he loved her, and sometimes, she loved him
too
{Stydia | S4 Spoilers | Scydia & Sciles friendship| Prompt(s)©1sentence }
#01 – Comfort
Lydia sollevò lo sguardo smeraldino dal suolo,
incontrando gli occhi tinti del più caldo dei colori, ora spezzati per il
sentimento che la ragazza stessa sentiva dilaniare il suo cuore. Quasi era
ilare pensare come solamente due anni prima vi fossero persone pronte a giurare
che Lydia Martin non possedesse un cuore ed ora, ora che questo così
dolorosamente batteva, la ragazza sperava quasi avessero avuto ragione. Poche
volte nella vita Lydia aveva osservato le proprie mani tremare, il cremisi che
ricopriva le dita non era proprio, ma di uno sconosciuto che non possedeva più
un volto a causa degli sfregi che ne avevano tumefatto le fattezze. Stiles
ancora non si era pronunciato, nonostante il giovane tendesse a riempire
persino i silenzi imbarazzanti, aveva capito tempo prima quando fosse
necessario che Lydia spezzasse il tempo tra loro con la propria voce graffiante
e spezzata.
«Siamo arrivati tardi», furono le semplici parole che
abbandonarono le labbra piene della banshee, la quale
posò le proprie iridi sull’espressione indecisa di Stiles. Quest’ultimo, dopo
aver preso un profondo respiro, si inginocchiò proprio di fronte a lei
ignorando palesemente il sangue che ricopriva il suolo e ora le ginocchia di
entrambi, portando una mano ad accarezzare la gota di Lydia. Un gesto semplice,
una carezza leggera ed amichevole, ma la ragazza percepì immediatamente lo
stomaco stringersi ed il calore espandersi sul proprio volto.
«Lydia, questa non è colpa tua, ma di una stronza
psicopatica, okay? La prossima volta arriveremo in tempo.»
Nonostante tali parole le avesse ormai udite più
volte, Lydia si limitò ad annuire, piegando il capo verso il palmo della mano
di Stiles, permettendo ancora una volta solamente a lui di vedere quel lato rotto
e spezzato che la giovane aveva imparato a nascondere tempo prima.
#02 – Kiss
Stiles Stilinski era arrivato di gran corsa in classe
quella mattina, aveva tredici anni, i capelli troppo corti per i raffinati
gusti di Lydia e un’eccitazione invidiabile sul volto scarno e giovane.
Raramente lo aveva visto così per un qualcosa che non riguardasse lei – non che
Lydia vi avesse mai posto troppa attenzione, in quel ragazzo magro e poco
attraente. La giovane teneva il libro di matematica stretto tra le mani,
coprendo parzialmente il volto rotondo dagli occhi altrui, mentre cercava di
ignorare il fatto che stesse origliando la conversazione tra due delle persone
che più la ragazza considerava sciocche nella propria classe, sporgendo il
busto in avanti e scostando una ciocca di capelli rossi dal volto. Sicuramente
Stilinski sapeva come attirare la sua attenzione, nonostante Lydia stesse ben
attenta a non farsi notare in alcun modo.
«Mi ha baciato, la ragazza della pizza, mi ha
baciato!»
Lydia inarcò un sopracciglio dal taglio sottile udendo
quelle parole e la risata di Scott McCall,
schioccando poi la lingua contro il palato. Non che la cosa la riguardasse, ovviamente, ma Lydia si ritrovò a
domandarsi se fosse il caso di vantarsi tanto per un bacio. Era una mattina
uggiosa e l’ultimo dei desideri della rossa era scoprire che Stiles Stilinski
avesse finalmente messo da parte la cotta storica nei suoi confronti per una qualunque
e sicuramente sciatta pizza-girl.
«Vuol dire che uscirete insieme?»
La presa sul libro, inavvertitamente, si strinse.
Lydia arricciò le labbra in una smorfia ben poco graziosa, voltando il capo di
qualche grado per poter così osservare Stiles e Scott, soprattutto quest’ultimo
dopo la sua inopportuna domanda.
