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Autore: Bijouttina    26/08/2014    20 recensioni
Un biglietto da visita, una scommessa con gli amici e una piscina basterebbero a capire il significato della storia.
La gelosia e la dolcezza in persona, Marco e Serena.
Marco è un rappresentante e affascinante pallanuotista, Serena una dolce e sensuale commessa in un outlet.
Una storia frizzante e divertente, con personaggi molto particolari che vi conquisteranno.
***
« Ora la mia missione è conquistarla e farla innamorare di me.», mi sento bello deciso e carico.
«E se ci riuscissi? Poi che cosa faresti? Tu non resisteresti neanche due minuti in una relazione stabile. Facciamo una nuova scommessa. Tu la porterai in villa dai tuoi, la farai conoscere ai coniugi Rossini, se non scapperà, vorrà dire che è davvero innamorata di te, e se questo succedesse, tu le farai la proposta.».
«Sei per caso impazzito?».
Che cosa ha bevuto?! Che cosa si è fumato?!
«No, affatto. Se tu la porterai da loro, vorrà dire che sarai innamorato di lei, non lo faresti altrimenti. E se sarai innamorato di lei, metterai la testa a posto. Per la gioia della tua mammina. Che ne pensi? Ti va di rischiare?».
Ho voglia di farlo? Non molta, ma non mi tiro mai indietro.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La serie del rischio'
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Eccomi tornata con questa nuova storia. Un’altra romantica, sapete che non ne posso fare a meno. Dovete ringraziare Iladempsey se mi sono addentrata in questa nuova avventura. Io volevo spunti per una nuova OS, lei invece mi ha portato sulla cattiva strada e convinto a scrivere una long. E così è nata “Ti va di rischiare?”. Lei ha dato il suo benestare, leggendo man mano quello che scrivevo. Mi ha aiutato con i nomi, con la trama generale, mi ha spronato (anche usando termini poco lusinghieri), mi ha anche bacchettato quando battevo la fiacca. Ila, ti ringrazio tantissimo, senza il tuo aiuto questa storia non avrebbe preso vita. La dedico tutta a te ♥
Detto questo, spero vi possa far divertire, emozionare, qualsiasi cosa :)
Buona lettura e spero di sentirvi per sapere che cosa ne pensate.

 



1. Donne e motori, gioie e...
È stata una mattinata pesante e non vedo l'ora di tornarmene a casa. Manca ancora un'ora alla fine del mio turno, devo cercare di sopravvivere. Mi nascondo vicino al camerino e sistemo dei borsoni sportivi appena arrivati, meno gente mi nota, meglio sto. Ho avuto a che fare con clienti piuttosto esigenti oggi e non ne posso davvero più, la testa mi sta per scoppiare, ne sono certa. Chiudo gli occhi e respiro a fondo, mi massaggio le tempie con movimenti lenti e circolari. Devo ammettere che è un gran sollievo, o almeno lo era finché non arriva Luca a perforarmi un timpano.
«Tesoro mio, stai bene?», cinguetta il mio migliore amico. «Un'altra delle tue emicranie?».
Annuisco.
«Sì, tanto per cambiare. Il volume esagerato della musica non mi è di grande aiuto.», brontolo ancora con gli occhi chiusi.
«Se vuoi, vado a spaccare lo stereo, sai che per te lo farei.», sussurra con aria da cospiratore.
Mi decido finalmente a guardarlo e scoppio a ridere, le sue espressioni sono meravigliose, è un attore nato.
«Non serve, Luca, ma grazie per il pensiero.», gli accarezzo un braccio con affetto.
«Comunque se ti dovesse servire, mi trovi nel reparto racchette da tennis.», mi strizza l'occhio e si allontana sorridendo.
Scuoto la testa, divertita. Luca è il mio migliore amico da sempre ed è grazie a lui se ho trovato lavoro in questo negozio di articoli sportivi. Ero stata licenziata da poco e avevo urgente bisogno di uno stipendio, non sarei riuscita a pagare l'affitto e sarebbe stato anche peggio se mi avessero cacciato da casa. Fortunatamente è arrivato super Luca in mio soccorso ed eccoci qua a lavorare insieme, da ben due anni ormai. Non è il lavoro dei miei sogni, ma mi permette di pagare le bollette.
