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Autore: _wilia    26/08/2014    10 recensioni
[EdxLucy] [Incest]
"Susan aveva sempre notato tutto. Era sempre stata vigile e attenta, perché era la più grande dopo Peter, perché era una seconda mamma, perché doveva proteggere i fratelli più piccoli e prendersi cura di loro.
Ma, con una morsa allo stomaco, Susan fu costretta ad ammettere a se stessa che, a proteggere Lucy, ci pensava Edmund.
Ci aveva sempre pensato Edmund.
E lei lo sapeva.
Lucy si rintanava nel sorriso di Edmund, e Susan sapeva che Lucy era l'unica ragione per cui il fratello non era ancora tornato a casa.
Nonostante lo stress, la paura costante, il timore di non essere abbastanza, Edmund non si era mai arreso. E l'unica certezza che ragazzino possedeva era la sorella più piccola."
-
"Edmund sorrise al ricordo, e prese ad imitare la voce della più piccola. “Ed, sei la stanzetta in cui vorrei nascondermi per sempre”, le sussurrò, prima di stringerla completamente tra le braccia, più forte che poté, e poi posò le proprie labbra su quelle dell'altra, accarezzandole con dolcezza.
E lei non poté che lasciarlo fare.
Si amavano. Di un amore che forse era sporco, immorale, ma era amore.
Andava bene così."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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n.d.a: Buongiorno a tutti! Questa è la prima storia in assoluto che pubblico nel fandom de "Le cronache di Narnia", abituata a postare sempre in quello di Harry Potter. Ho letto, finora, un paio di one-shots, ed ho notato, con estrema felicità, che l'incest LucyxEdmund è bene accetto, e così eccomi qui con la mia breve storia "Can you keep a secret?" ; ho intenzione di scrivere una long su questo pairing (io li vedo molto di più come coppia che come fratello e sorella) ma, prima di farlo, ho bisogno di un vostro parere su questa storia, per capire cosa va bene e cosa no.
Ringrazio infinitamente chi legge e recensisce. Il contesto di questa storia è vago. Ho immaginato che la situazione da me descritta si svolgesse quando Edmund e Lucy abbiano intorno ai quindici anni di età.
Alla prossima, 
Claudia.


Buona lettura!

Can you keep a secret?

 

Susan sapeva.

Susan l'aveva sempre saputo.

Susan non aveva mai mancato di notare le occhiate veloci che Edmund e Lucy si scambiavano e i sorrisi imbarazzati che, non poi così raramente, comparivano sui visi dei due quando si sfioravano.

Susan aveva sempre notato tutto. Era sempre stata vigile e attenta, perché era la più grande dopo Peter, perché era una seconda mamma, perché doveva proteggere i fratelli più piccoli e prendersi cura di loro.

Ma, con una morsa allo stomaco, Susan fu costretta ad ammettere a se stessa che, a proteggere Lucy, ci pensava Edmund.

Ci aveva sempre pensato Edmund.

E lei lo sapeva.

Lucy si rintanava nel sorriso di Edmund, e Susan sapeva che Lucy era l'unica ragione per cui il fratello non era ancora tornato a casa.

Nonostante lo stress, la paura costante, il timore di non essere abbastanza, Edmund non si era mai arreso. E l'unica certezza che ragazzino possedeva era la sorella più piccola.

Susan lo sapeva bene, ma non l'aveva mai detto a nessuno: conservava per sé le memorie che aveva, i momenti dei due che aveva immortalato, per sempre, nella sua mente di ragazzina.

Si era spesso chiesta se anche Peter si fosse accorto di quanto accadesse di notte, proprio sotto i loro nasi, da quando erano bambini.

Si voltò a guardarlo, mentre, con le gambe incrociate sull'erba, discuteva animatamente con Edmund, probabilmente di nuove strategie da adottare nelle prossime battaglie.

Sicuramente, si disse, non ne sapeva niente. Conoscendo il carattere del fratello maggiore, Susan poteva affermare che Peter non avrebbe mai approvato una cosa del genere.

Cosa ne pensava lei, invece? Provava disgusto? Rabbia? Non comprendeva i due fratelli più piccoli?

Era estranea al mondo di cui Edmund e Lucy facevano parte, era così fuori dal loro mondo che non poteva scorgere il modo in cui gli occhi di Edmund brillavano ogni volta che la sorella più piccola gli gironzolava attorno, e il suo sguardo fiero e sicuro ogni volta che si sentiva in dovere di proteggerla.

