Il
Dio della Pioggia
6
Mana
K continuava a guardare la porta, l’orologio, poi la porta e di nuovo
l’orologio. Da esaurimento nervoso.
Come se non bastasse la sua, di ansia.
«Arriverà senza maschera» disse improvvisamente il chitarrista ritmico.
Annuì.
«Posso anticiparlo a loro?»
Annuì di nuovo e rimase in silenzio mentre K spiegava alla sezione
ritmica la situazione… e chi sarebbe arrivato.
Aveva fatto una fatica immensa a non chiamarli durante il fine
settimana, ma anche Kaede gli aveva detto che almeno i primi due giorni come
coppia, se li meritavano in esclusiva.
Alla fine c’era un silenzio assordante.
«La ragazza di Seth?» chiese Hayato.
«Non ha riconosciuto la sua ragazza?» chiese Sugiya.
«Rain, è questo il vero nome di Mistery» prese la parola lui, «non era
ancora la sua ragazza quando ha varcato quella soglia, ma la conosceva quanto
me, cioè da vent’anni. Quindi l’ho mascherata per cercare di non fargliela
riconoscere.»
«Ah» fu il coro della sezione ritmica.
Prese un profondo respiro, «Dovevo essere sicuro che fra tutti e due
fossero finalmente pronti ad ammettere di essere pazzi l’uno dell’altra» spiegò
brevemente.
«Ah!» fu il coro, stessa sezione.
K per poco volò giù dalla poltroncina davanti al mix.
Lo so, K, musicista, produttore e
stilista era troppo poco…
Non riuscì a trattenere un sorriso.
Ok, tutto sommato poteva lasciare perplessi se non si era pratici del
meccanismo che muoveva loro tre.
Sentì le risate dal corridoio.
«Potrei provarci, perché no?» stava dicendo Seth.
«Se sei riuscito a fare quelle maniglie per le porte, riuscirai a fare
anche le chiusure a forma di grilletto per le finestre.»
«Non fa una piega.»
«Sei sempre stato bravo in queste cose, ti ricordi quando Mana ruppe il
portagioie di sua madre? Ci volle l’intera serata, e sei mani, ma alla fine lei
neanche si accorse del disastro.»
Un sorriso gli curvò le labbra, mentre un’ondata di…
«Lo ricordo, sicuro. Un uomo, un danno.»
… istinto omicida lo avvolse.
E li ho pure messi insieme.
♠
† ♠ † ÷ † ♠ † ♠
Hayato
Era inderogabilmente la voce di Mystery.
Rain. Ricordati: Rain. Che nome
particolare per una donna.
Entrarono e… era senza maschera.
«Alla buon’ora» li apostrofò all’istante Mana, come se non li stesse
aspettando con la stessa trepidazione che covavano lui, K e Sugiya… e non fossero
comunque in anticipo di due minuti.
Seth lo fissò, «Giusto te. Non so se impiccarti o offrirti un caffè,
che preferisci?»
K si alzò alla velocità della luce e, passandole vicino, prese per mano
Rain trascinandola fuori, «Io non ho dubbi: caffè!
Così mi finisci di raccontare la novella‼»
Seth rimase talmente preso in contropiede da non muoversi per una
manciata di secondi, poi «Ehi‼‼» esclamò gettandosi
all’inseguimento dei due.
Mana si alzò, «Figuriamoci se si poteva iniziare a lavorare…» disse con
un seccato, radioso sorriso stampato sulle labbra.
Sugiya ridacchiò, «Beh, non potrai mai dire di non essertela voluta!»
Li raggiunsero alla macchinetta e Rain stava ridendo, mentre Seth e K
stavano bacchettandosi a vicenda.
«Come dannazione potevo dirtelo se non lo sapevo?» stava dicendo Seth.
«Però sei arrivato a capire subito che la conoscevi, potevi sforzarti
un po’ di più!»
«Riprenditela con Mana, che io non posso… visto che mi ha fatto un
favore» concluse Seth.
«Questa te la ricorderò spesso» disse Mana.
Rain, senza maschera, si confermava bellissima.
«Quindi vi conoscete dal liceo» riprese K. «Voglio che mi raccontiate i
vostri aneddoti. Specie quelli che hanno mandato in tilt Mana!»
«Scordatelo» lo segarono in coro Seth e Mana.
K sbuffò. «Rain!» si rivolse a lei in cerca di aiuto.
«Non ne ho idea, non sono telepatica.»
«Da un paio di giorni avrei detto il contrario…» fu il commento di
Seth.
Si sorrisero.
Dei.
«Ah, scordavo» disse K rivolgendosi a lui e Sugiya. «Conosce anche lei
il loro linguaggio segreto. Anzi, direi che ho capito chi è la terza persona di
cui mi parlò Seth tempo fa.» Squadrò il solista con un’occhiata, «E ho capito
anche lo sguardo sognante che aveva quando ne parlava.»
Mana si piegò in due a ridere. «K, ti adoro quando tiri le fila così
bene‼‼»
Seth stava sorridendo, «Negare mi sembra inutile.»
Rain lo stava fissando con la testa reclinata in un’espressione a dir
poco perplessa.
«Beh, te l’ho detto no? Ho perso la testa per te che avevi quattordici
anni.»
Mana si drizzò come se fosse stato bacchettato, «Che cosa??? E lo
ammetti così adesso?»
«Visto? Un miracolo, Mana. Dovresti esserne soddisfatto» commentò Rain
felice.
Dei. Si adoravano.
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K
«Ma voi non l’avete mai scordata, vero?» chiese di punto in bianco Sugiya
«Voglio dire…»
Era un continuo. Tutti ci rimuginavano sopra appena la musica finiva.
