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Autore: namary    24/08/2014    1 recensioni
Si sa, i bardi sono seduttori per natura. Vagano di regione in regione conquistando l'amore di molte ragazze, abbandonandole poi senza rimorso alla ricerca di più fresche ispirazioni... ma cosa succederebbe se ad essere piantata in asso fosse una guerriera dal carattere decisamente poco remissivo?
Ilenar non ha nessuna voglia di deprimersi per il suo ex, e ha tutta l'intenzione di fargliela pagare cara.
*Versione riveduta e corretta*
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. III - Verso nuovi orizzonti


Per primo, fu il suono sereno del silenzio a riscuoterla.
Per secondo, un buon profumo di pulito. Poi, il tocco gentile di una carezza.
Lentamente, Ilenar riaprì gli occhi, trovandosi davanti la figura, sfocata e poi via via sempre più nitida, di una sacerdotessa dai lunghi capelli scuri e il volto paffuto.
Questa quasi trattenne il respiro, prima di sorriderle con gioia.
“Ben svegliata” la accolse con un sussurro, prima di affrettarsi a darle da bere e farle mangiare lentamente qualche pezzo di mollica, tenendole il capo. 
Come provò a mettersi seduta, fitte di dolore acuto le contrassero i muscoli in spasmi involontari, facendola digrignare i denti.
“No, no! Non è ancora tempo di alzarsi. Devi stare in assoluto riposo!” la riprese la sacerdotessa, come fosse una bambina piccola.
Guardandosi attorno, Ilenar capì di essere nel tempio di Sonemara.
La stanza in cui si trovava era ampia e molto luminosa: le pareti erano di pietra bianca, lucide come specchi, mentre l’arredamento era essenziale. Divideva quello spazio con altri due pazienti già avanti con gli anni, che si facevano i fatti propri.
“Come…?” azzardò, ma scoprì che anche parlare le risultava faticoso.
“Niente domande, per ora” tagliò corto lei, andandosene subito dopo, non prima però di averle annunciato che a breve sarebbe tornata per portarle qualche altra cosa da bere.
Non appena fu sola, Ilenar osservò meglio la stanza, e i suoi occhi si posarono distrattamente su un piccolo tavolino accanto al suo letto.
Su di esso, era poggiato il ciondolo votivo che Phelios le aveva regalato.
Stranamente, si sentì sollevata nel vederlo lì accanto a lei, e lo indossò nuovamente, prima di cadere in un sonno profondo.
Rivide Phelios proprio il giorno successivo.
Fino a quel momento aveva cercato, come le aveva detto Elanai, questo era il nome della donna, di riposare il più possibile ma, non appena lui entrò nella stanza, qualcosa in lei si ruppe e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Improvvisamente, immagini sconnesse le apparvero nella mente, e ricordò.
“Lui… lui l’ha ucciso e io… non ho fatto nulla… io… è colpa mia se…”
Provò a lottare contro il dolore e il rimorso che provava, ma nulla sembrava poter arrestare il pianto. 
Gli occhi di lui erano colmi di pietà. Vergognandosi, chiuse le palpebre e voltò il capo verso il muro, per nascondersi dal suo giudizio e dalla compassione.
Non aveva nessun bisogno di essere compatita. Poteva davvero considerarsi ancora una guerriera? Era stata un’inetta e un’incapace…
“Non parlare, sei ancora troppo debole… devi riposare. Cerca di dormire ancora un po’”
“Non mi interessa” biascicò lei.
“Fa’ come ti dico. Vado a preparare subito dell’altro unguento, ma fino ad allora cerca di non pensarci, anche se so che può essere difficile in questo momento…”
Sempre rivolta verso il muro, Ilenar chiuse gli occhi e lentamente anche il suo respiro si calmò. 
Non sentì Phelios uscire dalla stanza, ma il dolore, fisico e non, le impedirono di riposare abbastanza. Poi finalmente Elanai venne a portarle un infuso di lapiskali, che la fece scivolare in un sonno profondo.
Al suo risveglio, tuttavia, la sua mente veniva di nuovo intasata da mille domande.
Perché non aveva saputo difendere la vita di Robyn? Perché aveva accettato di collaborare con suo cugino? Eppure, in cuor suo aveva avuto il sentore che ci fosse qualcosa che non quadrava… non aver ascoltato il suo istinto, quello era stato il suo errore più grande.
Il senso di colpa, la vergogna per non essere riuscita a combattere Bergon e a difendere nemmeno sé stessa, la divoravano come un tarlo notte e giorno.
