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Autore: Mercuria_    27/08/2014    1 recensioni
Sollevò le braccia verso l'alto, di scatto, e lasciò che la fresca brezza di maggio gli accarezzasse la pelle candida: una sensazione che lo travolse per la sua familiarità.
Quasi fosse abituato a librarsi in aria, a percorrere libero la volta azzurra del cielo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nessuno poteva controllarlo. Era libero.
Per la prima volta da quando ne aveva memoria percepì la gioia inondargli ogni più piccola fibra del corpo, il potere scorrergli nelle vene.
Sollevò le braccia verso l'alto, di scatto, e lasciò che la fresca brezza di maggio gli accarezzasse la pelle candida: una sensazione che lo travolse per la sua familiarità.
Quasi fosse abituato a librarsi in aria, a percorrere libero la volta azzurra del cielo.
Sorrise. Il sorriso più largo di una vita intera.
Il vento iniziò a turbinargli attorno con maggior impeto; i riccioli castani gli frustarono il volto, ma lui non parve prestarvi attenzione.
Chiuse piano gli occhi, inalando a fondo quell'aria che sapeva di libertà e di promesse. Poi corse.
Le palpebre serrate, le orecchie che fischiavano, i capelli che gli svolazzavano intorno al viso come serpenti, dritto verso il precipizio che gli si spalancava a poche decine di metri di distanza. Dritto fra le gelide braccia della morte, se le frammentarie visioni e ricordi di quegli ultimi giorni si fossero rivelate un mero ed ingannevole frutto della sua mente insana.
Avvertì prima il terreno mancargli sotto i piedi, quindi la forza di gravità trascinarlo verso il basso; una morsa ferrea gli occluse stomaco e gola mentre piombava in caduta libera verso il suolo, le palpebre ostinatamente serrate. Si portò istintivamente le braccia al volto, in attesa dell'impatto.
Che non arrivò.
Fu come se di punto in bianco ogni principio fisico fosse stato sovvertito, come se il tempo avesse rallentato fino ad arrestarsi.
L'ululato del vento si placò, e con esso la sua violenza. Solo allora si decise a socchiudere cautamente un occhio; e quasi rischiò di perdere l'equilibrio per lo stupore mescolato al terrore.
La valle si estendeva, lussureggiante, una ventina di metri sotto le sue gambe che dondolavano sospese nel vuoto. Sollevò lo sguardo e si ritrasse istintivamente quando una nuvola gli scivolò a pochi centimetri dalla punta del naso spruzzato di efelidi.
La sfiorò con un dito, trapassandola mentre il gelo si irradiava lungo il braccio.
Gli sembrò di vivere per la prima volta.
 Il singulto di una risata gli affiorò alle labbra, diffondendosi in breve in tutto il corpo. Il cuore gli martellava impazzito nel petto.
Se quella era la felicità in sé, in seguito avrebbe potuto vantarsi di averla sperimentata.
Si chinò leggermente in avanti, e le vide: ali candide che palpitavano sugli anfibi all'altezza delle caviglie. Eppure quella vista non lo spiazzò: gradualmente, tutto cominciava ad assumere un contorno familiare: il panorama dall'alto, le correnti con la loro temperatura e intensità, il tepore del sole sulla pelle più accentuato.




~ Angolo autrice ~
 
Dunque, premetto che io scrivo nei luoghi e nei momenti più impensati, in base all’ispirazione che essi mi danno. Ecco com’è nato quest’altro piccolo esperimento – senza né capo né coda - per una possibile pubblicazione originale. Grazie per la lettura. ~
   
 
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