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Autore: _wilia    27/08/2014    6 recensioni
[EdxLucy] [Incest]
"La nuvola negli occhi di Lucy si trasformò ben presto in una tempesta, e la lacrima che da tempo minacciava di uscire trovò la sua via lungo l'abito candido che indossava.
“Il bianco è il colore della purezza” , le aveva detto Susan, quando gliel'aveva regalato.
Lucy sorrise amaramente, pensando che lei, così pura, non era mai stata. Quale anima pura avrebbe deciso, di sua spontanea volontà, di macchiarsi di un peccato senza perdono?
Quale anima pura avrebbe strappato il cuore al proprio fratello, tenuto al caldo per molti anni e poi lanciato, senza preavviso, nel più ghiacciato degli oceani?
Lucy non si sentiva pura. Lucy, mentre si guardava allo specchio, non si sentiva più se stessa."
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"Sarai sempre la mia luz, ricordi quando il professor Kirke ce ne parlò?
Luz è la parola che gli ebrei utilizzano per indicare la parte del corpo che rimane intatta per l'eternità, anche dopo la morte, dalla quale poi nasce una nuova vita.
È questo che sei per me, mia bellissima Lucy."
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(Seconda classificata al contest : "E se?... Il contest dell'inaspettato", di milla4)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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ciao a tutti! Questo è il mio periodo LucyxEdmund, sto veramente uscendo di testa per questo pairing. Questa storia presenta delle tematiche incestuose, chi non gradisce eviti di leggere. Grazie a chi legge e recensisce. 


For Lucy, forever ago

 

 

Poi si gira, se ne va, scompare e mi lascia da solo. Purtroppo quello che mi ha suscitato non se lo porta via,no. Resta dentro di me a scavare e a nutrirsi di fiato”

G. Faletti

 

 

Edmund aveva vent'anni, ormai. E vent'anni non erano pochi, lui lo sapeva bene. Se ne stava con le mani appoggiate alla ringhiera e lo sguardo fuori dalla finestra, puntato sul mare, mentre il vento gli scompigliava i capelli neri come la pece.

Aveva gli occhi leggermente socchiusi a causa del sole che, prepotente, sputava su di lui una luce abbagliante che non poteva che infastidirlo.

Probabilmente quello sprazzo di luce sarebbe stato l'unico nella vita del ragazzo da quel momento in poi.

Aveva condotto una vita di errori, una vita gettata da lui stesso nell'oblio, e il niente, che ora riempiva la sua vita, se l'era costruito da solo.

Edmund Pevensie aveva sbagliato tutto. Ora piangersi addosso non sarebbe servito a nulla, e tutto ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno era darsi una mossa ed arrivare in tempo alla Grande Cerimonia.

Solo a pensarci gli si contorcevano le viscere. Era certo di sentire una ignota creatura afferrare i suoi villi intestinali ed attorcigliarli uno ad uno ogni volta che la guardava.

Ogni volta che li guardava.

Edmund Pevensie aveva scelto di bruciare all'inferno molti anni prima, quando tutto aveva avuto inizio, quando, per la prima volta, aveva posato le proprie labbra, sanguinanti a causa di un litigio con Peter, su quelle piccole e tremanti della sorellina che, impaurita, aveva scelto di prendergli la mano ed arrovellarsi un posto speciale negli inferi insieme a lui.

Immorale, schifoso, deplorevole, dannato.

Dannate erano le loro anime e nessuno sarebbe venuto a salvarli da loro stessi. Nessuno sarebbe venuto per Edmund.

Lucy ci era riuscita, Lucy era riuscita a salvarsi grazie al suo animo che, a differenza di quello del fratello, era rimasto puro.

Era una ragazzina sorridente, che, nonostante i suoi reali sentimenti, aveva capito di non voler lasciare che la sua vita cadesse a rotoli e venisse spazzata via dal vento.

Lucy aveva la forza di un fiume in piena, Lucy era il fiume in piena di Edmund. E scorreva dentro di lui, distruggendo tutto quello che trovava nel passaggio, senza pietà, senza attenzione. Senza curarsi di lui.

Lei gli aveva salvato la vita. E gliel'aveva rovinata.