Era stata così sciocca…
Non aveva mai avuto intenzione di uccidere Robyn. Non avrebbe mai potuto…
Lei era una guerriera, non un’assassina senz’anima. Desiderava umiliarlo, schernirlo, ma non ucciderlo.
Elanai e Phelios vennero a trovarla frequentemente.
La donna, accompagnata spesso da altre infermiere, la medicava e la lavava ogni giorno con acqua vulcanica, mentre Phelios aveva preso l’abitudine di tenerle compagnia durante i pasti, nonostante se ne stessero in silenzio la maggior parte delle volte. Veniva a trovarla anche il pomeriggio, per spalmarle un unguento dal forte odore di erbe putrescenti, nei punti in cui le sue ferite facevano fatica a rimarginarsi.
Ilenar lo lasciava fare, evitando di guardarlo negli occhi.
Non riusciva a sopportare la pietà nel suo sguardo…
“Come va oggi? Meglio?” chiese lui improvvisamente, continuando a spalmare sulla sua coscia quell’intruglio umido.
“Un po’, grazie”
Cercò di rispondere freddamente. 
Lui sembrò non cogliere quella sua nota di distacco e continuò, imperterrito.
“Mi fa piacere. Senti ancora dolore al ventre?”
Lei per tutta risposta si alzò a sedere senza fatica.
“Ti ringrazio per le tue cure, anche se probabilmente avrei meritato di morire lì dov’ero” rispose lei, asciutta.
Era una semplice constatazione, anche se amara. 
Soltanto il più forte meritava di sopravvivere, e lei l’aveva imparato molto tempo fa. 
Avrebbe fatto meglio a non dimenticare più quella lezione…
Phelios si fermò, poi sospirò e la guardò con scetticismo.
“Perché dici questo? Te la senti di raccontarmi quello che è successo?”
Ilenar rimase in silenzio per un po’, indecisa.
Non voleva confidarsi con lui, ma non poteva continuare a tenere nascosto quello che Robyn le aveva detto poco prima di morire.
“Sono stata ingannata da un mago che mi aveva assoldata per recuperare un medaglione” sputò infine con voce atona. Descrisse accuratamente quello che ricordava sull’oggetto magico, soprattutto il fatto che sembrava quasi brillare di luce propria.
“Lui… aveva detto che, se non fosse stato per me, l’avrebbe portato subito al tempio, appena finito il torneo. Ha accennato vagamente alla setta dei Seguaci della Notte. Poi siamo stati attaccati alle spalle”
Phelios annuì, grave, prendendole poi una mano tra le sue.
Di nuovo, ebbe la strana sensazione che lui le fosse familiare. Così familiare che…
“Per caso, ti ricordi anche…”
“Non chiedermi altro, d’accordo? E smettila di tenermi per mano come se stessi per morire!” sbottò infine, distogliendo lo sguardo da lui. “Vattene, ne ho abbastanza delle tue premure e delle tue domande” aggiunse infine, sciogliendo la presa e dandogli le spalle.
Odiava essere debole… e il suo modo di fare la faceva sentire dannatamente fragile. Sarà stata quella sua tendenza ad ascoltare e compatire gli altri propria dei sacerdoti, ma in quel momento non riusciva proprio a sopportarlo.
“Come vuoi. Forse avrei dovuto aspettare a chiedertelo, mi spiace. Cerca di riposare” concluse lui andandosene.
Phelios non si fece più vedere nelle sue stanze, tanto che, passato qualche giorno, cominciò a pensare di essere stata fin troppo brusca con lui. 
Ilenar avrebbe voluto muoversi, alzarsi, fare qualsiasi cosa pur di non rimanere ancora a lungo inchiodata a letto a rimuginare su ciò che le era successo.
Avrebbe desiderato sfuggire a quei pensieri, ma Elanai fu tassativa in proposito, così fu costretta a rimanere a letto ancora qualche giorno.
Quel suo stato di apatia e frustrazione fu interrotto una sera, quando ricevette una visita inaspettata, all’incirca sul calar del sole.
Dopo che ebbero finito di medicarla, venne a trovarla un vecchio dai radi capelli bianchi, che gli avvolgevano la nuca come fossero una corona, e un naso piuttosto pronunciato. I suoi occhi grigi, sepolti sotto sopracciglia sporgenti e ancora folte, trasudavano saggezza e pace.
Il vecchio doveva essere un tipo a cui non piaceva perdere tempo, perché non si perse in inutili convenevoli.
