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Autore: namelessjuls    27/08/2014    10 recensioni
"Non era stato risparmiato niente, compresi mobili, poster, finestre e pavimento.
Ogni singola cosa in quella stanza era bianca.
Ma non era quella la cosa più preoccupante, oh no, c’era molto di più.
Su ogni parete erano state scritte migliaia di frasi, tutte rigorosamente in nero.
Alcune erano illeggibili, ma altre spiccavano sopra di esse.
“Voglio dimenticare tutte queste stupide piccole cose.”
“Non posso scappare dai ricordi.”
“Mi manca il modo di addormentarmi al tuo fianco.”
“Dimmi che tutto questo è un sogno.”
“Se fossi qui ti stringerei forte e non ti lascerei andare.
“Era solo una bugia?”
“Voglio svegliarmi con l’amnesia.”
“Come puoi essere felice accanto a lui?”
“Io non sto per niente bene.” "
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo.
 
Sette del mattino.
Che cosa c’è di più brutto di doversi svegliare alle sette del mattino?
Beh, doversi svegliare alle sette del mattino di domenica, ovviamente.
Mugugnai un attimo, rivoltandomi con il viso sotto ai cuscini.
Pochi secondi e sarà qui, me lo sento.
Non faccio in tempo a sbadigliare che un ragazzo dalla chioma bionda ha già fatto irruzione in camera mia, aprendo in modo rumoroso tutte le tende.
“Ma che bella giornata!” Esclamò, guardando fuori, sorridente.
Ma che si era bevuto?
C'era una nebbia terribile e faceva un freddo pazzesco.
Lo ignorai, ma un momento dopo qualcuno mi aveva già sfilato in malo modo le coperte di dosso, facendomi gelare fino al midollo.
“Sei un idiota!” Strillai, sedendomi in fretta.
Guardai il mio riflesso allo specchio, e storsi il naso dal disgusto.
I capelli sembravano un cespuglio bicolor, una manica della grande maglia mi era ricaduta sulla spalla e sul viso avevo ancora i segni del cuscino.
Un barbone poteva avere più possibilità di essere Miss Mondo di me.
Il ragazzo biondo continuava a sorridermi con gli occhi azzurri che gli brillavano.
“A cosa devo tutta questa felicità?” Chiesi, sbadigliando.
Era da tre anni che convivevamo io e il biondo, in un bel appartamento di Miami, molto lontano da casa, cioè Sydney.
All’inizio mio fratello non era felice di questa cosa, ma alla fine si era reso conto che era la scelta migliore per la mia felicità.
Erano da quasi un anno che non lo vedevo, e mi mancava da morire.
Da quando lo avevo quasi perso in quel maledetto incidente non passava giorno senza che io pensassi a lui, e che lo chiamassi per sapere se stava bene.
Quel giorno in ospedale di cinque anni fa, dopo aver passato ore interminabili in sala da aspetto e quasi una settimana di preoccupazione, vedere mio fratello sveglio, che mi sorrideva dal sul letto, era stato quasi come un fulmine a ciel sereno, e non credo che esistano parole per descrivere quello che ho provato in quel momento.
“Oggi è la vigilia di Natale, sai?” Mi sorrise lui, adorava il Natale, al contrario di me.
“Quindi?” Chiesi, alzando un sopracciglio.
Mi aveva alzato così presto per così poco?
“ 'Quindi?' ” Esclamò lui, sbalordito “Quindi abbiamo mille cose da fare! Preparare l’albero, il presepe, il cenone e anche i regali!”
Oh, decisamente troppo per una che non ha nemmeno la forza di alzarsi dal suo letto.
“No, ma sul serio, sei ubriaco?”
Gli si allargò il sorriso, e mi gettò alcuni vestiti sul viso “Preparati, ci aspetta una giornata memorabile!”
Quasi saltellando uscì dalla stanza, cantando una canzoncina di Natale.
Guarda un pò con chi mi toccava vivere, un elfo di Natale per di più ubriaco.
 