Osservo il mio amico consigliare una racchetta a un ragazzo piuttosto carino, alto, capelli biondi scompigliati, super abbronzato; credo passi moltissime ore all'aria aperta a giocare a tennis. Sospiro. Non esco con un uomo da qualche mese ormai, mi sto quasi rassegnando a rimanere sola. Ho detto quasi. Non sono alla disperata ricerca di qualcuno con cui accasarmi, mi basta qualcuno con cui divertirmi anche solo un po', giusto per avere un po' di compagnia. La mia vita sociale non è delle più attive, lo ammetto. Ho la mia cerchia di amici, ma ci divertiamo davvero molto a trascorrere le nostre serate libere a casa di Luca, a fare scorpacciate di film, preferibilmente romantici e strappalacrime, accompagnati da montagne di pop corn. In questo modo non incontrerò mai un uomo, forse dovrei andare a sbatterci contro.
Guardo l'orologio con crescente ansia, aspetto che la lancetta dei minuti raggiunga le due in punto e, quando questo avviene, corro nel retro come una pazza; recupero le mie cose, bacio Luca sulla guancia e scappo più veloce di un centometrista. Ho dovuto scartare un paio di ragazzi ben piantati che erano bloccati lungo la corsia dedicata al nuoto, ma alla fine riesco finalmente a raggiungere la porta d'uscita. Si apre automaticamente per lasciarmi passare, respiro a fondo il profumo della libertà. Sembro esagerata, lo so, ma oggi proprio non sarei resistita altri cinque minuti. Devo correre a casa a prendere le gocce per l'emicrania, mi martella la metà destra e non riesco più nemmeno a ragionare. Ho bisogno di chiudere gli occhi e rilassarmi un po', in totale silenzio.
Stasera c'è la nostra maratona cinematografica, come ogni venerdì e devo essere in forma. Non mi va di essere l'unica a non essere presente e, poi, tocca a me scegliere il film questa settimana. Al solo pensiero mi si dipinge un sorriso sulle labbra.
Frugo nella borsa in cerca delle chiavi della macchina, sono finite chissà come sotto strati e strati di oggetti inutili, come tutte le volte.
Salgo in fretta e lancio la borsa sul sedile del passeggero, rovesciando metà del contenuto sul tappetino. Che brutto vizio quello di lasciarla costantemente aperta! Mi abbasso a raccogliere il mio danno e, nel tornare in posizione, sbatto la testa sullo specchietto retrovisore. Andiamo di bene in meglio. Può andare storto ancora qualcosa? Ingrano la retro ed esco, mi rendo conto troppo tardi di aver stretto troppo l'angolo, sfiorando la macchina sportiva che era parcheggiata accanto alla mia. Sento rumore di vetri rotti. Cazzo! Sì, può certamente andare storto ancora qualcosa.
Scendo con le mani tra i capelli, maledicendomi con epiteti poco lusinghieri, degni di uno scaricatore di porto. Il mio fanale sinistro è andato in mille pezzi, sicuramente era quello il rumore che avevo sentito. Controllo la macchina accanto e noto un piccolo graffio sulla fiancata. È quasi invisibile, ma dubito che al proprietario passerebbe inosservato. E ora? Non vorrei fare la figura di quella che se la dà a gambe dopo aver commesso una stupidaggine. Lavoro qui e potrebbe ricordarsi del rottame che era parcheggiato accanto alla sua lucidissima sportiva nera. Pensa, Serena, pensa.
Decido di fare l'automobilista modello, per recuperare la figuraccia appena fatta.
Prendo un biglietto da visita del negozio dalla borsa e scrivo un messaggio sul retro.
 
Scusi, ho urtato per sbaglio la sua auto. Ripagherò i danni. Mi chiami a questo numero
345555635478. Mi scusi ancora. Serena
 
Metto il bigliettino sotto il tergicristallo posteriore e sospiro. Spero con tutto il cuore che non mi costi un occhio della testa.
Salgo nuovamente in macchina e m’immetto lungo la tangenziale. Il negozio in cui lavoro si trova all'interno di un villaggio dello shopping, tanti negozi di vario genere, e sempre piuttosto affollato. Fortunatamente ci metto solo una decina di minuti per raggiungerlo. Una volta in casa, lancio la borsa sul divano, facendola volare e finire a testa in giù. Prendo immediatamente le mie gocce, per poi fiondarmi sotto la doccia.
