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Autore: Tabheta    28/08/2014    2 recensioni
MakoHaru senza pretese, nata con l'intento di far nascere un sorriso sul volto del lettore. Dal testo:
« “Ti ricordi quando tua nonna ci portò qui per la prima volta?”
Era tutta la serata che ci pensava, che glielo avesse chiesto proprio perché l'aveva notato? Quella domanda gli mise addosso più nostalgia di quanta non ne avesse prima e gli fece venire voglia di appoggiarsi al petto di Makoto ed andare in letargo.
“Si.”
Haruka si girò verso di lui, cercando una posizione che gli consentisse di guardarlo in faccia.
“Bhé, alla fine ti ci ho portato davvero a vedere le stelle.” »
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era raro che Haruka mostrasse interesse per qualcosa. Non che non lo provasse, semplicemente il suo volto rimaneva apatico, rendendo difficile la comprensione delle sue emozioni agli altri.
I suoi amici col tempo ci avevano fatto l’abitudine, lo conoscevano bene e si sforzavano di interpretarlo, ma quando il loro impegno non bastava sfoderavano la loro arma più efficace: Makoto.
Non ricordava quando si fossero incontrati per la prima volta, da quando aveva ricordi lui c’era sempre stato, era una presenza fissa nella sua vita, radicata, gentile come quella di un genitore, tanto che ormai gli sembrava innaturale immaginarla senza. A Makoto bastava uno sguardo perché lo capisse alla perfezione, era come un libro aperto per lui, si sentiva nudo davanti ai suoi occhi, come se non potesse nascondergli nulla senza che lui se ne accorgesse in un battito di ciglia, spesso non riusciva a non esserne frustrato.
Così quando quel giorno Rei annunciò di voler andare a vedere le stelle tutti insieme, borbottando qualcosa sulla loro bellezza e sul fatto che in quella stagione si vedessero meravigliosamente, e l’idea fu rimandata perché quella sera né Nagisa né Gou erano liberi, l’unico ad accorgersi dell’ombra amareggiata negli occhi di Haru fu Makoto.
“Rei-chan io volevo vederle!”
Le lamentele di Nagisa non tardarono ad arrivare, esasperando il povero Rei, che fu costretto a sopportarlo fino alla fine degli allenamenti pomeridiani.
Sulla strada di casa, che percorreva ogni giorno insieme a Makoto, Haruka non riuscii a pensare ad altro. Sua nonna lo portava spesso a guardare le stelle e, dacché ne ricordasse, il posto migliore per scrutare il cielo era il belvedere che si trovava vicino al santuario Misagozaki, sulla sommità della montagna sulla quale si arrampicavano le case della periferia di Iwatobi.
Makoto lo vide inquieto per tutto il tragitto, il volto crucciato che occhieggiava verso l’alto del monte, oltre le scale che portavano a casa sua, e non ci mise molto ad intuire i suoi pensieri. Quella sera alle nove precise era fuori casa di Haru.
Haruka era intento a cucinare lo sgombro quando Makoto suonò alla porta, non ebbe bisogno di vederlo per sapere che era lui, suonava sempre una volta sola. Gli aprì senza neanche chiedere chi fosse e non curandosi se fosse entrato o meno tornò in cucina, temendo di bruciare la cena.
Makoto era perfettamente a suo agio, passava quasi più tempo da Haru che a casa sua, e non ebbe bisogno dell’aiuto del padrone di casa per compiere le azioni di routine, si tolse le scarpe ed appoggiò la giacca all’appendiabiti dietro la porta.
“Non è prudente non chiedere neanche chi è.”
“Sapevo che eri tu.”
Era una discussione che si ripeteva ogni volta e ad Haru sembrava ormai inutile, quindi per lui si concluse con quello scambio di battute, nonostante Makoto provasse a continuare.
A volte era troppo protettivo, sebbene i suoi genitori fossero all’estero grazie a lui aveva comunque la sua dose di ramanzine, probabilmente Makoto ci era abituato per via di Ren e Ran.
Lo invitò a sedersi a tavola con lui con un cenno del capo. Non accettò lo sgombro, ma la torta preconfezionata che aveva comprato al kombini lì vicino (nonostante il gusto non proprio eccezionale) sì, l’aveva scelta pensando a lui effettivamente, quando era davanti a qualcosa di dolce gli veniva sempre in mente Makoto, forse perché adorava qualsiasi cosa fosse anche vagamente al cioccolato. Finito di mangiare lo aiutò a sparecchiare e mentre lavava i piatti e le pentole gli si mise vicino ad aspettare che finisse.
