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Autore: Akane    20/09/2008    3 recensioni
A guardare Michael sembrava di trovarsi di fronte ad un angelo caduto troppo bruscamente dal cielo. Magari un angelo che cercava le sue ali perdute nello scontro col suolo. [...]
L’azzurro bluastro delle iridi dell’angelo divenne quasi più cupo insieme alla ferocia immediata che la sua espressione assunse. Ferocia che mostrava tutto il fuoco che gli scorreva in corpo. La risposta di Michael fu letale.
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Michael'
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TITOLO: Angelo
 AUTORE: Akane
 SERIE: Original
 GENERE: sentimentale, azione, erotico
 TIPO: yaoi
 RATING: arancione/R
 PARTI: one shot
 AMBIENTAZIONE: sicuramente non in italia visti i nomi, ma non ha importanza... comunque siamo ai giorni nostri in un quartiere povero.
 NOTE: Questa storia è in particolar modo per la ML Chaininandroses, per la tematica estiva intitolata Un Cuore in Fiamme. È nata perché volevo unire quella tematica alla mia voglia di scrivere di un personaggio nello specifico, il protagonista che qua si chiama Michael. Solo che comunque il titolo mi sembrava più appropriato come Angelo, leggendo ne capirete il motivo. Adoro particolarmente Michael e conoscendomi penso che ne farò altre su di lui perché mi piace da matti come è venuto. Bè, per ora leggetevi questo. Buona lettura. Baci Akane
 PS: per chi volesse saperlo e mi conosce e attendeva il mio ritorno con le mie storie... bè, sono tornata ma ne ho così tante da fare che non so da dove cominciare... quindi abbiate pazienza se aspettate qualcosa da me, pian piano farò tutto.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: la dedico a tutti i membri di Chaininandroses e ringrazio l'ispiratore di questo personaggio (lui sa che mi riferisco a lui).
ANGELO
/The little things – Danny Elfman/
Sembrava nato per comandare.
 Non ci si metteva di proposito ma finiva per farlo comunque e alla giovane età di 18 anni, tutti quelli che lo circondavano pendevano sempre dalle sue labbra. Quelle belle labbra carnose dall’inclinazione dolce di natura. Eppure non pendevano solo da quelle ma anche da ogni suo gesto.
 Chi l’avrebbe mai detto che crescere senza padre, con la madre assente per lavoro, spesso affidato al nonno insieme ai suoi fratelli e sorelle minori, l’avrebbe fatto crescere prima del tempo fino a diventare la persona responsabile e matura che era? Era giovane per esserlo, eppure era così. Qualunque fosse il motivo, aveva una spinta in più rispetto agli altri coetanei ed ora eccolo lì con un coltello a serramanico in mano pronto per essere utilizzato in ogni momento contro la persona che aveva davanti.
 Il ragazzo suo rivale non era più grande di lui, aveva i capelli scuri e un abbronzatura invidiabile, la rasatura su gran parte della testa e i piercing gli conferivano un aria decisamente punk, aria completata dagli abiti neri in pelle. Era quasi ridicolo con quel trucco.
 Michael ridacchiò fra sé e sé cercando di distrarsi e sciogliere la propria tensione.
 Dall’esterno non appariva agitato o preoccupato, non il minimo segno di paura o esitazione.
 Come sempre.
 Eppure vederlo fronteggiare così serio un'altra persona che a sua volta aveva un altro coltello, era strano.
 Stonava quasi.
 A guardare Michael sembrava di trovarsi di fronte ad un angelo caduto troppo bruscamente dal cielo. Magari un angelo che cercava le sue ali perdute nello scontro col suolo.
 Michael era bello, davvero bello.
 I capelli biondi che gli coprivano il collo avevano la riga in parte e trasportavano la lunga frangia tutta diagonalmente arrivandogli un po’ sul viso. Al momento erano un po’ sudati e goccioline gli si staccavano dalle ciocche chiare percorrendo la pelle lattea del viso serio. Gli occhi erano azzurro-blu e i lineamenti di una delicatezza quasi femminile.
 Probabilmente era uno dei più bei ragazzi che molti avessero mai visto.
 Ed ora era in quella posa d’attacco, più scarmigliato del solito, vestito in jeans strappati tutti consumati e una maglietta nera dalle maniche sfilacciate.