Lavo via la brutta esperienza, ci mancava solo che andassi a sbattere contro una macchina facendo manovra, sono anche larghi quei posteggi! Abbasso l'erogatore, finché l'acqua non diventa gelida. Emetto un gridolino isterico, ma mi adatto in fretta alla nuova temperatura, ne avevo bisogno.
Mi asciugo in fretta e indosso un vestitino senza maniche di un bel turchese, ci sono quasi trenta gradi fuori e qui non ho certamente l'aria condizionata. In estate preferisco di gran lunga rimanere in negozio, almeno lì dentro si respira.
Chiudo i battenti in camera, rimanendo completamente al buio. Mi sdraio sul letto, coprendomi gli occhi con una mano, la testa continua a martellare, anche se si sta attenuando. Credo di essermi addormentata, vengo svegliata dalla suoneria del mio cellulare che ho lasciato nella borsa. Controllo l'ora sul comodino, le sette. Cavolo, sono in ritardo! A quest'ora dovevo già essere da Luca. Mi alzo di scatto, inciampo sul tappeto e mi aggrappo alla porta per non cadere. Ci mancano solo dei lividi bluastri per concludere in bellezza la giornata.
Controllo il telefono ed era Luca, non avevo alcun dubbio a riguardo. Gli mando un messaggio per rassicurarlo che entro cinque minuti sarei stata da lui.
Mi risponde un secondo dopo con un gentilissimo Muovi il culo!
Tipicamente da lui.
Ci metto sul serio cinque minuti a raggiungerlo, mi aspetta appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte e gli occhi ridotti a due fessure.
«Per colpa tua mangeremo la pizza fredda.», mi punta il dito contro, come se non avessi capito che era soltanto colpa mia.
«Potevate iniziare senza di me.», cerco di difendermi debolmente.
«No, mai, sai che dobbiamo essere presenti tutti e quattro!», mi ricorda.
Spio al di sopra della sua spalla e becco Stella con una fetta di pizza in mano, se la sta portando velocemente alla bocca.
«C'è qualcuno che non la pensa come te.», indico con un cenno del capo le nostre amiche piazzate comodamente sul divano.
Lui si gira di scatto e corre verso di lei. Ho paura che le strappi la pizza e le colpisca la mano, per insegnarle che certe cose non si fanno.
«Hey! Giù quelle manacce!», tuona infastidito.
«Se vuoi la sputo.», lo minaccia lei spalancando disgustosamente la bocca.
«Ma che schifo! Non ti vergogni? Per forza non hai ancora trovato un uomo!».
Stella scrolla le spalle con un sorriso e manda giù il boccone. Marica al suo fianco ride come una pazza. Mi chiudo la porta alle spalle e mi tuffo in mezzo a loro, rubo una fetta di pizza dal cartone, Marica mi segue a ruota. Sembriamo tre criceti che si stanno ingozzando.
«Ragazze, siete disgustose!», commenta Luca con espressione schifata.
Si serve anche lui e comincia a rilassarsi, sta sorridendo ora. Finiamo la pizza in silenzio, godendocela fino all'ultima briciola.
«Volete sapere che cosa ho combinato oggi?».
Devo sfogarmi con qualcuno e so che i miei amici muoiono dalla voglia di sentire queste mie storielle, ne ho almeno una la settimana, per loro immensa gioia.
Mi fissano tutti con immensa curiosità.
«Ti sembrano domande da fare?», commenta Marica. «Sputa il rospo.».
«Sai che vogliamo conoscere tutti i tuoi torbidi segreti.», aggiunge Luca, ammiccando.
Stella si limita a mettersi comoda sul divano e a fissarmi in trepidante attesa. Mi sto scavando la fossa da sola, ma ormai è troppo tardi per tirarmi indietro.
«Beh, quando sono uscita dal lavoro oggi, ho rifatto la fiancata alla macchina che era accanto alla mia facendo manovra.», comincio storcendo il naso.
«Vorresti dire che hai bozzato una macchina uscendo da quei parcheggi larghissimi?», Marica inarca un sopracciglio.
«Una classica manovra da donna.», sbotta Luca ridendo come uno scemo.
Noi tre ci sentiamo prese in causa e gli scocchiamo un'occhiataccia.
«È inutile che mi guardiate in quel modo, sapete benissimo che è la pura e semplice verità. Non potete negare l'evidenza.», continua senza alcuna esitazione.
