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Autore: alicyana    20/09/2008    3 recensioni
Omaggio ad un amore non ricambiato
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rangiku Matsumoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In origine, avevo pianificato una raccolta di One-shot sugli amori non corrisposti di Bleach, ma il progetto era troppo, troppo ambizioso per una come me che scrive davvero poco. Inoltre, la maggior parte delle coppie di cui avrei dovuto scrivere non mi piaceva per niente, e quindi mi veniva molto difficile solo iniziarle DX
Solo una è stata compiuta, e la trovate qui, come primo e unico capitolo ç_ç
Spero vi piaccia, anche se è un pò vecchiotta <3



.:One sided love:.

*Hide and seek*

[Hisagi ---> Matsumoto]

Il bello delle pause pranzo, per il luogotenente della nona compagnia Hisagi Shuuhei, era che poteva starsene tranquillo e beato ad oziare allegramente, in disparte dal caos della mensa e dal via vai di shinigami affamati, sotto il suo albero preferito. Scappava sempre via quatto quatto dalla caserma e andava a rifugiarsi nell’unico angolino tranquillo in cui poteva stare per i fatti suoi.

Era un albero grandissimo, sotto cui si sdraiava e sonnecchiava un po’. Gli piaceva particolarmente starci nei giorni in cui il cielo era bello sereno e faceva caldo, così poteva godersi il fresco dell’ombra mentre si rilassava.

Come al solito, anche quel giorno era lì. Si era portato qualcosa da sgranocchiare in fretta e furia. Non aveva mai tempo, o voglia, di pranzare bene. In effetti, durante il giorno, mangiava davvero poco.

Shuuhei se continui così sparirai! Devi mangiare di più!”

Glielo diceva spesso Rangiku-san. Ed era vero. Era dimagrito a vista d’occhio da quando il capitano Tousen se n’era andato. Più lavoro comportava più stress. E lo stress ad Hisagi faceva passare la fame.

Rangiku-san

Spesso durante quelle pause era il centro dei suoi pensieri. La sua voce cristallina che lo rimproverava, i suoi capelli che emanavano quel profumo divino…

Si appoggiò all’albero e cominciò a mangiucchiare svogliatamente un pezzo di pane.

Rangiku-san

Chissà se la bella vice della decima compagnia si era mai resa conto di ciò che Hisagi provava per lei.

Non era mera attrazione fisica. Non le piaceva solo per il fisico prorompente.

Beh ad essere sinceri, quello gli piaceva. Molto.

Però c’era qualcosa in lei di diverso.

Era terribilmente sexy, qualunque cosa facesse. Ma non era nulla di collaudato. Non era un atteggiamento studiato giusto per far cadere gli occhi di qualche ometto sulla sua profonda scollatura.

La sua risata, i suoi sguardi, le sue parole. Tutto di lei era naturalmente sensuale.

E per Hisagi estremamente eccitante.

“Ah, basta!” esclamò scrollando la testa. Di nuovo a fantasticare su qualcosa di irraggiungibile.

Bevve un lungo sorso d’acqua dalla solita borraccia che gli aveva preparato il terzo seggio.

Quella ragazzina era sempre stata estremamente premurosa nei suoi confronti.

Da quando era stata elevata di grado, ogni giorno gli faceva trovare uno spuntino fuori dalla sua camera.

Sorrise.

“Siamo proprio nella stessa situazione, eh?”

Amore a senso unico. Sospirò. Certo che è davvero triste non essere corrisposti. Peggio ancora è sapere che nel cuore di quella persona c’è qualcun altro. Peggio ancora se questo qualcun altro è un acerrimo nemico. Merda.

Era quasi sicuro che ancora pensasse a lui. Quell’uomo che l’aveva solo fatta soffrire.

Non sapeva molto sulla loro relazione, ma conoscendo l’ex-capitano della terza brigata, poteva immaginare che tra i due non era mai stato rose e fiori.

Purtroppo l’unica che sembrava risentire di questo era lei.

Dannato Ichimaru.