***

“Avanti, muoviti!” Urlò il biondo, trascinandomi per le varie vetrine piene di insegne colorate e festoni.
“Sono stanca!” Mi lamentai, sbuffando.
Da quando non abitavo più in Australia passavo ogni Natale con il biondo e i miei amici americani, non che mi dispiacesse, ma mi mancava passarlo con Ashton e i ragazzi.
Il biondo mi guardò male, ma subito la sua attenzione venne attirata da un negozio di dolci e cioccolate varie.
“Se vuoi puoi andarci, io intanto vado a fare un giro in quel negozio in fondo alla via.” Dissi, intercettando lo sguardo del ragazzo, non avevo mai incontrato persona più golosa.
“Mm va bene, ma ci troviamo qui tra mezz’ora, okay?”
Annuii, prima di correre in fondo al lungo viale alberato, verso il negozietto nell’angolo.
Lo avevo scoperto il giorno dopo essere arrivata a Miami, e mi ero subito innamorata.
Non era molto grande o sfarzoso, ma era comunque accogliente e, soprattutto, sembrava fatto appositamente per me.
Appena aperta la porta vetro venni invasa dal caldo accogliente e le note di Maps, dei Maroon5.
Nancy, dal piccolo bar, mi sorrise, felice di rivedermi.
Ricambiai il sorriso, e sorpassati i vari tavolini e il bar, andai a dare un’occhiata alla libreria a muro che ricopriva metà delle pareti.
Adoravo leggere, ma quasi tutti quei libri li avevo già letti o non mi interessavo, quindi decisi di andare nell’altra metà del locale, piena di scafallatture dove cd e dvd erano riposti con cura e ordine.
Iniziai a passare con attenzione lo sguardo su tutti i cd, ma non riuscivo a trovare nulla di veramente interessante.
“Io se fossi in te prenderei American Idiot, i Green Day sono forti.”
Sussultai sentendo la voce al mio fianco, ma mi rassicurai vedendo la figura famigliare.
“Ciao Robert.” Salutai, notando che il ragazzo non era cambiato per niente in due mesi di assenza.
Io e il ragazzo avevamo entrambi ventitre anni compiuti, ma lui mi superava di quasi quindici centimetri in altezza.
Aveva delle gambe lunghe, messe in risalto da pantaloni attillati e indossava sempre maglie di band famose o canotte smanicate.
Aveva un bel fisico, ma oggi lo teneva nascosto da una larga felpa scura.
I  capelli dovevano essere biondi, ma li teneva sempre nascosti dal cappuccio della felpa o cuffiette.
Non sapevo di che colore aveva gli occhi perché erano sempre nascosti dietro delle spesse lenti scure, anche se non gli avevo mai chiesto perché tenesse gli occhiali da sole anche al chiuso avevo sempre avuto la voglia di farlo.
Al labbro aveva un piercing ad anello ed era uno dei pochi segni identificativi che avevo di lui.
Lo avevo conosciuto poco più di due anni anni prima, circa sette mesi dopo essere arrivata a Miami.
Eravamo sempre in quel negozio, era inverno e faceva un freddo pazzesco, così avevo deciso di prendere al bar una cioccolata.
Quando però arrivò il momento di pagare andai in crisi, dato che mi accorsi di non avere il portafoglio con me.
Stavo quasi per chiamare in aiuto uno dei miei amici quando Robert apparve dal nulla, offrendosi di pagarmi la bevanda.
Ero rimasta subito colpita da lui, dal suo sorriso e dal modo in cui era vestito.
Mi ricordava terribilmente qualcuno, ma cercavo di non pensarci, dato che era impossibile che fossero la stessa persona.
Da quel momento iniziò la nostra amicizia, che consisteva in pomeriggi passati in quel locale a parlare un po’ di tutto.
Era molto simpatico, e divertente, e adoravo passare le giornate con lui, anche se a volte spariva per dei mesi per qualcuno dei suoi viaggi.
“Hey Melanie.” Mi salutò lui, sorridendo “Facciamo il solito?”
Annuii, seguendolo verso il bar, dove ordinammo due cioccolate, per poi andare al nostro solito tavolo.