“Mi hanno riferito che le tue ferite si sono rimarginate, ma che la luce nei tuoi occhi si sta spegnendo, e ciò è un male. Senza la guarigione dell’anima, non può esserci vera guarigione”
L’uomo parlava ancora con voce forte e sicura, nonostante l’avanzata età.
“Mi chiamo Thesarus, sono uno degli Anziani di questo sacro tempio, e sono qui perché ho una proposta da farti”
La osservò attentamente, aspettandosi una risposta. 
Ilenar annuì soltanto, facendogli segno di continuare.
“Il talismano che hai visto… se è vero ciò che hai raccontato a Phelios, sappi che quello in cui ti sei imbattuta è un potente artefatto dell’Ombra. Ve ne sono pochi in circolazione, tutti molto pericolosi e dotati di un potere magico difficilmente soggiogabile. Da giovane, ho avuto la sfortuna di posare gli occhi su uno di questi… e per poco non ne sono stato sopraffatto”
“Le anticipo già che se si aspetta che vada a recuperarlo per voi, non ne ho la minima intenzione. Ho chiuso con la magia”
Il vecchio sospirò.
“Non pretendo certo questo, però permettimi di esprimere ciò che penso”
Si prese una pausa per respirare profondamente e aspettare il via libera della ragazza.
“Visto ciò che ti è successo, credo che aiutarci a rintracciare quel mago potrebbe dare un senso al dolore che stai provando in questo momento. Di certo il tuo aiuto ci sarebbe prezioso. Non voglio che tu mi dia una risposta adesso, ma spero che ci rifletterai sopra. Che Sonemara ti porti presto la luce che cerchi”
Detto questo si congedò. Stava per uscire, quando si bloccò proprio mentre aveva la mano serrata sulla maniglia della porta.
“Ricordati, sei libera di prendere qualsiasi strada tu voglia”
La porta si richiuse poi dietro le spalle curve del saggio, lasciandola sola nel buio.
Qualsiasi strada.
Ilenar sospirò, lasciando sfuggire in un soffio l’ansia che la attanagliava.
Che cosa doveva fare? Partire di nuovo? Se sì, per dove? Sarebbe soltanto andata a farsi ammazzare per una causa che non le apparteneva?
Che Sonemara ti porti presto la luce…
La luce…
Da una delle tasche della sua veste, estrasse il ciondolo che le aveva regalato Phelios.
Possibile che fosse stato quello a salvarla dalla cecità durante il duello con Bergon?
Che fosse un segno?
Lei non aveva mai creduto agli Dei, perché non le sembrava giusto che un’entità soprannaturale si arrogasse il diritto di decidere il destino degli uomini. Era più logico pensare che fossero le singole persone a costruire la propria vita.
Lasciò scivolare dentro di sé le domande e i pensieri, assieme ai giorni, finché non riacquistò la piena forma fisica.
Elanai la accompagnò nei primi passi, che furono molto stentati a dir la verità, per cui in un primo momento si limitò ad andare avanti e indietro nella sua stanza. Dopo poche ore per fortuna, già riuscì a fare a meno dell’aiuto della sacerdotessa e camminare da sola. Quando finalmente riuscì a riacquistare sicurezza alle gambe, fu Phelios a presentarsi alla sua porta.
Ilenar fu sorpresa di vederlo ancora.
“Ben guarita” le si avvicinò lui, sorridendo. “Ti va una passeggiata?”
Accettò volentieri.
Non appena uscirono dall’area più modesta dell’ospitaleria, si imbatterono in una serie di stanze quadrate senza porte, tutte di marmo bianco, collegate tra loro attraverso brevi corridoi. 
Alcune erano adibite a piccole cappelle dedicate alle diverse forme della Dea, altre invece risultavano semplicemente vuote. I delicati raggi del sole filtravano da ampi lucernari posti sul soffitto, senza contare che in molte sale si aprivano numerose finestre che davano sui cortili esterni. Quel particolare gioco di luci e geometrie dava ad Ilenar l’impressione che l’intero edificio fosse un luogo sospeso nel tempo, ricco di luce a tutte le ore del giorno. Ogni chiostro era abbellito da file ordinate di faggi e ulivi, mentre piante di edera selvatica si arrampicavano pigramente sulle colonne degli archi dei portici.
Passeggiarono in silenzio per un po’, poi fu Ilenar a rompere il ghiaccio.
“Quanto tempo è passato?” 
“Due settimane esatte”
“Mi sono sembrati anni…”
Continuarono a camminare fino a raggiungere un passaggio.
