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Autore: DestinyMaryHope    27/08/2014    0 recensioni
Davanti ai suoi occhi si apriva un’immensa distesa nera, senza una luce, senza niente. L’oblio. Il vuoto di cui aveva tanto paura, quella sensazione di cadere mentre ci si è appena addormentati. La morte. La solitudine.
Jo è una ragazza che sogna ad occhi aperti. Ma dove può finire una sognatrice in un mondo in cui sognare è proibito? Buona lettura!
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’albero si ergeva maestoso ed imponente, quasi spaventoso, davanti agli occhi di chi lo guardava. Ma non davanti a quelli di Jo. Erano talmente tanti anni, talmente tanto tempo che “conosceva” quell’albero da farglielo apparire familiare: i rami come braccia spalancate ad accogliere chiunque avesse voglia, o semplicemente bisogno. La chioma, che in quel periodo tendeva al giallino, nascondeva tanti di quei nidi di uccelli che contarli sarebbe risultato impossibile perfino ad un matematico. Le  grandi radici spuntavano dal sottosuolo, facendo inciampare qualvolta qualche bambino venuto a giocare ai suoi piedi. Anche dopo così tanti anni, Jo non aveva la più pallida idea di che albero fosse. Non era molto diffuso dalle sue parti, infatti quello era l’unico esemplare che avesse mai visto. Poteva tranquillamente escludere l’ipotesi che fosse un pino o un abete, in quanto quest’ultimi siano alberi sempreverdi. Aveva escluso anche il faggio, perché la forme della sua chioma non era ovale, e la sua corteccia non era di certo liscia. Quell’albero era semplicemente l’Albero di Jo. E il ramo robusto e con un incavo all’estremità era il suo ramo preferito.  Per arrivarci, bisognava arrampicarsi su per il tronco, ed ogni volta che lo faceva, Jo ringraziava mentalmente il Cielo per aver creato un albero con così tanti appigli. Un piede sulla protuberanza a destra, una mano sul ramo a sinistra, e così via. In genere riusciva a raggiungere il suo ramo nel giro di qualche minuto. Portava sempre con sé un quadernino dove scriveva poesie, o semplicemente appunti. Quel giorno, decise di esaminare una foglia giallina presa dall’estremità del ramo. “Foglia del mio albero a fine estate. Il colore sta cambiando. Questo vuol dire che il tempo sta cambiando. Sta arrivando l’autunno. Non voglio che arrivi l’autunno. Lo odio.” Non che Jo amasse molte cose. Le piaceva quando l’ultimo giorno di scuola tornava a casa e si rotolava nel prato. Quella sensazione di libertà che nessuno poteva toglierle. Quella libertà che nel giro di tre mesi sarebbe finita. Amava il suono del pianoforte. E lo scricchiolio del pane quando veniva spezzato. Amava il rumore del mare nelle conchiglie, e il profumo del basilico. L’odore dolce della vaniglia mischiata al cocco, quindi quello del suo profumo preferito, quello con la boccetta rossa, la faceva sentire sempre meglio. Amava il periodo natalizio, il profumo dei biscottini allo zenzero, le luci per le strade, la gente nei negozi. Odiava, invece, l’odore forte e pungente del geranio, che da piccola le aveva fatto venire un’intossicazione. Odiava le ragazze che si credevano chissà chi, che alla sua età andavano già per festini vestite come poco di buono e con dei tacchi da capogiro. Odiava la pioggia in estate, l’odore dell’asfalto bollente ma bagnato che si respira quando si esce di casa. Odiava i circhi e i clown, che fin da piccola le avevano messo sempre un po’ di paura.  Non sopportava i suoi compagni di classe, che da sempre la prendevano in giro, né tantomeno i professori che non avevano mai fatto niente per aiutarla. Ma amava i negozi che vendevano i vestiti che piacevano a lei, comodi ma allo stesso tempo moderni. Ma soprattutto amava starsene lì, sul ramo dell’albero, a guardare il cielo che, anche se coperto di nuvole, la faceva viaggiare per mondi selvaggi e inesplorati, per le grandi metropoli come la New York che tanto le piaceva, per il misterioso deserto del Sahara che tanto la interessava. Potevano passare le ore, i giorni, ma fosse stato per Jo, sarebbe rimasta su quell’albero. Girando la testa di lato, si potevano scorgere le fessure in cui la ragazza aveva riposto con molta cura alcuni bigliettini. Certi avevano più di qualche anno e lo si poteva notare dalla scrittura dritta e infantile della bambina che era stata Jo. Erano stati nascosti talmente bene, da non farli rovinare con le intemperie. Si trovavano in alcuni fori piuttosto profondi, ma troppo stretti per far da tana agli uccelli. Jo, che non riusciva più a fare entrare la mano nella fessura, tentò di prendere i biglietti con un bastoncino di legno, ma invano. Allora, stando sempre attenta a dove mettere i piedi, corse in casa a cercare una torcia, così avrebbe potuto andare sul sicuro su dove prendere i biglietti. Quando la serratura scattò, Jo si diresse, con passo veloce, verso la sua camera. Aprì il cassetto del comodino e ne estrasse la torcia blu.
