Fanfic su attori > Coppia Hemsworth/Hiddleston
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Autore: rainicornsan    24/08/2014    2 recensioni
Tom si é diplomato brillantemente a Hogwarts e ora ha un lavoro che non gli piace; ma tutto sommato la sua vita é bella e vale la pena di essere vissuta.
A suo parere, non più. Non da quando ha baciato Chris ed é stato respinto poco dopo.
Non da quando Chris é ancora a scuola e ha davanti ancora due anni.
E nonostante questo, sa che purtroppo non lo rivedrà mai più. Non ne avrebbe il coraggio.
Oppure sì?
[hiddlesworth, hogwarts!verse]
|seguita da 1|preferita da 4|
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, signori e signore!
Spero che vi piaccia questa fanfiction.
Vi consiglio di leggerla mentre bevete del the al limone e zenzero, perché é così che l'ho scritta, e vi assicuro che é meraviglioso.
Senza contare che fa molto British.
Ad ogni modo passo alla burocrazia e vi auguro buona lettura, dichiarando che -purtroppo- né Tom né Chris mi appartengono e bla bla bla.
Lasciatemi una recensione se vi va 



-Odore di fragole-

prima parte




Tom Hiddleston era un Corvonero, nonostante il Cappello fosse stato indeciso fra tutte le Case.

Jolly, come lo aveva chiamato sua sorella Sarah ai tempi.

E... Beh, il primo Testurbante che aveva visto dopo di sé era stato Smistato al proprio terzo anno; Chris Hemsworth, Grifondoro.

Quasi Serpeverde, come gli avrebbe rivelato lui una volta diventati amici.

Sapeva benissimo, con quella maturità sottile di chi é stato sempre indeciso su quale personalità assumere fra le tante nel proprio cervello, che neanche le opzioni scartate erano destinate ad andarsene, e che sarebbero continuate a saltare fuori.

Ecco spiegato il perché di quell'azione intrisa di coraggio che stava per compiere in quel momento.

Era l'una e mezza. Precisamente, del 2 giugno.
O almeno, aveva il sentore che fosse così tardi perché era passata circa un'ora da quando era sgattaiolato nella Sala dei Trofei.

Era mezzanotte e trenta minuti, e sapeva benissimo che il luogo che avevano scelto per incontrarsi quella notte non era dei meno sorvegliati.

Ma a Tom piaceva il pericolo, quando c'era in mezzo Chris.
A dire la verità, quasi tutto gli piaceva quando c'era in mezzo Chris.

Quando lui era arrivato, avevano chiacchierato.

Chris ovviamente si era lamentato del suo ritardo, perché, come sempre, lui era in orario.

E ora lo aveva appena baciato.
Non ce l'aveva più fatta a vederselo davanti a muoversi nella stanza, con quegli occhi azzurri che riflettevano la Luna, le labbra che si muovevano velocemente e quei suoi capelli biondi che si sistemava ogni secondo.

Ed era esattamente come se lo era sempre immaginato.

Rude, tiepido e avvolgente. Profondo.
Languido.

Gli era girata la testa quando si era accorto che sì, lo stava ricambiando.
In un qualche modo avevano urtato insieme un tavolo, in un groviglio di mani che toccavano pelle, denti che mordevano labbra, lingue che si rincorrevano.

Era tutto perfetto. E sì, anche sbagliato.
Lo sapeva in quel momento mentre le loro gambe si incastravano come in un puzzle, lo aveva saputo anni prima quando lo aveva conosciuto -pochi mesi dopo lo Smistamento- e lo sapevano pure i trofei in quella sala.
Sembravano sorridere in modo storto e la fievole luce che illuminava il loro argento non faceva altro che accrescerne la falsità.

Ed ecco spiegato anche il motivo per cui Chris lo stava respingendo.
Una manciata di secondi, pochi minuti o un'ora intera?
Era stato tutto troppo bello per pensare di poterlo avere per più di quel tempo.
Tom quasi non si era stupito, ma si sentiva comunque tremare.

"Che c'é?".

Era stato un sussurro tremante, spezzato.
Derivato proprio dalla reazione che aveva temuto.

"Io...".
Nessun'altra parola. Solo un labbro morso, come ad aver paura di dire qualcosa.
Tom aveva aspettato in silenzio, il lieve sorriso che a poco a poco si era trasformato una maschera neutra.

Aveva tolto la mano dalla nuca di Chris come se si fosse scottato.

