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Autore: Duvrangrgata    28/08/2014    1 recensioni
Giravano molte leggende sulla Casa. Alcuni dicevano che fosse stata costruita molti anni prima dalla famiglia Thorne, che vi aveva vissuto fino al 1890, quando Alfred Thorne aveva ucciso la moglie e le due figlie in cantina e si era poi tolto la vita, e che quindi i loro spiriti continuassero a vagare per la Casa, incapaci di trovare Pace.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Un, due, tre... CHALLENGE!

(#4)

 


 


 

 

Assegnata da: BlackGirl91
Fandom: Originali > Horror
Personaggi obbligatori: Cane, fantasma, postino
Prompt: Terrore, scale
Rating: 
Verde
Summary: Giravano molte leggende sulla Casa. Alcuni dicevano che fosse stata costruita molti anni prima dalla famiglia Thorne, che vi aveva vissuto fino al 1890, quando Alfred Thorne aveva ucciso la moglie e le due figlie in cantina e si era poi tolto la vita, e che quindi i loro spiriti continuassero a vagare per la Casa, incapaci di trovare Pace. 
Note: Non sono mai stata particolarmente brava nello scrivere storie horror, e sinceramente non sono sicura che questa sia esattamente includibile in questo genere, ma come primo tentativo non me la sono cavata male come pensavo. Spero che la pensiate così anche voi XD
Questa storia fa parte della serie “un, due, tre... CHALLENGE!”, una piccola sfida che ho fatto a me stessa che consiste nel farmi assegnare da altre persone un fandom, dei personaggi obbligatori e un prompt e usarli come base per scrivere.
 Se qualcuno volesse "sfidarmi" a scrivere, può recensire questa storia scrivendomi cosa ne pensa e allegando il seguente specchietto:

Fandom:
Personaggi obbligatori:
Prompt:
Oppure contattarmi sul mio account facebook, che trovate nella mia pagina autrice, mandandomi lo stesso specchietto. Trovate l'elenco dei fandom che conosco nella mia pagina autrice, ma se avete dubbi chiedete pure, potrei sempre aver dimenticato qualche fandom.
 Ovviamente potete anche semplicemente recensire la storia, nessun obbligo di sfida ;)
 

 

 

 

 


 

La Casa

 

 

John Roberts Junior, cinquantacinque anni, si era sempre vantato della sua efficienza come postino, adducendone il merito a suo padre, da cui aveva ereditato il lavoro anni prima. Tutte le mattine si alzava alle cinque in punto e si preparava, iniziando poi il suo giro. A John il suo lavoro piaceva molto, perché gli permetteva di conoscere e parlare con molte persone diverse: c'era la famiglia Bennet, formata dai genitori e da due figlie di quattro e sette anni che lo salutavano sempre quando lo incrociavano andando a scuola, poi c'erano i coniugi Morris, due anziani signori in pensione che gli offrivano sempre una tazza di caffé, senza contare i Black, gli Smith e molti altri. John aveva degli ottimi rapporti con tutti, l'unico problema che avesse mai avuto era con gli Anderson, o meglio, con il cane degli Anderson, Biever, che sembrava adorare abbaiargli dietro fino a perforargli i timpani e tentare di rincorrerlo e acchiapparlo, anche se non ci era mai riuscito, poiché sempre legato.
Sempre, tranne che quella mattina quando, vendendo John arrivare per consegnare la posta, il cane era saltato su e aveva iniziato a rincorrerlo, abbaiando come un dannato. Terrorizzato, l'uomo era filato via, senza neanche preoccuparsi di dove stesse andando, cosa che spiegava come mai in quel momento si trovasse all'interno della Casa, con il fiato che usciva dalla bocca in candide nuvolette, mentre saliva i gradini a due a due, continuando a guardarsi alle spalle, le mani che si aggrappavano con forza al corrimano e iniziavano a congelarsi come se – e forse era proprio così – improvvisamente la temperatura si fosse abbassata di dieci gradi.
Giravano molte leggende sulla Casa. Alcuni dicevano che fosse stata costruita molti anni prima dalla famiglia Thorne, che vi aveva vissuto fino al 1890, quando Alfred Thorne aveva ucciso la moglie e le due figlie in cantina e si era poi tolto la vita, e che quindi i loro spiriti continuassero a vagare per la Casa, incapaci di trovare Pace. Improvvisamente le scale cedettero e John si ritrovò a precipitare, un urlo di puro terrore che gli sfuggiva dalle labbra, e in pochi secondi era piombato in cantina, trascinando con se diverse assi di legno ormai marcio. Sbattendo le palpebre si alzò e prese a massaggiarsi la schiena, trattenendo un gemito di dolore. Improvvisamente con la coda dell'occhio notò un movimento e si voltò di scatto, il cuore che gli batteva forte nella cassa toracica. La maggior parte degli scaffali era coperta di polvere, molti erano crollati e diversi simboli strani – sicuramente opera di qualche teppista – erano disegnati sulle pareti. Cercando di allontanarsi dalle macerie, si diresse verso il centro della stanza, ma i suoi piedi calpestarono qualcosa di appiccicaticcio che ricopriva tutto il pavimento. Con una smorfia si abbassò, imprecando, e sfiorò a strana sostanza con una mano. Aggrottando le sopracciglia, sfregò le dita sporche tra di loro e le annusò, impallidendo di botto quando un odore ferroso gli inondò le narici. Inorridito fece un passo indietro, osservando il tappeto di sangue – sangue fresco – che gli si stendeva davanti ai piedi. John spalancò la bocca per urlare, ma improvvisamente dalle tenebre uscirono tre figure spettrali. Erano tre donne, una più vecchia e due più giovani, tutte vestite con abiti del secolo scorso. Erano pallide come la morte ed emanavano una freddezza inumana.
L'uomo fece per aprire la bocca e urlare con quanto fiato aveva in gola, ma una delle donne – la madre, probabilmente – si fece avanti ad una velocità disumana e lo afferrò per il collo, sollevandolo senza sforzo. Boccheggiando, afferrò la mano e tento di staccarla dalla sua pelle, ma era come cercare di spostare un macigno. La donna sorrise, ferina e, quasi come se fosse un segnale, le altre due gli si scagliarono contro con la forza di un carro armato.
L'ultima cosa che vide, prima di sprofondare nel buio, fu il suo sangue che gocciolava sul pavimento.

   
 
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