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Autore: Collyn    24/08/2014    0 recensioni
-Che ci fai qui?- le chiese Luke guardandola, piccola e indifesa.
I suoi capelli leggermente spettinati le coprivano il viso, le labbra erano serrate mentre con le mani giocava con le maniche troppo lunghe del pigiama.
-Non riuscivo a dormire- rispose lei, abbassando la testa.
Luke si abbassò leggermente per poterla vedere in viso, prendendo la sua mano e stringendola forte -Come mai?-
Lei alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi marroni in quelli azzurri di lui -Di notte la mia mente è troppo stanca per raccontarmi altre bugie-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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New day, same life 


 

 

I walk a lonely road,
The only one that I have ever known,
Don't know where it goes,
But it's home to me and I walk alone

Boulevard Of Broken Dreams - Green Day


 


Pam si aggiustò malamente il maglione blu prima di entrare nel grande edificio. Gli armadietti colorati e i muri decorati con vari disegni e fotografie attirarono ancora una volta la sua attenzione, e quasi rise per il ridicolo tentativo di rendere quel posto più “vivibile”. La collana che portava al collo sbatteva ritmicamente sul suo petto mentre percorreva quei corridoi alla ricerca del suo armadietto, e il suo sguardo puntava davanti a sé, indifferente e pensieroso. Meno avrebbe guardato chi le stava intorno e meno questi avrebbero notato lei. Arrivò al suo armadietto, accantonando l’idea di sbatterci contro la testa per la disperazione. Quella notte non era riuscita a prendere sonno fino alle cinque e mezza, quando i pensieri finalmente la abbandonarono, lasciandola cadere tra le braccia di Morfeo. Distrattamente prese il libro di storia, sbattendo poi l’anta più forte del dovuto. -Uh, nottataccia?- chiese una mora dietro di lei.
Pam si spostò dietro l’orecchio una ciocca di capelli -Esattamente- rispose senza nemmeno guardarla, avviandosi verso la sua aula.
-Esci a fumare con me?- la seguì lei, spettinandosi i capelli corti.
Scosse la testa -Scusa Shy, se arrivo un’altra volta in ritardo finisco dritta dal preside, e oggi non sono proprio dell’umore per beccarmi la solita ramanzina- 
Trisha fece un grugnito di disapprovazione -Non chiamarmi così-
Pam rise.
-Sul serio, questo nomignolo aveva un senso in prima media, non sono più così… Ridicola- 
-Ma se eri carinissima, diventavi tutta rossa e iniziavi a balbettare parole senza senso ogni volta che qualcuno ti rivolgeva il minimo apprezzamento- disse sorridendole sorniona.
La mora chiuse gli occhi -Non me lo ricordare per favore, mi basta mia madre- disse facendo ridere l’amica. 
Pam si lasciò scappare un’imprecazione notando l’ora sul cellulare e, dopo aver salutato l’amica, corse verso l’aula di storia. Quando entrò aveva il fiatone, i capelli scompigliati e una leggera patina di sudore sulla fronte. Gli occhi freddi della professoressa Lightwood la squadrarono ripetutamente, inespressivi e nascosti dietro ai piccoli occhiali da vista.
-È fortunata, signorina Harris, non ho ancora iniziato a fare l’appello- disse irritata, aprendo il registro -Si sieda, veloce, prima che la mandi dal preside-
Pam non aspettò un secondo di più, dirigendosi verso al banco vuoto di fianco alla finestra. Guardò fuori, il cielo grigio la lasciò un momento stordita mentre cercava di distinguerne le varie sfumature. Si lasciò andare in un sospiro, accorgendosi del fatto che la professoressa avesse già iniziato la spiegazione, mentre con il suo sguardo calcolatore osservava tutti, ma nessuno in particolare. Quando abbassò gli occhi sul suo banco si maledì mentalmente notando di aver confuso il libro di scienze con quello di storia, probabilmente per l’eccessiva stanchezza. Si guardò intorno e si sentì terribilmente sbagliata, sbagliata in quel posto, con quelle persone che vedeva ogni giorno ma che non aveva mai voluto conoscere. Vedeva le loro mani muoversi freneticamente nel gesto di scrivere qualche frase, qualche appunto in più, le loro teste chine sul libro, e i loro volti concentrati e annoiati allo stesso tempo. 

 

 

-Ti odio, hai capito? Io ti odio!-

 

 