«Parla l'automobilista modello! Mio nonno guida meglio di te. Manca poco che tu faccia i trenta in autostrada.», lo prende in giro Stella.
«La mia è solo prudenza!», sputa lui offeso.
«Sì, come no!», urliamo tutte e tre in coro.
«Non ero io il protagonista della conversazione, è inutile tergiversare, non ho ancora finito con te.», mi punta un dito contro, minaccioso. «Sei scappata?».
Scuoto la testa. Mi sto pentendo di aver cominciando questo racconto.
«Ho lasciato un biglietto, offrendomi di pagare i danni. Spero tanto che non mi contatti nessuno, quella macchina è un po' troppo costosa per le mie possibilità. Posso dirvi che era solo un graffietto e non si vede nemmeno.», borbotto.
«Che macchina era?», chiede Marica.
«Una sportiva nera, nuovissima e lucidissima.», rispondo con una smorfia.
«I casi sono due.», spiega Luca. «O il proprietario è una donna, con un marito con i soldi che gli escono dalle orecchie, o è un uomo giovane e benestante.».
«Quindi?», lo guardo dubbiosa.
«Se fosse donna, non ti chiamerà mai e farà finta di niente, ma se fosse il giovane uomo, ti chiamerà certamente.», dice sicuro di sé.
Okay, ora sono un po' confusa, ma non sono la sola, Stella e Monica hanno la mia stessa espressione perplessa.
«Perché dovrebbe chiamarmi certamente?», domando rompendo per prima quel silenzio.
«Per uno di questi due motivi.», comincia con aria teatrale.
Solleva il pollice e aggiunge: «Uno, è un uomo e gli hai rovinato il suo gioiellino. Cazzo, Serena, ti mangerà viva!».
Bene, dopo questa sua affermazione, mi sta salendo l'ansia a livelli esagerati.
Solleva anche l'indice e conclude: «Due, è un uomo. Punto.».
«Che cosa vorresti insinuare?», farfuglio senza capire dove voglia parare.
«Che spera tu sia gnocca e ci proverà con te.», si stringe nelle spalle.
Scoppio a ridere.
«Tu sei completamente fuori di testa.», gli lancio addosso un cuscino e lo centro in pieno viso.
«Io sono sicuro che sia un uomo, scommessina?», domanda con un sorriso malizioso sulle labbra.
«Va bene, che cosa vuoi?», acconsento alla fine.
«Ci pagherai una cena a base di pesce, il posto lo sceglierò io ovviamente.».
«E uscirai con lui se te lo dovesse chiedere, anche se fosse un vecchio bavoso in cerca di una giovane amante.», s'intromette Stella.
«Va bene la cena, ma l'uscita con un vecchio rincretinito no!», sbotto acida.
«Hai scommesso!», infierisce Marica.
«Okay, va bene, uscirò con lui! Ora, però, metti su quel dannato film! Comincio ad averne abbastanza di voi stasera.», incrocio le braccia al petto e sbuffo sonoramente.
È soltanto colpa mia, mi sono messa nei pasticci da sola e ora devo pagare le conseguenze se ricevo quella dannata telefonata. Comincerò a pregare che la proprietaria fosse una donna, mi risparmierei un sacco di grane. Ho come la sensazione che non sarò così fortunata, e questo mi preoccupa non poco. E se fosse davvero un vecchio bavoso in cerca di compagnia? Un moto di disgusto mi sale fino in gola, rabbrividisco al solo pensiero. Non posso far altro che incrociare le dita, comprese quelle dei piedi, non si sa mai.

 
***
 
Devo passare a prendere Lorenzo all'una e mezza quando va in pausa pranzo, vuole trascinarmi all'outlet per prendersi un costume nuovo da usare in piscina. Non capisco perché dobbiamo proprio andare là, ma non mi sono opposto, gli dovevo un favore. Inoltre, vuole a tutti i costi essere il primo a salire sulla mia nuova auto sportiva, l'ho ritirata soltanto ieri. Come posso negare a uno dei miei migliori amici questa possibilità? Non posso, appunto. Mi terrebbe il muso per giorni interi, come un bambino capriccioso. Arrivo puntuale davanti al suo ufficio, lui mi sta già aspettando.
«Wow!».
Si porta una mano alla bocca e saltella felice.
«È una bambolina stupenda, Marco!», passa delicatamente le dita sulla carrozzeria nuova e brillante. «T’invidio tantissimo in questo momento, sappilo.».