Edmund invidiava il suo modo di fare, il suo modo di riuscire a fingere di essere felice. Lui proprio non ci riusciva ; amava sua sorella di un amore tanto malato quanto forte, e la sola idea di vederla accanto a qualcun altro gli strappava il cuore dal petto e lo calpestava sotto i piedi.

Era per questo che Edmund il Giusto aveva deciso di partire, di lasciare Narnia una volta per tutte. In essa conservava i ricordi più belli, in essa aveva vissuto i momenti più avvincenti ed emozionanti della sua vita. Lì era diventato un ragazzo forte, quasi invincibile.

Ma in quella terra magica aveva anche deciso di peccare, di amare chi da lui non poteva essere amata : sua sorella.

Molte delle cose che si dicevano sul conto di Edmund Pevensie erano sbagliate.

Una di queste era il fatto che non avesse paura di niente.

Lui, invece, aveva una paura matta di perdere chi gli era più caro. Per lui, quello equivaleva a morire.

Doveva resistere, doveva comportarsi bene, stare composto, stare a guardarla mentre, dentro di sé, appassiva.

Era giunto il momento, anche per lui, di capovolgere la sua vita, di donarle un tono nuovo, di darle un'altra possibilità.

Lontano da Narnia.

Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno lì. E poi avrebbe spezzato anche l'ultima delle promesse che aveva fatto.

Edmund Pevensie era un codardo, e tutto ciò che desiderava era di poterlo urlare al mondo.

 

-

 

Lucy lo faceva per loro. Davanti allo specchio ovale della sua stanza osservava le mani di Susan raccogliere in maniera elegante i suoi capelli, mentre la preparava per la Gran Cerimonia.

Avrebbe tanto voluto ribattezzare quel giorno “La Gran Buffonata”, perché entrare nel castello, prendere la mano del ragazzo che aveva scelto di sposare e con cui avrebbe condiviso la sua intera vita, erano davvero le ultime cose che desiderava fare. Ma le leggi parlavano chiaro, e troppe voci giravano a Narnia, ormai. Si vociferava che la regina Lucy avesse una particolare relazione con uno dei suoi fratelli, re Edmund. E subito era scoppiato lo scandalo. Avevano dovuto difendersi, rinnegarsi, fingere di essere qualcosa che non erano. Avrebbero dovuto crearsi una copertura, e lei l'aveva fatto. Quel giorno si sarebbe sposata per frenare le lingue della gente che parlava. Le lingue della gente che li aveva condannati.

Gli occhi le si inumidirono appena, mentre pensava alla piega che la sua vita aveva preso negli ultimi anni.

Era cresciuta, era maturata, era diventata una donna, nonostante fosse ancora molto giovane. Lucy, in quegli anni, aveva imparato ad amare, a curare le ferite dell'anima, quelle che non andavano via subito, senza pretendere nulla in cambio.

Ma chi avrebbe salvato lei? Lei, nei cui occhi volteggiava una marea di nuvole, nel giorno che sarebbe dovuto essere il più felice della sua vita.

Ripercorse, inconsciamente, ancora per una volta, i meandri delle sue memorie, quelli in cui lei e suo fratello Edmund erano ancora due fratelli normali, due fratelli che giocavano a rincorrersi, due fratelli che si facevano i dispetti, due fratelli che prima si odiavano ed il secondo dopo erano migliori amici.

Non due fratelli che si baciavano, due fratelli che si accarezzavano l'un l'altro, che si baciavano le mani, che di notte respiravano la stessa aria, le bocche vicine e i nasi che si sfioravano. Non due fratelli che si amavano.

La nuvola negli occhi di Lucy si trasformò ben presto in una tempesta e la lacrima che da tempo minacciava di uscire trovò la sua via lungo l'abito candido che indossava.

Il bianco è il colore della purezza” , le aveva detto Susan, quando gliel'aveva regalato.

Lucy sorrise amaramente, pensando che lei, così pura, non era mai stata. Quale anima pura avrebbe deciso, di sua spontanea volontà, di macchiarsi di un peccato senza perdono?

Quale anima pura avrebbe strappato il cuore al proprio fratello, tenuto al caldo per molti anni e poi lanciato, senza preavviso, nel più ghiacciato degli oceani?

