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Autore: Emelyee    27/08/2014    1 recensioni
Alma è una principessa, Axel un semplice stalliere che lavora a palazzo. Si sono conosciuti e innamorati. Poi, un giorno, ad una festa un annuncio farà saltare in aria tutte le piccole certezze di Alma e chi se non
Axel potrebbe rimetterle in piedi? Chi, se non lui, potrebbe cercare di incastrare i pezzi delle loro vite con un semplice bacio?
"Perché quando incontri la persona che stravolge tutti i tuoi domani, non puoi fare altro che tenerla stretta a te per il resto della tua misera vita..."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno.
Charles Baudelaire
 
 
«Cosa ci fai qui, Axel?» la giovane principessa era seduta su una panchina di pietra posta nell’angolo più nascosto del giardino e gli dava le spalle. Non aveva dato cenno di aver udito i suoi passi seguirla lungo tutto il percorso, eppure in quel momento, mentre osservava la luminosa e panciuta luna alta nel cielo, sembrava essere sempre stata cosciente della sua presenza dietro di lei. Non si voltò a guardarlo per assicurarsi che fosse davvero lui, né si mostrò impaziente quando non ottenne alcuna risposta che non fosse il gracidio delle rane.
Axel rimase fermo a osservarla in silenzio; lo stesso silenzio che era stato costretto a mantenere per anni per via della sua condizione sociale. Era davvero bellissima. I raggi della luna rendevano la sua pelle lattea quasi iridescente, i lunghissimi capelli biondi, motivo di vanto per la sua famiglia, erano stati sciolti e le sfioravano le spalle e la schiena come un mantello dorato e le lucciole che, di tanto in tanto, le svolazzavano attorno la facevano sembrare una dea.
«L’ho vista fuggire dalla festa sconvolta e volevo sincerarmi del fatto che stesse bene» rispose dopo parecchio tempo. Alma sospirò e gli fece cenno di andare a sedersi di fianco a lei.
«Già, hai ragione: ero sconvolta» disse mentre il giovane si accomodava sulla panchina di pietra. «Il re mio padre mi ha appena comunicato che ha trovato per me lo sposo perfetto» sospirò. Ad Axel parve quasi che il cuore si fermasse per un istante, tanto era il dolore che quella notizia aveva portato con sé.
«Ma... Principessa Alma... Non è un po’ prematuro pensare al matrimonio? Ha solo sedici anni, in fondo» balbettò quando riuscì a parlare nuovamente. La giovane Alma sorrise triste e continuò a osservare la candida luna che brillava gelida sopra di loro.
«Caro Axel, sono una delle poche donne ancora senza marito. Non può andare avanti così ancora per molto» Alma si tormentava le mani in grembo evitando il contatto visivo con l’uomo al suo fianco. «E non possiamo nemmeno noi» aggiunse in un sussurro. Lo guardò negli occhi per la prima volta quella sera, verde contro nero, ed entrambi si persero nella profondità dello sguardo dell’altro, nel quale riconoscevano lo stesso tormento che stava logorando la loro anima. Si alzò il vento che portò con sé il profumo delle camelie, della paglia e delle risate che li avevano fatti innamorare, quel giorno di pochi anni prima.
 
Era un pomeriggio caldo e nelle stalle del palazzo il giovane Axel si tergeva più volte la fronte di quante inspirasse il dolce profumo delle camelie in fiore. Ignorando di essere osservato si sedette su un cumulo di paglia e sospirò, stanco. Aveva passato l’intera mattinata a strigliare, lavare e accudire i cavalli della famiglia reale e aveva proprio bisogno di una pausa se non voleva crollare, quel pomeriggio.
«Si riposa?» chiese una voce che gli ricordava il calore di una coperta e, allo stesso tempo, il gorgoglio dell’acqua fresca di una cascata. Axel si alzò di scatto, spaventato, e si trovò con il viso a pochi centimetri da quello della principessa Alma, la più giovane e bella della famiglia Renoire. I capelli biondi erano raccolti in una complicata acconciatura e i suoi incredibili occhi verdi lo scrutavano attenti. Aveva sempre avuto un debole per la piccola di casa e trovarsi in quella situazione lo faceva sentire terribilmente in imbarazzo.