“Com’è andato l’ultimo viaggio?” Chiesi, bevendo un po’ della bevanda.
“Tutto a posto, anche se un po’ frenetico.”
“Qui invece è stato tutto monotono con il solito.” Sbuffai.
“Stressata per il lavoro?” Sorrise lui.
Annuii “Fare la baby sitter è bello, ma non pensavo che fosse così stancante.”
“Ho sempre voluto avere dei bambini.” Commentò lui, sorseggiando la bevanda.
“Come mai non li hai avuti?”
“Non ne abbiamo avuto la possibilità.”
Eccoci di nuovo.
Presto o tardi arrivavamo sempre a quel punto, quello nel quale Robert iniziava a parlare alla prima persona plurale.
Non avevo mai capito a chi si riferisse con quel ‘noi’, e mai glielo avrei chiesto, vedevo che era importante per lui e non volevo invadere troppo la sua vita privata.
“Io invece sono alla ricerca dei regali per questa stupida festa annuale.”
Lui rise e io ne fui felice, mi piaceva vederlo sorridere.
“Proprio non ti piace questa festa eh?”
Scossi il viso “Prima di trasferirmi qui amavo festeggiare il Natale, ma ora ho solo brutti ricordi.”
Il sorriso di Robert gli si gelò in faccia, ma io non ero messa meglio di lui.
“Immagino che sia colpa di quel fantomatico Luke.”
Annuii “Ci siamo lasciati il giorno di Natale.”
Mi faceva male ricordarmi di Luke, terribilmente male.
Ero così felice quando i ragazzi mi dissero che sarebbero partiti per un tour, ma dopo neanche un mese si trasformò tutto in incubo.
Io e Luke stavamo insieme da quasi un anno, dopo il mio ritorno a Sydney per l’incidente di Ashton, e le cose stavano andando più che bene, non c’era giorno che non ci vedessimo e che non fossimo felici.
Ma dopo la loro partenza le cose peggiorarono, lui divenne molto più assente e io molto più gelosa di tutte le ragazze che gli stavano attorno, in più mi irritava che nei suoi rari momenti liberi preferisse stare in giro a spassarsela piuttosto che chiamarmi.
Dopo poco più di un mese nessuno dei due riusciva più a sopportare l’altro e, il giorno di Natale, dopo quasi due settimane di silenzio, decisi di troncare la relazione.
Lui nemmeno ci rimase più di tanto male, mentre io ero in lacrime mentre parlavo.
“Non parli spesso di lui.” Costatò Robert “Però diventi sempre strana quando lo fai, come se ti rinchiudessi nei tuoi pensieri.”
“E’ complicato, ma tu piuttosto, perché non mi dici mai a chi ti riferisci quando parli al plurale?”
Lui sorrise “E’ complicato.”
Scossi il viso, detestavo quando riusciva a zittirmi.
Stavo per ribattere quando un uragano biondo si catapultò nel negozio, facendo sussultare metà dei clienti.
“Eccoti finalmente!” Strillò il ragazzo, avanzando verso di me, aveva le braccia piene di borsine straripanti. “E da un quarto d’ora che ti aspetto, dove ti eri cacciata?!”
“Scusami, ma ho incontrato Robert e ci siamo messi a chiacchierare.” Dissi, indicando il ragazzo di fronte a me. "Comunque, Robert questo è Niall, il mio conquilino, mentre Niall, questo è Robert, un mio amico."
Vidi Niall squadrare bene l’altro ragazzo, con due fessure al posto degli occhi.
“Mm okay, piacere Robert, comunque Mel,  è ora di andare.”
Annuii, alzandomi “Scusa Robert ma devo scappare, ci vediamo dopo domani?”
Il ragazzo sorrise “Mi sembra ovvio.”
Ricambiai il sorriso, per poi seguire Niall all’uscita.
“Mi ricorda qualcuno quel ragazzo.” Disse il biondo, appena varcata l’uscita.
“Anche a me, però mi ha detto di abitare molto lontano, quindi molto probabilmente è solo un impressione.”
Il viso di Niall era ancora pensieroso, ma non me ne curai molto, la prospettiva di dover passare le prossime a cucinare ed impacchettare regali e fare tutte le altre preparazioni era decisamente più importante.
“Il Natale è una merda.”
Niall sorrise “Magari questa volta avrai delle belle sorprese.”
Sbuffai “Ne dubito.”
 