 Non era raro che lo facesse, che affrontasse qualche altro capo banda come lui. Al momento non si sentiva nei panni sbagliati però tutta quella gente che lo circondava incitandolo con entusiasmo, gli lanciava una tale pressione schiacciante da farlo sentire davvero importante.
 E lo era.
 In quel quartiere povero popolato da bande di teppisti rivali fra loro, Michael era uno dei leder più conosciuti, temuti e rispettati nonostante l’aria e i modi distinti, gentili e a modo.
 Non aveva la personalità del teppista ribelle, anzi, era tutto l’opposto. Ma di fatto lui era comunque pericoloso.
 - Non è la tua battaglia, tu non c’entri nulla. – Iniziò sprezzante l’avversario che ancora non attaccava. – Devi solo restituirmelo. –
 Michael non fece una piega lasciandosi invadere dal flash che riguardava la persona in ballo.
“La cena era passata da poco, quando lì nella veranda semi buia in cui era seduto Michael a indossare gli scarponi, era arrivato correndo tutto trapelato un ragazzo dai capelli neri e lunghi fino alle spalle.
 - Aiutami, ti prego. – Aveva implorato inginocchiandosi di peso davanti a lui e prendendogli le mani. Michael si era fermato e l’aveva guardato con attenzione e stupore. Lo conosceva di vista, era il protetto del leder della banda a lui opposta.
 Aveva due anni meno di lui e una bellezza aristocratica e misteriosa. Sul viso un livido violaceo primeggiava e i vestiti logori indicavano che era scappato da qualcosa di poco bello.
 - Tu sei il protetto di Blake dei Pistols. Cosa vuoi da me? – Gli aveva chiesto imperturbabile. L’altro aveva proteso il viso verso il suo scurendo l’espressione.
 - Il suo schiavo, vorrai dire. – Michael era rimasto di stucco sia per la vicinanza, che per il tono, che per l’affermazione.
 Senza allontanarsi o alzarsi aveva ribattuto ancora calmo:
 - Cosa vuoi da me? –
 Le sue mani erano fredde e tremanti, gliele stringeva convulsamente.
 Il nome del ragazzo era Daniel.
 Daniel aveva chinato la testa premendo il viso sudato per la corsa folle, sulle mani di Michael premendovi le labbra sopra.
 - Salvami da lui. Non ce la faccio più. Non voglio più essere un oggetto. – La voce rotta e sussurrata sulla sua pelle aveva trasmesso i brividi al biondo che anche senza mostrarlo ne era rimasto scosso.
 Ora capisco perché Blake ci tiene tanto a lui. Non si rende conto dell’effetto che ha sugli altri. Ma è deleterio.”
 Aveva pensato controllandosi molto bene.
 - Per salvarti verrai considerato ancora come un oggetto. – Era risultato freddo ma Daniel non aveva alzato la testa.
 - Sarà l’ultima volta. – Sentendo la mano bagnata, il biondo aveva capito che il ragazzo stava piangendo. Lì il suo viso si era addolcito perdendo quell’altezzosa durezza durata un solo secondo. Sembrava un angelo che consolava un discepolo disperato.
 - Perché sei venuto da me? – Daniel che non vedeva il suo volto, non capiva cosa pensasse.
 - Tu sei l’unico che può batterlo. Sei l’unico che gli fa paura. Tu sei l’Angelo di queste strade. Salvami. Ti prego. Ti ripagherò. – Michael era rimasto in silenzio stupendosi del proprio soprannome, ma soprattutto del cuore che gli aveva sentito battere fortissimo. Aveva così tanta paura che sentiva i suoi battiti attraverso le mani che gli stringeva e la bocca che lo toccava.
 - Alzati, devo prepararmi. Blake arriverà a momenti, devo accoglierlo come si deve. – Dicendo questo l’aveva sentito sollevarsi e un senso di dispiacere l’aveva accolto.”

 - La mia battaglia è quella in cui mi chiedono di esserci. Daniel me l’ha chiesto. – Duro e incisivo, Michael parlò a sua volta. Vederlo parlare così con quel viso di natura gentile e angelica, era un contrasto che faceva venire i brividi.