Riscese in cortile e si arrampicò nuovamente sull’albero, sedendosi comoda sul suo ramo e ispezionando con molta cura le fessure che ospitavano i suoi bigliettini, i suoi sogni. Su quei biglietti c’erano scritti i suoi pensieri, le sue paure, i suoi desideri. Quello che pensava della sua famiglia, quello che le piaceva e quello di cui si vergognava. Quello che nessuno sapeva di lei, e che mai avrebbe saputo, perché il suo amico albero era un ottimo rifugio e di certo non avrebbe mai riferito a nessuno suoi segreti. 
Illuminò la parte destra della fessura, ma non c’era niente se non foglie secche. Poi passò alla sinistra. Era praticamente certa di trovare dei foglietti accartocciati qua e là, ma ci rimane piuttosto male quando al loro posto trovò una famigliola di bruchi che dormiva beatamente. 
Rientrò in casa, con l’umore sotto le scarpe. Il vento, che per anni non aveva fatto alcun danno ai suoi biglietti, glieli aveva portati via per sempre. I suoi sogni e le sue paure ora erano chissà dove. 
-Dove vai, tesoro?  La signora FreeFall, che aveva appena accompagnato il marito al lavoro e che ora si pettinava i boccoli rossi, spruzzando lacca un po’ ovunque, era una donna di mezza età, capelli tinti color del fuoco e occhi grandi e blu. Jo non sapeva quale fosse il colore naturale della sua chioma, in quanto in quindici anni di vita, aveva visto la madre con decine e decine di colorazioni diverse. Quel giorno, indossava un tailleur color ciclamino, bordato da pizzo san gallo turchese, e delle scarpe, anche esse sui toni del celeste, con un tacco a sfiletto di dieci centimetri circa, che faceva sembrare la donna ancora più alta e magra di quello che era. Il viso scarnito la faceva apparire un po’ più vecchia della sua vera età, ma lei faceva di tutto per sembrare una ragazza giovane dei tempi del liceo. Usava creme su creme, tutte effetto lifting e rimodellanti, per riempire le rughe che tempestavano il suo viso. Jo non si riusciva a spiegare il perché di quel gesto; per lei essere arrivata a cinquant’anni era un traguardo, e se fosse stata al posto della madre, avrebbe mostrato fieramente le sue imperfezioni.  
 –Mamma, ti prego, non riempirti di quella cosa arancione in faccia, che sembri una zucca di Halloween- esclamò la ragazza.  –Tanto lo sai meglio di me che non ti fa un bel niente.
-Almeno provo a migliorare. E poi Lauren mi aveva detto che avrebbe funzionato…
-MAMMA! Per la centesima volta, chi è Lauren?
-La mia amica…
-E che lavoro fa?
-La farmacista.
-E tu dove l’hai comprata quella “crema miracolosa”?
-Nella farmacia di Lauren…
-E quindi? Dio santo, arrivaci una volta per tutte!
La signora FreeFall ci pensò su un attimo. Poi i suoi occhi si illuminarono e fece un saltino in avanti, spaventando seriamente Jo, e urlò:- LAUREN MI HA INGANNATA! VOLEVA SOLO FARE SOLDI!
La figlia tirò un sospiro di sollievo e roteò gli occhi all’insù, poi si diresse verso la sua camera e si buttò sul letto. Prese il libro sul comodino, che in quel caso era Cime Tempestose, e cominciò a leggere. 

“Talvolta ci facciamo prendere dalla compassione per creature incapaci di provare sentimenti sia per se stessi che per altri…”
E leggendo quelle parole, chiuse gli occhi, e sognò.
  
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