Quello che Susan non sapeva, però, era che Edmund voleva proteggere Lucy, principalmente, da se stesso.

Susan si alzò in piedi, e si voltò, cercando, con lo sguardo, sua sorella Lucy.

La trovò non molto dopo, intenta a stendere le camice bianche di entrambi i fratelli.

A Susan si strinse forte lo stomaco, mentre le si avvicinava.

Cosa avrebbe dovuto dirle? Come avrebbe dovuto comportarsi?

Era sbagliato.

Quello che facevano era sbagliato, era immorale. Faceva schifo.

Ma era sicura che Edmund facesse sentire sua sorella meglio di chiunque altro.

 

-

 

Lucy si sdraiò nella tenda insieme a Susan, che, alla fioca luce di una candela, era intenta a leggere un libro.

O almeno questo era quello che sembrava.

Mentre si girava dall'altra parte, spegnendo la lanterna accanto a sé, la più piccola non si accorse delle occhiate che sua sorella le lanciava.

Lucy sembrava non notare mai niente. Susan desiderò fortemente di essere come lei, di non vedere, di non sentire, di non sapere niente.

Lei non voleva sapere niente, voleva solo continuare a crogiolarsi nell'idea di avere una famiglia normale.

Decisa a dormire, soffiò sulla candela, che si spense.

“Notte, Lu”, mormorò, e la sorella si voltò verso di lei, abbozzò un sorriso e chiuse gli occhi.

Ma Susan sapeva che non avrebbe davvero dormito. Rimase lì, a fingere di dormire, cercando, inconsciamente, una prova che le avrebbe dimostrato che si era sbagliata.

Una prova che le avrebbe dimostrato che i suoi fratelli non erano incestuosi, che i suoi fratelli non erano... osceni, disgustosi.

 

Solo qualche ora dopo la vita le avrebbe risposto che sì, ancora una volta, Susan Pevensie si era sbagliata.

 

-

 

Lucy uscì dalla tenda prima che le prime luci dell'alba facessero la loro comparsa ed illuminassero il paesaggio. Si richiuse la tenda alle spalle, stando molto attenta a non fare rumore, e si avviò verso la fitta foresta, dove Edmund era solito recarsi quando aveva voglia di stare da solo.

Sentiva che l'avrebbe trovato lì. Si mosse lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile, e si voltò impaurita quando pestò una foglia secca, con il timore che qualcuno potesse averla vista.

Continuò a camminare fino a quando lo scorse.

Edmund se ne stava lì, immobile e col capo chino, in preda alle sue debolezze, davanti a un fuoco quasi spento, mentre con la mano strappava dei fili d'erba.

“Ed”, lo chiamò lei, dolcemente, sottovoce.

Lui alzò subito lo sguardo verso di lei, in un misto di preoccupazione e spavento, e la fissò con cipiglio severo.

“Tu non dovresti essere qui”, le disse, risultando più burbero di quanto volesse.

Nel buio, infatti, la ragazzina si ritrasse e si strinse la giacca sulle spalle. Indietreggiò appena, quando lui la chiamò.

“Aspetta” esalò il fratello “non andartene”, continuò.

Lucy notò che si tormentava il labbro inferiore con i denti, e si chiese, ancora una volta, perché suo fratello non riuscisse a stare tranquillo. Non si mosse da dov'era, però, ed espresse il suo dissenso alle parole da lui poco prima pronunciate. “Non vuoi vedere nessuno, Ed, lo so che quando vieni qui è per questo”, rispose, mentre il vento mattutino le portava i capelli dietro la schiena.

Lui, per la prima volta da quando era arrivata, le rivolse uno sguardo stanco, non severo, carico di dolcezza.

“Tu non sei come gli altri, Lucy. Non lo sei mai stata”, sussurrò, e le sue parole si sparsero al vento.

Alla ragazzina salirono le lacrime agli occhi, e fece di tutto per nasconderlo.

Amava Edmund. Lo amava di un amore malato, immorale, schifoso.

Ma era amore, e il modo in cui Edmund la faceva sentire protetta non aveva eguali. Non era la forza ed il coraggio di Peter a farla sentire al sicuro e a casa, ma il sorriso e le braccia di Edmund che, piene dei graffi che si procurava in battaglia, trovavano sempre il tempo e lo spazio necessario per stringere lei, per portarla lontano dalle guerre, lontano dagli incubi, lontano da quel mondo che mai li avrebbe compresi.