***

“Niall, diamine, hai portato tutto in tavola?” Strillai.
Dovevo ancora finire di vestirmi e gli invitati sarebbero arrivati da li a qualche minuto.
Infiali in fretta i jeans e gli anfibi neri, per poi mettere un maglione largo di colore rosso.
Mi ero già truccata come al solito, e i capelli li avevo lisciati e lasciati liberi lungo le spalle.
Non indossavo nulla di speciale, ma mi andava bene così.
Scesi in sala da pranzo e mi accorsi che Niall aveva completamente sbagliato ad apparecchiare.
“Niall!” Urlai.
“Che vuoi?!” Strillò lui di rimando, entrando nella stanza.
Anche lui non era vestito in modo diverso dagli altri giorni, solo un paio di jeans, una maglia bianca e una camicia azzurra.
“Se saremo in cinque perché hai apparecchiato per otto?”
Lui mi concesse uno dei suoi sorrisi migliori “Lo vedrai.”
In quel momento iniziai a preoccuparmi, ma il campanello non mi diede il tempo di pensare oltre.
Niall mi prese per il polso e mi tirò fino alla porta, aprendola con un sorrisone in viso.
“Buon Natale!” Esclamarono i tre ragazzi sulla porta, abbracciandoci.
Erano venuti tutti insieme, Bradley, Jade e Shawn.
Mancava solo Austin, che per sfortuna era stato bloccato in un cenone di famiglia e non era riuscito a raggiungerci come gli anni precedenti.
“Così mi strozzate.” Cercai di dire, anche se mi lasciai scappare  comunque un sorriso.
“Sei uno schianto.” Disse Bradley, facendomi fare un giro su me stessa.
Arrossi di colpo “G-grazie, anche tu.”
In realtà non lo pensavo davvero, ma comunque mi sembrava carino dirlo.
“Oh avanti Brad, non ci provare con Mel.” Lo rimproverò Jade, stringendosi di più al corpo di Shawn.
Alla fine si erano fidanzati, e non potevo esserne più felice.
“Comunque in tavola è pronto, sarà meglio andare.” Propose Niall, afferrando i cappotti e sistemandoli nel guardaroba.
Annuimmo tutti, seguendo il biondo verso la stanza da pranzo, però non facemmo in tempo a sederci che il campanello suonò di nuovo.
Niall iniziò a battere le mani felice “E’ arrivato il nostro regalo per Mel!”
Li guardai tutti male, ma che stavano dicendo?
Da quando i regali sapevano suonare il campanello?
“Io direi che è meglio che vai ad aprire.” Mi consiglio Shawn, sorridendo.
Ancora riluttante mi diressi all'ingresso, bloccandomi sul colpo una volta aperta la porta.
Tre ragazzi, tutti con volti estremamente famigliari mi sorridevano felici.
“Ashton?!” Esclamai, vedendo il primo.
“Proprio io.” Disse mio fratello, abbracciandomi forte.
“Ma che ci fate qui? Non siete in tour?!” Chiesi, abbracciando anche gli altri due.
Santo cielo, quanto erano cambiati in quasi un anno che non li vedevo.
I capelli castani di Calum ora avevano delle ciocche bionde, quelli di Michael erano rosso fuoco e quelli di Ashton legati in una bandana blu scuro.
Non sembravano più i ragazzini che avevo lasciato a Sydney qualche anno prima.
“Abbiamo qualche giorno libero per Natale, e Niall ci ha invitato a passarlo qui.”
“Ma è fantastico!” Esclamai “Comunque, la sala da pranzo è in fondo a sinistra, sistemo i cappotti e vengo.”
Michael e Calum annuirono, per poi andare in sala.
Aprii l’armadio e iniziai a sistemare tutti i vari giubbini, sciarpe e cuffie.
“Vedo che stai bene.” Disse mio fratello, sorridendo “Sei riuscita a dimenticarlo finalmente?”
Feci finta di non sentire, cercando non lasciare trasparire il ciclone che mi si era formato dentro al pensiero di Luke.
“Certo.” Mentii “Sono passati tre anni dal resto.”
“Anche lui è qui.”
Mi bloccai sul momento, con ancora le mani in aria.
Io e Luke eravamo nella stessa città e io non lo sapevo.
“Non mi interessa.” Dissi, sbloccandomi dalla mia paralisi momentanea.
Ashton storse il naso “Come vuoi, ma in ogni caso, sto morendo di fame.”
Sorrisi “Allora sarà meglio andare a mangiare prima che diventi io la tua cena.”
Ashton rise “Se le tue doti da cuoca non sono migliorate mi sa che non avrò altra scelta.”
Gli diedi uno schiaffo sulla spalla, fingendomi offesa “Ashton!”
“Ti voglio bene anche io, sorellina.”
 