Aveva scosso appena la testa, e un riccio era caduto a coprirgli una lacrima che era scesa come acido dall'occhio destro.
Si era sentito crollare come un vecchio edificio abbandonato, mentre era uscito dalla stanza quasi senza forze.

Si era ritrovato a correre per i corridoi e le scale, allontanandosi quanto più aveva potuto.

Quasi aveva sentito la voce di sua sorella Emma quando glielo avrebbe raccontato.
"Cioé, tu hai limonato con Chris Hemsworth e te lo sei lasciato scappare dopo solo perché ancora conservava un barlume di eterosessualità?
Fila a riprendertelo!".

Per Emma era sempre colpa sua.
Aveva quasi sorriso quando si era ritrovato davanti al corvo di bronzo, ma poi si era sentito nuovamente annegare nella disperazione, ricordandosi cosa lo avrebbe dovuto spingere a parlare con lei.

Aveva risposto alla domanda postagli all'ingresso, mordendosi un labbro per singhiozzare a bassa voce e non svegliare gli altri.
O peggio, farsi beccare.

Aveva immaginato che non sarebbe stato un granché farsi trovare in lacrime davanti alla porta della propria Casa la notte prima dei M.A.G.O.

 
*


Tom digrigna i denti, mentre il ricordo attraversa la sua mente come un proiettile.
Ovviamente, nei giorni successivi, aveva passato gli esami brillantemente.

E, proprio come si era aspettato, Chris aveva passato i suoi G.U.F.O. per il rotto della cuffia, nonostante tutte le sue precedenti ripetizioni e tutti i suoi ammonimenti più o meno incazzati.

Ma si era anche vergognato ogni volta che lo aveva scorto per sbaglio.
Ma gli era anche costato un mucchio di fatica evitarlo e non tornare da lui, spintonarlo contro la prima superficie a portata e baciarlo ancora.

Le sue labbra, santo cielo.
Tom socchiude gli occhi appena, come in devozione alla scintilla baluginante della sua memoria tattile.

Si sente come il protagonista di un qualche sdolcinato romanzetto d'amore babbano finito crudelmente male.

Chris é uscito dalla sua vita così velocemente come ci é entrato quel giorno in cui si erano scontrati davanti alla Serra n° 4, per uno strano scherzo del destino.

Ma dio, solo a pensarci lo fa stare male.
Come se gli avessero staccato un arto.

Quando era ancora ad Hogwarts, fino a pochi mesi prima ed escludendo le lezioni -Tom si sarebbe fatto bocciare solo per stare con lui anche in quelle ore-, erano sempre vicini.

Ed era bello, perché con lui era un continuo sentire.

Emozioni su emozioni, sensi su sensi.
Se chiude le palpebre e si concentra un po', riesce persino a vedere il suo profilo illuminato dai primi raggi e a sentire la sensazione dell'erba bagnata sotto i piedi nudi.
Quella era la volta in cui si erano svegliati di comune accordo un po' più presto del solito per uscire insieme a vedere il sole nascere.

"Senti, Tom, non é che domani mattina verresti con me a vedere l'alba?".

Gli si era fermato il cuore per un attimo.
Ma dopotutto era stata una cosa per Astronomia. Sapevano entrambi che era e non era così allo stesso tempo, ma andava bene.

Andava bene stare alle sei della mattina stesi sotto un albero, le mani che si sfioravano di tanto in tanto, in un turbinio di occhi chiari che si cercavano in silenzio.

Ma ora é tutto cambiato.

Non sente e non vede Chris da mesi e sta prendendo in mano l'azienda di bacchette magiche che suo padre conduce.

Piuttosto controvoglia.
Gli sarebbe piaciuto commentare le partite di Quidditch, ma ovviamente per i suoi genitori, non appena lo avevano saputo, era stato un lavoro in cui sarebbe stato sprecato.

E si sente come se non valesse la pena di vivere, perché dove accidenti é Chris quando serve?

E' implicito rispondersi da solo che non lo vedrà per un bel pezzo, se non mai più.
Un'altra lacrima cade, questa volta sul libretto della gestione del negozio su cui Tom era chino.

Sono passati solo pochi mesi, e Chris gli manca come l'aria che respira.

Si chiede come farà a stare senza di lui per un'altra settantina d'anni.
Sospira, e in quel momento spera che la morte lo colga molto, molto prima.


 
   
 
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