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Autore: ReggyBastyOp    26/08/2014    0 recensioni
Mat incontra per la prima volta Lumos e se ne innamora perdutamente, ma sarà davvero la prima volta che s'incontrano? Sono entrambi Corvonero e a quanto pare non l'ha mai vista, eppure i suoi amici la conoscono..
La storia è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica. Non è granché, è più una sorta di fanfiction su due persone che 'shippo' nella vita reale. Spero sia piacevole.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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-E’ Mat giusto?- Una voce soave distolse il ragazzo da quelle visioni perfette.
-Per me si è drogato.- Constatò un’altra voce, altrettanto bella ma meno melodiosa. Sentì un respirò mozzarsi al suo fianco, all’altezza del collo.
-Mat svegliati, è quasi il coprifuoco. Che ci fai ancora qui? Dai, torna in sala comune con noi.- e Mat finalmente aprì gli occhi, cominciando a rendersi conto di quello che stava accadendo. Gli parve di vedere i capelli della ragazza accorciarsi di almeno dieci centimetri, ma incolpò l’incredibile stanchezza per quell’ ‘allucinazione’. Probabilmente l’avevano incantato con un incantesimo soporifero. Avrebbe voluto uccidere chiunque fosse stato, visto che ora si ritrovava in un altro brutto momento.
-Sono Lumos, ti ricordi di me?- Chiese la giovane sorridente, seduta al suo fianco, godendosi le prime stelle che sbucavano in cielo. –Esse non ti preoccupare, ti raggiungo subito in sala comune.-
Probabilmente si era perso una parte di conversazione tra le due. Vide la ragazza dai capelli scuri allontanarsi dopo aver fatto un cenno d’assenso.
-Certo che mi ricordo di te.- Bofonchiò assonnato e in imbarazzo.
-Devi aver studiato come un matto per non esserti svegliato prima.- Disse lei divertita.
-Diciamo di sì..- Rispose lui cercando di far cadere il discorso e nascondere il rossore delle proprie guance.
-Su andiamo al dormitorio prima che sia troppo tardi e Gazza ci scopra qui fuori.- Sospirò la ragazza, affascinata dagli astri che la illuminavano.
Mat non riusciva a connettere il cervello con le labbra per poter esprimere ciò che stava provando, perché non era nemmeno sicuro di star provando qualcosa mai descritto prima.
-Credo che potremmo restare almeno altri cinque minuti, non credi? E’ un peccato doverle ammirare da dietro un vetro- Continuò Lumos senza staccare gli occhi dal cielo. E Mat alzò lo sguardo, semintontito.
-Sarebbe un peccato anche non ammirare te. Probabilmente tutte loro ti invidiano perché vorrebbero essere al tuo posto, anche per qualche secondo, solo per sapere cosa si prova ad essere la più splendente dell’universo.- Disse d’un fiato, a voce bassa, per paura della sua reazione.
La donzella rise dandogli un leggero buffetto sulla spalla, ma per niente colpita da quelle parole. Mat si girò al tocco e la osservò. La voce era quella, ma il viso della giovane non era più lo stesso ne era sicuro. Quel naso a punta e gli occhi completamente scuri… Com’era possibile?
-Lumos hai bevuto una pozione polisucco?- Gli uscì la domanda, troppo preso dalla curiosità. Lumos lo guardò stranita, inarcando un sopracciglio.
-No, perché?- Chiese lei sorpresa. –Dovrei forse?-
-Perché sei completamente diversa da stamattina.- E si ritrovò deluso nel dirlo, visto che non voleva offenderla.
-Ovvio che sono cambiata.- Ridacchiò lei, ora consapevole. –Io cambio tutti i giorni.-
-Tutti i giorni?!- Esclamò Mat stupito. –Ma come?-
Lumos lo guardò con aria di rimprovero. -
Non sai che sono una Metamorfomagus?- Chiese mettendosi in piedi.
Lui rimase a bocca aperta, quasi gli avesse appena fatto scoprire l’acqua calda. Si battè il palmo della mano contro la fronte deluso, per aver fallito ad essere un Corvonero per quella giornata, e in realtà per tutti e sei gli anni in cui aveva frequentato la scuola. Si alzò subito dopo.
-E posso vedere qual è la tua vera forma?- Domandò cercando di deviare l’attenzione dalla propria mancanza intuitiva, fallendo miseramente, ma Lumos fece finta di niente incamminandosi verso l’ingresso della scuola.
-Ma l’hai già vista- Ridacchiò di nuovo, non comprendendo come fosse possibile che nella scuola ci fosse ancora qualcuno che non conosceva la sua abilità.
-Ed è questa?- Cercò di nascondere la propria delusione, di nuovo, perché l’aspetto che aveva ora la giovine non era per niente mozzafiato come quello del mattino. Non era mai stato attaccato all’aspetto fisico, avendolo messo quasi sempre in secondo piano, ma doveva ammettere che era stata la prima cosa che l’aveva colpito di lei e non poteva negarlo.