Pam chiuse gli occhi, concentrandosi sul presente. Non era la prima volta che il suo cervello le imponeva certi ricordi. Ricordi perchè, appunto, erano solo questo. Non avevano alcun collegamento con la sua attuale realtà, così monotona che quasi si stupiva di sé stessa. Non controllava più lo scorrere del tempo, era come se la sua vita fosse sabbia che le scorreva velocemente tra le dita senza che lei potesse fermarla. Non poteva continuare così, lo sapeva. Che razza di vita stava vivendo? Passava le giornate a cacciare i pensieri per non cadere sotto il loro peso. Voleva solo andare avanti senza che quelle parole continuassero a rimbombarle in testa la notte, senza che i sensi di colpa le stringessero il cuore. La sua felicità, dove l’aveva lasciata? Dove si era lasciata?
-Harris!-
Pam alzò lo sguardo verso la professoressa, che infuriata stava in piedi dietro la cattedra con i pugni chiusi poggiati sopra ad essa. 
-Signorina Harris, perché non ci fa un rapido riassunto di quello che ho spiegato durante questa ora?- chiese maligna togliendosi gli occhiali e unendo le dita davanti al viso -Avanti-
Pam si sentiva gli occhi di tutta la classe puntati addosso. Sentiva i loro sguardi bucarle la pelle, i loro occhi inespressivi la bruciavano. Teneva i suoi occhi puntati sul viso della professoressa mentre si torturava freneticamente le lunghe maniche del maglione. 
-Io… beh, ecco…- balbettò, cercando le parole giuste per spiegare a quella vecchia arpia che della sua lezione non gliene fregava assolutamente nulla. A salvarla da quella situazione fu il suono della campanella, che le strappò dalle labbra un sospiro di sollievo.
-Oggi è la sua giornata fortunata, Harris- sentì dietro di sé prima di uscire definitivamente.

*****


-Povera, piccola, ingenua Pam,- la schernì Trisha -sul serio non ti sei accorta di nulla?-
Erano sedute insieme sul muretto fuori da scuola quando Mark Fleming si era avvicinato alle due ragazze, invitandole entrambe alla festa che si sarebbe svolta quella stessa sera a casa di Josh Ryan, quarterback della squadra di football della scuola. Mark giocava anche lui nella squadra, era simpatico e molte ragazze gli andavano dietro, ma Pam non poté fare a meno che sfoggiare il suo totale disinteresse sull’argomento, declinando l’offerta gentilmente e continuando a fumare la sua sigaretta. Dopo che se ne fu andato, Trisha scoppiò a ridere, esprimendo tutta la sua malizia con un sorriso che, a Pam, infastidiva terribilmente.
-Accorta di cosa?- chiese confusa, gettando via il mozzicone della sigaretta.
Trisha si battè una mano sulla fronte scuotendo la testa -Non ce la puoi proprio fare- disse con un tono disperato e divertito -Ma non vedi che ti muore dietro?-
Pam scosse la testa convinta -Non è vero-
-Sei proprio senza speranza- rise la mora.
Entrambe si abbassarono a prendere lo zaino quando sentirono il suono della campanella, dirigendosi verso l’entrata.
-Vogliamo parlare di te?- 
Trisha aggrottò le sopracciglia confusa -Che c’entro io?-
Pam la guardò alzando le sopracciglia -Continui a declinare le avance di Hood, quando sappiamo bene entrambe che gli sbavi dietro da due anni-Trisha per un momento sorrise, pensando a quanto fosse brava l’amica a stravolgere l’intera conversazione in soli due secondi -La mia è solo una brillante strategia-
-E a cosa punti con questa “brillante strategia”?- chiese ridendo per le idee strane della mora
-A farlo desiderare, finché non cadrà definitivamente ai miei piedi-
-O finché non lo farai tu- rispose Pam piccata.
Trisha aveva sempre avuto una gigantesca cotta per Calum Hood, ragazzo di un anno in più di loro. Era più che altro una vera e propria fissazione, nonostante avesse avuto un paio di storie nel frattempo. Solo ultimamente lui sembrava essersi accorto di lei che, contrariamente da quanto pensava Pam, aveva declinato ogni suo invito, lasciando il ragazzo piuttosto demoralizzato. Uno dei tipici comportamenti di Trisha che non avresti potuto mai capire.
La mora si finse scandalizzata -Beh, grazie, gran bella considerazione che hai della tua migliore amica. Guarda che io ho molto autocontrollo-
-Certo, come quella volta in cui tirasti un pugno alla Davis- disse, ricordando le risate che si era fatta quando lo era venuta a sapere
-Mi ha dato della poco di buono, ero giustificata- 
Pam rise, scuotendo ripetutamente la testa. Di Trisha si poteva elogiare ogni qualità, ma non l’autocontrollo. Era molto istintiva, non ci pensava due volte quando faceva qualcosa, semplicemente seguiva l’istinto, ma non sempre questo le era d’aiuto.
-Ti passo a prendere alle dieci, comunque- disse Trisha sorpassandola per dirigersi verso la sua aula.
-Per cosa?- le urlò dietro Pam.
-Per la festa, ovviamente- rispose lei -A stasera idiota!-
Pam fece per ribattere, ma sapeva che sarebbe stato inutile.
Si sistemò lo zaino sulla spalla per poi entrare in classe, sperando che anche quella giornata finisse al più presto.








Sono vegana dal lunedì al venerdì:
Ok, ciao a tutti! Ammetto che il capitolo è più corto di quanto mi aspettassi, ma cercherò di rimediare con il prossimo. Cercherò di pubblicarlo anche domani se riesco, ce la metterò tutta, davvero. (Non fate caso alla frase sopra)
Spero che il capitolo, e la storia, piaccia, in caso contrario mandatemi quanti più consigli potete. Aspetto dei vostri commenti, positivi o negativi che siano. :)

Se sono pazza, dici? Temo di sì. 
beve un sorso di brandy e osserva il tramonto*

  
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