Se avesse potuto, avrebbe volentieri preso a calci quella faccia da volpe fino a sfigurarlo.

Aveva avuto il suo cuore fra le mani, e lui l’aveva gettato così, senza troppi complimenti.

Ci fossi stato io, al suo posto…

Ecco, era successo di nuovo.

Possibile che dovesse finire sempre così?

Ci fossi stato io, al suo posto, non l’avrei mai fatta soffrire.

Perso com’era nei suoi pensieri, Hisagi non si accorse che l’orario della pausa ormai stava volgendo al termine. Si lasciò scivolare lungo il ruvido tronco, guardando con sguardo spento ed annoiato il luccicare del sole sulla superficie del laghetto.

Tsk, che palle. Ogni giorno è sempre uguale.

Poi spostò lo sguardo poco più a destra. Ed eccola. Sulla riva del lago, più splendente che mai.

Hisagi si strofinò un paio di volte gli occhi, prima di capacitarsi che non era un’allucinazione dovuta al riverbero della luce. Cosa che negli ultimi tempi accadeva sempre più spesso.

Rangiku-san era davvero lì, e sembrava stesse cercando qualcosa.

Scattò in piedi e le si avvicinò con aria spavalda.

“Rangiku-san.”

Matsumoto sollevò lo sguardo da terra e si voltò facendo ondeggiare lievemente i lunghi capelli rossi. Un leggero odore di balsamo al cocco arrivò alle narici del ragazzo, inebriandolo.

“Shuuhei! Cosa ci fai qui?” chiese sorpresa alla vista del suo amico.

“Potrei chiederti la stessa cosa…” rispose lui, aggrottando le sopracciglia.

Assunse un’espressione contrita, e tornò a guardare a terra.

“Cerco una cosa…”

Hisagi la scrutò per un momento e capì.

Quella collana… E’ stata lui a dargliela.

“Vuoi…che ti aiuti?” le chiese, sporgendosi un po’ verso di lei.

Matsumoto lo guardò per un secondo poi, voltandogli le spalle, rispose:

“No, grazie. Faccio da sola”

Hisagi non l’ascoltò e cominciò a frugare fra l’erba alta.

“Non disturbarti, davve…”

Perché non vuoi che ti stia vicina?

Matsumoto non finì la frase. Hisagi aveva poggiato una mano sulla manica del suo shihakusho e l’aveva guardata intensamente negli occhi.

“Per favore, lascia che ti aiuti.”

Rimasero così per qualche secondo, poi Hisagi mollò la presa e dandole le spalle si mise alla ricerca della catenina.

Ogni movimento che faceva per spostare gli alti ciuffi d’erba era una pugnalata dritta al cuore.

Per far tornare il sorriso su quelle labbra, avrebbe sopportato.

Le sue labbra. Chissà come saranno morbide…

Era sicuro che lui le avesse assaporate per bene. Quante volte aveva immaginato i loro visi avvicinarsi, le loro bocche sfiorarsi e lasciarsi andare a lunghi quanto appassionati baci.

Aveva visto nei suoi incubi le lunghe dita dell’ex-capitano della terza compagnia insinuarsi fra le pieghe dei suoi abiti, toccare la sua pelle bollente e fremente per l’eccitazione.

Fortunatamente la maggior parte delle volte era riuscito a svegliarsi prima di vedere quella scena.

Ma capitava anche che il suo stramaledetto sonno pesante avesse la meglio.

Spostò ancora alcuni ciuffi d’erba, finchè non scorse un piccolo luccichio vicino alla sponda.

Guardò dietro di sé, per vedere se anche Rangiku-san l’avesse visto. Sembrava proprio di no.

Si avvicinò piano, senza destare sospetti.

Come immaginava, eccola lì, quella fottuta collanina.

La prese tra le mani, e se la infilò nella piega del kimono più veloce del vento.

“Uff….” sospirò Rangiku, mettendo le mani sui fianchi “non riesco proprio a vederla… eppure sono sicura di averla persa proprio qui…”

Hisagi spostò lo sguardo velocemente dal suo viso all’acqua.