-Dovrei ritenermi offesa da questa affermazione?- Chiese Lumos civettuola aprendo la gigantesca porta del castello, senza girarsi. -No certo che no!- Rispose Mat senza nemmeno darle il tempo di terminare la frase.
–Qualunque forma tu assuma, sarai sempre la più bella tra le belle. E mi devi perdonare sai, se queste parole ti apprariranno sempre le stesse, risapute e risentite, ma non riesco ad esprimere in maniera diversa ciò che già grandissimi autori hanno scritto, probabilmente avendoti immaginata in sogno, dopo aver desiderato di farti loro prima ancora che tu esistessi.-
Lumos si girò accigliata. Era vero, in vita sua di complimenti ne aveva sentiti a più non posso, sempre gli stessi, mai una punta d’originalità tranne in rari casi. Ma mai nessuno l’aveva sbalordita come aveva fatto Mat. Lui non aveva puntato in alto, era consapevole delle proprie capacità e del fatto di non essere un poeta.
-Non sono Cyrano de Bergerac. Non so duellare come un cavaliere babbano e nel mentre recitare una poesia inventata al momento.- Il giovane le si avvicinò quasi pericolosamente. –Non so comporre frasi aromoniose e far sì che ti addolciscano al mio volere. Non sono bravo con le parole, ma per te potrei provare ad unire i più meravigliosi scritti di Aaliyah Kruegor e Horace Wells e far sì che corrispondano alla tua persona e farli diventare un’unica opera con il tuo nome sulla prima facciata, e poi su tutte le altre pagine fino all’ultima, perché mai appellativo più adatto fu donato alla donna che qui mi sta di fronte e mi degna del suo sguardo. Dall’abilità di poter cambiare a seconda del suo volere.- Paonazzo le prese le mani, terrorizzato all’idea che ella si potesse ritrarre, ma ecco che la reazione fu totalmente inaspettata. Sotto la soffice luce del fuoco dei miriadi lumi di candela sospesi al soffitto le fattezze di Lumos cominciarono a cambiare. Il viso dimagrì vistosamente mentre i capelli si allungavano fin oltre le spalle, diventando mossi e biondi. Gli occhi che prima erano cioccolato ora erano il cielo in una bella giornata di primavera. La sua linea si snelliva e alzava di pochi centimetri mentre il naso si ripuliva dalle lentiggini. E poco a poco Mat la riconobbe, era la stessa Lumos di quella mattina.
-Questa è la mia vera forma.- Disse fiocamente sciogliendo la presa delle mani e ravvivandosi la chioma, per poi fuggire verso la torre della propria casa inseguita dal ragazzo sbalordito. L’aquila pose la domanda.
-Può un mago scomparire?- Lumos sbuffò. Mai prima d’allora non era stata contenta di ricevere una domanda dal proprio sistema di sicurezza. Non le sembrava il momento adatto per dover riflettere, non in quello stato.
-Tu sai la risposta?-
-Non ne ho la minima idea..- Rispose Mat sconfortato, sia per la propria ignoranza e sia per il carattere di lei, troppo distaccato. Si era dichiarato, certo in meno di ventiquattro ore, ma voleva almeno una risposta. Buona o cattiva che fosse.
-Perché mi hai rivelato la tua vera forma?- mormorò dispiaciuto che la ragazza l’avesse rimpianto.
-Perché mi avevi già vista così.- Rispose ella di scatto.
-Com’è andata la giornata?- Chiese lui sedendosi, poggiando la schiena sul legno.
-Beh non ho fatto pozioni, come ben sai Lumacorno si è bruciacchiato un po’. Per il resto rune antiche è stato noioso come al solito ma almeno non ci hanno dato traduzioni per domani. Qual è il tuo colore preferito?-
E fu così, che poco a poco, nel giro di una notte riuscirono a conoscersi meglio di persone che si parlano per anni ma che non si dicono mai nulla. In una notta arrivarono a conoscersi meglio di quanto i loro stessi amici conoscevano loro. In una notte sola cominciarono a divenire un sinolo. E dopo ore avvertirono le prime luci dell’alba risplendere sui propri volti e stanchi osservarono il battente della porta, poi si osservarono a vicenda.
-Una volta riaperta non sarà stato tutto vano, vero?- Chiese Lumos cercando di scoprire la verità che celavano gli occhi dell'ormai suo amato.
-Per niente.- Le sorrise incoraggiante e perdutamente innamorato.
Poi, in sincrono, mentre avvicinava le labbra alle sue dissero in sincrono –Solo quando il suo ricordo non si riflette in nessun’altra anima.- e la porta sì aprì mentre un nuovo amore si sigillava.
  
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