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Autore: FeelingWeird    26/08/2014    3 recensioni
Un uomo strano. Un uomo pieno di cicatrici che ha chiuso l'ultimo capitolo della sua vecchia e torbida storia, per dare inizio a qualcosa di nuovo, qualcosa che l'ha fatto dimenticare tutti i suoi atti impuri, o quasi...
perché certe volte dimenticare è impossibile quando il passato torna a farti visita e cerca risposte che non riesci a dare.
Un uomo così complicato, un uomo meraviglioso ma tormentato, un uomo dal nome fasullo alla ricerca di qualcosa, nemmeno lui sa di cosa...lui è Owen Smith.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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London
November 26th 2014


E' una classica giornata uggiosa, essendo Novembre e sopratutto a Londra è più che normale; ma in questa particolare giornata il tutto mi lascia un filo di malinconia. Oggi sarebbe il mio 28esimo compleanno eppure non sto festeggiando con nessuno. Non ho ricevuto nessun messaggio dai miei amici...solo uno strappalacrime da mia madre che si trova da qualche parte con mio padre nei meandri degli Stati Uniti. Forse sono troppo grande per una festa di compleanno, eppure la vorrei così tanto. Le ho sempre adorate, certo...se non sono eccessive. Quindi eccomi qui, il 26 Novembre, con un giornale in mano cercando disperatamente lavoro. Sfoglio queste pagine e più vado avanti, più la tristezza mi invade. Mi sento così sola; nemmeno Alexandra, la mia migliore amica nonché coinquilina, è qui con me. Le ho chiesto se uscivamo a prendere qualcosa e mi ha liquidato dicendo che aveva da fare. Stronza. Sono ormai giunta al termine di questo stupido giornale da quattro soldi e la rabbia mi invade. Appoggio la testa sul divano sul quale sono seduta comodamente da ore e tiro un sospiro; affondo una mano tra i miei folti capelli castani e dopo di che lascio quell'ammasso di carta sul tavolinetto di legno davanti a me. 
"Stupido giornale." impreco poi, a voce bassa. Ticchetto nervosamente il piede a terra e intreccio le mani. Vorrei fare qualcosa, ma non saprei proprio cosa. Sto per alzarmi, quando lo sguardo mi cade sulla prima pagina di quel tanto odiato giornale. Scruto un volto apparentemente familiare e subito, spinta dalla curiosità, lo afferro di nuovo. Un bell'uomo, avvolto da un elegante smoking invade questa pagina. Pur essendo in bianco e nero, il suo sguardo fa si che un brivido attraversi tutto il mio corpo: è sensuale ma nasconde una vena di oscurità, di mistero. Mi sento strana, sono sempre più convinta di aver già visto questo volto da qualche parte. Sempre più incuriosita leggo la didascalia sotto a questa splendida foto:


 
Owen Smith, creatore della società che gli sta facendo fruttare milioni cerca personale!!
Noi, della British's News, siamo riusciti a rilasciare un intervista a quest'uomo di 32 anni, che ha avuto successo in tutta l'Inghilterra.


"Wow. 32 anni..." rifletto a voce alta. Continuo a leggere sotto per vedere se riuscirei ad avere possibilità in questa "società."

 
Ho passato periodi difficili nella mia vita e, purtroppo, non ho avuto nessuno che mi stesse accanto, che mi aiutasse. Gettavo le mie paranoie, i miei problemi creando dipendenze che forse avrei dovuto lasciar perdere. Credevo che il tutto mi aiutasse, ma in realtà mi stavano uccidendo piano piano...


Leggo queste parole ed improvvisamente capisco quello sguardo, lo sguardo di un uomo perso, circondato dal dolore; una nota di tristezza mi fa stringere il cuore.


Così, dopo aver dato una svolta alla mia vita, ho pensato: "Ci sono tante persone come me, bisognose; persone che vorrebbero svagarsi, che hanno bisogno di parlare, di scherzare...di sentirsi a proprio agio e riuscire a risolvere i propri problemi. Quindi...perché non creare un centro e far si che tutto questo diventi realtà?!"Alcuni miei amici mi presero per folle, dicevano che mi ero bruciato i neuroni e che le mie idee non avrebbero avuto successo, altri però..mi hanno sostenuto e devo ringraziare solo loro se adesso quest'idea ha avuto successo.


Quest'uomo mi affascina sempre più.

 
In base a che cosa ha scelto il nome della società, Mr Smith?

Beh..è facile. Si chiama Family Centre, perché in questo posto le persone possono sentirsi a proprio agio, come se fossero in famiglia. E' un nome uscito per caso, una mattina mi sono svegliato e ho pensato: Sì, è il nome giusto! 


Lascio perdere alcune righe e mi soffermo su cosa cerca in particolare questa società.

 
Abbiamo bisogno di una psicologa, qualcuno che riesca a parlare con i nostri ospiti, che li aiuti con sedute..
Ci tengo a dire che il nostro non è un manicomio, le persone che ospitiamo non sono pazze. Sono semplicemente persone con problemi irrisolti, oppure che hanno bisogno di staccare la spina, tutto qui
.


Finisco l'articolo ed un sorriso mi spunta sul volto. Finalmente il mio sogno potrebbe realizzarsi. Ho studiato a lungo psicologia laureandomi ma...non sono mai riuscita a lavorare in quel campo per varie ragioni. Ed, adesso, mi sembra così assurdo! Quel giornale dev'essere una benedizione, un regalo di compleanno che ha voluto farmi il destino ed io non potrei mai essergli più grata! Vago con lo sguardo cercando disperatamente il numero di questa società  e, quando finalmente lo trovo, lo digito velocemente sul mio cellulare, quasi tremante.

Il telefono continua a squillare da minuti e devo dire che l'attesa è veramente straziante. Mi sto agitando, cammino avanti e indietro per il mio salotto velocemente; mi mordo le unghie, sospiro. Dopo altri minuti di attesa, finalmente, una voce risponde ed è femminile:
"Buonasera, Family Centre, sono Carla. Come posso aiutarla?"  Dice velocemente, fin troppo. Rimango un attimo a bocca aperta e sbarro gli occhi alzando un sopracciglio, ma dopo qualche secondo scuoto la testa cercando di riprendermi.
"Emh, salve. Ho letto l'annuncio sul giornale e vorrei fare un colloquio..." la mia voce è l'opposto della sua: parlo lenta, scandisco bene ogni parola. 
"Le passo subito Mr Smith." E dopo questo, inizio a sentire una strana musica proveniente dal telefono: una delle classiche melodie d'attesa. Altri minuti passano. 

Mi lascio prendere da quel suono, tanto che inizio a sbiascicare qualche parola della canzone, quelle che comprendo meglio, andando a ritmo. Sono presa dal testo quando una voce mi fa sobbalzare:

"Buonasera, Owen Smith." Il suo accento è strano, non è di certo inglese. La sua voce, così calda e accogliente fa si che la mia mascella si blocchi e su per la mia schiena iniziano a correre velocemente tanti piccoli brividi. Sono presa dalle mie fantasticherie quando mi torna in mente che fino a cinque secondi prima che rispondesse stavo cantando ed il pensiero che lui abbia potuto sentirmi mi fa arrossire di colpo.
"B-buonasera Mr Smith. Sono Elizabeth, Elizabeth Kay." Faccio una pausa di qualche secondo e poi riprendo:"Sono interessata al posto di psicologa che sta cercando..." 
"Perfetto. Possiamo fare il colloquio domani. Si presenti da noi alle 10 di mattina, non un minuto di più né uno di meno." La sua voce è sempre più soave, rischio di ipnotizzarmi per colpa di questo suono così melodico; eppure nel pronunciare l'ultima frase cambia totalmente tono: sembra un ordine, una minaccia...quasi un avvertimento. Che cosa mi succederebbe se arrivassi in ritardo? Deglutisco al pensiero, quest'uomo sarà pure affascinante ma...mi incute timore.


Mi dice velocemente l'indirizzo del Family Centre, dopo di che si congeda, tornando al suo tono gentile:
"Arrivederci, e a domani Miss Kay." 
Wow. Non perde tempo questo Owen Smith eh.
"A-a domani." La mia risposta è tutt altro che formale. Non sono riuscita a formulare niente di meglio dopo quel Miss Kay. 
"Devo ancora vederlo e già mi fa questo effetto? Com'è possibile?" penso mentre sprofondo ancora una volta sul mio comodissimo divano.
Continuo a ripensare a quell'uomo, il suo nome rimbomba nella mia testa insieme alla sua  voce.
"Owen Smith..." dico a voce alta accennando un sorriso e senza nemmeno rifletterci un secondo di più, decido di fare ricerche su Internet.


Un sacco di pagine ricoprono questo nome, parlano tutti della sua vita dopo aver creato il Family Centre, nessun accenno al suo passato. Nessun accenno alle "dipendenze" di cui parlava nell'articolo.
Che dipendenze potrebbero essere? Alcol? Droga? Fumo? 
La curiosità mi assale, ma dopo un'altra buona mezz'ora di ricerche decido di lasciar perdere. Owen Smith non vuole far sapere nulla del suo passato, mi chiedo perché. Nasconde qualcosa di oscuro? 



Nemmeno mi accorgo che nel frattempo sono crollata in un sonno profondo. Quando mi sveglio il mio pc è ancora aperto sulla stessa pagina e si trova sulle mie gambe. Ringrazio il cielo che non sia caduto e velocemente lo ripongo sul tavolinetto di legno, vicino al giornale che mi ha portato fortuna. Mi alzo velocemente da quel divano dove ho passato decisamente troppo tempo nelle ultime ore; l'aria nell'appartamento è cambiata: sono più felice. Non mi importa se è il mio compleanno e nessuno si è degnato di farmi gli auguri, o meglio...mi importa, ma non più di tanto. Vado in cucina, sentendo un leggero brontolio provenire dal mio stomaco; prima di mettermi ai fornelli controllo quanto tempo è passato sull'enorme orologio appeso al muro: un orologio troppo colorato per i miei gusti, con due occhi posti al centro. Sospiro al pensiero di quell'orrendo oggetto; Alexandra ha insistito così tanto per prenderlo ed ogni giorno mi pento sempre di più di aver ceduto e averglielo fatto appendere qui, in casa nostra. 
6.30, sì, è decisamente l'ora di cena. Controllo nel frigo e nonostante non ci sia granché, mi invento qualcosa: una piadina, veloce e gustosa. Mia nonna era italiana, quindi è riuscita ad insegnarmi tante ricette carine che possono essere pronte in pochi minuti. Prendo tutto l'occorente e lo poggio sul piano dietro ai fornelli. Corro a prendere la padella e la metto subito sul fuoco, aggiungendo poi farina e acqua. Roteo la padella con il manico per far si che il contenuto si sparga su tutta la superficie e attendo qualche minuto. Sto per girarla quando improvvisamente il cellulare suona. Giro la piadina velocemente per farla cuocere anche dall'altro lato e, ovviamente, mi scotto. Saltello dalla cucina alla sala per prendere il telefono, ma improvvisamente smette di suonare. Controllo e noto con piacere che era Alexandra: sto per richiamarla ma immediatamente mi arriva un messaggio.


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From: Alexandra
To: Elizabeth

Effie...devo chiederti un favorone!!
Potresti andare velocemente al supermercato? Ho bisogno di riso, insalata, pomodori, fettine di pollo e le patatine surgelate!
Ah, prendi anche del gelato, e passa anche da Starbucks, due frappuccini..come sempre ;)

Alex X

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"C-cosa?!" impreco immediatamente. Continuo a guardare il messaggio rileggendolo ed il mio nervosismo torna a farmi visita. Dopo qualche minuto sbuffo e mi infilo il telefono in tasca; corro in camera da letto e cerco qualche cosa decente da mettermi. Opto per una felpa e dei jeans, dopotutto non devo andare a fare una sfilata. Mi lego velocemente i capelli e mentre lo sto facendo sento uno strano odore invadere le mie narici. Annuso e riconosco la puzza: qualcosa sta bruciando.
"Merda!" urlo correndo in cucina. La mia piadina è ormai nera, così mi affretto a spegnere il fuoco, buttarla nella spazzatura e far scorrere la padella sotto l'acqua fredda. Non potrebbe andare peggio: sto passando il mio compleanno da sola, la mia cena è rovinata ed adesso devo anche andare a fare la spesa!


Passeggio per le strade di Londra e ad ogni passo tiro un sospiro. Come se non bastasse, mentre sono ancora lontana dal supermercato più vicino...inizia a piovere.
"Perfetto." sussurro. Tiro su il cappuccio della mia felpa, mi infilo le mani in tasca e continuo a camminare, facendo finta di niente.


7.52. La tortura è finita. Sono arrivata a casa combattendo pioggia, carrelli e file lunghissime da Starbucks. Poso il sacchetto della spesa in terra e tento di aprire il portone ma, ovviamente, i miei gustosissimi frappuccini cascano in terra ed il contenuto si sparge lentamente sul pavimento.
"Ma vaffanculo!" urlo raccogliendoli e buttandoli nel cestino di fianco. Entro in casa fradicia con una faccia che farebbe paura a chiunque. Chiudo la porta alle mie spalle:
"Ascoltami Alex, io la spesa l'ho fatta...sono pure andata da Starbucks ma acc-" sto per finire la frase ma un coro mi fa sobbalzare:

"SORPRESAA!" Rimango a bocca aperta mentre i miei amici più intimi spuntano da dietro al divano, tutti con indosso un cappellino orrendo...sicuramente è stata un'idea di Alexandra. Sorrido come una deficiente mentre la mia migliore amica si avvicina:
"Credevi veramente che mi fossi scordata del tuo compleanno?!" mi abbraccia forte ed io quasi mi emoziono. Tutto il nervosismo della giornata automaticamente svanisce e piano piano tutti coloro che erano posizionati dietro al mio comodissimo divano si avvicinano per salutarmi calorosamente. C'è Jack, il simpaticone del gruppo, quello che anima sempre la festa. Un ragazzo alto, con i capelli sparati ed un sorriso mozzafiato. Non appena arriva a salutarmi mi prende in braccio e comincia a farmi voleggiare in aria.
"Tanti auguri piccola!" continua entusiasta schioccandomi un bacio sulla fronte. E' sempre stato fissato con quel nomignolo, pur avendo la sua stessa età...in realtà lo usa semplicemente perché sono bassina. 
Ed ecco che arriva Thomas, il classico biondo e occhi azzurri che crede di avere il mondo ai propri piedi; quello che ci prova spudoratamente con tutte. Ogni volta che le ragazze lo vedono quasi si strappano i capelli urlando, come le classiche fangirl. 
"Auguri, sei splendida. Anche tutta bagnata." usa il suo solito tono provocatorio che non mi fa né caldo né freddo. Gli rispondo facendogli l'occhiolino e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Presto arriva a salutarmi anche Cassandra, la più piccola del gruppo. Una morettina sempre allegra e piena di energia. Poi Holly, la sua migliore amica ed infine Ethan; uno dei miei migliori amici insieme a Jack e Alex. 
"E' stata una giornata orribile, ve ne ho tirate tante!!" aggiungo dopo aver abbracciato tutti, cercando di rimanere seria ma fallendo miseramente.
"Ecco perché mi fischiava l'orecchio oggi..." continua Jack sfoggiando un altro sorriso.
Ci sediamo sempre sul solito divano; alcuni sono costretti a prendere delle sedie poiché il divano non ospita più di 5 persone. Alex corre in cucina con la borsa della spesa e torna portando stuzzichini, pizza, gelato e tante altre porcherie. Noto che il mio pc ed il giornale non sono più sul tavolino di legno, probabilmente li avranno spostati loro. Oltre a questo, scruto anche che la mia casa è tappezzata di palloncini, festoni e stronzate simili.

"Ma quindi...la spesa era una scusa per farmi uscire di casa?" dico fulminando Alex con lo sguardo. Lei annuisce chinando la testa con aria colpevole ed io scoppio a ridere per qualche strano motivo a me oscuro. Forse nervosismo?
"Alloooora.." mi dice Thomas:"Novità? E' tanto che non ci vediamo noi due!" In effetti è vero, eppure non ho mai sentito la sua mancanza.
"Una notizia importante c'è..." lascio tutti col fiato sospeso, mentre si avvicinano ed aguzzano le orecchie.
"Domani...ho un colloquio di lavoro, per un posto da psicologa!" Tutti i miei amici cominciano a battere le mani ed a complimentarsi con me. Alex, più emozionata di tutti -come al solito- , mi salta addosso di nuovo e mi stritola; a stento riesco a respirare ma decido di lasciarla fare. 



L'alcol scorre a fiumi da ore ed io inizio a sentire la testa leggera. Ridiamo tutti spensierati mentre Jack ci intrattiene con le sue solite storielle.
"E' ora di aprire i regali!!" aggiunge Cassandra battendo le mani e saltellando sul divano. 
"Yeee!" dice Jack imitandola, o meglio...sfottendola. Mi fanno mettere al centro, seduta per terra mentre loro mi si siedono intorno. Mi sento un po' stupida, osservata...ma so che non posso astenermi; le idee di Alex vincono sempre su tutto..come si può notare dai cappellini che ancora giaciono sulle teste dei miei amici e da quell'orrendo orologio appeso sul muro della cucina. 

Scarto i miei regali frettolosamente, sperando che questa tortura finisca presto. Fingo di essere entusiasta di vestiti, collane ecc.. anche quando vorrei solo buttare tutto nella spazzatura.
Alexandra mi ha regalato un piccolo quadro con una delle nostre foto migliori, altre stronzate simili all'orologio e una delle sue solite lettere. La leggo tutta d'un fiato a voce alta e non appena arrivo in fondo una lacrima di gioia mi riga il viso, mi avvicino a lei e l'abbraccio, la stritolo. Sono così contenta di averla come amica, è straordinaria. E, citando la sua lettera:

"Nessuno ci separerà mai."

Arriva il turno di Jack ed apro il regalo curiosa. Alzo un sopracciglio: la scritta Avenged Sevenfold padroneggia su questo enorme quadrato sottile. Scruto bene l'immagine di copertina e noto che è veramente qualcosa di strano. Da adolescente ero fissata con gruppi del genere, ma poi avevo smesso di seguire la musica...è una cosa di cui mi pento amaramente, ma purtroppo non ho potuto fare altrimenti.
"C-city of evil?" guardo Jack che sta sorridendo. Annuisce:
"Sono grandiosi, sono sicuro che ti piaceranno!" 
"Jack, un vinile. Io non ho un lettore di vinili."
"Ed invece ce l'haiiii!" aggiunge Thomas punzecchiandomi e porgendomi un'enorme scatola.
"Cosa? Mi hai regalato un lettore di vinili?!" Sono sbalordita.
"No...questo è un regalo di gruppo, l'abbiamo fatto tutti insieme." dice Ethan puntando i suoi occhioni verdi sui miei.
"Oooohhh..." dico sorridendo:"ma siete adorabili!" Li riabbraccio un'altra volta e dopo aver finito lo scarto dei regali riprendiamo a bere ed a divertirci.



La serata è giunta al termine ed io sono esausta. Barcollo tra le braccia di Alexandra e noto che anche lei non è di certo sobria: ride per niente, inciampa da sola...che serata! A stento riesco a credere ho appena compiuto i miei 28 anni. Non me li sento affatto; dentro di me sono ancora una teenager che ha voglia di divertirsi e fare discorsi senza senso...sarà colpa dell'alcol? Mi giro un attimo per guardare in che condizioni abbiamo ridotto la casa e, nonostante ci veda sfocato, non è una bella visuale: bicchieri sparsi ovunque... sul pavimento, sui tavolini; stesso per i cartoni delle pizze e gli altri snack. Noto anche della mozzarella sul pavimento. Tiro un sospiro pensando che il giorno dopo dovrò darmi da fare per pulire. Io ed Alex raggiungiamo goffamente i nostri letti e non appena ci sdriaiamo cadiamo entrambe beatamente tra le braccia di Morfeo.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Eccomi qui con una nuova fan fiction...
Come sempre è un'idea un po' insolita e so che inizialmente non capirete (o forse sì?) perché è tra le fanfiction dei Sevenfold. Prometto di levare ogni dubbio andando avanti con la storia, già dal prossimo capitolo credo che inizierete a capirci qualcosa.
Sarei entusiasta di leggere commenti e/o consigli riguardo questo prologo. Nel frattempo mi limito a salutarvi e spero di avervi incuriosito!
Un bacio;
FeelingWeird.


  
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