“Ti va di andare al santuario stasera?”
Gli stava proponendo di saltare la loro corsa serale? Ecco perché era arrivato prima del solito. Si limitò ad annuire con la testa, mentre Makoto gli fece uno dei suoi consueti sorrisi, tempo dieci minuti e stavano già salendo le scale che li avrebbero portati fino in cima al monte.
Era una splendida serata, il cielo era rischiarato da uno spicchio di luna giallastra e mano a mano che salivano si intravedeva sempre più il mare all’orizzonte. A Haru ricordava una di quelle sere in cui sua nonna lo portava a vedere le stelle: amava quei momenti di tranquillità.
Sua nonna era una donna riservata, con lei si sentiva a suo agio, non parlavano molto ma si capivano meglio di chiunque altro. Una volta aveva portato sia lui che Makoto ad ammirare il cielo lì vicino al santuario, felice che il suo silenzioso nipote avesse un buon amico; era uno dei ricordi che custodiva più gelosamente, nonostante non fosse nulla di così eccezionale.
Quella sera sua nonna aveva detto loro che in quel luogo ci avrebbero potuto portare qualcuno di speciale e Makoto le aveva subito risposto che, senza dubbio, ci sarebbe andato con Haru, generando una quieta risata nell’anziana donna.
Arrivati al santuario si inginocchiarono a pregare. Makoto finì prima di lui e appena vide che era in procinto di alzarsi gli tese la mano e lo guidò al fianco del tempio, dove c’era un piccolo spazio verde sulla rupe, riparato da una staccionata: il belvedere di Iwatobi.
Quando era giorno da lì si vedeva tutta la costa e se l’orizzonte era particolarmente limpido, persino la sagoma delle isole vicine, ma era di notte il vero spettacolo: le luci dipingevano il profilo luminoso della città facendo sì che, sebbene non si vedesse distintamente, l’occhio che ne conosceva i tratti riuscisse comunque a capirne la fisionomia.
Makoto si avvicinò alla staccionata aspettando in un invito silenzioso che Haru lo raggiungesse.
Dope essersi guardato intorno Haruka gli andò vicino e, appoggiati i gomiti alla staccionata, lo guardò.
Makoto era completamente assorbito dallo spettacolo che aveva di fronte, era stato catturato dalle luci e un espressione di pura tranquillità gli affiorava sul volto rilassato. Haruka si scoprì geloso, di solito quello sguardo era rivolto a lui. Per attirare nuovamente la sua attenzione si allontanò dalla staccionata e si andò a sedere sul prato lì dietro, consapevole del fatto che Makoto se ne sarebbe accorto subito e lo avrebbe seguito.
Infatti notando il suo spostamento Makoto lo raggiunse sullo spazio erboso e si stese sulla schiena vicino a lui, imitato poco dopo dallo stesso Haru.
Se la città era luminosa, quello che c’era in cielo era un tripudio di luci ancora più abbagliante, complice la scarsa illuminazione del tempio, era possibile vedere perfettamente tutta la volta celeste.
“Ti ricordi quando tua nonna ci portò qui per la prima volta?”
Era tutta la serata che ci pensava, che glielo avesse chiesto proprio l'aveva notato? Quella domanda gli mise addosso più nostalgia di quanta non ne avesse prima e gli fece venire voglia di appoggiarsi al petto di Makoto ed andare in letargo.
“Si.”
Haruka si girò verso di lui, cercando una posizione che gli consentisse di guardarlo in faccia.
“Bhé, alla fine ti ci ho portato davvero a vedere le stelle.”
Il sorriso che dipinse il volto di Makoto era uno spettacolo più bello e luminoso di qualsiasi stella, Haru non poté fare a meno di pensarlo, mentre cercava la sua mano da stringere sull’erba.
 
 
•Fat’s space
Specifichiamo che tutto ciò è venuto fuori da sé e… Bhé, salve fandom, esordisco per la prima volta qui con ‘sti due, non li amate tanto anche voi? Perché a me stanno risucchiando linfa vitale sappiatelo <3
La mia esperienza come scrittrice è solo all’inizio, quindi gradirei ricevere consigli e in generale tutto ciò che vi passa per la testa leggendo, ma soprattutto grazie ai coraggiosi che si sono avventurati fin qui! :)
  
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