***


Sette del mattino.
Un’altra volta.
“Niall, santo cielo, la vuoi smettere di farmi questi risvegli traumatici?!” Strillai, lanciando il cuscino verso il biondo che scappava dalla mia camera, ridendo a crepa pelle.
Sbuffai, stronzo di un biondo tinto.
Mi alzai a fatica, come sempre, trascinandomi verso il bagno e poi verso l’armadio.
Infiali un semplice paio di jeans con un maglione largo, e ai piedi gli anfibi.
Non avevo voglia di stare in casa quella mattina, e decisi di andare nel mio solito negozio.
“Niall, io esco!” Strillai.
Appena sentita la risposta del biondo afferrai cappotto e sciarpa e mi incamminai verso il negozio.
Faceva un freddo pazzesco, ma almeno non pioveva.
Cercai di non alzare lo sguardo verso nessuna delle persone che mi passavano a fianco, con la paura che invece di vedere occhi estranei avrei visto gli occhi azzurri che avrei riconosciuti tra mille.
Da quando Ashton mi aveva detto che Luke era a Miami la mia mente aveva iniziato a vagare in direzioni diverse, al quale cercavo di non dare retta.
E se lo avessi già visto?
E se mi capiterà di incontrarlo, come andrà?
Preferirei non saperlo.
Il suono del campanello della porta del locale mi distrasse dai miei pensieri, facendomi tornare alla realtà.
Salutai Nancy con un gesto della mano, iniziando a guardarmi intorno, sorridendo quando vidi una figura famigliare ad un tavolino.
Andai direttamente verso la figura incappucciata di Robert, che come al solito stava scrivendo sul suo taccuino.
Erano inseparabili, ma avevo come il presentimento che presto Robert sarebbe stato costretto a cambiarlo, dato che oramai stava scrivendo sull’ultima pagina.
“Ciao Robert.” Lo salutai, sedendomi accanto a lui.
“Ciao Melanie.” Mi salutò con un sorriso “Passato un bel Natale?”
Annuii “Il mio amico Niall mi ha voluto fare una sorpresa, e per questo ha invitato di nascosto mio fratello e i miei amici di Sydney.”
Robert sorrise “Che bella idea, ma scommetto che il famoso Luke non era tra gli invitati.”
Scossi il viso “No, lui non c’era.”
Robert sorrise, senza rispondere.
“Tu come lo hai passato?”
“Da solo, ma mi va bene così, non mi piace l’idea di passarlo in una maniera diversa da come facevamo noi.”
Ancora quel ‘noi’.
Morivo dalla voglia che mi dicesse di più, ma lui non sembrava dello stesso avviso, dato che aveva ripreso ad appuntare sul suo taccuino.
“Che stai scrivendo?” Chiesi, curiosa.
Lui scosse le spalle “Solo qualche frase.”
“Solo delle semplici frasi?”
Lui annuii “In una frase può esserci molto di più di quanto generalmente si crede, le parole hanno un immenso potere.”
Annuii, concordavo con quello che diceva.
Lui sospirò, chiudendo il libro e mettendolo sul tavolo, con la copertina rivolta verso il basso “Ho scritto centinaia di frasi che parlavano di noi, ma non credo che tu ne abbia mai letta una, o nemmeno ascoltata, per questo le ho messe per iscritto.”
Lo  guardai perplessa, ma di che stava parlando?
“Io partirò tra poco” Continuò lui “E non ho idea di quando e se tornerò, ma comunque ci tenevo a dirti tutte quelle cose che non ho mai avuto il coraggio di dirti.”
Lo vidi alzarsi dal tavolo, sotto il mio sguardo ancora sorpreso.
Fece un passo verso di me, abbassandosi fino al livello del mio viso, per poi avvicinarsi.
Quasi avevo il timore che mi volesse baciare, ma all’ultimo secondo la sua traiettoria cambiò, preferendomi lasciare un bacio sulla fronte.
Lo fece durare qualche istante, e io sentii nel fondo del mio stomaco risvegliarsi sensazioni che avevo sotterrato per anni.
“Buon Natale, Melanie.” Mi sorrise, staccandosi da me.
Io ancora lo guardavo perplessa, e lo seguii con lo sguardo verso l’uscita della porta.
Quando mi voltai vidi subito che sul tavolo c’era ancora il taccuino di Robert, che probabilmente si era dimenticato.
Lo presi subito tra le mani, con l’intento di raggiungere il ragazzo e riportarglielo.
Ma appena vidi la copertina mi bloccai.
Sul cartoncino chiaro era scritto in bella grafia un nome, ma non un nome qualsiasi, era il mio.
Melanie Jane Irwin.
Ma come faceva Robert a sapere il mio nome completo?
Lo aprii, iniziando sfogliarlo freneticamente, con il cuore che mi si fermava ad ogni pagina.
Decine e decine di pagine piene di parole, parole che formavano frasi, frasi che formavano testi, testi che diventavano canzoni, le stesse canzoni che io non avevo mai avuto il coraggio di leggere o di ascoltare, per paura di sentire la sua voce.
Su una pagina c’era scritto “Beside you.”, in un’altra “Heartbreak girl”, un’altra ancora "Close as Strangers”, nella trentesima mi venne un mezzo infarto riconoscendo il testo sotto al titolo “Amnesia”, quelle parole erano le stesse che avevo visto sulle pareti di Luke anni prima.
Sull’ultima pagina lessi un titolo che non avevo mai sentito, e l’inchiostro era ancora fresco.
 
