la mia storia.
Un bacio,
aduial
   
 
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