 In quei momenti era più un re che adempiva ai suoi doveri che un angelo o un semplice ragazzo.
 - Ma Daniel è mio! – Ringhiò Blake.
 - Daniel è di sé stesso. – Rispose distinto Michael.
 - La conosci la legge della strada. –
 - La conosco. Perciò ti sto davanti aspettando di affrontarti. Ci giochiamo Daniel secondo la legge della strada. Dopo di ché lo lascerai in pace o ti troverai incapace di intendere e di volere. –
 L’effetto per quelle parole dure e quel viso delicato era sempre più strano ma affascinante.
 - Se vinci. – Puntualizzò il punk riprendendosi.
 - Il ‘se’ non è contemplato nel mio vocabolario. – Disse infine il biondo senza strafottenza o arroganza, solo con estrema sicurezza di sé, pacatezza e un pizzico di freddezza.
 Allora Blake attaccò con un fendente del coltello che fu subito schivato e ricambiato, schivato a sua volta.
 Provò con i pugni che andarono male anch'essi poiché ad essere colpito alla fine era stato proprio lui.
 Fu lì, col naso sanguinante, che diede l’ordine con lo sguardo; fu condotto davanti a loro un ragazzino che si dimenava fra le braccia di due dei Pistols, la banda di Blake.
 Dalla compostezza più completa all’incredulità e disgusto in un soffio.
 Il bel viso di Michael inorridì nel riconoscere uno dei suoi fratelli minori.
 - Come la mettiamo, ora? Vuoi che succeda qualcosa al caro fratellino? – Ma forse, se avesse conosciuto meglio Michael, le cose sarebbero potute andare diversamente.
 Peccato davvero.
 Per Blake.
 L’azzurro bluastro delle iridi dell’angelo divenne quasi più cupo insieme alla ferocia immediata che la sua espressione assunse.
 Ferocia che mostrava tutto il fuoco che gli scorreva in corpo.
 La risposta di Michael fu letale.
 E dall’acqua alle fiamme, il suo cuore e il suo animo mutarono drasticamente.
 Non disse nulla, gli andò contro con una velocità e furia tali che fu impossibile prevederlo.
 D’altronde, in linea teorica, avrebbe dovuto arrendersi, non attaccare!
 Con un gesto secco affondò la lama nel braccio destro di Blake che urlò colto alla sprovvista, poi strattonò in modo da ingrandire la ferita di per sé profonda.
 Aveva distintamente sentito la carne squarciarsi sotto la sua lama ma non gli aveva fatto alcun effetto, non si sarebbe calmato facilmente.
 Il tintinnio dell’arma del ragazzo ferito che cadeva a terra lasciandolo disarmato si udì appena fra le grida e le imprecazioni. Successivamente non c’era stato tempo per piangersi addosso o reagire, non per il moro che si stringeva il braccio ferito sentendo il proprio sangue scorrere in fretta sulla mano. Lo stesso che macchiava il coltello di Michael.
 Non ci fu davvero tempo per nulla poiché quest’ultimo, ancora infuriato e fuori di sé, aveva continuato a colpire Blake con calci e pugni facendolo finire a terra.
 Il volto sfigurato da una smorfia d’ira lo rendeva irriconoscibile e il silenzio degli spettatori sconvolti indicò la paura verso la persona che avevano davanti. Non l’avevano mai visto così e solo l’espressione di rabbia pura faceva chiedere loro se fosse quello che conoscevano.
 Angelo? Force era più appropriato chiamarlo Demone.
 Si calmò solo quando, inginocchiato sopra di lui a colpirlo con pugni micidiali, si era sentito schizzare di sangue. La persona che aveva sotto di sé era ridotta male.
 Ritrovando sé stesso come in un ferma immagine provvidenziale, Michael riprese a respirare affannato e abbassando il pugno che stringeva ancora il coltello, mollò la giacca del rivale dolorante lasciando che anche la sua testa andasse sul marciapiede.
 Lentamente col cuore che andava a mille come un pazzo e l’adrenalina che cercava di scemare, si rialzò chiudendo il serramanico e mettendoselo in tasca prima di fare sciocchezze.
 Il controllo stava tornando.