 Questo è tutto quello che non ti ho detto


Aspetta, non dirmi che
Il paradiso è un posto sulla terra
vorrei poter tornare indietro
a quelle volte in cui non ti
ho dimostrato quanto valevi veramente


Il modo in cui mi abbracciavi
Vorrei averti messo al primo posto
Ammetto di aver sbagliato
Ero insensibile ai tuoi baci
Mentre tu mi scivolavi tra le dita

Togliendomi il respiro
insieme a tutti gli errori che ho fatto
a tutte le lettere che ho conservato
questo è tutto ciò che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
ma la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto

Questo è tutto quello che non ti ho detto

 
Lessi tutto il testo di un fiato, con le lacrime agli occhi.
Non ci credevo, in tutti quegl’anni avevo conversato tranquillamente a quello stesso tavolino con Luke, la stessa persona che cercavo disperatamente di dimenticare e che mi faceva stare terribilmente bene in quei momenti nel quale stavamo insieme.
E in quel momento capii a cosa si riferisse quel 'noi', non a lui e ad un'altra persona, ma a me e lui, Luke e la sottoscritta.
Dovevo andare da lui, dovevo chiedergli delle spiegazioni, dovevo sapere.
Raccolsi tutte le mie cose e uscii dal negozio quasi correndo, ma subito mi si presentò il primo ostacolo.
Avevo tre direzioni in cui andare, una a destra, una a sinistra e una davanti.
Non sapevo dove andare,  e non sapevo decidere.
Le lacrime iniziarono a cadermi lungo le guance, e strinsi più forte il taccuino al petto.
Luke aveva detto che sarebbe partito tra poco, non sapevo dov’era, quale strada prendere e molto probabilmente non lo avrei rivisto per mesi.
Dopo tre anni lo avevo perso ancora una volta.
 
