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Autore: chocobanana_    24/08/2014    3 recensioni
[FrUk][verde][romantico/generale][shonen ai]
Problema. Sì, forse ne aveva uno, di quelli che sembravano piccoli ed insignificanti ma, che in realtà, erano irritanti e maledettamente fastidiosi.
Perché dimenticarsi l’ombrello a casa sembra una cosa da niente, a meno che tu non viva a Londra e decida di uscire alle sei del pomeriggio, mentre dei grandi nuvoloni grigi invadono minacciosi il cielo, sereno fino a qualche minuto prima.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Break;
The day I first met you
You told me you never fall in love
 
Problema. Sì, forse ne aveva uno, di quelli che sembravano piccoli ed insignificanti ma, che in realtà, erano irritanti e maledettamente fastidiosi.
Perché dimenticarsi l’ombrello a casa sembra una cosa da niente, a meno che tu non viva a Londra e decida di uscire alle sei del pomeriggio, mentre dei grandi nuvoloni grigi invadono minacciosi il cielo, sereno fino a qualche minuto prima.
Quella giornata, fino a poco tempo prima semplicemente normale, iniziava a peggiorare.
Damn it.” Arthur si nascose sotto il cornicione di un vecchio palazzo quando le gocce di pioggia iniziarono a cadere sulla malinconica capitale inglese.
Sperava con tutto sé stesso che quell’acqua non diventasse presto un temporale; l’inglese sospirò, portandosi la borsa marrone sui capelli biondi.
Mosse un passo verso la strada bagnata, poi sentì un braccio cingergli le spalle e riportarlo indietro.
“W-What?!”  Esclamò, confuso e perplesso.
Arthur girò lentamente il viso, incrociando gli occhi azzurri di Françis, che lo guardava sorridente.
Bonjour” mormorò il francese, divertito dallo strano rossore che aveva dipinto le guance dell’inglese.
“C-cosa diamine ci fai qui?!” Farfugliò Arthur, imbarazzato, scrollandosi di dosso il braccio dell’altro e allontanandosi di qualche centimetro.
Françis fece spallucce, “facevo una passeggiata per Londra.”
L’inglese borbottò qualcosa di incomprensibile e si girò, impaziente di tornare a casa.
Il francese sospirò, “non è che ti andrebbe un passaggio?” Lo canzonò, indicando l’ombrello che stringeva tra le dita.
Arthur avrebbe voluto rifiutare, o almeno la sua parte razionale avrebbe scelto quell’opzione; avrebbe preferito tornare a casa zuppo e solo, piuttosto che con quell’individuo.
Eppure c’era un’altra parte di lui che, probabilmente, non aspettava che quella domanda.
“D’accordo” acconsentì l’inglese, “ma non farti strane idee” aggiunse dopo qualche secondo, diffidente.
Françis rise. “Nessuna strana idea.” affermò, anche perché se avesse detto il contrario Arthur non avrebbe esitato ad usare l’ombrello come arma contro di lui.
Per un qualche strano e ignoto motivo quando parlavano tra loro la conversazione non finiva mai in modo pacifico.
È innamorato. Françis aveva riso quando Antonio si era seduto di fronte a lui e aveva ipotizzato quella soluzione. Solo che è stupido e lo nega, aveva aggiunto a fine conversazione lo spagnolo.
Ciò fece ricordare al francese di quando Arthur gli aveva chiaramente detto che non si sarebbe innamorato, perché l’amore era un sentimento inutile e non sarebbe mai caduto in un tranello così insulso e doloroso.
A volte la paura fa pensare e dire cose insensate e assurde, o almeno così Françis aveva deciso di rispondergli. Nessuno può scappare dai propri sentimenti, nemmeno la persona più determinata.
 
Don’t wanna break your heart
Wanna give your heart a break
I know you’re scared it’s wrong

