Shikamaru non capiva Naruto. A dire la verità, non avrebbe capito il suo compagno di stanza ed i suoi fastidiosi hobby nemmeno se questi glieli avesse diligentemente illustrati con un disegnino ben congegnato. Fra l’altro Naruto non era nemmeno un disegnatore eccezionale né tantomeno un tipo diligente, quindi che senso aveva immaginarlo alle prese con una matita?
Dal giorno in cui si era trasferito nella sua stanza, all’epoca un disastroso ricettacolo di cartoni di ramen istantaneo e abiti sparsi con criterio casuale su sedie mezze rotte, aveva compreso dalle file di action figure con soggetto femminile miracolosamente allineate in ordine scrupoloso sugli scaffali, che nutriva un amore spassionato per quel genere di giochi per otaku e  disperati che portavano il nome di Dating Simulator.
Si era chiesto il perché sin da allora. Naruto non aveva bisogno di quella roba: era un ragazzo abbastanza popolare che, con un po’ d’impegno, avrebbe potuto accalappiare una ragazza in carne ed ossa, come Hyuuga della classe 3-A che gli correva dietro dai tempi delle medie.
Invece no, Naruto aveva una media di due nuovi giochi al mese. Consultava riviste e siti di fanatici dell’ambito, seguiva gli anime che venivano tratti dai giochi che gli erano piaciuti di più, collezionava action figure di tutte le protagoniste che era riuscito a conquistare.
Proprio quest’ultime, a dire la verità, erano sempre accomunate da qualcosa. Shikamaru aveva passato molto tempo, quando il suo coinquilino non era in casa, ad esaminarle una per una. Era stata una seccatura ma si era preso la briga di ricercare informazioni online su ognuna di loro. La preferita di Naruto, a quanto pare, era la figure di una bishoujo dallo sguardo vispo e i folti e lunghi capelli rosa raccolti in una crocchia sulla testa.
Qual era, dunque, il minimo comune denominatore?
Shikamaru lo aveva capito il giorno in cui Naruto aveva iniziato un gioco prestatogli da Kiba, un ragazzo che abitava nello stesso dormitorio, a qualche porta di distanza.
«Scegli sempre il tipo più difficile, non è così?» gli domanda lasciandosi pigramente cadere sul cuscino accanto al suo.
«Il tipo più … difficile?» ripete l’amico confuso.
«Certo, io non saprei davvero come comportarmi con una di quelle.»
«Shikamaru, davvero … non capisco.»
Trae un respiro profondo e si sporge lievemente verso il televisore, per leggere meglio le parole con cui Momoko, la protagonista che Naruto sta tentando di conquistare, respinge goffamente le avances del protagonista senza rendersi conto di dimostrare tutt’altro che disapprovazione. Nella fattispecie questa Momoko, stereotipata coi suoi capelli arancio acceso e gli occhi azzurri, ha appena offerto un regalo al giocatore fingendo disinvoltura in maniera pessima.
«N-non pensare che io l’abbia comprato per te, s-stupido!» legge quindi, imitando una vocina qualche ottava più alta della propria.
Naruto lo squadra con aria perplessa, indeciso se scoppiargli a ridere in faccia o prenderlo sul serio.
«Andiamo, perché scegli sempre la tsunderekko del cast?» sbotta alla fine.
«Sono … ehm … carine?» risponde incerto l’altro «Mi stanno simpatiche!»
«Credo che non ti starebbero tanto simpatiche se esistessero nella realtà. Sarebbero indisponenti ed incomprensibili, non sapresti davvero come comportarti con loro.»
Naruto mette su un broncio infantile, come se Shikamaru avesse detto qualcosa che l’avesse ferito nell’orgoglio.
«Immagino che sia sufficiente accettare i loro difetti insieme ai loro pregi.» borbotta arrossendo.
«Per fortuna non esiste davvero gente del genere, altrimenti sarebbe una gran bella seccatura.»
 
L’indomani mattina, Sakura Haruno, brillante e attiva compagna di classe di entrambi, durante la pausa pranzo si avvicina rapidamente al banco di Naruto e, dopo essersi guardata attorno per accertarsi che nessuno l’abbia vista, infila di malagrazia un fagottino fra le mani del biondo.
«Questo è per il tuo pranzo.» spiega così velocemente che diventa difficile afferrare ogni parola.
Naruto ringrazia e, un po’ imbarazzato, si gratta la nuca sorridendo raggiante.
«N-non pensare che l’abbia fatto apposta per te!» spiega Sakura agitando le mani davanti a sé «Ho solo preparato troppo cibo ieri sera!»
Detto questo incrocia le braccia e gira sui tacchi, facendo oscillare il caschetto rosa. Si allontana facendo credere che non sia successo nulla, ma ha le guance rosse come un peperone.
 
Shikamaru si porta una mano sulla fronte, e si chiede se sia il caso di preoccuparsi.
Forse ha capito perché Naruto sceglie sempre la tsunderekko.