 Una volta in piedi si girò guardando i due che bloccavano suo fratello pietrificato, furono i loro occhi a fargli capire e come un lampo che attraversa il cielo si fece scivolare il bracciale con le borchie a punta sulle nocche, poi girandosi con una delle sue espressioni paradossalmente dolci e delicate, prese il polso di Blake, ora in piedi, fermò il coltello che si stava per conficcare nella sua schiena e con un movimento fluido e aggraziato ma letale colpì con le punte in ferro proprio sulla ferita affondando senza la minima pietà.
 Tutti indietreggiarono nel silenzio più teso e agghiacciato che si fosse mai sentito nel quartiere.
 Blake cadde di nuovo a terra urlando e Michael lo guardò dall'alto con gelido disprezzo regale.
 Il sangue si staccava dal suo bracciale fra le dira gocciolando a terra.
 Il respiro regolare.
- E non voglio più parlarne. Una sconfitta è una sconfitta. Se ti rivedo intorno a me e a chi mi sta vicino, non sarò così delicato. -
  Il tono identico all'espressione. Non attese risposte che non sarebbero mai arrivate, quindi si voltò e tornò a guardare gli altri due ragazzi. Non sfoderò nessun aria minacciosa, veramente non li guardò troppo male se non seriamente e severo. Bastò visto che mollarono subito la presa raccogliendo il proprio capo e filandosela terrorizzati con la coda fra le gambe.
 Solo allora Michael si concesse un sospiro, riabbracciando il proprio fratello tremante e impaurito.
 - E' finita. - Sussurrò dolcemente carezzanfogli i capelli scompigliati. Di nuovo l'Angelo era tornato, quell'angelo che sembrava molto lontano dal capo di un gruppo di teppistelli di strada.
 Quel 'è finita' penetrò anche Daniel che capì che quelle rassicurazioni erano anche per lui.
/Walk on the wild side – Vanessa Paradis/
Quella notte stessa, qualche ora dopo, dalla finestra della camera di Michael una figura snella e agile si intrufolò nella stanza senza fare il minimo rumore.
 Quando il biondo rientrò dal bagno dove aveva appena fatto la doccia, si trovò seduto sul letto nientemeno che Daniel.
 L'osservò brevemente senza grossa sorpresa, come se se l'aspettasse, poi rivolse la propria attenzione all'armadio con pacatezza ed imperturbabilità. Non lo degnò oltre, come se ritenesse che non ne valesse la pena. In realtà non era così, anzi... solo che il biondo non dimostrava bene i propri sentimenti. Appariva sempre gentile o serio.
 Daniel non lo comprese e se ne risentì dopo un primo momento in cui aveva ingoiato a vuoto: la visione che gli si era presentata davanti era decisamente 'peccaminosa'.
 Un angelo uscito dalle fiamme dell'Inferno.
 Il corpo nudo e lucido d'acqua era avvolto solo da un asciugamano alla vita, le goccioline gli percorrevano la pelle chiara solcandogli languidamente i muscoli rilassati.
 Avrebbe voluto essere quelle gocce.
 Le stesse che si staccavano dai capelli attaccati alla testa, tutti all'indietro poiché bagnati ad eccezione di alcune ciocche più corte che andavano sulla fronte scomposte.
 Era davvero uno dei più bei ragazzi che avesse visto.
 Senza togliergli gli occhi di dosso, indugiando sulla schiena e poi sui suoi fianchi, parlò piano cercando di domare le proprie emozioni:
 - Volevo ringraziarti e mantenere la mia promessa. -
 Michael scelse la biancheria senza indossarla, non disse nulla, andò solo alla finestra aperta e appoggiandosi al balcone coi gomiti rivolto verso l'interno, l'osservò assorto ed intenso con la sua distinguibile grazia. Era serio e con quel non so che di indefinito.
 La luce fioca che lo colpiva riflettendo sulla sua pelle lucida lo rendeva ancor più sensuale.
 Daniel trattenne il respiro ma fu quando lo sentì sussurrare, che il suo cuore tornò a galoppare incendiandoglisi nel petto.
- Come pensi di mantenerla? - Prima di quella frase mormorata con suggestione e fascino era sembrato indeciso, come se cercasse di capire cosa fare con lui. In quello scambio di sguardi d'atmosfera, della magia si era creata e Michael aveva detto qualcosa che dopotutto non sarebbe mai stato da lui.