 
Luke.
 

Sette minuti.
Sette minuti era il tempo che ci avevo impiegato per rendermi conto di quello che stava veramente succedendo.
Sette minuti per accorgermi che Melanie mi aveva lasciato, un’altra volta, tramite una stupida chiamata.
Lei piangeva, io non riuscivo a crederci, e quasi la presi come uno scherzo.
E invece non lo era, proprio per niente.
Ero stato male per mesi, trovando come unica soglievo mettere nero su bianco tutto quello che mi passava nelle testa.
Ogni giorno mi rendevo sempre più conto di tutti gli errori che avevo fatto con Melanie, gli stessi errori che facevo ogni volta, e che continuavano a tenermi lontano da lei.
Qualche mese dopo capitammo in tour in una città vicino a Miami, e li ebbi l’idea geniale.
Mi travestii in modo che nessuno mi potesse riconoscere, nemmeno una che mi conosceva bene come Melanie, e presa la macchina guidai fino a Miami.
I ragazzi sapevano del mio piano, e mi aiutarono a compierlo, chiamando Niall di nascosto e chiedendo quali erano i luoghi nel quale era più solita andare.
Lui ci indicò quel negozietto dove si poteva trovare un po’ di tutto, e quella fu la mia prima tappa.
La vidi subito, appena entrato.
Era seduta ad un tavolino, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sul libro che stava leggendo, i capelli biondi che le ricadevano liberi sul viso.
Era bellissima, più di quanto mi ricordassi.
Sentivo il bisogno di andare da lei, di stringerla, o di abbracciarla, ma mi trattenni.
Ad un tratto si alzò, e io mi nascosi dietro ad una libreria, seguendola con lo sguardo fino al bancone.
Quando la sua bevanda fu pronta da servire la vidi frugare nervosamente nelle tasche, visibilmente in crisi.
Io sorrisi, si era dimenticata il portafoglio come al solito.
Andai verso di lei, sperando che il mio travestimento funzionasse.
Mi presentai, e dal suo sorriso capii che non aveva capito chi ero.
Dal canto mio, mi stavo trattenendo dal baciarla.
Le offrì da bere, anche se lei protestò molto, come sempre, e da lì inizio la nostra amicizia in quel piccolo locale, interrotta a volte per colpa del tour che io e i ragazzi stavavamo proseguendo.
Adoravo parlare con lei, sentirla parlare di me, e vedere la sua espressione cambiare.
Mi piaceva vedere sorridere grazie a me, dopo le tante lacrime che gli avevo causato finalmente riuscivo a renderla felice.
Una volta mi aveva addirittura abbracciato, felice che gli fossi riuscito a trovare un cd che cercava da tempo.
Mi portavo sempre con me il taccuino sul quale scrivevo le frasi che mi passavano per la testa mentre pensavo a lei, e mentre Melanie era occupata o a leggere o a girare per le vetrine io mi mettevo a comporre i testi delle canzoni che sapevano di lei e di Noi.
A volte l’avevo seguita anche al di fuori dal locale, guardandola da lontano mentre giocava con i bambini al quale badava.
Sembrava così felice, e io iniziai a fantasticare su come sarebbe stato se avessimo avuto un figlio nostro.
Probabilmente lei sarebbe stata una madre fantastica.
Qualche volta l’avevo vista con un ragazzo riccio, e la cosa mi faceva irritare terribilmente.
Si tenevano per mano, ma sapevo che non erano fidanzati, e con lui lei sorrideva sempre.
Grazie alle chiacchierate che facevamo al bar scoprii che si chiamava Bradley, e che era un ragazzo molto simpatico, ma che lei non avrebbe mai potuto vederlo come più che un buon amico, e io ne fui felice.
Quella situazione andò avanti per anni, io ogni volta che avevo un buco prendevo un aereo e tornavo da Melanie, passavo un giorno con lei e cercavo di renderla felice, aiutandola con i suoi problemi e cercando di farla sorridere, e poi tornavo dai ragazzi, per proseguire il tour. 
E mentre facevo tutto questo scrivevo, lo facevo quasi ogni giorno e in pochi mesi avevo pronta una nuova canzone che Melanie non avrebbe ascoltato.
Una volta, mentre guardavamo i cd, gliene porsi uno nostro, ma lei lo rifiutò subito, dicendo che non voleva ascoltare le nostre canzoni.
Le chiesi il perché e lei rispose che non voleva sentire la voce del biondo, cioè me, e vedere di che parlavano i testi perché aveva paura parlassero di lei.
Io mi finsi sorpreso, e lei da lì iniziò a raccontarmi tutta la nostra storia, facendomi stare male ogni volta che mi descriveva il dolore che aveva passato.
Aveva gli occhi lucidi mentre parlava, e io la abbracciai, trattenendo a stento le lacrime a mia volta.
Sentivo il suo fiato caldo contro il collo e sembrava quasi una bambina tra le mie braccia.
Ed ora eravamo ritornati alla classica situazione, lei che piangeva a causa mia.
La vedevo vagare disperata, indecisa su quale strada scegliere.
Io ero a non più di dieci metri da lei, nascosto in modo da vederla ma che lei non potesse vedere me.
Avrei voluto andare da lei, ma sapevo che sarebbe stato inutile.
Di sicuro i litigi sarebbero continuati, e non saremo più riusciti a stare insieme, non con ancora un tour di altri nove mesi da finire.
No, non era il momento.
Il libro era stato solo un modo per ricordarle che io ci sarei sempre stato, che non l’avevo dimenticata e che sarei tornato presto.
Ci saremo incontrati di nuovo un giorno, ne ero sicuro, ma fino al quel giorno lei avrebbe saputo che la continuavo ad amare, ed io avrei continuato ad esserle vicino da lontano.
Quelle semplici frasi esprimevano tutto quello che provavo, ed era tutto quello che avrei voluto dire, ma era anche tutto quello che non avevo mai detto.
 