«Dai, salta su.», gli dico scuotendo la testa.
È in completa adorazione ed è piuttosto divertente guardare la sua espressione sognante. Sale continuando a tocchicciarla. Vorrei dirgli di smetterla, ma mi trattengo, in fondo non sta facendo niente di male.
«Doveva farsi perdonare qualcosa di grosso il paparino stavolta.», commenta aprendo il cassettino sul cruscotto e curiosandoci dentro.
Quando la smetterà di toccare tutto, sarà anche troppo tardi.
«Veramente l'ho comprata con i miei soldi.», gli faccio notare, immettendomi in strada.
Lui si volta completamente verso di me, basito.
«Sul serio?», chiede incredulo.
Annuisco.
«Avevo messo da parte la liquidazione del mio vecchio lavoro e l'ho usata per questa bellezza.», gli spiego.
«Doppio Wow! E io che pensavo avessi nuovamente approfittato del vecchio. Massima stima amico!», sbotta mettendosi comodo sul sedile. «Non avrei saputo scegliere meglio.».
Guidare con il vento che mi scompiglia i capelli è davvero rilassante, è la prima volta che possiedo una sportiva decapottabile e devo ammettere che è meraviglioso.
Lorenzo inforca i suoi occhiali da sole e incrocia le mani dietro alla nuca, si sta godendo al massimo questo viaggio, un sorriso compiaciuto si forma sulle mie labbra.
Raggiungiamo l'outlet in una decina di minuti e parcheggio accanto a un catorcio grigio topo. Era l'unico posto libero vicino al negozio di articoli sportivi, ma a dire il vero non mi sento molto tranquillo. Potrei starmene qui e fare la guardia alla mia bambina, ma Lorenzo mi trascinerebbe dentro per un braccio. Mi rassegno e scendo con pochissima convinzione. Fai la brava dico mentalmente, accarezzando la portiera.
«Dai, smettila, dobbiamo stare dentro qualche minuto. Non le succederà niente.».
«Disse l'amico un attimo prima che la sua macchina sia colpita da un meteorite.», aggiungo con una smorfia.
«Tu non sei normale, ma credo che tu lo sappia già.», mi scocca un'occhiataccia.
S’incammina verso il negozio scuotendo la testa.
La fa facile lui, tanto la macchina non è mica la sua. Ho usato tutti i miei fondi per comprarmela e non mi è rimasto un centesimo. Butto fuori un po' per volta l'aria che avevo incamerato nelle guance e lo raggiungo con una breve corsa.
Le porte scorrevoli si aprono e vengo colpito da un'ondata di aria glaciale. Sono un amante dell'aria condizionata, ma venti gradi in meno rispetto all'esterno mi sembra un tantino eccessivo. Il problema sarà quando dovremo uscire, mi viene già male.
Lorenzo raggiunge la corsia giusta senza alcun problema, è di casa in questo posto, io lo seguo con le mani in tasca, scazzato. Non amo andare in giro per negozi, soprattutto se non devo comprare niente. Mi guardo un po' in giro, non pensavo ci fosse molta gente a quest'ora, mi sbagliavo. Un ragazzo sui trent'anni, con i capelli corti neri, sta spiegando la differenza di alcune racchette da tennis a un ragazzotto biondo allampanato. Secondo me quel tipo non ha alcuna idea di come sia fatto un campo da tennis, tutto quel sole artificiale gli ha dato alla testa. Far finta di praticare uno sport non rende più fighi, è dura farlo capire alla gente. Io pratico pallanuoto da anni ormai, non mi reputo figo ma solo un atleta, c'è un'abissale differenza.
Quanto ci mette Lorenzo a scegliere uno stupido costume? Sbuffo. Mi gratto il mento con fare annoiato e per poco una donna non mi travolge. Che fretta mai avranno tutti?
Anche il mio amico si gira a guardarla, scrolla le spalle e torna a concentrarsi con un dito sulle labbra. Mi sta facendo venire l'ansia.
«Ti dai una mossa, o dobbiamo rimanere qua tutto il giorno?», chiedo cominciando a essere stanco di aspettare.
«È una scelta difficile.», risponde lui senza smettere di fissare i vari modelli.
«Cazzo, Lorenzo! Sono tutti uguali, prendine uno e andiamocene. Vorrei ricordarti che alle due e mezzo devi essere nuovamente in ufficio.», sbotto infastidito.