“E come fai ad esserne così sicura?” chiese poi, incrociando le braccia.

“Ieri sono venuta a stendermi un po’ sulla riva… quando sono tornata in caserma, non avevo più il ciondolo al collo…” si sfiorò le clavicole con la punta delle dita “Mi sento nuda senza di lei.”

Hisagi deglutì, appena vide la scena con la coda dell’occhio.

Ogni suo movimento, anche il più semplice, aveva quell’effetto su di lui.

“Mi dispiace, Rangiku-san… purtroppo non l’ho trovata nemmeno io.”

Fai schifo, Hisagi Shuuhei.

“No, no… non ti preoccupare… non è colpa tua.” Lo rassicurò scrollando lievemente la testa, sorridendo dolcemente. Anche se le sue iridi cerulee la tradivano palesemente.

“Piuttosto!” esclamò poi poco dopo, riassumendo quel tono frizzante che la contraddistingueva “Dobbiamo tornare al lavoro, altrimenti ci sgrideranno! E sai come può essere severo il mio capitano!” gli fece l’occhiolino, e girandosi gli afferrò il braccio.

Hisagi sussultò.

La sua mano.

Sulla sua pelle.

Sentì tutto il corpo tremare e diventare rigido. Le dita di Rangiku-san stringevano delicatamente il suo avambraccio.

Lasciò che la rossa corrente impetuosa lo trascinasse per un po’, beandosi di quel semplice contatto.

Non sarebbe successo un’altra volta.

Forse…

Forse…

…questo…

…potrebbe essere il momento giusto.

Prese tutto il coraggio che aveva, che in verità, in quel momento, era davvero ben poco.

Se non glielo dico adesso…

La mano di Rangiku-san allentò la presa e leggiadra, si staccò dal braccio di Shuuhei.

Prima che sia troppo tardi…

Afferrò la mano di Rangiku-san e la strinse tra le sue.

“Rangiku-san, io…” le parole gli morirono in gola quando lei si girò.

Avanti! Che ti succede?

Non aveva paura di combattere, di rischiare la vita per proteggere quella degli altri.

Non aveva mai avuto paura del pericolo.

Ma quegli occhi.

I suoi occhi erano arrossati.

Il viso era rigato di lacrime.

Rimase ammutolito. Non si ricordava più cosa volesse dirgli qualche secondo prima.

Lasciò la mano di Rangiku.

No.

No.

NO.

Non era possibile.

Rangiku-san che piange…

“Shuuhei…” disse con un filo di voce Matsumoto, passandosi il dorso della mano sugli occhi.

E così, anche lei piange.

Era così importante per lei, quella collanina?

Quanto sei stupido. E’ ovvio. Lei è ancora innamorata di lui.

Non aggiunsero altro. Camminarono in silenzio.

Lui dietro di lei.

Diventava sempre più irraggiungibile, ogni giorno che passava.

[.::*°*::.]

Quella sera Hisagi rimase nel suo ufficio più del dovuto. Non parlò con nessuno, né si fece vedere dai suoi sottoposti.

Diverse volte Rie, il suo terzo seggio, era passata per consegnare del lavoro da svolgere, ma ogni volta il vice-capitano le diceva semplicemente di lasciare il tutto fuori dalla porta.

“Provvederò più tardi.” Le aveva detto.

Certo.

Non avrebbe toccato nemmeno uno di quegli stupidi fogli.

Rimase tutto il tempo seduto con i piedi sulla scrivania a rigirarsi quel ciondolo fra le mani.

Ma che aveva combinato?

Si passò lentamente una mano sul viso, sospirando.

Sono davvero un coglione.

Dicevo che non l’avrei mai fatta soffrire…

E ora eccolo lì con l’oggetto a cui probabilmente Rangiku-san teneva di più.

Egoista.

Già. Era terribilmente egoista.

La voleva tutta, anima e corpo.

La desiderava così tanto…

Ma cosa pensava? Che se avesse fatto sparire l’unico ricordo di quel dannato Ichimaru, sarebbe diventata sua?