 Non aveva mai pensato di riscuotere nessun pagamento per il suo aiuto, eppure ora era lì, appoggiato alla finestra mezzo nudo e bagnato a chiedere quel famoso riscatto come se lo stesse seducendo.
 Daniel provò quasi un moto di felicità in mezzo all'emozione e alle palpitazioni, suo malgrado si controllò bene e con fluidità e calma lo raggiunse fermandosi davanti. L'aria dietro di loro aveva scostato i capelli biondi facendoglieli finire ulteriormente sul viso.
 Nel silenzio interrotto solo dai loro respiri regolari, le dita di Daniel si infilarono nel suo asciugamano allentandoglielo fino a farlo cadere.
 Michael non si mosse, rimase ancora coi gomiti sul balcone dietro di sé, sempre con gli occhi intensamente, seriamente e delicatamente nei suoi verdi.
 Il telo di spugna finì ai suoi piedi scalzi lasciando il giovane completamente nudo, privo comunque di imbarazzo. Era la prima volta per lui.
 Daniel si riempì le iridi del suo corpo perfetto poi trattenendo il respiro; vedendo che lo lasciava fare immobile, si protese verso di lui toccandolo solo con le labbra. Gliele carezzò con le proprie, erano così morbide e calde... poi quando fu sazio di quel contatto primario e leggero vi passò sopra la lingua prendendosi il resto. Gliele schiuse infilandosi con seducente languore assaggiando il suo sapore, infine trovò la sua lingua e la stuzzicò il necessario per ricevere finalmente una risposta.
 Michael aprì meglio la bocca unendola alla sua, fondendo le loro lingue che andarono presto a fuoco.
 Il bacio proseguì oltre la conoscenza reciproca e Daniel fece il passo successivo mentre avveniva quella danza. Condusse le mani sui suoi pettorali e dopo avergli tormentato un po' i capezzoli, scese sul suo membro.
 A quel contatto l'altro sussultò, per il moro fu come un lascia passare e silenzioso si staccò da quella bocca bramosa e pulsante per inginocchiarsi davanti a lui e occuparsi proprio di ciò che teneva fra le dita.
 Muovendole senza troppa foga attese che reagisse per appoggiarvi la lingua sulla punta.
 Michael trattenne il fiato.
 Iniziò a muovere la lingua circolarmente stuzzicandolo sempre maggiormente, poi passò a tutta la sua lunghezza fino ad ottenere con una certa esperienza un buon risultato.
 Un buon risultato da circondare completamente con le labbra e succhiare con un crescendo sempre più violento e piacevole.
 Michael si trovò a gettare la testa all'indietro, affondare una mano fra i suoi capelli neri, mantenersi appoggiato con l'altro braccio, chiudere gli occhi, gemere con aria abbandonata e arcuare la schiena e il bacino contro il nuovo compagno.
 Non aveva mai provato una cosa simile e trovarsi a dimostrare le proprie sensazioni sconvolgenti lo scosse. Era come se dall'inizio del loro incontro, ore prima, avesse voluto approfondire il loro contatto fino a godere a quel modo.
 Daniel stesso si trovò ad eccitarsi a sua volta capendo che all'altro piaceva profondamente quel che gli stava facendo. Immaginò la sua espressione in quel momento, come doveva essere il suo bellissimo viso mentre gemeva avvolto dal piacere e non servì nemmeno toccarsi sull'inguine.
 Quando Michael ebbe il suo orgasmo, Daniel l'accompagnò istantaneamente solo per aver pensato al piacere del ragazzo che improvvisamente desiderava così tanto.
 Rimasero fermi entrambi, tutti e due ansimanti ed eccitati, poi dopo un lungo istante in cui si guardarono sconvolti negli occhi, non mutando la loro posizione, il più grande alzò l'altro ancora inginocchiato e toccandolo finalmente di sua iniziativa, attirò il suo viso e il suo corpo contro di sé concludendo con un bacio proprio da lui.
 Dolce, delicato, protettivo.
 Il bacio di un angelo che ha appena recuperato le sue ali.
FINE


   
 
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