Lui sbuffa rumorosamente.
«Sei una rottura di palle, Marco! Non vengo più a fare compere con te.», tuona prendendo un costume blu con delle righettine oro e dirigendosi alla cassa.
"Sia lodato il Signore! ", borbotto a bassa voce rivolgendo lo sguardo al soffitto.
Usciamo dal negozio e, come avevo previsto, lo sbalzo di temperatura mi fa boccheggiare, che sensazione orribile.
A pochi passi dalla mia macchina, noto qualcosa di strano: ci sono dei vetri sull'asfalto e il catorcio non c'è più.
«Porca puttana!», tuono correndo verso la mia bambina.
Scorro le dita sulla fiancata, dopo essermi accertato che il fanale fosse ancora intatto, e noto una riga bianca sulla carrozzeria nera brillante. Mi sto per sentire male.
Lorenzo mi raggiunge un attimo dopo e si abbassa alla mia altezza.
«È stata certamente una donna.», commenta come se niente fosse.
Ora lo ammazzo.
«È tutta colpa tua.», ringhio. «Me l'hai tirata!».
Lui mi guarda inarcando un sopracciglio.
«Certo come no.», bofonchia punto sul vivo.
Mi rimetto in piedi e controllo anche il resto della carrozzeria, sembra tutto in ordine.
Lorenzo prende qualcosa in mano.
«È stata una certa Serena, ti ha lasciato il numero di telefono.», mi sventola un piccolo foglio davanti al naso.
Se me la trovo davanti, giuro che la massacro! Verbalmente s'intende, non alzerei mai le mani su una donna. Gli strappo il biglietto di mano.
Per lo meno non è scappata e si è offerta di ripagarmi i danni, ma poi mi sorge un dubbio e lo esterno.
«E se quel numero fosse finto?».
«L'avresti preso nel culo due volte.», osserva Lorenzo con la sua solita finezza.
Era proprio questo che non volevo sentire.
Facciamo il viaggio di ritorno in un silenzio tombale. La mia mente, però, stava creando scenari apocalittici, avrei tanto voluto fare una strage. Lascio il mio amico sotto il suo ufficio, si appoggia con le mani sul finestrino del guidatore e sorride. Che cazzo avrà da sorridere? A me sta venendo da piangere.
«Ci vediamo stasera da te per il poker.», mi dà una pacca sulla spalla. «Troveremo una soluzione con i soci.».
Sì, certo, come no. Sono proprio curioso di sapere che cosa s’inventeranno quei tre, non mi fido per niente. Lo liquido con un cenno della mano e me ne vado a casa, per questa settimana ho finito di lavorare e posso rilassarmi, o almeno provarci. Il mio pensiero continua a tornare su quel graffio e mi girano le palle in una maniera impressionante. È uscita dalla concessionaria meno di ventiquattro ore fa ed è già bozzata.
Deve essere per forza un incubo. Ora chiudo gli occhi e, quando li riaprirò, quel segno sarà scomparso come per magia. Stupidamente controllo, è ancora lì. Credevo davvero che potesse smaterializzarsi con un battito di ciglia? Devo essermi bevuto il cervello.
Lascio la mia bambina sola in garage e salgo in casa, tanto non posso fare niente per lei al momento. Recupero un pacco di birra dalla credenza e lo metto nel frigo, facciamo due pacchi, meglio abbondare. Credo che avrò voglia di bere stasera, magari smetto di pensare a quello che è successo. Frugo nella tasca dei pantaloni per recuperare le chiavi e appenderle in ingresso, mi ritrovo quel biglietto da visita in mano.
Leggo ancora quel nome, Serena. M’immagino una vecchia cariatide con degli spessi occhiali da vista, curva e sdentata. Chi altro guiderebbe un catorcio del genere? Ha usato un biglietto del negozio di articoli sportivi per scrivermi il messaggio, lo avrà certamente trovato per terra.
Passo la maggior parte del pomeriggio a rodermi il fegato e a cercare una soluzione per quel danno. Non sono venuto a capo di niente, mi è venuto solo un istinto omicida, che ho repentinamente archiviato in una parte del mio cervello, e lì dovrà rimanere.
Alle sette precise suona il campanello e in un attimo Lorenzo è in casa, seguito dagli altri due della banda, Giorgio e Paolo.