O forse, che se avesse fatto l’eroe della situazione, trovando la collana, si sarebbe buttata fra le sue braccia?

Lasciò cadere con un sonoro tintinnio l’oggetto dei suoi tormenti sul ripiano lucido da lavoro.

Non era nemmeno un granchè, come girocollo. Quel bastardo aveva dei gusti alquanto discutibili.

Era un semplice cerchio, da cui partivano due catenine… Abbastanza spartana, a dire la verità.

L’aprì bene sul tavolo.

“Chissà perché proprio questa?” si chiese guardandola attentamente.

Poi gli tornò in mente l’immagine di Rangiku-san con addosso quell’insulso rimasuglio di bijotteria.

Il cerchio fra le clavicole, le maglie che si perdono fra i suoi seni…

Comprese infine il perché di quella scelta.

Era proprio un regalo da maiali. Un giocattolo erotico.

Tsk. Pervertito.

Tuttavia, non gli sarebbe certo dispiaciuto provare quei giochi…

Scosse la testa, sbattendo il pugno chiuso sul tavolo.

Gliela doveva ridare, prima che facesse una brutta fine.

E poi…

Diceva che non l’avrebbe mai fatta soffrire, e ora con quel suo stupido gesto di gelosia, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.

Sì, doveva rendergliela.

Ma come poteva fare? Non poteva certo andare da lei e presentarsi con la solita espressione e il giocattolino in mano.

Avrebbe dovuto dargli troppe spiegazioni, e sarebbe stata davvero una seccatura.

Ci penserò domani mattina.

Si disse, uscendo dall’ufficio dopo qualche minuto, il gingillo maledetto stretto nella mano.

Gli sarebbe servito dormirci sopra.

Ci avrebbe pensato con calma.

In quel momento, non trovava il coraggio di pensare alle conseguenze…

Sei proprio un codardo, Hisagi Shuuhei.

Sbattè con forza la porta dell’ufficio, e mettendosi le mani in tasca, si avviò verso il suo alloggio.

Continua a rimandare.

[..::*°*::.]

“Andiamo, capitano! Mi aiuti a cercarla!” esclamò Matsumoto, trascinando il suo taichou vicino al fiume dove aveva perso il ciondolo due giorni prima.

“Matsumoto! Lasciami andare!” cercò di divincolarsi Toushirou Hitsugaya, più scocciato del solito.

“Uff…” sbuffò la sua tenente, mettendo le mani sui fianchi formosi. “Non riesco a trovarla…”

Il giovane capitano della decima compagnia si sistemò i vestiti stropicciati dalla ragazza e incrociò le braccia.

“Ma non capisco perché vuoi che ti aiuti io…” osservò oltrepassandola “Perché non chiedi a Ise o Kira?”

Matsumoto gonfiò una guancia, un po’ infastidita:

“Non avevo tempo per andare nelle altre caserme… la pausa pranzo è quella che è…”

Si mise dietro di lui e lo spinse in avanti con tutte e due le mani.

“Su, la prego taichou!”

“…e va bene…” sospirò Hitsugaya, ormai arreso.

Non gli piaceva avere a che fare con gli affari degli altri, specialmente se di mezzo c’era Ichimaru o qualcosa a lui legato. Ma Matsumoto sembrava davvero preoccupata, e gli dispiaceva (almeno in parte) vederla così.

“Tsk, per una stupida collana…” sussurrò tra sé quando arrivarono vicino alla sponda del corso d’acqua.

Matsumoto iniziò subito una meticolosa ricerca, con la sua solita energia.

Hitsugaya tenne sempre le braccia incrociate e dopo qualche sguardo a terra, si girò verso un grande albero a pochi metri da lì.

Gli era sembrato di vedere qualcuno, ma forse il caldo di quei giorni gli stava facendo venire le allucinazioni. Così asciugandosi il sudore che cominciava ad imperlargli la fronte, suo malgrado si chinò sull’erba e cominciò la ricerca.

Da dietro l’albero, Hisagi osservava la scena. Era la situazione perfetta per agire indisturbati.