Lucy non si sentiva pura. Lucy, mentre si guardava allo specchio, non si sentiva più se stessa.

La sua anima era stata rubata da qualcun altro, qualcuno che non gliel'avrebbe mai più ridata. E le stava bene, questo lo sapeva.

Dannata , sussurrò una voce nella sua testa.

“Lucy? C'è qualcosa che vorresti dirmi?”

Susan si era appena accorta del vero umore della sorellina, troppo impegnata, prima, ad essere felice per lei.

O forse per se stessa. La più piccola si guardò un'ultima volta allo specchio, vedendo, ancor più chiaramente, la falsità della situazione.

“Non preoccuparti, Susan” , sussurrò, con voce spezzata e roca.

Diede una rapida occhiata all'orologio d'oro appeso alla parete, notando che mancavano due ore all'inizio di tutto.

All'inizio della fine.

 

-

 

Edmund si stava stringendo gli stivali, e si fermò solo quando sentì la cinghia pungergli con prepotenza il ginocchio. Si alzò in piedi, si guardò intorno ed afferrò una camicia bianca, infilandosela subito dopo.

Doveva essere perfetto. Quello era il suo giorno perfetto. Il giorno perfetto della piccola, dolce Lucy.

Il ragazzo fece passare l'ultimo bottone attraverso l'asola, e, mentre si accingeva a lisciarsi le pieghe della camicia, la porta della sua stanza si spalancò.

Si girò di scatto, pronto ad arrabbiarsi con qualunque servitore per essere stato così irrispettoso nei suoi confronti, per non aver bussato, ma, una volta che ebbe visto e riconosciuto l'intruso, le parole gli morirono in gola.

Era lei. Sua sorella. Sua amica, amante.

Il vestito lungo le copriva interamente i piedi e le accarezzava dolcemente il busto, e i capelli, raccolti in uno chignon, le conferivano un'aria quasi angelica.

Edmund deglutì, incapace di proferir parola davanti a tanta bellezza, e restò a guardarla.

Lucy non sapeva cosa dire. Un attimo prima aveva un discorso pronto, un discorso bello e articolato da fare ad Edmund, ma, ora che se lo ritrovava davanti, in tutta la sua sincera bellezza, nudo davanti a lei seppur fosse vestito, sembrava che la sua voce fosse sparita.

Edmund era bello, bello dentro e fuori, e Lucy lo sapeva bene; non aveva di certo dimenticato le carezze che lui le aveva fatto e il modo in cui l'aveva consolata anche quando aveva torto.

Edmund aveva un cuore d'oro, e lei... lei gliel'aveva strappato.

Lucy desiderava solo di poter andare via e di non mettere mai più piede in quella stanza, quella stanza che profumava di lui, quella stanza in cui, di nascosto, si erano uniti centinaia di volte.

Quella stanza in cui lui le aveva sussurrato che era la più bella di tutte, che non avrebbe mai dovuto temere nulla, quella stanza in cui l'aveva stretta fino a farle male.

I due rimasero immobili, a guardarsi, mentre i cuori di entrambi sembravano voler esplodere e rifugiarsi l'uno nel petto dell'altro.

Poi lei non seppe resistere oltre; corse verso di lui, cercando di non inciampare nel vestito, e si gettò fra le sue braccia, spingendo il capo contro il suo collo.

Ne respirò forte la fragranza mentre scoppiava in un pianto rumoroso e veniva scossa dai singhiozzi.

Quello era il più brutto giorno della sua vita.

Edmund, che mai come nessuno era stato gentile con lei, si inginocchiò sul pavimento, senza smetterle di stringerla, e le accarezzò i capelli in maniera rude, senza tracce di dolcezza. La strinse convulsamente, le mani che tremavano e il cuore che urlava, e lei poté sentire che anche il viso dell'altro era bagnato di lacrime.

Si scostò dall'abbraccio e vide il suo riflesso negli occhi umidi di suo fratello, che, ancora una volta, le stava dando tutto senza chiederle niente.

Gli occhi di Edmund parlavano e le lacrime che si erano formate in essi erano l'ennesima dichiarazione soppressa da parte del ragazzo.