Svegliami adesso
e dimmi che questo è tutto un brutto sogno
come tutte le canzoni che ho scritto
tutte le canzoni che ho sperato potessero cancellare tutto dalla tua memoria
conservo nel mio cuore vuoto e spezzato
i fiori che avrei dovuto comprarti
e tutte le ore che ho perduto
vorrei ricominciare tutto dall'inizio

Togliendomi il respiro
con tutti gli errori che ho fatto
e le lettere che ho conservato
questo è tutto quello che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
e la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto
Spero che tu sappia
che per te io mi sacrificherei
per far funzionare tutto questo

Un giorno, sono sicuro
ci incontreremo per caso
fino a quel giorno...


Togliendomi il respiro
con tutti gli errori che ho fatto
e le lettere che ho conservato
questo è tutto quello che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
e la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto

Questo è tutto quello che non ti ho detto

 



 
Angolo autrice.
 

AIEAHHH
Ok, questo capitolo non è come ve lo aspettavate, vero?
Bene, allora mi vado a nascondere, sperando che nessuno mi trovi per uccidermi HAHA :C​
Una ragazza dolcissima mi ha proposto in una recensione di pensare ad un sequel o ad una OS, e oddio, le idee ci potrebbero essere, ma non sono sicura che a qualcuno piaccia o/e la segua, perciò ditemi voi :c
In ogni caso, vorrei ringraziare con tutto il cuore voi splendide persone che avete seguito la mia storia e che l’avete recensita, non credo che sarei arrivata fino a qui senza di voi, quindi grazie grazie grazie.
Quasi piango, aw.
Spero che questo capitolo vi aggrada, e se vi va ditemi la vostra, ci terrei molto <3
Quasi mi dispiace finire questa storia, mi ero affezionata a Mel, a Luke e tutti gli altri :c
In ogni caso, grazie mille.
Alla prossima,
Giulia.



Melanie Irwin ( Aleisha McDonald)

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Luke Hemmings

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Calum Hood (dolcino aw)

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Michael Clifford 

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Ashton Irwin

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Niall (Niall Horan)

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Austin ( Austin Mahone)

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Jade (Jade Thirlwall)

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Shawn  ( Shawn Mendes)

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Bradley (Bradley Will Simpson)

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