«Amico, ho un piano decennale da portare a termine,
non ho tempo per le distrazioni!»
Fu calore quello che Lydia sentì alle gote, perché
chiunque era a conoscenza di quel piano – seppur Stiles sembrava non saperlo –
e di certo il fatto che Stilinski avesse deciso di rimanere alle sue parole la
colpì. Giusto un poco, e solamente perché la maggior parte dei ragazzi a
quell’età tendevano ad avere ormoni parecchio sballati.
Si voltò, quindi, verso i due ragazzi e portando una
ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. «Vi sarei grata
se ora taceste, mi state disturbando con il vostro chiacchiericcio.»
Arricciò elegantemente il naso, prima di dar loro
nuovamente le spalle ed ignorare il sospiro esalato dalla bocca di Stiles.
Patetico.
#03 – Soft
Il tocco di Lydia sulle sue labbra era stato leggero,
nonostante la forza che la ragazza avesse messo nell’afferrargli il volto tra
le mani, cozzando duramente le loro bocche. Stiles aveva persino giurato di
aver udito lo sbattere dei denti, ma niente lo avrebbe distolto da quel
pensiero – leggero. Forse era semplicemente la sensazione di se stesso, dopo
l’aver visto sparire il proprio padre sotto gli occhi, rapito da una stronza
psicopatica ed ora, grazie a Lydia, grazie alle sue labbra ed alla sua mossa azzardata,
riusciva quasi a vedere più lucidamente di fronte a sé. Stiles non si piegò
nuovamente verso di lei per percepire quanto le sue labbra potessero essere
morbide – nonostante avesse fantasticato su di esse innumerevoli volte in
passato – e si ritirò, continuando comunque a posare il proprio sguardo sulla
bocca di Lydia, il piano decennale che pareva non riuscire davvero a scomparire
dalla sua mente.
#04 – Pain
Era soffocante rimanere nascosto sotto coperte pesanti
con un misero spiraglio per l’aria, dimenticare lo scorrere delle ore e
ripetere nella propria mente il grido di Lydia, la disperazione nella sua voce
graffiante prima che si accasciasse contro di lui, in cerca di conforto o forse
solamente troppo debole per reggersi sulle proprie gambe esili. Stiles aveva
dormito per quasi due giorni dopo la sconfitta del Nogitsune,
eppure a differenza della prima volta, dalla morte di Peter Hale,
non era suonata come una vittoria. Allison era morta,
ed una parte dei loro cuori con lei.
Di tanto in tanto suo padre passava per il corridoio,
sorpassandolo quando Stiles non elargiva alcuna risposta alle sue domande. Il
dolore si era radicato troppo ampiamente perché la voce fosse libera di
sfuggire alle sue labbra, la colpa che lentamente lo logorava fino a sentire la
propria carne bruciare e morire, mentre le lacrime salate bagnavano il cuscino
e scacciava ogni ricordo del mondo veniva allontanato. Fu il quarto giorno di
reclusione che Stiles percepì un peso sulle proprie coperte, una mano così
piccola che se stretta tra le proprie sarebbe forse scomparsa, ed a differenza
delle altre occasioni, il ragazzo emerse alla luce, osservando il viso pulito
da ogni trucco di Lydia e le profonde occhiaie che cerchiavano i suoi occhi
spenti.
«Mi chiedevo se.. avessi bisogno di compagnia.» La
voce di Lydia era debole, incerta, Stiles era quasi sicuro di non averla mai
sentita balbettare durante gli otto anni di conoscenza. Eppure ormai avrebbe
dovuto saperlo, Lydia Martin era altro, non solamente la perfetta bambola che
toccava gli occhi di chiunque e lui meglio di qualsiasi altro conosceva i suoi
lati celati – quelli di cui un tempo si era così scioccamente vergognata. Il
dolore era facilmente riconoscibile in quelle splendide fattezze, ma Stiles si
sentiva colpevole e dovette abbassare lo sguardo, timoroso di poterne
incontrare uno ostile.