Stava morendo dentro.

Lucy posò la fronte su quella dell'altro, che non oppose resistenza, e l'unica cosa che fece fu chiudere gli occhi e bearsi di quel contatto. Per l'ultima volta.

Poi lei gli baciò le palpebre, gli zigomi, la punta del naso, le labbra. Posò le labbra chiuse su quelle del fratello che, a primo impatto, si tirò indietro.

Era stanco di star male, voleva solo dimenticare, anche se sapeva che era impossibile. Amava Lucy. Gli veniva da vomitare per quanto stava male in quel momento, ma semplicemente non voleva lasciarla andare.

Ma poi si abbandonò al contatto, alle labbra di Lucy che sfioravano le sue, alla sua lingua che, alcuni istanti dopo, chiedeva un tacito permesso di incontrare la sua.

Ancora una volta, Edmund si lasciò andare in balia delle sensazioni, mentre nella sua mente si faceva più vivida l'immagine di sé stesso senza di lei.

La sorella si staccò da lui e gli strinse forte le braccia intorno al collo, in quel misto di sudore e lacrime che bagnava i loro corpi.

“Scusami, Ed. Lo sto facendo solo per noi”, esalò lei, con voce spezzata, e lui la guardò con occhi languidi, senza proferir parola.

Un solo sguardo in risposta.

La ragazza si alzò, con il cuore che le si frantumava in quel preciso momento, e si avviò verso la porta, lasciandosi alle spalle suo fratello.

Lasciandosi alle spalle tutto ciò che lei era.

 

-

 

Edmund intinse la piuma d'oca nel calamaio e poi la portò sul foglio candido, iniziando a scrivere. Non avrebbe assistito al matrimonio di sua sorella; sarebbe andato via prima.

Per tutti, Edmund Pevensie era un eroe; per se stesso, invece, era solo un vigliacco. Un vigliacco della peggior specie.

 

Cara Lucy,

non ce l'ho fatta. Dicevi che ero il più forte dei tuoi fratelli, ma sai, anche il più prezioso dei vasi può creparsi.

Le crepe su di me sono fin troppe. Non ti accuso di niente, anzi, ti ringrazio per avermi dato la possibilità di crescere, di vivere, di amare ed essere amato.

Sarai sempre la mia luz, ricordi quando il professor Kirke ce ne parlò?
Luz è la parola che gli ebrei utilizzano per indicare la parte del corpo che rimane intatta per l'eternità, anche dopo la morte, dalla quale poi nasce una nuova vita.

È questo che sei per me, mia bellissima Lucy.

Ti amo, l'ho sempre fatto. E forse continuerò a farlo.

Una sola cosa ti chiedo, ed è questa : non cercarmi assolutamente; cercami nei tuoi ricordi, solo lì potrai trovarmi ed essere felice con me.

Addio, mia sorella, mia dolcissima amica di un'intera vita.

Tuo per sempre,

Ed.”

 

-

 

Lucy si guardò intorno, e sentì tutti gli sguardi bruciare si di lei. Era il momento fatidico, il momento del “sì”.

Edmund non c'era. Lo sentiva, nonostante non avesse notato l'assenza con i suoi occhi.

Per queste cose non servivano le prove.

Lucy baciò il suo nuovo marito, e si chiese dove fosse finito suo fratello.

Non avrebbe mai saputo dove fosse, non l'avrebbe mai più rivisto.

Di questo era convinto lui che, abbandonati tutti i suoi effetti personali, si addentrava in una foresta, alla ricerca di una nuova vita e nuove avventure, che avrebbe affrontato, questa volta, da solo.

Senza la sua Luz.

-
Un'ultima piccola, insignificante nota : 
ci ho pensato un po' su, ed ho deciso che questa one-shot sarà trasformata in una long che inizierò a postare, purtroppo, non prima di ottobre, poiché mancherò tutto settembre a causa di uno stage all'estero con la scuola.
Lasciatemi sapere cosa ne pensate e se, secondo voi, valga la pena di trasformare questa breve storia, lasciando questa one shot come prequel di un'eventuale long. 

Claudia 

 

  
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