«Oh... Io... Ecco... Non volevo, principessa, mi...»
«Si risparmi le scuse; non volevo rimproverarla, anzi, ha fatto bene a prendersi una pausa con questo caldo» lo interruppe lei, sorridendogli. Il mondo parve fermarmi un attimo per Axel. «Ero venuta qua per fare una passeggiata a cavallo, ma credo che la sua compagnia andrà ugualmente bene» continuò, porgendogli la mano. Axel, poco avvezzo ai modi delicati dei nobili, l’afferrò e la scosse con vigore come si usava fare in paese lasciando basita la giovane principessa. Quando se ne accorse lasciò subito la presa, imbarazzato.
«Mi scusi, temo di aver sbagliato» balbettò abbassando lo guardo.
Alma, dal canto suo, non disse una parola per molti minuti, ancora confusa dal quel singolare saluto e, tuttavia, divertita da quei modi così vivaci ed espansivi. Talmente divertita che non riuscì a trattenere una risatina che, pian piano, si trasformò in qualcosa di più forte e squillante che la costrinse a tenersi la pancia. Axel, dapprima confuso da quella reazione, decise di lasciar perdere e seguì la risata della principessa finché entrambi non ebbero le lacrime agli occhi.
«Piacere di conoscerla, sono la principessa Alma Cassandra Marie Renoire, figlia di...»
«So chi è lei» la interruppe il giovane dai modi divertenti, impedendole di inchinarsi com’era solita fare «Il mio nome è Axel Vermont, assistente dello scudiero di palazzo. Tanto piacere» Alma sorrise e gli afferrò una mano iniziando a scuoterla su e giù, cercando di riprodurre lo stesso saluto del ragazzo, senza molto successo. Questa volta fu Axel a ridere. Si allontanò un momento e tornò con le mani dietro la schiena, scatenando così la curiosità di Alma.
«Un fiore dai nivei petali per la candida principessa Alma» disse porgendole una camelia. La ragazza non poté far altro che riflettere sul significato della pianta e ringraziare.
 
«Alma...» il fatto che fosse passato a darle del tu fece preoccupare la giovane donna per il suo amato.
«Axel, amore mio, ti prego di dimenticarmi e di non fare pazzie, non potrei sopportare di saperti in pericolo. Rinuncia al nostro amore perché non c’è più nulla che tu possa fare adesso, per salvarlo» disse afferrandogli le mani e avvicinandosi al suo viso, spaventata. Axel la guardò e pensò, per l’ennesima volta, che fosse davvero bellissima. Non per via del trucco o i vestiti o il nome, ma per la sua semplicità che cercava sempre di mantenere, per il suo sguardo brillante, vivace, allegro, per il suo sorriso, quello che l’aveva fatto innamorare di lei, e per quella stretta di mano alla maniera del paese che erano soliti scambiarsi. Sorrise e ricambiò la stretta della principessa.
«Io non posso farlo, Alma; non posso dimenticarti, non posso rinunciare a te, al nostro amore, a noi. E sai perché? Perché quando incontri la persona che stravolge tutti i tuoi domani, non puoi fare altro che tenerla stretta a te per il resto della tua misera vita, mio candido amore. E posso provarti il contrario; ti dimostrerò che c’è sempre qualcosa che si può fare per salvare un amore come il nostro...» Alma aveva iniziato a piangere e calde lacrime pesanti le scivolavano sul viso illuminate dalla pallida luce della luna. Axel si avvicinò e le diede un bacio, uno solo, il primo da quando si erano innamorati. Le diede un bacio sulle palpebre socchiuse, come a voler nascondere al suo sguardo tutto ciò che di cattivo esisteva al mondo, come se volesse che lei vedesse quanto poteva amarla. Alma era immobile sotto il lieve tocco delle sue labbra che, in quell’istante, sembravano caldissime a contatto con la sua pelle. Non era altro che un piccolo sfioramento, e nemmeno di quel tipo che avrebbe fatto battere all’impazzata il cuore di una bambina al sentirlo raccontare, eppure ad Alma pareva di volare.  Quando si staccò Axel non riuscì ad allontanarsi molto, così appoggiò la fronte a quella di lei e sfiorò il suo naso con il proprio, in un dolce ringraziamento.