«Credo sia meglio per tutti che tu non sia qui,
Lydia.»
Parole dure, fredde, dolorose, eppure la rossa non
mosse alcun muscolo. Osservò il volto scarno di Stiles, le borse sotto i suoi
occhi solitamente di caldo marrone, ora completamente vuoti. Era quasi come se
il nogitsune fosse ancora dentro di lui, ma Lydia
sapeva bene quale fosse la verità.
«Stiles, guardami.» Impose con voce decisa, sollevando
il suo volto con la piccola mano tremante, prima di inclinare il capo. «Fa male
ad entrambi, ma non è colpa tua, quell’essere non eri tu.»
Forse fu una frase di condiscendenza, ma il fatto che
Lydia tra tutti avesse riconosciuto una parte di dolore nei suoi occhi, sollevò
il macigno dallo stomaco e inavvertitamente la fronte si posò sulla spalla
della ragazza, la quale non esitò a cingergli il collo con le braccia esili.
«Credo di non essermi spiegata, poco fa. Sono io ad
aver bisogno della tua compagnia.»
Stiles non aggiunse che per lui era lo stesso, Lydia
lo conosceva a sufficienza per comprenderlo da sé.
#05 – Potatoes
Stiles piegò le labbra in un sorriso divertito,
osservando il corpo esile di Lydia di fronte a sé, la voce che si elevava per
la cucina con il suono di una vecchia canzone. Raramente il ragazzo aveva
potuto vederla così rilassata, mentre Scott andava e tornava dal giardino
portando ghiaccio e bibite, facendo un sacco di rumore. Sembrava tutto normale,
ad eccezione che Lydia Martin si trovasse nella cucina di casa Stilinski a
preparare le patate fritte per un barbecue con Scott e lo sceriffo, ma negli
ultimi tempi era quasi normale – era come se i tre ragazzi fossero stati uniti
da un filo rosso, creato da Allison Argent.
«Scott, porta il tuo amico lontano dalle mie verdure,
o la prossima cosa che taglierò sarà la sua mano.» Esortò con decisione Lydia,
piegando un poco il viso per poter osservare i due ragazzi. Portò le mani ai
fianchi, la rossa, assumendo una posizione da casalinga irosa che Stiles
dovette trattenere una risata.
«Non pensavo che alla Queen Bee
di Beacon Hills il grembiule potesse donare,» replicò Stiles ammiccando in
direzione di Scott, nonostante il primo sapesse bene che qualunque cosa Lydia
Martin indossasse, l’avrebbe resa ugualmente bella ai suoi occhi.
Approfittò della bocca di Lydia spalancata per lo
stupore al complimento, Stiles, passando di lì e rubando uno dei pezzi di
verdura che la ragazza stava mangiando e corse via, rincorso da Scott, mentre
Lydia tratteneva a stento un urlo. Quelli non finivano mai bene, nonostante
avrebbe potuto benissimo presagire la morte di Stiles Stilinski per mano sua.
#06 – Happiness
Lydia si era domandata spesso che sapore avesse la
felicità. Non pensava sarebbe più riuscita a scovarla oltre i corpi morti che i
suoi sensi continuavano a porle di fronte, non dopo la morte di Allison, non dopo l’addio di Jackson. Eppure, Lydia ora
mugugna e quando apre le palpebre deve sbatterle ripetutamente per non credere
che tutto ciò intorno a lei non sia un sogno, che il corpo premuto contro la
sua schiena non rappresenti solamente un desiderio di normalità. Sollevando un
poco il collo dal cuscino la rossa scorse il numero consistente di fogli
stampati in rosso e nero sparsi sul pavimento, libri rilegati in pelle pesante
e persino qualche candela ormai spenta, il PC ormai in stand by da ore a causa del sonno che aveva colto entrambi.