«Allora, come sta la tua bambolina?», chiede Giorgio prendendomi in giro.
Lorenzo ha già sparso la voce, lo incenerisco con lo sguardo.
Rispondo con un grugnito.
«No, non gli è passata.», commenta il traditore.
Apre il palmo della mano in direzione di Paolo, il quale tira fuori cinque euro dalla tasca e li sbatte con violenza. Lorenzo li guarda soddisfatto prima di metterli nel portafoglio.
«Ho notato che ti piace vincere facile.», brontolo indignato.
Lui si stringe nelle spalle e allarga le braccia.
«Io provo a fare scommesse serie, ma non è colpa mia se lui casca sempre in quelle più insulse.».
Paolo è un credulone e un bonaccione, si fa sempre abbindolare da Lorenzo e non se la prende mai, anche quando dovrebbe.
«Hai già deciso che cosa fare?», domanda Giorgio, appoggiando sul tavolo della cucina una crostata fatta con amore dalla sua dolce metà, Lara.
«Una bella sfuriata sicuramente.», borbotto sedendomi con un tonfo sul divano.
«E se fosse una bella gnocca?», Lorenzo ammicca nella mia direzione.
«E se fosse un’ottantenne con la dentiera?», mi esce una smorfia. Mi viene la pelle d'oca al solo pensiero.
«Scommessina?».
Lui non vedeva l'ora di poterlo fare, lo conosco troppo bene.
«Che cosa avevi in mente?», questa volta è Paolo a parlare.
Lorenzo si porta un dito alle labbra, fissa un punto davanti a sé, pensieroso e super concentrato.
«Sembra che tu sia pronto per espletare i tuoi bisogni.», gli fa notare Giorgio.
Mi ha tolto le parole di bocca, ma io l'avrei detto in un modo molto meno fine.
Lui lo fulmina con lo sguardo.
«Ve la siete cercata. Allora, tu domani chiamerai questa Serena e le chiederai di uscire.», comincia.
«Ma se fosse una vecchia senza denti?», piagnucolo infastidito.
Mi zittisce con un colpo secco della mano.
«Zitto, nessuno ti ha detto che potevi parlare. Non hai nessun diritto di replica in questa scommessa.», prosegue con fare dittatoriale.
Deve essere completamente impazzito, ma tengo questo commento per me. Muovo nervosamente le gambe, mi sto agitando non poco.
«Tu domani la chiamerai. Punto. Se fosse una vecchia ottantenne, uscirete per un caffè per discutere dei dettagli sul danno provocato alla tua bambina.», smette di parlare, con fare teatrale e poi finisce in bellezza. «Se fosse una gnocca da paura, dopo il caffè le chiederai un vero appuntamento. Magari è la volta buona che ci dà dentro anche il tuo gioiellino. Sbaglio o è un paio di mesi che non si batte chiodo lì sotto?».
«E anche se fosse?», borbotto incrociando le braccia al petto.
«E anche se fosse?!», sbotta inorridito. «Marco, amico mio, ma ti senti quando parli? Hai proprio bisogno di una sana e bella scopata.».
«Sei sempre così fine.», s'intromette Paolo.
Lorenzo scrolla le spalle con fare noncurante.
«È la pura e semplice verità. Allora, ci stai?».
«Ho altra scelta?», inarco un sopracciglio, dubbioso.
Lui fa finta di pensarci un attimo e risponde: «No, direi di no.».
«Va bene.», acconsento infine.
Lui corre verso il frigo, s'impossessa delle birre, le stappa e ne passa una ciascuno.
«A Marco e al risveglio del cobra!».
«A Marco e al risveglio del cobra!», ripetono gli altri due idioti.
La vedo brutta, molto brutta. Che Dio me la mandi buona, sennò la mia vita sarà un inferno. Spero soltanto non sia una vecchia rinsecchita, non credo di poterlo sopportare.
Bevo un lungo sorso di birra, ne ho davvero bisogno in questo momento.
***Note dell'autrice***
Eccoci qua con questa nuova avventura :) Spero che l'inizio sia promettente e che vi sia piaciuto. Io mi sto divertendo tantissimo a scrivere questa storia e spero possa far divertire anche voi :)
Ringrazio in anticipo chi passerà a leggerla e le darà una possibilità :)
A martedì prossimo!

Un grazie infinito a Maty and Clarity Fan Graphic per il banner che adoro :**

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