“Vieni qui, Lu” , la chiamò, e le fece posto sull'erba, accanto a sé.

Lei si tolse le scarpe, e camminò sul prato bagnato di rugiada con la leggiadria e la classica delicatezza che la caratterizzava.

Adorò la sensazione di freschezza che il terreno gelido le regalò, ed i brividi che esplosero nel suo piccolo corpo la fecero sentire davvero bene.

Si sedette accanto a Edmund, che si voltò subito verso di lei, intento a guardarla.

Notò che aveva ancora gli occhi lucidi, e le accarezzò una guancia con il pollice, abbozzando un debole sorriso.

Poteva capire perché sua sorella faceva così. Quel sentimento stava logorando anche lui, ma non gli importava.

A lui non faceva schifo.

Lui non vedeva niente di sbagliato nell'amare la sua sorellina più di se stesso. Lucy era sempre stata molto matura per la sua età, ed aveva sempre rappresentato un punto fermo per Edmund, nonostante fosse più grande di lei.

Lucy gli aveva curato le ferite, i tagli sulle braccia, sulla fronte, sulle labbra, sul cuore. Grazie a Lucy, la sua vita aveva tornato ad avere un senso, e lui non l'avrebbe mai lasciata andare.

Portò un braccio dietro la schiena della ragazzina, tremante, e posò le labbra sulla sua fronte.

Lei chiuse gli occhi al tocco, beandosi della sensazione che le regalava. Il fratello riusciva a regalarle momenti di quiete anche quando, dentro di sé, alloggiava la più terribile delle tempeste.

Dopo pochi attimi di silenzio, Lucy parlò: “Ed, perché facciamo questo?”
Edmund si irrigidì, cercando di camuffarlo al meglio, e le chiese : “Questo cosa, Lucy?”, preferendo far finta di cadere dalle nuvole.

Lei si scostò dall'abbraccio, portando il proprio sguardo in quello del fratello. Chiuse gli occhi e lo baciò, improvvisamente, in un contatto leggero e delicato, labbra contro labbra, il contatto più naturale che l'uomo cerca per sentirsi amato.

Edmund rabbrividì e cercò la mano della sorella, stringendola piano. Lucy si tirò indietro, ed un debole schiocco si levò dalle loro labbra.

Il fratello si strinse nelle spalle, prima di posare un ultimo bacio sulla tempia di Lucy. “Perché è giusto così, Lu”, rispose semplicemente, portando lo sguardo verso il cielo.

“Cosa significa, esattamente?” gli chiese la sorellina, che ora iniziava ad irritarsi. Edmund la guardò così intensamente da toglierle il fiato.

“Ti amo, Lucy. Da quando eravamo bambini. Mi hai detto una cosa quando avevi quattro anni e sei corsa in camera mia perché c'era il temporale, te lo ricordi?” le chiese lui, il braccio che riscaldava le spalle di Lucy. Come aveva sempre fatto.

In risposta alla sua domanda, Lucy scosse la testa, ad indicare che no, non se lo ricordava.

Edmund sorrise al ricordo, e prese ad imitare la voce della più piccola. “Ed, sei la stanzetta in cui vorrei nascondermi per sempre”, le sussurrò, prima di stringerla completamente tra le braccia, più forte che poté, e poi posò le proprie labbra su quelle dell'altra, accarezzandole con dolcezza.

E lei non poté che lasciarlo fare.

Si amavano. Di un amore che forse era sporco, immorale, ma era amore.

Edmund le aveva insegnato che no, non c'erano i mostri sotto il letto, Edmund le aveva confidato tutti i suoi segreti, Edmund le aveva lasciato un posto speciale nel suo cuore, Edmund era semplicemente Edmund.

E andava bene così.

 

 

Mentre i vestiti dei due ragazzini scivolavano via dai loro corpi, loro non si accorsero degli occhi stupiti di Susan che, da dietro un cespuglio, aveva avuto modo di osservare tutta la scena.

Loro vivevano in un loro mondo. Un mondo di cui né Susan né Peter facevano parte.

Un mondo di cui gli altri non avrebbero mai capito niente.

Susan decise di non volerne più sapere. Avrebbe continuato ad essere cieca, sì, ma per una giusta causa.

E mentre se ne andava, si voltò un'ultima volta a guardare i due fratelli, e il sorriso che splendeva sul viso giovane di Edmund mentre guardava Lucy le bastò.

Avrebbe mantenuto il segreto.

 

  
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