Erano quasi passati due anni, ma sembrava che niente
avesse davvero cambiato il loro stile di vita. Lydia e Stiles come sempre
ricercavano una qualche possibile spiegazione a ciò che accadeva intorno a
loro, mentre Scott si mordeva le mani sperando che nessuno morisse,
sull’attenti e pronto a salvare l’ennesimo sconosciuto per il cuore buono che
possedeva. Non erano giunti ad alcuna conclusione la notte precedente, eppure
Lydia percepì le proprie labbra piegarsi in un sorriso, mentre si girava
nell’abbraccio di Stiles ed arrivava a sfiorare il suo petto con la punta del
naso. Gli occhi verdi ancora intinti di sonnolenza cercarono lo sguardo del
ragazzo, il quale a sua volta sorrise.
«Mi stai osservando, Lyds.»
Una risata leggera abbandonò la bocca rossa di Lydia,
mentre si spingeva maggiormente contro di lui per posare un bacio umido e
leggero sulla mandibola. «Un giorno ciascuno, Stiles, non essere invidioso.»
«Più che invidioso a volte ho bisogno di contare
ancora le mie dita, per capire che non sto sognando.»
Inarcando un sopracciglio Lydia andò a schiacciare la
carne del fianco di Stiles tra l’indice ed il pollice, scoppiando nuovamente a
ridere nell’istante in cui il ragazzo sobbalzò sul letto, una leggera imprecazione
masticata tra i denti. Non ebbe il tempo di far sentire la propria lamentela
però, perché la rossa si sporse verso le sue labbra, un bacio leggero e che
sapeva terribilmente di buongiorno.
«Ed ecco la tattica crudele di Lydia Martin, quando
non puoi essere arrabbiato con lei nemmeno per finta.»
Lydia si aggrappò al collo del ragazzo, tirandolo
contro di sé, prima di intrecciare le gambe intorno al suo tronco. La bocca di
Stiles forse sapeva dannatamente di felicità.
#07 – Telephone
Lydia strinse il telefono tra le mani mentre le iridi
verdi sembravano prendere atto solamente in quell’istante del cremisi che
ricopriva le pareti della stanza, parti corporali che facevano da moquette e
quello che doveva essere stato un cranio umano. Normalmente la rossa avrebbe
tenuto premuto il numero uno, così che la chiamata sarebbe stata inoltrata
direttamente al telefono di Stiles, nella mente l’eco sorda di quando il
ragazzo l’aveva esortata a chiamarlo per primo se e quando avesse trovato
nuovamente un cadavere. Quel giorno, tuttavia, Lydia esitò – era la terza volta
negli ultimi tempi che il pollice premeva sul numero due, il viso di Scott che
compariva sullo schermo.
Stiles era con Malia, quel giorno, aveva sentito
parlare i due durante Chimica per uno studio prima del test dell’indomani. Ed
erano stati insieme anche le precedenti occasioni in cui le sensazioni di Lydia
l’avevano condotta nei luoghi più disparati. Nonostante avrebbe di gran lunga
preferito sentire la voce di Stiles all’altro capo del telefono, Lydia spiegò
ogni cosa a Scott, ricordando quanto fosse facile per quel ragazzo che aveva
ignorato così a lungo comprenderla, con brevi frasi. Chiuse gli occhi, Lydia,
lasciando scivolare da sé la sensazioni di solitudine all’idea che avrebbe
presto dovuto sostituire i numeri di emergenza sul suo cellulare.
#08 – Sensual
Lydia mordicchiò il cappuccio della penna, le parole
di Finnstock che passarono completamente in secondo
piano mentre Stiles si sporgeva nella sua direzione, lasciando che la maglietta
scura si sollevasse e mostrasse una porzione di pelle della schiena. Erano
passati i tempi in cui gli occhi della rossa azzardavano posarsi sui corpi
palestrati dei ragazzi che ammiccavano per i corridoi, di gran lunga sembrava
preferire la sbadataggine di Stiles o la porzione di pelle che
inconsapevolmente il ragazzo mostrava, da seduto o durante un allenamento di
lacrosse.