 
Arthur sospirò quando vide casa sua in lontananza.
La pioggia aveva iniziato a cadere più forte e pareva non voler cessare.
“Ma il tempo è sempre così?” Chiese Françis alzando gli occhi al cielo, per poi sbuffare sonoramente.
L’inglese annuì, “non proprio sempre, ma spesso” rispose pacato, perso nei suoi pensieri; senza sapere perché, da un po’di tempo, quando si trovava in compagnia del francese si sentiva strano: si imbarazzava subito, si irritava, ma allo stesso tempo si sentiva bene.
Arthur si fermò sotto il portico di casa, osservò le mura bagnate dagli schizzi che riuscivano ad arrivare da sotto al tetto, e si mise le mani in tasca, in cerca delle chiavi.
Appena sentì il metallo a contatto con i polpastrelli le afferrò e le infilò nella serratura.
Aprì lentamente la porta.
Magari avrebbe dovuto ringraziare Françis per averlo accompagnato. Si morse il labbro, indeciso.
“Un grazie sarebbe sufficiente” lo canzonò il francese.
Fuck you, frog” rispose l’altro, incrociando le braccia al petto, e perdendo in un attimo tutta l’indecisione che lo aveva assillato qualche minuto prima.
“Questo modo di ringraziare mi è nuovo.”
Arthur sbuffò, deciso a chiudergli la porta in faccia, ma Françis fu più veloce: si chinò su di lui, baciandolo sulle labbra e lasciandolo confuso e alquanto stupito.
Arthur arrossì di botto, imprecò contro il suo maledetto cuore che iniziava ad accelerare fastidiosamente i battiti. Qualcosa gli disse di colpire dritto in testa quel maniaco francese, ma non lo fece, rimase a fissarlo, incapace di capire se quel bacio avesse avuto un significato oppure no.
Lui non si era innamorato.
No.
Non lo era. Non era successo.
Eppure sentiva l’incombente voglia di riceverne un altro, di bacio.
Gli occhi verdi dell’inglese incrociarono per un attimo quelli azzurri del francese, per poi tornare sul pavimento grigio e zuppo.
Françis lo osservava, impaziente di sentire qualche parola uscire dalle sue labbra, suoni che tardavano ad arrivare.
Probabilmente non avrebbe mai accettato di provare qualcosa per lui, testardo com’era.
Fece un lungo respiro, lanciò un ultimo sguardo ad Arthur, che ancora non diceva nulla, poi desistette e gli diede le spalle, alzò il palmo della mano.
Arthur l’osservò allontanarsi, sotto la pioggia, i suoi capelli biondi, la sua figura che tanto lo attraeva, e mai come quel pomeriggio desiderò che tornasse indietro: prima o poi avrebbe imprecato contro il suo orgoglio!
O meglio, contro la sua stupida paura.
Paura di sbagliare, paura di provare un sentimento simile, paura di essere felice e di soffrire subito dopo.
Un rischio che non credeva valesse la pena di correre.
Ma ora stava male lo stesso, sapeva che aveva avuto la sua opportunità di urlare quello che provava, le sue emozioni, e l’aveva rifiutata, come suo solito.
 
You told me you never fall in love
 
“Sì… lo so che avrei dovuto fermarti, brutto idiota.” Arthur posò la cornetta del telefono, sperando di non pentirsi del gesto appena compiuto; aveva sentito il bisogno di non considerare del tutto buttata l’occasione che aveva avuto, aveva semplicemente preso il telefono e lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica di Françis, dicendo un sacco di idiozie e insulti gratuiti, ma almeno aveva provato a dire quello che pensava davvero.
Si sedette sul divano, stringendo al petto il cuscino, mentre nella sua bocca si disperdeva il sapore ferroso del sangue del suo povero e martoriato labbro.
Avrebbe atteso una risposta.
 
 
Aprì di scatto gli occhi, appena sentì il telefono squillare, si catapultò a prenderlo, ma non ebbe il coraggio di afferrarlo, anzi, rimase a fissarlo, incantato.
Poi partì la segreteria.
“Io l’avevo detto che non avresti resistito molto.”
Arthur sussultò ascoltando il messaggio, poi abbozzò un sorriso.
“Quanto sei insopportabile.” Mormorò, stendendosi di nuovo, tra i cuscini, e osservando il soffitto: era riuscito a non sprecare quell’opportunità, era riuscito ad ignorare, per una volta, quella voce nella testa che gli diceva di tenersi lontano dall’amore.
Adesso sì che il suo cuore batteva a mille.
Chissà se gli innamorati si sentivano sempre così.

 
 
 The End

//angolo dell’autrice;
buon pomeriggio! ;uuuu; 
avevo voglia di un po' di fruk e, pescando nella mia cartella di fic, ho trovato questa -insieme a tante altre ma eheh secondo me dovrei riscriverle argh.
Allura, ho un paio di cose da dire: non ho messo l’avvertimento song-fic, per un semplice motivo, ho scritto prima la fic, poi ho notato che quelle poche righe ci stavano bene e le ho inserite, poi non so se devo aggiungerlo ; uuu ; comunque la canzone è “give your heart a break” di Demi Lovato; poi non ho mess l’avvertimento ooc perché io non capisco mai quando vado ooc, perdonatemi ; uuuu ; nel caso sarò felice di aggiungere anche questo.
Ringrazio la mia beta –che nonostante odi la pair- mi ha corretto l’os ; u ; awwwww meno male che c’è lei ;w;
l’immagine l’ho modificata io –pawaaah.
…. E spero vi sia piaciuta! ;u; fatemi sapere cosa ne pensate cuuuuc
a presto e grazie a tutti,
camy


 
   
 
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