Il capitano sembrava averlo notato, ma con un veloce shunpo era riuscito a nascondersi.

Si trovavano entrambi lì, capitano e tenente. Tutti gli altri della squadra sarebbero dovuti essere in sala mensa.

Adesso o mai più.

Con un altro passo di shunpo, Hisagi si trasportò davanti alla sede della decima compagnia.

Respirò a fondo e poi entrò nel cortile principale.

Era deserto, il che gli avrebbe reso ancora più facile l’intrufolamento.

Velocissimo, si avviò verso l’ufficio del capitano.

Sapeva bene che l’ufficio del tenente Rangiku-san non lo utilizzava mai, per cui lentamente spostò di lato la porta scorrevole che dava sulla piccola sala d’attesa. Entrò di soppiatto, facendo attenzione a non fare rumori sospetti.

Per fortuna la porta dello studio del capitano Hitsugaya era aperta, per cui non ebbe nemmeno bisogno di forzare la serratura.

L’accostò una volta entrato e si guardò attorno.

Quante volte era stato lì a bere con Kira e Rangiku-san…

Molto spesso finivano per ubriacarsi e il giorno dopo ovviamente non ricordavano un accidenti di ciò che era successo. Però gli piaceva da matti quando succedeva.

Si immaginava chissà quali avventure, quali situazioni strane…

Si avvicinò alla scrivania. C’erano due pile di fogli compilati e ordinati da una parte. Dall’altra la stola rosa che di solito Rangiku-san portava sulle spalle, ripiegata su se stessa.

La afferrò e se la portò al naso: era impregnata del suo dolce profumo.

Adorava quella fragranza così femminile e decisa. Perfetta per un tipo come lei.

La rimise al suo posto, poi tirò fuori dalla tasca il girocollo argentato.

Lo pose sulla stola, in modo che lo vedesse subito, appena arrivata.

Era doloroso renderle qualcosa che le faceva pensare ad un altro, che le facesse ricordare i suoi baci, le sue carezze, le sue parole.

Ma che altro poteva fare?

Rangiku-san non avrebbe mai ricambiato il suo amore.

Era un vicolo cieco.

E dubitava che mai l’avrebbe scoperto.

Ma forse era meglio che rimanesse all’oscuro di questo sentimento.

Finchè non sarà lei ad accorgersene, non lascerò trapelare nulla.

Guardò per un’ultima volta quell’oggetto metallico e freddo, adagiato sulla morbida stoffa rosa.

Starà nell’ombra, lo giuro .

Uscì dalla stanza, lasciando aperta la porta come l’aveva trovata e con uno shunpo si ritrovò fuori dal recinto della caserma.

Rangiku-san io…

Quando fu abbastanza lontano da occhi indiscreti chiuse gli occhi e sollevò la testa verso il cielo.

Il venticello che si era alzato da poco gli scompigliò i corti capelli neri e fece muovere gli hakama con un fruscio regolare.

Finora quelle semplici parole erano rimaste nascoste nei meandri della sua testa.

Non pensava fosse così difficile dirle.

Si rese conto di quante cose avrebbe voluto dirle.

Ma c’era una frase in particolare che stava sulla punta della sua lingua da troppo tempo.

Era ora di dirlo. E non importava se l’avessero saputo solo l’erba e qualche muro.

“Ti amo, Rangiku-san”

Nota dell’autrice:

La solita scassamaroni XD Innanzitutto grazie Ri per aver deciso di scrivere una fan fiction su Hisagi e Matsumoto XD Lo so, sono una copiona ma scrivere su Hisagi era una sfida.

Si sa poco, molto poco su di lui. L’unica cosa certa è il suo sentimento per Matsumoto.

Si sa poco anche sul suo carattere… Spero di averlo reso bene, per quel minimo che lo conosco XD

Un grazie a Frannie, che come al solito è la mia consigliera in fatto di titoli <3 Riesci sempre a trovare il titolo che esprime al meglio lo spirito della fic <3

Aspetto commenti, sia positivi che negativi <3

   
 
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