Esalò inconsciamente un respiro quando Stiles sollevò
le braccia al cielo gesticolando, osservando le lunghe dita che, sulla sua
pelle, avrebbero sicuramente compiuto miracoli. Passò la lingua lungo il
contorno delle proprie labbra piene e rosee, prima che lo sguardo venisse
attirato dal ghigno sul volto di Scott.
Arcuando le sopracciglia Lydia lo esortò con lo
sguardo a parlare ed il lupo si sporse verso di lei, piegando il busto.
«Percepisco il tuo desiderio, Lydia.»
La ragazza spalancò la bocca indignata lasciando cadere
la penna sul banco, prima di portare nuovamente la propria attenzione su
Stiles, il quale stava ora esultando verso qualcosa che Finnstock
doveva avere detto. L’ennesimo rantolo le sfuggì dalle labbra quando iniziò a
giocare con le proprie mani e inconsapevolmente strinse le palpebre, pensando
che Scott avesse maledettamente ragione: Stiles era sensuale, e lei lo
desiderava. Forse fin troppo palesemente.
#09 – Death
La carne era fredda. Stiles continuamente tracciava
con le proprie falangi quello strato di pelle, senza che però nulla mutasse: il
volto etereo di Lydia era spento, eternamente forse, l’espressione stoica ed abbandonata
di chi nulla più aveva da perdere. Il ragazzo poteva sentire dentro di sé ogni
cosa afferrarlo, stringerlo duramente fino al dolore atroce, mentre il resto
perdeva significato quando Lydia non era pronta a richiamarlo all’ordine. Cos’era
accaduto, perché si era distratto da lei? Il Muto? Il Chimico? Scott e l’ira che lo stava divorando? Stiles
non poteva saperlo, nessuno aveva avuto il coraggio di dire una parola, eccetto
Melissa, breve informazioni sullo stato vegetativo in cui Lydia si trovava: un
coma naturale, solamente da sola si sarebbe potuta svegliare.
“Non è divertente quello che stai facendo, non è così
che doveva andare.” La voce tremava così vergognosamente, mentre le lacrime si
formavano ai suoi occhi, che Stiles fu quasi grato che non vi fosse nessuno ad
assistere a quella scena pietosa. “Te lo ricordi, vero, che andrei fuori di
testa se tu morissi? L’hai capito che non è cambiato nulla, Lyds.”
Ti amo ancora, avrebbe voluto
continuare, ma i singhiozzi si erano fatti quasi insostenibili. Indecenti. Si limitò
a stringerle mano, posando le labbra sottili sulla sua pelle – non ancora
morta. “Se ti risvegliassi ora non ti lascerei più dormire da sola, Lyds.”
Fu Scott ad interrompere quel monologo, non ancora
terminato, ma con un gesto significativo della mano. Stiles non lo seguì, si
limitò ad appoggiare la testa al letto, il sedere dolente per la sedia scomoda.
“Per ora dormo io da te, ma quando ti sveglierai
voglio i tuoi vestiti per la stanza. E i tuoi capelli biondo fragola sparsi per
il letto.”
#10 – Sex
Il sedile scricchiolò sotto il ritmo insistente delle
spinte di Lydia, mentre un gemito elevato si espandeva per l’abitacolo della
jeep, facendo vistosamente tremare Stiles di piacere. Erano passati da tempo
gli anni in cui entrambi imparavano cosa volesse dire il sesso, come si potesse
donare piacere ad una donna o ad un uomo – erano passati anni da quando avevano
finto di non volersi, di desiderare altre persone addosso a sé. Ora,
semplicemente, tutto scivolava loro addosso, il resto del mondo non importava
più, c’erano solamente Stiles, Lydia e una jeep nemmeno ben nascosta, in un
parcheggio di Beacon Hills dove Scott una volta era stato assalito da Derek. O forse
era il Kanima?
