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Autore: Hysterical Weapon    24/08/2014    1 recensioni
Non parlavi mai, non lo facevi da prima che ci conoscessimo e io non avevo mai fatto domande, guardavo le stelle con te e mi piaceva che mi tenessi la mano. Accarezzavo il palmo della tua e poi tornavo ad osservare il palcoscenico scuro sopra le nostre teste; mi nutrivo dei tuoi silenzi, delle parole che non mi dicevi, del ritmo lento dei tuoi respiri.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: si ricorda che la storia narrata non equivale in alcun modo a fatti reali, gli Avenged Sevenfold non appartengono all'autrice e nessuno scopo lucrativo è perseguito.


***



Guardavo le stelle con te e mi piaceva che mi tenessi la mano





"Mi ricorderò del tuo viso,
sono ancora innamorato di quel posto."

Atlas Hands - Benjamin Francis Leftwich




All'inizio tu non parlavi mai, te ne stavi lì col naso all'insù a guardare le stelle. Io invece era te che guardavo, il viso pieno e il sorriso accennato; ti ho guardato dal primo momento in cui sono entrato in classe, nessuno aveva prestato attenzione al nuovo arrivato ma tu sì, avevamo dieci anni e tu gli occhi più luminosi che avessi mai visto. Però le tue labbra restavano serrate, non si schiudevano da chissà quanto tempo, così tanto che ormai a nessuno importava più.
Mi chiedevo sempre cosa pensassi, cosa avessero le tue guance stanche, ma avrei potuto domandartelo milioni di volte e tu non avresti comunque risposto; mi guardavi anche tu, a volte, come se sperassi che qualcuno riuscisse ad interpretare quella luce che si intravedeva nelle pupille, un leggero barlume immerso nell'oscurità. Forse avevi scelto me, forse ero stato l'unico a sedersi sulla sedia accanto alla tua.
Mi chiamo Brian, tu ti sei voltato dalla mia parte ma non hai risposto.
Col tempo ho imparato che era questo che facevi, ti voltavi ed ascoltavi, poi tornavi nella tua bolla e quasi mi sembrava di vedertici, seduto nel vuoto, ad accarezzare i pensieri che non riuscivi a trasformare in parole.
Non parlavi mai, non lo facevi da prima che ci conoscessimo e io non avevo mai fatto domande, guardavo le stelle con te e mi piaceva che mi tenessi la mano. Accarezzavo il palmo della tua e poi tornavo ad osservare il palcoscenico scuro sopra le nostre teste; mi nutrivo dei tuoi silenzi, delle parole che non mi dicevi, del ritmo lento dei tuoi respiri.
Mi piaci, ho sussurrato, in una serata come tutte le altre dove c'eravamo solo io e te in mezzo alla sabbia, mi piaci, Zacky.
E non so nemmeno io cosa mi aspettavo, però te l'ho detto perché non ce la facevo più, perché avevo diciassette anni e certe cose non potevano restare segrete per sempre. Neanche allora hai parlato, hai stretto la mia mano che era finita sotto la tua, ma i tuoi occhi continuavano ad essere rivolti alle stelle.
Parlami, ti ripetevo a bassa voce; tu vedevi che crollavo, ti sei voltato ed hai ascoltato, e poi niente più.
Mi sono ritrovato comunque a guardarti, qualunque cose fosse accaduta, a non parlare neanche io ed aspettare che ti spegnessi, perché è questo che avresti fatto, te ne saresti andato in silenzio e io non avrei avuto modo di fermarti; è questo, che fanno le persone che non riescono a rompere la bolla, ormai l'avevo capito, si dissolvono a poco a poco, sfumatura dopo sfumatura, fino ad essere solo stelle.
E anche lì io continuerò a fissarti Zacky, le tue guance stanche e gli occhi luminosi, le parole che non hai mai detto, i respiri adesso trattenuti.






   
 
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