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Autore: Aout    28/08/2014    2 recensioni
Ehm, sì il tema è quello, ci siamo capiti.
Pepper e Tony, Tony e Pepper. Facile, no?
Tante diverse salse per tanti momenti diversi. Armature luccicanti, battute sarcastiche, retroscena succosi che non aspettano altro che essere letti.
Fatevi avanti e venite ad esplorare un po’ le gioie e i dolori dell'avere un fidanzato genio, miliardario, playboy, filantropo. Non è certo una cosa da tutti i giorni, no?
(Sono presenti anche one-shot Pre-Pepperony)
“Perché, ovviamente, se non fossero implicati ufficiali governativi infuriati, il gioco non sarebbe sufficientemente interessante, divertente. Non sarebbe sufficientemente alla Tony Stark.”
(Saltuariamente Fluff a palate, siete avvertiti)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Capitolo ambientato prima del primo Iron Man (scusate il gioco di parole). E' molto breve, molto dialogico, spero vi piaccia. Oh, giusto, ho scoperto di aver inserito per sbaglio anche una semi-citazione ad una canzone di Jovanotti, la riconoscerete subito, vai a capire come diamine non me ne fossi accorta prima, i misteri della psiche... comunque, buona lettura :)
 
 
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Fulmine
 

“Sulle cime più alte cadono i fulmini, e dove incontrano
maggiore resistenza arrecano più danno.”
-Cervantes
 
 
 
C’è la sbronza triste e la sbronza allegra.
Poi c’è Tony Stark.
- Credo che quel tipo ingrugnito volesse picchiarmi. Sulla sua fronte, quella cosa... la vena! La vena sulla sua fronte lampeggiava come un semaforo. Ingrugnito è una parola? No forse no. E forse le vene non lampeggiano. No... che stavo dicendo? Ah. Non credo avrebbe dovuto prendersela. Quel commento sulla sua mole era solo un’acuta osservazione. Sa che le mie osservazioni sono sempre acute. E da un sempre molto accurato paragone con la grandezza della sua sedia. Non è certo colpa mia se sono intelligente. Ingrugnito è una parola? No, un attimo, questo l’ho già chiesto... non le ho vomitato addosso, vero?
- No. E preferirei non succedesse.
Anche perché altrimenti la giornata potrebbe degenerare da “brutta” a “terribile” fino a “voglio cambiare pianeta” , senza passare per il Via. Cosa che niente prima di Tony Stark aveva mai anche solo provato a farle desiderare in modo così serio.
Perché Tony sbronzo è un Tony che parla. Più del solito. Il che è, per qualunque altro essere umano, umanamente impossibile.
Almeno è lontano da un microfono.
- Siamo in un macchina. – afferma Tony, con gli occhi che spaziano lenti intorno a lui. La voce impastata suggerisce a Pepper che arrivato alla villa crollerà sicuramente incosciente sul letto. O in cucina. O all’ingresso. O forse è tutta una finta e i grandi discorsi filosofici da ubriaco marcio riprenderanno da lì a poco. Gli scenari che si aprono davanti a Pepper sono talmente tanti che sarebbe decisamente meglio smetterla di pensarci. Giusto per non impazzire.
Che poi Pepper non ha mai capito perché Tony preferisca perdere coscienza in quel modo idiota nelle grandi occasioni piuttosto che dedicarsi ad altro. “Altro” che il resto dell’anno non ha alcun problema a fare su qualunque superficie piana della villa a Miami con qualunque cosa respiri e abbia l’ardire di incrociare la sua via.
La sua vena intuitiva e leggermente impicciona le ha sempre suggerito si tratti di qualche lascito di un trauma infantile, o con il rapporto con quel padre che nomina fin troppo poco raramente. Ma Pepper di solito a questo punto scuote la testa e si dice di piantarla. E anche che quella vena deve averla ereditata da sua madre. O da suo padre, tra tutte e due...
- Perché siamo su una macchina? – ricomincia Tony, la voce sempre meno impastata. L’avevo detto io. – Ma eravamo ad una festa! Perché non siamo alla mia festa?
Pepper si prende un secondo prima di rispondere, così da escludere dal suo vocabolario tutti le parole troppo scurrili che le sono venute in mente. Per il momento. – Non era la sua festa. Era la festa di Happy. Se lo ricorda? Ricorda che gli ha organizzato una festa nel più alto edificio di Miami e ci ha invitato un considerevole numero di persone semi-sconosciute a lei, figuriamoci a Happy? Un numero a tre zeri? – Pepper si morde la lingua. È riuscita a togliere gli insulti ma quello non era il tono che avrebbe voluto usare. Si schiarisce la voce e continua, più pacata. – Stiamo andando a casa, adesso, comunque.
Silenzio. Tony non risponde e Pepper crede per un secondo alla piccola speranza insinuatasi nel suo cuore che il suo capo-adolescente-mancato si sia finalmente addormentato. Poi Tony riprende e quella piccola speranza muore gemendo. – La festa... siamo andati via dalla festa. Perché? E... guida? Perché guida? E dov’è... quello, lui... che ha nominato...
- Happy? Non si preoccupi per lui. – risponde Pepper, notando con la coda dell’occhio che Tony si è messo seduto più dritto, forse in un ultimo disperato tentativo di schiarirsi la mente. Oh, cavolo. Imprevisto. Non mi piacciono gli imprevisti.
- Dov’è? E perché io non sono... alla festa? Pepper, lei non può rapirmi così come le pare! – afferma, in un’incredibile moto di lucidità che sfuma quasi subito, - Pepper? Pepper. È un bel nome. Potrei quasi averlo inventato io... Ma Happy?
Lei sbuffa. – Gliel’ho detto, non si preoccupi. In effetti, è qui anche lui. Sedile posteriore.
Tony annuisce, sbuffa anche lui e finalmente crolla, la testa storta sul sedile e la bocca aperta.
Il sex simbol del secolo... certo, vorrei che quelli delle riviste di gossip lo vedessero adesso.
Poi succede di nuovo qualcosa di strano. Tony chiude la bocca, rimette dritta di nuovo la testa e, piano, quasi fosse un movimento calcolato, la guarda fissa negli occhi. Pepper non distoglie lo sguardo dalla strada ma si sente quello sguardo addosso e, difficile capire come mai vista la situazione, ma non le dispiace affatto.
- Che c’è?
- Grazie, Pepper. Non so dove sarei senza di lei.
Subito dopo Tony ricrolla sullo schienale e sembra quasi non sia successo niente. Perché Tony ha detto la cosa più ovvia di sempre, perché Pepper ne è consapevole e di certo non bastano sette parole per far crollare le sue sicurezze. Ma è caduto un fulmine da qualche parte tra il suo stomaco e la gola e sa che non se ne dimenticherà tanto presto.




 
  
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