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Autore: Ambaraba    25/08/2014    3 recensioni
Lo tenne stretto, al buio. Solo calore, respiro e battiti.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BUONANOTTE BUONANOTTE FIORELLINO Magnus arrivava sempre come un turbine.
Aveva passato tutta la giornata fuori con dei clienti difficili - sono uno stregone: faccio magie, non miracoli, ma quelli proprio non volevano capirlo, - e si materializzò, come un vortice imipetuoso di brillantini e capelli dritti, nel soggiorno, seminando in giro vestiti, carte e libri. Un lungo cappotto rosso finì sopra al Presidente Miao, che sonnecchiava sul divano. Il felino emise un soffio seccato e sgattaiolò in cerca di un luogo più tranquillo per riposare, stizzito e rassegnato. Si era abituato al fatto che il suo padrone fosse un inguaribile scocciatore, ormai, e la sua superiorità di gatto - nonché una certa dose di opportunismo - gli impediva di attaccare briga.
Magnus, nonostante la stanchezza accumulata, aveva attaccato a cianciare ininterrottamente delle cose che aveva fatto, mentre si aggirava per la stanza schioccando le dita per rimettere ogni cosa al suo posto.
- -- E poi, Presidente, sai qual è la cosa assurda? Ehi, dove vai? Ti sto parlando, maleducato! - Lo stregone seguì le morbide onde impertinenti che la coda del micio disegnava, camminando; lo vide dileguarsi in camera da letto, e solo quando lo seguì vide che questa era già occupata.
Improvvisamente fece silenzio, osservando il gatto che andava ad acciambellarsi al fianco di Alec, profondamente addormentato. Lo stregone rimase a guardarlo per qualche secondo, bloccato sulla soglia, come rapito.
Doveva averlo aspettato a lungo, dedusse, perché era sdraiato sulle coperte ancora del tutto vestito, come uno che aveva promesso a sé stesso: "Solo cinque minuti; mi riposo solo un attimo..." e poi era inevitabilmente crollato. Stava sdraiato a pancia in giù, con un braccio che spariva sotto il cuscino e l'altro leggermente piegato, la mano aperta distesa poco distante dal viso. Lo stregone si sfilò le scarpe per non fare rumore, prima di avvicinarsi. Diamine, era così bello. I suoi capelli neri erano leggermente in disordine, segno che aveva impiegato un po' di tempo a trovare la posizione più comoda. La sua pelle bianchissima quasi brillava, alla luce chiara della lampada accesa, posata sul comodino accanto a lui. Il Presidente Miao si strusciò contro il suo fianco, ma il ragazzo sembrò non sentirlo.
Che gatto ruffiano, pensò Magnus, ma come poteva dargli torto? Anche lui moriva dalla voglia di addormentarsi insieme ad Alec. Vederlo così gli aveva fatto un certo effetto. C'era un abisso, tra l'Alec che tutti conoscevano e l'Alec che era semplicemente sé stesso, quello che lo stregone conosceva. Il primo era un guerriero dai nervi d'acciaio, con il ghiaccio nelle vene, il protettore, il responsabile, quello che si prendeva sempre cura di tutti gli altri prima ancora che di sé stesso. Ma era quasi congelato, non lasciava trasparire ciò che provava. Il secondo, invece, era spontaneo e scoperto e timido e un po' infantile, sincero, dolce. Magnus non poté fare a meno di pensare a quanto gli ricordasse un bambino, così addormentato sul suo letto.
Nel loro letto, si corresse mentalmente lo stregone.
Aveva solo diciotto anni. Eppure il suo corpo era coperto di cicatrici e i suoi occhi avevano visto già tanti orrori. Lo stregone sentì qualcosa nel petto, una punta di disagio, pensando a quanto la vita fosse ingiusta, a volte. Se il ragazzo non avesse avuto sangue di Nephilim, avrebbe potuto vivere una vita più tranquilla, al riparo dai pericoli e dal male. Ma così non lo avrebbe nemmeno mai incontrato, rifletté.
Magnus sospirò, sedendosi sul bordo del materasso. Se vuoi avere qualcosa, devi cederne un'altra, pensò.
Si sdraiò accanto a lui cercando di non svegliarlo con i suoi movimenti. Gli circondò la vita e ripassò pigramente i contorni di una runa che spuntava dalla manica corta della sua maglietta nera, uno sbuffo d'inchiostro che gli avvolgeva il bicipite. Non riuscì a trattenersi, e finì ad accarezzargli il fianco. Il Presidente Miao, intanto, risscaldava lo stomaco del ragazzo con il proprio corpo raggomitolato, e si leccava una zampina.
Il calore della mano di Magnus, nonostante il contatto fosse leggero, bastò a risvegliare Alec. Il cacciatore mugolò leggermente prima di aprire gli occhi. Lo stregone gli accarezzò con delicatezza i capelli, spostandogli una ciocca dietro l'orecchio.
- Sei tornato... - sussurrò il più piccolo, con il tono incerto e sfumato di chi è ancora nel dormiveglia. Magnus si sollevò leggermente per baciarlo sulla tempia.
- Certo, fiorellino - rispose, a voce bassa, - non vedevo l'ora di vederti... - e così dicendo lo attirò a sé, e gli posò un bacio sulla nuca. Il cacciatore doveva essere proprio stanco, perché a un certo punto disse: - Magnus..., e quando l'altro rispose: - Sì?, ottenne in risposta solo il suono del suo respiro, segno che il sonno aveva avuto la meglio e lo aveva trascinato di nuovo nel mondo dei sogni prima che potesse aggiungere qualcosa.
Lo stregone lo lasciò dormire. Non aveva cuore di svegliarlo; l'indomani avrebbero avuto tutto il tempo per raccontarsi quello che avevano fatto.
Guardò ancora una volta l'espressione serena di Alec, circondato dal calore del micio e quello dello stregone, e pensò che non lo aveva mai visto così tranquillo. Forse era la prima volta che si sentiva al sicuro, lui che prendeva sempre le difese di tutti senza mai aspettarsi che qualcuno prendesse le sue, lui che non pretendeva di essere amato, lui che non chiedeva mai nulla, che non si preoccupava mai per sé.
Lo stregone promise a sé stesso che l'avrebbe abituato a sentirsi protetto. Perché ne aveva bisogno.
Perché era solo un ragazzo. E perché Magnus lo amava e voleva dargli tutto quello che gli era mancato.
In un battito di ciglia, lo stregone spense la luce. Lo tenne stretto, al buio. Solo calore, respiro e battiti.
E promesse da mantenere.

 
  
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