Le labbra di Stiles si chiusero attorno ad uno dei
capezzoli inturgiditi della ragazza, provocando l’ennesimo gemito e sentendo le
piccole mani che solitamente Lydia posava sul suo petto stringergli qualche
ciocca di capelli con decisione. Nessuno dei due ora si vergognava più quando
Scott diceva di sentire addosso a loro il desiderio, il sesso dell’altro, perché
Lydia si limitava a nascondere il volto non per imbarazzo ma per celare un
sorriso, forse dovuto al ricordo delle dita di Stiles tra le cosce e poi
strette intorno a lei, addormentati sul divano, dimentichi dello sceriffo e la
fine della sua ronda.
A volte Stiles si domandava se non fosse solo sesso
tutto quello, però poi Lydia allacciava le loro dita tra le lenzuola,
chiedendogli come fosse andata la giornata e preparava la colazione a John, la
mattina. Lydia non sapeva nemmeno se quello fosse amore, o affetto, o bisogno,
o ossessione – non lo sapeva, perché Stiles poteva rappresentarli tutti, ed all’inizio
era stato fottutamente spaventoso sentire la voglia di baciarlo senza averlo
poi tra le gambe. Una paura scemata via quando Stiles aveva accettato di vedere
“Le pagine della nostra vita” e aveva pianto, con lei.
Mentre Lydia calava nuovamente su di lui, Stiles
decise che un giorno le avrebbe detto ancora quanto fosse bella, non solo
intelligente. Un giorno avrebbe ripreso ad elencarle i motivi per cui l’aveva
amata così a lungo, ma per ora si limitava a tracciarli con le proprie labbra e
le dita, imitato così bene da Lydia che sarebbe stato un peccato interrompere
quel silenzio già spezzato dall’affanno.
#11 – Weakness
Stiles non stava prestando particolare attenzione alla
descrizione che Malia stava fornendo al vice sceriffo Parrish,
le dita tremanti stavano digitando l’ennesimo messaggio, che sarebbe rimasto
tra i non letti nel cellulare di Lydia. Erano passate quasi otto ore
dall’ultima volta che Kira o Scott avevano avuto sue
notizie ed ora la ragazza pareva semplicemente scomparsa. A Stiles sembrava di
essere finito in un fottuto cliché, mentre una sensazione spiacevole si
espandeva nel suo stomaco e niente pareva poterlo calmare. Malia aveva provato
a baciarlo, a regolarizzare il respiro come aveva fatto lei stessa in
precedenza, ma Stiles sapeva quanto fosse poco probabile che vi riuscisse:
Lydia era l’ancora di Stiles, non Malia.
Il ragazzo sollevò gli occhi marroni sul vice
sceriffo, udendo distrattamente il riepilogo dei dettagli forniti da Malia,
passandosi poi una mano sul volto. Istintivamente, la voce stanca e lacrimosa
sfuggì dalle sue labbra, correggendo un inutile dettaglio.
«Biondo fragola,» esalò, senza notare lo sguardo
curioso di Malia alle sue parole. Stiles si rese conto poco dopo di ciò che il
suo cervello aveva prodotto senza alcun consenso, dopo anni sembrava ancora
fondamentale per lui aggrapparsi a tali insignificanti dettagli, ma con Lydia
scomparsa diveniva tutto fondamentale. La carnagione della pelle, il colore
perfetto dei capelli – il fatto che fosse una banshee.
Stiles non avrebbe lasciato nulla al caso, per ritrovarla, perché non era
cambiato alcunché da due anni prima: se Lydia fosse morta, sarebbe andato fuori
di testa. Lei era la sua debolezza e, al contempo, la certezza nella sua vita.
N/a: Sono undici perché credo che non avremo alcun
momento Stydia nella 4x11, quindi me lo sono creata
da sola. Sono undici momenti d’ogni sorta, dal dramma al futuro. Io li amo,
sono bellissimi e devono essere l’endgame. Potrei seriamente
piangere se Stiles dovesse finire con Malia, perché non avrebbe senso.
Grazie a chiunque abbia letto. (: