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Autore: StelladelLeone    26/08/2014    7 recensioni
Situazione: Il Ballo di Gala la sera del 23 Dicembre in onore del 1000° anno dalla fondazione di Hogwarts.
Soggetto: Grifondoro dai capelli crespi assetata di rivalsa su tutti coloro che l’hanno fatta passare per un castoro in tutti quegli anni.
Obiettivo: dimostrare di essere una ragazza, carina anche, andando al ballo e stupendo tutti.
Ostacolo: furetto biondo dal pessimo carattere.
Cause dell’ostacolo: amici infidi e traditori, nonché un orgoglio spropositato sia del soggetto che dell’ostacolo.
Soluzione: Eliminazione dell’ostacolo.
One-shot partecipante al concorso indetto da ChocoCat "If the plan doesn't work, change the plan but never the goal (RELOADED)"
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Operazione Ballo

Nome autore: StelladelLeone

Titolo: Operazione Ballo!

Rating: giallo

Genere: Fluff, comico

Introduzione:

Situazione: Il Ballo di Gala la sera del 23 Dicembre in onore del 1000° anno dalla fondazione di Hogwarts.

Soggetto: Grifondoro dai capelli crespi assetata di rivalsa su tutti coloro che l’hanno fatta passare per un castoro in tutti quegli anni.

Obiettivo: dimostrare di essere una ragazza, carina anche, andando al ballo e stupendo tutti.

Ostacolo: furetto biondo dal pessimo carattere.

Cause dell’ostacolo: amici infidi e traditori, nonché un orgoglio spropositato sia del soggetto che dell’ostacolo.

Soluzione: Eliminazione dell’ostacolo.

Note: Contesto generale/vago

Contest: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10875311 

 

 

Operazione Ballo!

 

 

 

Ci sono poche cose che mandano nel vero panico una ragazza: il proprio aspetto riflesso allo specchio la mattina, una confessione, sia agognata che non, e infine, la cosa peggiore di tutte, un ballo.

E Hermione Jean Granger, nonostante ciò che alcuni sostenessero, (morte e distruzione a loro in eterno) era un ragazza. Certo, non era la tipica fanciulla che passava il suo tempo a correre dietro ai ragazzi, ai saldi e ai trucchi, preferendo una sana lettura all’ultimo pettegolezzo riguardo la cugina della zia della compagna di Corvonero del sesto banco rispetto alla cattedra di Piton che si era divertita con il figlio del prozio di quinto grado del fratello del figlio illegittimo e mai conosciuto della McGranitt. Ma anche lei voleva andare al ballo. Con un ragazzo. E che le piacesse possibilmente.

E allora com’era finita in quella maledetta situazione?!

“Hermione, cosa ci fai ancora qui?! Non vorrai far aspettare il tuo cavaliere!” la rimproverò Ron, già vestito a festa (e con che vestito! Mamma Weasley aveva colpito ancora), con un ghigno che Hermione non esitò a definire da traditore infingardo, a voler essere fini.

Con tutta la dignità che le era concessa in quel momento, si alzò a malincuore dal quella comoda poltrona della Sala Comune su cui fino ad un attimo prima stava tentando di leggere uno dei suoi amati libri. Tentando, perché in realtà non faceva altro che rimuginare su tutta quella dannatissima situazione in cui lei e il suo orgoglio si erano andati a cacciare a braccetto.

“Sto andando, Ronald. Mancano ancora un’ora e mezza, non avrà problemi il mio accompagnatore.” Disse gelida, sibilando con disprezzo la parola “accompagnatore” e camminando verso il dormitorio mentre primini già agghindati a festa si gettavano di lato al suo passaggio, facendo di tutto per evitare la bestia assassina dai capelli crespi.

“Hey, Herm!” la salutò Harry in smoking raggiungendoli, ma lei con uno svolazzo di ricci lo sorpasso a testa alta.

Il sopravvissuto sospirò e guardò Ron, confuso.

“Non so se abbiamo fatto la cosa giusta…ci siamo andati pesanti…” mormorò aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Se lo meritava!” ribatté Ron diventando paonazzo e gonfiando le guance, “Forse…” aggiunse poi con una punta di rimorso.

“Ovvio che avete esagerato! L’avete data in pasto a Malfoy!” li sgridò con voce tagliente una ragazza scendendo con la grazia di una pantera predatrice le scale, fasciata nel suo tubino verde smeraldo e con i capelli rossi sciolti sulle spalle, come delle fiamme vive.

“Ginny…” boccheggiò Harry, mentre la sua fidanzata lo raggiungeva con gli occhi che le brillavano di furore.

“Non fare quella faccia Ron, non c’è niente di indecente nel mio vestito.” Anticipò il fratello che chiuse la bocca spalancata poco prima, come invece si dimenticò di fare Harry, incantato dalla sua figura.

“Ah…ehm…c-cosa stavamo dicendo?” chiese poi cercando di recuperare una certa dignità, a partire dal cercare di smettere di sbavare.

“Che avete esagerato, Harry! Non capite quanto sia importante per una ragazza il ballo?! E voi l’avete obbligata ad andare con Malfoy! MALFOY” spiegò furente la rossa, facendo indietreggiare i due impavidi grifondoro.

“M-ma lei…è solo un ballo…” provo a balbettare Ron non notando le occhiate di avvertimento dell’amico.

“ ‘E’ SOLO UN BALLO’ UN RICCIOCORNO! Siete degli imbecilli!” ricominciò ad inveire Ginny elencando gli ovvii motivi per cui un ballo fosse importante per una ragazza, mentre nella Sala calava un silenzio di tomba e i compagni facevano di tutto per nascondersi.

Nella tromba delle scale, la ragazza riccia che poco prima si stava nascondendo per origliare la conversazione, a passi felpati salì in camera sua e si lanciò sul letto ad angelo.

Già, Malfoy.

Ancora si chiedeva come avesse potuto accettare…

 

Era una tipico lunedì mattina e tutti i grifondoro stavano sciamando dal ritratto per correre ad abbuffarsi in Sala Grande; gli unici che, stranamente, non partecipavano alla gara per accaparrarsi le delizie più prelibate, erano Harry e Ron che contrattavano con una povera Hermione che cercava disperatamente di terminare di leggere un capitolo avvincente del suo amato libro da seicento pagine. Una lettura leggera per distendersi prima di affrontare la giornata scolastica.

“Hermione ti prego! Facci confrontare i nostri temi con il tuo! Ti giuro che è solo per sicurezza, l’abbiamo già scritto noi e ci abbiamo anche sudato sopra!” la implorò per l’ennesima volta il rosso, mentre Harry annuiva energicamente.

“Ve lo potete scordare!” esplose infine scocciata chiudendo il libro di scatto e fulminando i suoi migliori amici, “L’ultima volta che avete detto così in realtà non l’avevate ancora fatto e me lo avete copiato! Devo ringraziare la McGranitt se ha creduto alle mie parole e non ha dato anche a me un Troll! La prossima volta imparate a studiare, razza di quidditchofili!!” urlò mentre il tono le si alzava di un ottava.

“Solo perché sei più intelligente non è che puoi permetterti di pensare che tutti gli altri non studino o siano stupidi!” ringhiò Ron avvicinandosi alla ragazza che si era alzata per fronteggiarlo meglio con sguardo di sfida.

“Ma io mi riferivo a voi due, non agli altri!” sibilò lei inviperita.

“Ron ha ragione Herm, non puoi rinfacciarci quell’errore per sempre!” sbottò Harry prendendo le parti dell’amico.

Hermione alzò un sopracciglio sarcastica.

“Davvero?!” chiese incrociando le braccia, “Perfetto: dimostratemelo! Scommettiamo: se riuscite a prendere almeno una O in questo tema da soli, allora io farò ciò che voi mi ordinerete; se prenderete di meno, sarò io a scegliere una punizione per voi.” Propose con un sorriso sadico.

“Ci stiamo!” accettarono i due dopo essersi scambiati un’occhiata di conferma.

 

 

Tre giorni dopo il Preside annunciò che per festeggiare il Millesimo anno dalla fondazione di Hogwarts, il 23 Dicembre, così che potessero partecipare tutti, sarebbe stato organizzato un ballo di gala per tutti gli alunni, scatenando urla di giubilo da parte delle ragazze ed esclamazioni di apprezzamento, fischi e pensieri leggermente impuri nei ragazzi.

Nessuno si accorse in quel caos gioioso delle risate miste a imprecazioni che provenivano da un certo tavolo dei Serpeverde.

Verso le nove passate di quella sera, quando ormai i ragazzi iniziavano a ritirarsi nelle camere, Hermione, che stava ancora studiando davanti al fuoco del camino, venne disturbata da un insistente picchiettio alla finestra. Perplessa andò ad aprirla, lasciando così entrare portato dal freddo vento invernale un maestoso gufo reale che con sua enorme sorpresa lasciò cadere nelle sue mani una lettera e una rosa bianca.

La sorpresa si trasformò in diffidenza quando vide lo stemma dorato dei Serpeverde sul retro della suddetta busta, ma dopo vari tentennamenti e tentativi di ignorarla o darle fuoco, la sua curiosità prevalse e, dopo essersi seduta, l’aprì.

La lettera presentava questo testo, vergato con una calligrafia elegante ma allo stesso tempo pungente e spigolosa:

Lurida Cara Mezzosangue,

So che il tuo povero cervello non reggerà la sorpresa quando capirà il contenuto di questa lettera, ma per evitare di fraintendere è meglio che io metta le cose in chiaro subito, così che anche tu, essere inferiore, possa capirle (se ancora non ci arrivi ti manderò un disegno): la mia nobile persona ieri ha perso una scommessa, per la prima e unica volta a causa di un malessere che mi ha dolorosamente colpito nel bel mezzo della sfida impedendomi di partecipare al meglio delle mie straordinarie prestazioni, con quel traditore di nome Zabini e il suo compagno Nott, al mio fianco in questo orribile momento, motivo per cui sono stato obbligato a scriverti; se ti stai chiedendo come mai io non mi sia rifiutato, sappi che sono stato orribilmente ingannato e obbligato a mia insaputa a firmare, prima di scommettere, una pergamena incantata per cui chi non avesse rispettato le condizioni si sarebbe riempito di pustole, brufoli e bolle. Al fine di non deturpare il mio splendido volto e quindi privare di tale risorsa il mondo femminile, ti chiedo: vuoi venire al Ballo con me, mezzosangue Hermione?

Ovviamente non vedo l’ora di ricevere il tuo rifiuto, perché sono sicuro che, nonostante tu abbia il cervello ottenebrato dalla mia sublime bellezza, tu sia ancora in grado di capire di non essere alla mia altezza.

 

Il nobile e purosangue tra i purosangue, Draco Lucius Malfoy, per sempre dell’illustre Casa di Salazar Serpeverde

P.S: Brucia subito questa lettera o lo dirò a mio padre!

 

 

Hermione, dopo i primi secondi shock, nonostante l’irritazione per i palesi insulti, scoppiò sadicamente a ridere: chissà che umiliazione per il povero furetto scriverle quella lettera! Ovviamente avrebbe pagato salatamente quegli insulti: quella lettera sarebbe stata incorniciata e appesa in Sala Comune; lo dicesse pure a suo padre, una grifondoro non si spaventava certo per così poco.

Stava ancora ghignando mentre pregustava la sua vendetta, quando all’improvviso una mano si posò sulla sua spalla.

“Hey Herm!” la salutò Ron accompagnato da Harry, entrambi sudaticci e infangati per gli allenamenti extra di quel giorno, che non le aveva permesso di vederli per nemmeno un secondo.

“Ciao Ron, Harry.” Rispose lei al saluto, con ancora un sorriso inquietante stampato sul volto.

“Come mai stavi ridendo come una psicopatica?” chiese il rosso mentre con Harry si gettava a peso morto sulle poltroncine della Sala Comune.

“Perché Draco Malfoy ha appena firmato la sua condanna a morte!” Spiegò ghignante sventolando la lettera, mentre i due aguzzavano le orecchie.

La ragazza passò la lettera ai due, convinta che ben presto avrebbe sentito grasse risate risuonare in Sala Comune, ma dopo qualche attimo vide invece due ghigni disegnarsi sui volti dei ragazzi.

“Mi sa che l’avete firmata insieme la condanna a morte.” Disse Ron prima di richiamare con un incantesimo due pergamene ingiallite che si posarono in grembo a Hermione.

Due temi di Trasfigurazione. Due Eccezionale vergati dalla Mc Granitt.

Il cuore della ragazza perse un colpo.

“Cosa intendete?” chiese terrorizzata, ma il suo cervello aveva già capito. Purtroppo.

“Semplice cara Hermione” risposero in coro dopo un’occhiata complice, “Abbiamo appena trovato la tua punizione.”

 

 Hermione prese a sbattere la testa contro il materasso. Ancora non riusciva a crederci che sarebbe dovuta andare con Malfoy al ballo!

Mentre le altre ragazze volteggiavano per il dormitorio ridacchiando e mostrando il loro abiti, pettinature e accessori le une alle altre, estasiate e trepidanti, la ragazza si accoccolò in posizione fetale abbracciando il cuscino.

Quando aveva sentito del ballo era stata così contenta! Era la sua occasione per dimostrare che anche lei poteva essere carina, femminile… In meno di venti minuti aveva già preparato uno splendido piano che le avrebbe permesso per almeno una volta di essere ammirata. Aveva pensato all’abito, ai capelli, ai gioielli… tutto. E già sorrideva pensando alla faccia che avrebbero fatto i suoi compagni scoprendo che anche una secchiona poteva essere bella; inoltre sperava davvero tantissimo di venir invitata da qualcuno di carino…

Ma poi era arrivata la lettera e tutto era precipitato: non poteva non mantenere la promessa, era una questione d’orgoglio, ma nemmeno sprecare la sua unica possibilità con Malfoy. Vero che nessun’altro, sparsasi la voce che Malfoy e la Granger sarebbero andati insieme, l’aveva invitata, ma preferiva andare da sola nella speranza che qualcuno poi le chiedesse di ballare piuttosto che farsi umiliare dal furetto.

Possibile che non ci fosse nemmeno una via d’uscita?!

Finalmente Hermione ebbe un’illuminazione: probabilmente per disperazione, ma aveva trovato una soluzione.

Se era Malfoy a rifiutarsi di andare con lei, non potevano certo accusarla di non aver mantenuto la promessa.

O meglio, se Malfoy era impossibilitato ad andare con lei; precisò mentalmente con un sogghigno.

La ragazza si alzò di scatto e si precipitò verso il baule, dentro a cui iniziò a cercare piuma e pergamena. Dopo cinque minuti, rilesse soddisfatta la sua opera e chiese ad una sua compagna se potesse prestarle un gufo, a cui consegnò la lettera.

Dopo aver osservato il gufo volare nella notte nevosa, con un sorrisino furbo si chiuse in bagno per prepararsi.

La guerra era appena iniziata.

 

Un ticchettio ritmato e persistente risuonava nel silenzio del corridoio del terzo piano, solo un leggero ansimare lo accompagnava.

Ormai gli alunni erano tutti o a finire gli ultimi ritocchi nei dormitori o, i più svelti, già nel salone; solo Hermione Granger stava correndo da tutt’altra parte, rischiando ogni due per tre di cadere faccia a terra.

Era in ritardo! E pensare che gliel’aveva dato lei l’appuntamento davanti alle aule del terzo piano alle otto! Così adesso si sarebbe pure dovuta sorbire i commenti acidi, perché lo sapeva, eccome se lo sapeva che ci sarebbero stati, del furetto.

Finalmente svoltò l’ennesimo angolo, appoggiandosi ansimante al muro nella speranza di recuperare fiato: dannazione, lei non era fatta per lo sport!

“Quanta fretta di vedermi Mezzosangue!” ovviamente era già lì, appoggiato alla parete indolente, a braccia incrociate e con un ghigno stampato sulle labbra sottili.

Hermione lo fulminò, ma non aveva ancora la forza di parlare.

“Sei in ritardo.” Le fece notare sprezzante staccandosi dal muro e sistemandosi la giacca nera.

“Le donne fanno sempre aspettare il proprio cavaliere, anche se in questo caso non si può usare questo appellativo con te.” Ribatté avvicinandosi riluttante al ragazzo, che ghignò mentre si passava una mano tra i capelli biondo platino pieni di gel magico.

“Tanto lo sanno tutti che le ragazze preferiscono i tipi come me ai cavalieri.” Ribatté sicuro lui “Comunque sono contento che tu ti sia riuscita a mettere un abito decente ma soprattutto a domare quell’insopportabile cespuglio che solitamente ti ritrovi in testa: così non mi farai sfigurare!” Aggiunse poi osservando con attenzione il vestito rosso scollato e corto fin sopra le ginocchia, con una fascia nera sotto il seno abbinata ai tacchi e alla pochette in perline che teneva nella mano destra, e i capelli stranamente a boccoli legati da un fiocco di raso nero in una coda laterale.

Hermione non poté trattenere un ghigno soddisfatto: le ci erano voluti sei giorni per preparare quella pozione che avrebbe reso i suoi capelli crespi morbidi boccoli; certo sarebbe durata solo dieci ore, ma bastavano e avanzavano.

“Anche tu sei decente.” Rispose lei senza dargli alcuna soddisfazione, incrociando studiatamente le braccia dietro la schiena, nonostante avrebbe potuto anche dire che Malfoy fosse quasi carino con la camicia bianca e lo smoking nero, se non fosse stato che teneva la camicia nei pantaloni. E per la cravatta troppo stretta. E per l’enorme quantità di gel sui capelli. Anzi, semplicemente per i suoi capelli, di un innaturale biondo platino.

“Decente?!? Sai quante ragazze pagherebbe oro per ballare con me stasera?! Non ti senti in colpa a privare l’universo femminile di tale possibilità?!” chiese fintamente affranto, mentre analizzava perplesso i movimenti della ragazza: perché diavolo stava guardando così intensamente la porta dietro di lui?!

“Stai tranquillo Malfoy, l’universo femminile mi farà un monumento alla gloria per il mio sacrifico. E le poche che ti vengono davvero dietro, sono solo l’esempio della dilagante stupidità umana.” Rispose lei dopo un secondo di troppo, tornando a posare i suoi occhi castani su di lui, evidentemente scocciata.

“Comunque non ti ho chiamato qui per niente,” aggiunse poi prima che il ragazzo farneticasse sul suo “indiscutibile” fascino per l’ennesima volta, “Vieni.” Disse poi afferrandolo per una manica della giacca. L’ombra di un sogghigno sembrò a Malfoy dipingersi per un secondo sulle sue labbra rosse.

“Attenta mi stai stropicciando…” iniziò a lamentarsi piccato, ma nell’istante in cui la ragazza aprì la porta dell’aula davanti a cui l’aveva aspettata, con orrore scorse una bacchetta nella mano destra di Hermione.

“Incantesimi mentali!” pensò orripilato mentre la ragazza lo gettava di malagrazia nella stanza vuota.

Fu un attimo e il suo istinto Serpeverde gli urlò che c’era qualcosa di decisamente sbagliato in quello che stava accadendo.

La sua mano brancò il polso di Hermione e la trascinò sopra di sé nella stanza.

La porta di chiuse dietro di loro.

“Ma che cosa…?” urlò Hermione imbestialita cercando di rialzarsi dalla posizione sconveniente in cui era finita: a cavalcioni, con vestito decisamente troppo corto per i suoi standard, su un ragazzo steso a terra.

“Salazar che orrore! Spostati da lì Granger!” inveì invece il biondo buttandola con forza sul pavimento accanto lui. Ah, la cavalleria.

“Si può sapere cosa stavi cercando di fare Mezzosangue?!” sbraitò poi tirandosi a sedere e cercando di lisciarsi la camicia.

Vedendo che non riceveva alcuna risposta, il giovane alzò gli occhi. Mai errore più grande fu commesso nella sua intera esistenza. Mai Draco Lucius Malfoy ebbe così paura.

Hermione, con la bacchetta stretta nella mano lo guardava tremante di rabbia omicida, la testa leggermente inclinata, un sorriso sadico e folle sul volto, gli occhi che brillavano di riflessi rossastri e un alone nero intorno alla sua figura.

“G-Granger…?” chiese preoccupato il ragazzo indietreggiando e deglutendo terrorizzato, ma quella davanti a lui non era più il castoro secchione, ma la tigre predatrice.

“Se non fosse stato per te il mio piano avrebbe funzionato… avresti potuto evitarlo ma…” mormorò mentre il sorriso si allargava ancora di più scatenando brividi freddi lungo la schiena del ragazzo, “…ora, per toglierti di mezzo, dovrò passare alle maniere forti.” Concluse prima di scoppiare a ridere istericamente.

“Togliermi di mezzo?!? Maniere forti?! Granger cosa…” iniziò a dire il ragazzo mentre cercava disperatamente la bacchetta.

Un movimento elegante della mano di Hermione e delle corde dal nulla si avvolsero strette intorno a Malfoy.

“Ehi! Cosa ti salta in mente?! Ma sei impazzita?!” iniziò ad urlare dimenandosi: dov’era la bacchetta?!

“Sì.” Rispose lei gelida prima di far comparire un bavaglio con cui zittì il ragazzo e, dopo aver guardato sadicamente soddisfatta il suo operato, con passo tranquillo si diresse alla porta e ad afferrò la maniglia.

Tirò con forza.

La porta non si aprì.

Riprovò.

La porta non si aprì.

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla tempia della ragazza che dopo qualche istante puntò con ferocia la bacchetta alla porta e iniziò a recitare una serie di incantesimi uno dopo l’altro, ma niente.

La porta rimase chiusa.

“Com’è possibile?!” si disperò cadendo in ginocchio affranta.

“SI PUÒ SAPERE COSA STAI FACENDO?!?” L’ urlò di Malfoy risvegliò Hermione dal suo stato di catalessi, che si voltò sorpresa per vedere il ragazzo in piedi, bacchetta alla mano e le corde sciolte ai suoi piedi.

“Come?” Boccheggiò lei incredula.

“Noi Serpeverde teniamo sempre le bacchette addosso e soprattutto in posti facili da raggiungere perfino da legati, per ogni evenienza. Siamo la Casa degli scaltri, dimentichi?” spiegò beffardo.

Hermione alzò un sopracciglio scettica: e perché allora non l’aveva trovata subito?!

“Non mi ricordavo dove l’avevo messa, va bene?!” svelò lui irritato notando l’occhiata della ragazza, che intanto si era appoggiata sconfitta alla porta.

“E ora Mezzosangue vuoi dirmi cosa stavi cercando di fare?! Lo sai che lo dirò a mio padre?! Potrei mandarti ad Azkaban!” urlò incollerito sventolandole la bacchetta sotto il naso, ma lei lo guardò apatica.

“Sempre che tu riesca a uscire…” gli rispose senza nessuna inflessione nel tono e indicando la porta dietro di lei.

“Cosa?” chiese lui confuso.

“Mentre parlavamo avevo applicato un difficile incantesimo a questa porta che, una volta che si fosse chiusa, avrebbe impedito di aprirla a chiunque per ben diciotto ore; in questo modo avrei potuto affermare che eri stato tu a non accompagnarmi al ballo e ci sarei andata da sola. Alla fine ti sarei tornata a prendere, ti avrei fatto un confundus e ti saresti dimenticato della faccenda.” spiegò lei impassibile, con grande shock del ragazzo, “Solo che ora non riesco a spezzarlo…i-io…devo avere sbagliato qualcosa!” rivelò infine orripilata sull’orlo delle lacrime, nascondendo il viso tra le ginocchia che aveva tirato al petto. Come aveva potuto?! Lei aveva Eccezionale in Incantesimi!

“Stai scherzando?! Tu volevi bloccarmi qui?! Sei impazzita?! Hai bevuto delle pozioni strane?! Tu, la prefetto perfetto, secchiona indiscussa, avresti cercato di eliminarmi e avresti anche sbagliato incantesimo?!” Urlò con gli occhi fuori dalla orbite e, appena lei annuì viola per l’imbarazzo, si lasciò cadere a terra.

“Oh Salazar…cos’ho fatto di male?! Cos’ho fatto per meritarmi questo strazio?! Ho ucciso un Ministro in una vita passata?! Mi sono comportato civilmente con un Weasley?! Ho per caso tradito il mio illustre essere Purosangue?! Perché sono bloccato qui con una pazza sclerotica?!” urlò infine melodrammatico al soffitto, prima di ricevere un pugno in testa dalla ragazza.

“A chi stai dando delle pazza sclerotica?!” ringhiò lei di rimando, fulminandolo.

“A te, no?! Lurida e stupida Mezzosangue! Non mi toccare, capito!?” sbraitò allontanandosi e massaggiandosi la testa.

“Idiota di un furetto…” sibilò lei guardandolo in cagnesco.

“Megera isterica…” le rinfacciò lui.

I due passarono almeno dieci minuti a incenerirsi a vicenda con lo sguardo e a insultarsi a mezza voce, finché entrambi esaurirono gli insulti e dovettero tacere per cause di forza maggiore.

Intanto la band, tre piani più sotto, aveva iniziato a suonare e si potevano sentire note lontane vibrare attraverso le pietre del pavimento.

Hermione proruppe in un sospiro affranto.

“Volevo davvero andarci al ballo…” mormorò afflitta prima di slacciarsi le scarpe col tacco e appoggiarle accanto sé: come facevano le altre ragazza a tenere addosso quelle trappole mortali?

“L’anti-femminilità fatta a persona…” commentò acido il biondo, ma dopo qualche secondo in cui si concesse di osservarla altezzoso, con gesti lenti e misurati allentò la cravatta, slacciò i primi bottoni della camicia e la tirò fuori dai pantaloni.

Hermione gli indirizzò un ghigno di divertito che valeva più di mille commenti e che fece voltare di scatto il ragazzo, mentre le sue guance pallide si coloravano di rosa.

“Comunque non l’avrei mai detto che una secchiona pudica come te volesse davvero andare al ballo, mi sarei aspettato infinite lamentele sul fatto che ciò ti avesse impedito di studiare tutti quei tomi polverosi in cui di solito infili il naso.” Osservò stravaccandosi ancora di più e lanciando lontano la giacca.

“Malfoy, guarda che solo perché mi piace studiare o mi piace leggere o perché non sono un oca pettegola, ciò non toglie che io sia una RA-GAZ-ZA!” scandì lei piccata incrociando le braccia sotto il seno e guardandolo con sufficienza.

Malfoy scrutò per qualche attimo il corpo della ragazza, tanto attentamente da farla arrossire.

“Bah,” esordì poi scuotendo la testa deluso, “Con il fisico che hai non ne sono certo: ho visto ragazzi con più tette di te.” Spiegò con un ghigno, prima che la famosa borsetta di perline lo centrasse sul naso, schiantandolo a terra.

“Maniaco e pure stupido! Sei solo una serpe senza cervello!” ululò lei coprendosi istintivamente il petto con le braccia.

“Granger!!” ruggì invece l’altro spostando la borsetta dalla sua faccia, che cadde con un tonfo a terra creando così delle piccole incrinature nella pietra, “Cosa diavolo ci hai messo in quella borsa?! Hai idea del male che mi hai fatto?!  E se mi hai rotto il naso?! Sappi che lo dirò a mio padre! O Merlino: sto sanguinando!” strillò poi sull’orlo di una crisi di nervi.

“Oh, di tutto… le ho applicato un Incantesimo di Allargamento e ci infilo pressoché tutto quello che penso possa anche essere lontanamente utile, non si sa mai e, Malfoy, ti sta solo uscendo un po’ di sangue dal naso: non farne un dramma!” lo rimproverò saccente Hermione, ancora però appallottolata su se stessa.

“Stupida mezzosangue… come hai potuto… il mio naso…” iniziò a piagnucolare lui cercando di tamponarsi e dopo circa trenta secondi di continue lamentele, la ragazza esasperata si avvicinò a gattoni a Malfoy.

“Sei proprio un insopportabile frigna!” lo rimbeccò prima di infilarsi fino alla vita nella borsetta per poi riemergere con un fazzoletto alla mano.

“Diffindo” mormorò puntando la bacchetta verso il naso del malcapitato, che all’istante smise di sanguinare; poi con delicatezza e un’espressione disgustata pulì il volto dal sangue che Malfoy, imbranato come qualsiasi altro ragazzo, nel vano tentativo di fermarlo aveva spalmato su tutta la parte inferiore del viso.

Lui arrossì, mostrando la stessa espressione raccapricciata della ragazza, ma la lasciò fare.

“Non si ringrazia?” chiese lei tornando nella sua posizione iniziale.

“Un Purosangue come me non…” stava per dire con arroganza, ma poi il suo sguardo cadde sull’arma di distruzione con le perline nuovamente tra le mani della ragazza e deglutì, “…grazie.” Mormorò quindi vergognandosi di se stesso: cosa stava facendo?! Suo padre lo avrebbe diseredato!!

“E ora?” chiese dopo qualche minuto di silenzio durante il quale Hermione aveva tirato fuori un grosso libro e vi ci si era immersa fino ai capelli, “Mi hai bloccato qui e mi tiri fuori Granger! Prova a continuare a leggere quel libro che gli do fuoco!” la minacciò mettendo mano alla bacchetta con gli occhi iniettati di sangue.

“Ho già provato tutti gli incantesimi che conoscevo, e sono tanti, ma nessuno ha funzionato; se hai delle idee accomodati.” Rispose lei serafica girando pagina e continuando a divorare il suo piatto preferito: pergamena con lettere all’inchiostro!

“Stai scherzando vero? Tu risolverai il problema! Mi hai preso per un elfo domestico?!” ribatté lui indignato incrociando le braccia “E poi cos’è quello?! Un libro babbano?” chiese disgustato leggendo il titolo del libro.

Hermione stava già per ribattere scocciata, quando una luce brillò nella sua mente: babbano! Come aveva potuto non pensarci?! Bastava aprirla alla maniera babbana!

Un ghignò si delineò sulle labbra di lei.

“Per una volta tanto hai detto qualcosa di vagamente intelligente Malfoy…” mormorò prima di puntargli la bacchetta contro.

“Granger cosa…”

“Pietrificus totalus!” recitò la ragazza e il corpo del biondo si irrigidì di colpo, cadendo a terra con un secco tonfo.

“E ora…” pronunciò alzandosi in piedi, “Wingardium Leviosa!”

Il corpo di Malfoy, pietrificato in un’espressione di puro terrore, levitò a mezza aria.

“I popoli antichi babbani usavano la tecnica dell’ariete per sfondare le porta, non credo funzionerà ma tanto vale provare.” Osservò dopo qualche secondo di riflessione alzando le spalle con tranquillità.

Poi mosse la bacchetta con un movimento deciso e la testa di Malfoy si schiantò contro la porta in legno con uno schiocco.

Hermione osservò il tremolio del legno, assottigliando gli occhi, e riprovò.

Una. Due. Tre. Quattro volte.

“Non funziona!” borbottò infine delusa, sciogliendo gli incantesimi con fare esasperato.

Il corpo di Malfoy cadde a terra con un tonfo.

Un urlo di dolore risuonò per il castello, facendo scappare alcuni fantasmi.

Malfoy si rotolò per terra tenendosi la testa con le mani e imprecando per il dolore, gli occhi velati di lacrime.

Il senso di colpa punzecchiò il cuore di Hermione, che si rese conto di aver esagerato quella volta, e con un sospiro la ragazza lo guarì con un incantesimo.

“Tu sei pazza, Granger! PAZZA!” iniziò a quel punto a sbraitare il furetto indemoniato, sedendosi e additandola accusatore.

“Pazza a chi?! Io…” poi Hermione si morse la lingua e ingoiò il suo, smisurato, orgoglio Grifondoro, “Scusa, ho esagerato.” Ammise arrossendo, prima di sorpassarlo e inginocchiarsi all’altezza della serratura. Le era venuta un'altra idea!

Malfoy la osservò curioso borbottando insulti all’intimo di Merlino, mentre la ragazza iniziava a sfilare delle forcine dai capelli i quali si gonfiarono leggermente così che la coda si sciolse, lasciandoli liberi di accarezzarle la schiena.

“Cosa fai?” chiese guardandola da debita distanza.

“Provo a forzare la serratura alla maniera babbana.” Rispose lei concentrata mentre manovrava le forcine all’interno della serratura, ma dopo alcuni minuti infruttuosi si trovò costretta a desistere.

“Ma non mi arrendo!” mugugnò con l’animo grifondoro in fiamme stringendo le forcine nel pugno.

“E cosa avresti intenzione di fare? Sentiamo, secchiona!” chiese piccato l’altro appoggiandosi a braccia conserte al muro con fare rassegnato: ormai era spacciato. Meglio non illudersi.

“Un pozione che faccia saltare l’incantesimo.” Rispose lei sicura balzando in piedi, ma l’altro alzò un sopracciglio scettico.

“E come avresti intenzione di prepararla?” le chiese mentre lei sorrideva vittoriosa per poi sventolargli davanti la borsetta.

“Mai sottovalutare una donna!” e detto questo iniziò a estrarre della borsa un banco, un calderone, delle provette vuote, degli ingredienti, quattro o cinque libri di pozioni e, man mano che li poggiava ordinatamente l’uno sull’altro, Malfoy impallidiva. Ecco perché aveva fatto così male! Quella era matta: aveva l’intera aula di pozioni in quel maledetto borsellino!

“Bene: aiutami Malfoy!” ordinò Hermione allora con un sorrisetto puntandogli la bacchetta al petto.

Malfoy sospirò: aveva scelta? No.

Di controvoglia si portò accanto alla ragazza che iniziò a spiegargli cosa avrebbero dovuto fare.

 

Tre ore dopo avevano quasi terminato la pozione.

Hermione si strofinò gli occhi assonnata e tutto il trucco si sbavò irrimediabilmente rendendola simile a un piccolo panda: a furia di leggere alla luce dei candelabri le facevano male gli occhi e la notte prima per l’agitazione non aveva chiuso occhio. E aveva anche freddo: quel vestito era troppo corto! Maledetta lei e le sue idee: mai più avrebbe chiesto un aiuto a Ginny!

“Vai a riposarti un attimo! Se continui così sbaglierai la pozione e io non ho nessuna intenzione di rimanere ancora bloccato qui per un altro tuo stupido errore!” la rimproverò scocciato Malfoy picchiandole sulla testa il cucchiaio di legno.

“Fa troppo freddo per dormire! E poi manca poco…” iniziò a controbattere Hermione ma il ragazzo l’afferrò per le spalle e la spostò di peso dal calderone, dove incominciò a mescolare in senso orario con la sua fidata arma, che lo aveva aiutato a sopravvivere durante quelle lunghe ore.

“Non mi irritare più di quanto non sia già, Granger, e togliti dalla scatole! Se hai freddo usa la mia giacca, poi la farò lavare da un elfo domestico.” Le disse e lei avrebbe volentieri iniziato la sua ramanzina contro lo sfruttamento degli elfi domestici ma un occhiataccia del ragazzo la convinse ad andare a raggomitolarsi sotto la sua giacca in un angolo.

“Ricordati di mescolare sessantun’ volte…” gli ricordò prima di chiudere gli occhi.

“ ‘Ricordati di mescolare sessantun’ volte!’ Ma mi ha preso per un babbano?! Son pur sempre un Serpeverde!” le fece il verso Malfoy mescolando, ma poi i suoi occhi si fermarono sulla figura di Hermione, rannicchiata in posizione fetale sotto la luce rossastra delle candele con la sua grossa giacca a coprirla.

Salazar! Quella ragazza quando stava zitta e ferma sembrava quasi… carina?! Tenera?! Di sicuro non l’ameba saccente che lo rimproverava sempre per ogni più piccola cosa!

Poi Malfoy si rese conto dei suoi pensieri e le sue guance si imporporarono a dismisura: cosa stava pensando?!? Che Merlino lo fulminasse: aveva appena detto che la Granger era carina!

E fu in quell’attimo che commise la distrazione fatale.

La pozione iniziò a emettere un sibilo inquietante.

Hermione aprì gli occhi di scatto, alla faccia del sonno leggero, e si materializzò al fianco del ragazzo che arrossì ancora di più, colpevole.

“Cos’hai fatto Malfoy?!” chiese terrorizzata, guardando la pozione diventare di un inquietante color rosa confetto.

“Io non ho fatto niente, razza di ghiro!” iniziò a difendersi lui, “L’ho mescolat…”

Un boato fece tremare tutto il castello.

Il preside Albus Silente, dall’ufficio in cui si era ritirato per lasciare “ai giovani il loro spazio”, scosse la testa divertito: ah, la gioventù…

Nell’aula del terzo piano, ogni cosa era schizzata di un liquido appiccicoso e rosa confetto e al centro di essa c’erano due statue bruciacchiate.

Per un attimo nessuno respirò.

MAAAAAALFOYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!

Alcune banshee della Foresta Proibita scapparono a gambe levate: L’Oscuro Signore era tornato!!

 

 

Erano oramai le quattro passate e il silenzio regnava nel castello, solo due figure a macchie rosa correvano per i corridoi.

Ci erano volute loro altre quattro lunghissime ore per rifare la pozione e far davvero saltare la porta, ma finalmente stavano correndo al ballo! Hermione era talmente presa da questo desiderio che non si curava del vestito sporco, dei piedi scalzi, del trucco sbavato o dei capelli nuovamente crespi e arruffati: correva e basta. Correva verso la Sala Grande seguita da Malfoy, anche lui con i capelli che sparavano da tutte le parti, macchie rosso sangue e rosa confetto sulla camicia bianca e un’espressione vagamente amareggiata.

Finalmente Hermione varcò le porte.

Niente.

Il ballo era finito.

Rimanevano solo tavoli pieni di piatti e bicchieri sporchi, sedie rovesciate, fiocchi di neve finti e caldi sul pavimento, festoni alle finestre e gli strumenti della band sul palco.

Ma era finito.

“Cosa ti aspettavi Granger?!” chiese amaro Malfoy raggiungendola, ma lei continuò a dargli le spalle, “Sono le quattro è ovvio che è finito. Se tu non avessi cercato di farmi fuori non sarebbe successo! E poi…” i commenti acidi gli si spensero in gola notando che la ragazza non solo non rispondeva, ma non si voltava neppure, né gli lanciava qualcosa.

Per quanto avesse precedentemente affermato che la preferiva decisamente quando stava zitta, lo fece sentire a disagio.

Non era così che andava di solito…

Con fare indeciso le si avvicinò e la prese per le spalle, facendo per voltarla, ma la ragazza lo spinse via.

Malfoy spalancò gli occhi.

“Ma tu stai piangendo!” urlò scioccato mentre Hermione cercava di cancellare le lacrime, ma quelle non ne volevano sapere di fermarsi.

“Tu non puoi piangere! T-tu…NO!” esclamò scandalizzato infilandosi entrambe le mani fra i capelli.

“Io cosa Malfoy?! IO COSA?!” lo aggredì improvvisamente lei isterica stringendo i pugni e guardandolo ferita con gocce argentate a illuminarle le guance, “Non sono nemmeno tanto umana da poter piangere?! Cosa c’è ti fa impressione che anche io abbia dei sentimenti, idiota di un furetto?! Beh, mi dispiace per la tua nobile e stupida persona che debba assistere a questa scioccante scoperta, ma sono una ragazza e anche io volevo venire al ballo! CAPITO?!” Urlò prima di afferrare un bottiglia da un tavolo e scagliarla contro Malfoy, ancora sotto shock e che si salvò solo grazie ai suoi riflessi di giocatore di Quidditch.

Poi Hermione si girò e cercò nuovamente di fermare le lacrime che impetuose solcavano il suo viso; non aveva la forza nemmeno di evocare i suoi canarini d’assalto.

Malfoy rimase un attimo lì impalato, non sapendo seriamente cosa fare.

Per un secondo pensò seriamente di rilanciarle addosso la bottiglia, ma un piccolo demonio chiamato “Rimorso” iniziò a pungolarlo con il suo forcone e, leggermente riluttante, con un movimento della bacchetta incantò gli strumenti sul palco che iniziarono a suonare una lenta e dolce melodia.

Hermione si voltò a guardarlo sorpresa.

“Non fare quella faccia! Volevi un ballo, no?!” spiegò lui guardando con interesse da tutt’altra parte, arrossendo e tendendole una mano.

“B-ballare?” disse lei illuminandosi per un attimo, ma una nube cadde presto su di lei.

“Ma io non so ballare un lento!” si ricordò improvvisamente, causando l’ennesimo trauma a Malfoy. Lei conosceva solo il Ballo del Ceppo!

“Si vede che sei una plebea…” commentò esasperato Malfoy, prima di afferrarla per un polso ed iniziare a trascinarla verso la pista.

“Cosa stai facendo?” chiese lei confusa, seguendolo.

“Ti insegno a ballare, no?! Così la facciamo finita e posso andare a letto!” le disse scocciato e ancora rosso, fermandosi e sistemando una mano di Hermione sulla sua spalla.

“Sai ballare?” chiese lei incredula lasciandolo fare.

“Ogni nobile purosangue che si rispetti sa ballare Granger!” ribatté lui superiore, mettendole una mano dietro la schiena e stringendola a sé.

“E ora seguimi!” le ordinò iniziando a muovere eleganti passi, mentre Hermione cercava di stargli dietro guardando i suoi piedi.

“Più rilassata Granger! E devi guardare me, non i miei piedi! Anche se potresti non reggere la bellezza sfolgorante del mio volto…” osservò ricevendo così un’occhiataccia dalla ragazza.

“Non credo sia quello il problema!” affermò cercando di guardarlo negli occhi, ma inciampò e dovette aggrapparsi a lui.

“Dannazione Granger! Possibile che tu sappia solo ciò che è insegnato nei libri!?” osservò esasperato, guidandola di nuovo sulle note.

“Perché solo quello che c’è scritto nei libri è importante!” ribatte lei sicura e imbarazzata.

“Il Quidditch non c’è!”

“Infatti.”

“Poveri Lenticchia e San Potty, la loro unica amica odia la sola cosa in cui valgono qualcosa.” sghignazzò Malfoy mentre Hermione alzava gli occhi al cielo.

“Comunque ho ragione Granger,” insistette poi testardo, “Non c’è scritto nei libri cos’è l’amore, come riconoscerlo o trovarlo, ma è importante.” Spiegò Malfoy superiore guardandola serio.

Hermione spalancò la bocca stupefatta: Malfoy aveva guadagnato un punto!

“Io…” cercò di ribattere ma Malfoy ghignò.

“Zitta Granger e balla, tanto lo sai che ho ragione io!” la zittì orgoglioso di sé ed Hermione d’istinto nascose la faccia contro la sua spalla per l’imbarazzo, ma Malfoy non fece niente per scostarla.

Dopo alcuni minuti in cui ballarono in silenzio, si udì un piccolo sbuffo ed Hermione piantò i suoi occhi castani in quelli grigi del ragazzo, che la osservava curioso.

“Grazie Draco.” Sussurrò con un sorriso sincero mentre le sue guance si imporporavano.

Draco arrossì di colpo e distolse lo sguardo.

“Non dire stupidaggini Granger…”

E continuarono a ballare sulle note di quella canzone che si perdevano nella notte invernale inseguite dal vento leggero sotto gli occhi della luna candida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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