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Autore: DestinyMaryHope    27/08/2014    0 recensioni
Davanti ai suoi occhi si apriva un’immensa distesa nera, senza una luce, senza niente. L’oblio. Il vuoto di cui aveva tanto paura, quella sensazione di cadere mentre ci si è appena addormentati. La morte. La solitudine.
Jo è una ragazza che sogna ad occhi aperti. Ma dove può finire una sognatrice in un mondo in cui sognare è proibito? Buona lettura!
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~                                              CAPITOLO 1

                  Different

Jo guardava fuori dalla finestra pensando al futuro. Non aveva idea di ciò che sarebbe successo a suo nonno, che da quel che ricordava era malato da tempo immemorabile, se sarebbe riuscito a sopravvivere al cancro che era tornato ormai da qualche mese, o se invece si sarebbe spento lasciando lei sola con il mondo. Osservava le poche stelle visibili nel cielo di quella notte: brillavano a malapena, tendevano a spegnersi a mano a mano che le si guardava, come se si vergognassero di mostrarsi. Odiava quando era così. Non sapeva cosa fare nelle sere di fine agosto, quindi tanto valeva mettersi ad osservare il cielo. Ma non ne valeva la pena. Davanti ai suoi occhi si apriva un’immensa distesa nera, senza una luce, senza niente. L’oblio. Il vuoto di cui aveva tanto paura, quella sensazione di cadere mentre ci si è appena addormentati. La morte. La solitudine. Non aveva nessuno con cui sfogarsi, nessuno che rimaneva pomeriggi interi ad ascoltarla, nessuno con cui parlare al telefono per ore o con cui uscire il sabato pomeriggio. Syria, la sua migliore amica, si era dovuta trasferire, sotto dittatura del padre, dall’altra parte del paese, perché lui doveva tenere sotto controllo una delle sue innumerevoli fabbriche di imballaggi per mobili. I genitori di Jo non avevano la minima intenzione di trasferirsi in un’altra città, perché secondo il loro pensiero di vita, il suolo natio non si molla per accontentare i desideri di una quindicenne sfacciata e maleducata, che poi erano stati loro ad educarla, neanche si fosse educata da sola. Jo, il cui vero nome era Josephine Alyssa Rosaline FreeFall, prendeva nome dalla sua bisnonna materna, e anche solo da questo piccolo particolare si poteva intuire come era fatta la famiglia di sua madre. Un gruppo di spocchiosi e saccenti moralisti che se avessero potuto avrebbero condannato ogni singola persona si fosse azzardata a mangiare la pizza con le mani. Perché il cervello diceva loro che la pizza andava tagliata prima in quattro parti perfettamente uguali e poi in sottilissime striscioline imbevute di pomodoro e mozzarella e solo allora si poteva mangiare la pizza senza posate, ma ovviamente non a mani nude, ma con un tovagliolo rigorosamente di seta, con le iniziali della famiglia sull’angolo basso a sinistra. SW, che stava per SeaWhite. Mare bianco, un cognome troppo bello, secondo Jo, per una famiglia come quella di sua madre. Quando si pensa al mare, si pensa alla libertà, alla natura selvaggia, alle onde che si infrangono sugli scogli sempre più forte, sempre più forte finchè non si stancano. E che libertà ti poteva offrire una famiglia in cui il gesto massimo ribelle che potevi fare era rientrare alle sette di sabato sera?
Non che la famiglia FreeFall fosse meglio. Se i SeaWhite erano dei saccenti moralisti, i FreeFall erano dei cretini. Stupidi e incoscienti, non pensavano mai alle conseguenze delle loro azioni, prima di agire. Non avevano la minima intenzione di mettersi a studiare o di imparare qualcosa, perché a loro quel qualcosa non serviva. La cosa importante erano i giochi d’azzardo. Passavano ore se non giornate intere nelle slot machine a perdere tanti di quei soldi che solo a pensare a come avrebbero potuto sfruttarli in cause umanitarie, a Jo veniva voglia di buttare il vaso di zia Vienna di sotto dal balcone del quinto piano. E la strana era lei. Jo. Che essendo semplicemente se stessa, commetteva un reato. I suoi cugini la odiavano perché o era troppo ignorante, o era troppo santarellina per i loro gusti. I suoi zii, perché i loro figli non erano paragonabili a lei. Troppo stupidi. Troppo grassi. Troppo tutto. Jo, che aveva sempre avuto la media dell’ottimo a scuola semplicemente perché capiva le cose al volo, senza doversele ripetere cento volte. Jo, che con il suo fisico snello ma con le curve ai punti giusti, con i suoi capelli lisci color miele e gli occhi grandi e scuri, era sempre stata presa di mira da quasi ogni essere vivente in quanto sognatrice. Perché non si poteva di certo sognare, in un mondo in cui non era permesso vivere.
Jo guardava le stelle tremare e scomparire e sospirava tra sé pensando se un giorno avesse lasciato quella casa, quella cameretta lilla che odiava tanto, piena di ricordi e di urli buttati al vento, di porte sbattute e di fazzoletti intrisi di muco e lacrime. L’unica cosa che tanto amava erano i suoi libri: sulla mensola sopra il suo letto, su quella maledetta mensola su cui aveva sbattuto la testa tante di quelle volte, c’erano i suoi libri preferiti, dai grandi classici al fantasy che amava tanto, che la trasportava in mondi sconosciuti e abitati da gente come lei, e da ragazzi romantici e terribilmente carismatici, troppo perfetti per esistere davvero. Tante volte Jo aveva odiato i suoi scrittori preferiti per averla fatta sognare un po’ troppo e per averla illusa. Ma poi si era subito pentita e aveva chiesto mentalmente scusa a loro ovunque essi fossero.
Pensando e pensando, la ragazza si addormentò: telefono sul comodino, libro aperto, e gambe penzoloni dal letto.

Il mattino seguente il cielo coperto prometteva pioggia, e non era neanche così tanto caldo per essere fine agosto. Ovviamente, il signore e la signora FreeFall non erano in casa, così Jo ne approfittò per uscire e trovare un posto nuovo in cui riflettere: la sua cameretta aveva stufato.

  
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