La principessa aprì gli occhi e si tuffò nell’ossidiana di quelli del suo amato. Si sentiva accaldata e sapeva per certo di avere i capelli scompigliati e il trucco rovinato dalle lacrime ormai asciutte, eppure nello sguardo di Axel non vedeva tutti quei difetti; nei suoi occhi, lei era perfetta.
«Il mio destino è nelle tue mani, mia dolce principessa» Alma sorrise ricordando il significato della camelia che le aveva regalato quel primo giorno di diversi anni prima e strofinò lievemente la punta del naso contro la sua. «Ti prego, non impedirci di essere felici». Alma sospirò a quelle parole ma non poté negare che erano unicamente la verità.
«Qualcuno una volta disse: “Quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno”, ma io so che se ora mi allontanassi da te tutto questo non potrebbe mai più tornare» disse sciogliendo la stretta delle loro mani e portando le sue braccia a cingergli le spalle. «E non è quello che voglio» aggiunse.
Iniziò a giocherellare con i corti capelli scuri del suo amato mentre rifletteva sulle possibilità che aveva di riuscire a vivere una vita assieme ad Axel che, dal canto suo, le aveva passato le braccia attorno alla vita, beandosi del suo sguardo di smeraldo.
«Scappiamo insieme, Alma» la giovane donna si allontanò di poco da lui e sospirò.
«Axel... Non possiamo farlo, non...»
«Possiamo, invece! Ho del denaro da parte e scommetto che ne hai anche tu. Andiamocene, amore mio; andiamocene e viviamo la nostra favola insieme».
Rimasero a fissarsi per minuti interminabili senza che nessuno dei due pronunciasse più una sola parola, riflettendo su ciò che la vita aveva dato loro e a come poteva toglierglielo se non avessero lottato abbastanza. Ricordarono tutte quelle notti passate a raccontarsi sotto le stelle, con la sola luna come testimone, abbracciati per ignorare l’aria fredda che gli pungeva la pelle. Ricordarono delle loro risate e degli scherzi e delle passeggiate a cavallo; ma soprattutto ripercorsero quel piccolo bacio di poco prima.
«Principessa Alma!» i due si allontanarono di scatto. Axel si alzò e fece alcuni passi indietro mentre Alma cercava si sistemare rapidamente i capelli e il vestito, spaventata. La guardia reale li raggiunse pochi istanti dopo, trafelata e confusa di trovare la principessa e lo stalliere soli nell’angolo più lontano del giardino. «Che cosa succede qui?» chiese con voce spaventosamente irata.
«Che cosa dovrebbe succedere? Questo gentile stalliere mi stava aiutando a cercare il mio pettinino preferito. Dev’essermi caduto mentre camminavo e con questo buio proprio non riuscivo a scorgerlo» sorrise Alma, apparentemente tranquilla e a suo agio in quella situazione. «C’è qualche problema?» chiese poi in tono maggiormente accusatorio, alzandosi dalla panchina di pietra. La guardia fece un passo indietro e s’inchinò.
«Nessuno, Vostra Maestà. Ero solamente venuto a riferire che il re vostro padre vi sta cercando, principessa, e sarebbe buona cosa se tornasse dentro» disse senza alzarsi.
«Raggiungerò mio padre nel salone principale fra poco; potete andare a riferirlo» fece un cenno con la mano per indicargli che poteva lasciarli soli ma la guardia non si mosse.
«Principessa, con tutto il rispetto, non credo che dovrebbe rimanere nuovamente sola con uno stalliere» disse, facendo sbiancare sia Axel che Alma, la quale, tuttavia, non si scompose.
«Molto bene. Signore, la informo che accetto la sua proposta per il mio cavallo e che lo voglio pronto fra due giorni al massimo, sono stata chiara?» Axel annuì e si inchinò.
«Ma certo, principessa» disse.
«Può andare» gli tese la mano e lui sorrise, consapevole di non essere visto dalla guardia. Le prese la mano e la strinse prima di sfiorarla delicatamente con un bacio che odorava di promessa.
  
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