Superarono una serie di archi ed iniziarono a salire una lunga scalinata che infine li portò verso l’alto, sulle prime pendici del monte, dove si apriva un sentiero a terrazze progressive costellato di statue della divinità, ulivi e vigneti nel pieno della loro fioritura.
“L’abbiamo sepolto nel cimitero sul lato orientale del Monte. Vuoi fargli visita?”
Ilenar provò un groppo allo stomaco. 
Phelios non era certo uno stupido… doveva aver intuito, dal poco che gli aveva raccontato, che la sua storia era molto più complicata di quanto aveva cercato di far credere. Ormai era inutile fingere.
“No. Quello che è passato è passato. Ora voglio guardare avanti”
“Hai pensato a quello che vuoi fare?”
“Non ancora. L’unica cosa che so, è che non ho più nulla che mi lega a questo posto, ormai, né avrebbe senso tornare da dove sono venuta” si ritrovò a pensare ad alta voce.
Phelios sorrise.
“Non è anche questa una risposta?”
Si fermarono sotto l’ombra di un faggio, sul ciglio del sentiero.
“Forse. Ma non credo di essere in grado di occuparmi di questa storia, vi sarei solo di peso”
“Io invece credo proprio il contrario” la incoraggiò lui.
Si interruppe un attimo, grattandosi il mento con fare pensoso, poi riprese il discorso.
“Sai, stamattina sono stato convocato dall’Anziano Thesarus, che mi ha affidato l’incarico di recuperare il medaglione. Se devo essere sincero, spero che deciderai di accompagnarmi” aggiunse, titubante.
Un piccolo sorriso increspò le labbra dell’avventuriera.
“Tu? Un sacerdote tutto libri e preghiera?”
“Si vede che non mi conosci. Ti dirò, non sono il tipo da stare inginocchiato tutto il giorno davanti a un altare”
“Non dirmi che sai combattere” lo provocò lei.
“Potrei sorprenderti, a dire il vero” disse lui, con un moto d’orgoglio nella voce. 
Si guardarono negli occhi, sorridendo nella luce del mezzogiorno, il vento che giocava tra i loro capelli.
“Allora è fatta” disse lei, finalmente.
“Veramente? E la tua indecisione?” domandò lui, divertito.
“Oh, al diavolo! Non ho più voglia di stare chiusa in quest’ospizio. Elanai sarebbe capace di legarmi al letto, pur di non farmi fare troppi sforzi! E poi, come ti ho già detto… non ho più motivo di restare, adesso. Tanto vale partire”
“Ne sono felice”
Chissà come, l’anziano sacerdote non sembrò affatto sorpreso della sua decisione, che definì il primo passo nella sua nuova vita.
“Bene. Sono certo che non deluderete la Dea” disse soltanto, prima di istruirli a dovere sui loro compiti.
Diede a ciascuno dei fondi iniziali per poter affrontare le prime spese del viaggio, assieme a molte, sfibranti raccomandazioni e alcune mappe aggiornate del continente. Aggiunse, con somma soddisfazione di Ilenar, anche due favolose spade di rasocrisio, e due armature miste di cuoio e acciaio.
Il giorno della partenza arrivò in fretta. Non appena si fece chiaro, Ilenar raggiunse Phelios nelle scuderie, dove lui l’aspettava con due leocorni palomini già sellati.
Notò che si era cambiato d’abito.
Ora non indossava più la tunica bianca tipica del suo ordine, bensì una larga camicia verde oliva e pantaloni in pelle chiara.
Lasciarono Amaltea proprio mentre il sole stava sorgendo.
Allontanandosi in direzione di Zefiria, Ilenar si voltò un attimo verso il Monte Athos.
“Ti manca?” chiese lui, preoccupato.
Lei lo guardò di rimando, un’ombra di tristezza nel suo sguardo. Non gli rispose.
“Che ne diresti di cominciare a mettere un bel po’ di polvere tra noi e questa città?” sorrise, facendo partire al galoppo il suo destriero. “Ci vediamo alla prima stazione!” gli gridò, scoppiando in una risata.
“Vigliacca… Così non vale! Ha!” spronò l’animale con i talloni, partendo al suo inseguimento.
Da oriente, il sole d’estate li osservò allontanarsi veloci sul sentiero di una nuova avventura, finché non scomparvero all’orizzonte. 







_________________________________

Note dell'autrice:
Eccoci giunti al finale... :) Spero che la storia vi sia piaciuta, nonostante abbia lasciato un finale aperto a un possibile seguito. 
Grazie a chi ha letto fin qui e un grazie ancora a chi commenterà e vorrà aiutarmi a migliorare :)


 
   
 
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