Fanfic su artisti musicali > Paramore
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Autore: Suzette Dragoniph    25/08/2014    0 recensioni
Salve a tutti! Questa è la mia prima ff, non vorrei spoilerare troppo ma ciò che accade alla protagonista è una cosa che davvero auguro a tutti voi!
Non vi sono episodi di Tayley o altre shipping.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's just a spark, and it never ends.

 

 

Domenica 24 Agosto, ore 20.
Roma.

 

Mi chiusi in bagno, ero appena tornata dal centro commerciale con Livia, la mia migliore amica, eravamo andate a fare shopping (cosa di cui io ho costantemente bisogno); mi misi le cuffie con The Final Riot a palla. That's What You Get. Cominciai a spogliarmi per riprovarmi i vestiti, e togliendo le etichette sotto l'accecante luce dello specchio il telefono mandò quel * tintinn * tipico delle notifiche di Messenger; speravo che fosse P, così che mi avrebbe movimentato un po' la serata e magari si sarebbe deciso a chiedermi di uscire. Posai la maglietta a righe con il rispettivo cartellino color crema sul bordo della vasca e allungai la mano verso il bordo del lavandino, ma sulla home con un'Hayley del Rock Am Ring 2013 non c'erano gli occhi grandi e i lunghi lisci capelli cioccolato scurissimo che accarezzavano un corpo palestrato, bensì un viso conosciutissimo: sorriso a trentadue denti, carnagione leggermente abbronzata e capelli biondo schiarito spettinati, che le conferivano quell'aria 'trasandata apposta' che solo le modelle o pochissimi visi di Tumblr hanno. Era lei. Era Marta (o Martuz, com'era salvata in rubrica): non era la mia migliore amica: ci trattavamo da sorelle, da compagne di sogni, di cicatrici, di pianti e di risate.
Eravamo una cosa sola.
Poggiai delicatamente il pollice sul suo viso e si aprì la chat, probabilmente si trattava della pagina sui Paramore che appena mi sarei liberata avrei creato, ma no, mi chiedeva del mio prossimo viaggio a Milano (dimenticavo: la nostra è un'amicizia a distanza, quindi per stabilire un incontro si dovevan fare i salti mortali, e Milano, da mia zia, era l'unica spiaggia) e io le dissi che dopo cena avrei chiamato zia, ma non capivo comunque: quel messaggio terminava con troppi cuori, cosa che mi suggeriva che stava succedendo qualcosa di importante, anche se io non faccio mai troppo caso ai presentimenti, ma glielo chiesi comunque: 'che cosa succede?' 'Niente, ho solamente tanta voglia di vederti <3<3<3<3<3' altri cuori, ma una ragazza imbranata come me può mai accorgersi dell'evidenza? No. Basta, mi aveva rassicurato, niente avventura che i Paramore nelle orecchie mi stavano suggerendo. Oh, i Paramore. Amavo e sapevo praticamente tutto di loro: amavo il sorriso, la musica, la loro vitalità, la loro amicizia che ormai pochissime band conservano, anzi, molte band sono passate alla storia per quanto si odiavano tra loro, ma i Paramore no: erano leali e onesti con loro stessi, e soprattutto con noi: loro erano come dei fratelli maggiori, la luce nei momenti più bui, la colonna sonora delle nostre vite, e noi eravamo la loro, e si vedeva: come sorridevano mentre ci vedevano e come ci parlavano apertamente 'chiacchieriamo con voi come se fossimo a cena' aveva detto Hayley al Reading di appena due giorni fa. Li adoravo. E sapevo che nei loro cuori un posto per me e per gli altri milioni di persone che li amano c'era. Hayley, Taylor e Jeremy. Mi ero ripromessa molti tatuaggi per loro, per come mi avevano aiutato e per come lo avrebbero sempre fatto, io e Hayley avevamo la stessa storia: bulli, relazioni finite male, vita turbolenta, musica, sempre musica, tanta musica. Anche io cantavo, è stato sempre ciò che volevo fare, una terapia, una difficilissima e meravigliosa terapia.
Ecco cos'era tutta questa musica, ecco cos'erano i Paramore: una terapia, e la loro musica oltre questi millemila poteri mi suggeriva le cose, mi indirizzava, mi migliorava se stavo pensando o facendo cose importanti, e questa volta nel pensare cosa ci fosse stato dietro quella chat eccessivamente euforica qualcosa cominciava a suggerirmi: 'preparati', e non era la stessa vocina che mesi fa mi suggeriva di autodistruggermi e che mi ricordava quanto ero brutta e miserbaile, no, era una vocina diversa; quel 'preparati' significava davvero un 'stai crescendo e presto te ne accorgerai'. Stranamente eccitata uscii dal bagno per scendere in cucina per la cena dimenticandomi di spegnere la luce e rispondere a Marta.
Mangiai veramente tanto quella sera, dato che c'era il purè, anzi, svuotai proprio la pentola, poi alzandomi mi spostai di peso verso il telefono tanto mi sentivo pesante e concordai il giorno e l'ora dell'arrivo a Milano da Roma Termini, con Marta mi sarei vista la mattina dopo.

Ommioddio, ero veramente sovraccarico.

   
 
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