«Lo stesso nome di Seth è un richiamo a questa donna» disse Mana. «Seth è il dio egizio della pioggia.»
Rimase a bocca aperta. Hayato aveva gli occhi fuori dalle orbite, Sugiya
era incredulo.
«Lo hai caldeggiato proprio tu» disse rivolto a Mana appena riacquistò
il controllo della mandibola.
«Già…» fu il commento di Seth, braccio abbandonato intorno alle spalle
di Rain.
«In realtà Seth è il Dio del Caos. Si occupa della pioggia…» cominciò
Rain.
«… quando non è già troppo nervoso!» concluse Seth come ricordandosi
qualcosa «Beh, da ora, nervoso o non nervoso, ti prenderai tutto il pacchetto
regalo.»
«Wow…»
«Ehi…»
Rain ridacchiò.
«Allora, la versione di Dispell Bound è confermata con tre voci»
annunciò Mana «e non sento storie.»
«Ah, prima che mi scordi di chiedertelo» disse Seth, «ma viene anche in
tour con noi?»
Mana si bloccò «Beh… se non ha altri impegni come concertista.»
«Beh, se mi dici le date, magari te lo dico» disse Rain dopo qualche
secondo di silenzio.
Mana annuì, «Te le so dire fra qualche giorno, accidenti. Andremo anche
in Francia, mi piacerebbe che ci fossi anche tu.»
Rain rise, «Ti troverai fra il pubblico qualche mio ex alunno, sicuro!
Ho seguito la tua carriera anche grazie a loro, ecco come sapevo il nome del
tuo precedente gruppo!»
«Le farai mettere la maschera?» chiese prima di pensarla.
«Assolutamente no, K» fu la perentoria risposta di Mana. «Il riserbo
sulla mia identità e quella di Seth non saranno intaccate dal saperla una
nostra amica di vecchia data.»
Seth mugolò un assenso, «Quindi è nata nel… 1552?»
Si trovò a ridere senza fiato.
«Ma…?» cominciò Rain perplessa.
«Tesoro, io e Mana siamo nati ufficialmente nel 1549.»
«Ah… dovrete aggiornarmi sui particolari.»
«Tranquilla.»
«Ti divertirai in tour» prese la parola.
«Oh sì» gli resse il gioco Seth. «Questo simpatico ragazzo ti sarà di
aiuto quando sarai distrutta dalla stanchezza.»
Capì immediatamente a cosa alludeva, come anche Mana, Sugiya e Hayato
che lo seguirono immediatamente nella risata.
«Ho colto la chiara vena ironica dell’affermazione, amore. Mi
racconti?» chiese Rain già divertita.
Seth si mise comodo, «Mancavano un paio di date alla fine del tour ed
ero praticamente un uomo distrutto. Dissi qualcosa tipo non so come farò ad arrivare in camera ed ecco il solerte K
accorrere in mio aiuto. Mi disse che dovevo solo stare attento a premere il
giusto piano in ascensore, quindi prestare la massima attenzione al simbolo impresso sul porta chiavi della
chiave della stanza, assicurandomi che lo stesso simbolo fosse impresso sulla
porta. La prova del nove sarebbe stata l’inserimento della chiave nella
serratura: se la porta si apriva, ero a posto; se la porta non si apriva avevo
chiaramente cannato e dovevo rivedere qualche passaggio.»
Ogni volta che ci ripensava, poteva solo biasimare se stesso!
Anche Rain rideva da avere le lacrime agli occhi.
Passarono diversi minuti prima che potessero tornare tutti in posizione
eretta.
«Ah, già che siamo a parlare di particolari tecnici: come preferisci apparire nei credits dell’album?» chiese
Mana.
«Rain.»
«Ottimo.»
«Nel senso che avevi già dato disposizioni in questo senso?»
«Esatto.»
Scoppiarono di nuovo a ridere.
«Che facciamo ora? Diamo mano a Last temptation o Sacred lake?» chiese
Hayato guadagnandosi un’occhiata compiaciuta di Mana.
«Sacret lake la lascio a Rain» rispose, «ci lavora un po’ da sola e poi
vediamo. Last temptation… cosa manca?» chiese più a se stesso che a qualcuno
dei presenti.
«Direi che dobbiamo tirare le somme della musica e provare la parte
vocale» rispose comunque per velocizzare la ricerca del chitarrista solista.
«Giusto. Direi di provarla e vedere che succede» disse Mana.
Si alzarono se erano a sedere, si avviarono verso la sala insonorizzata
se erano già in piedi.
Tutto sommato non poteva lamentarsi, alla fine dell’album c’era la
promozione e alla fine della promozione c’era il tour.
Ne aveva di tempo per farsi raccontare tutto da quei tre.
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† ♠
Seth
Il pensiero che in ambito lavorativo la relazione con Rain sarebbe
potuta cambiare o non sapeva neanche lui che altro, lo aveva sfiorato.
Avevano parlato tantissimo in quei due giorni, neanche si erano accorti
che la tempesta aveva superato Tokyo.
Quando si erano svegliati quella mattina, il sole imperava sulla città
e si erano preparati per tornare in sala prove, coscienti che K e Mana avessero
anticipato tutto agli altri. Infatti non aveva visto grandi sorprese, tranne
quelle che erano ovvie davanti a Rain vista per la prima volta.
Non che avessero recuperato quindici anni in due giorni, ma un rapporto
come il loro si era cementato di nuovo in un lampo. Era bastato fare l’amore la
prima volta, per portarlo al livello superiore, senza scossoni o momenti di
imbarazzo.
Era stato naturale come respirare.
Cosa si era perso, per tutto quel tempo.
«Ehi, che c’è?»
La voce di Rain lo strappò ai suoi pensieri, se la trovò accanto.
«Niente, pensavo.»
Le cinse la vita e, trovandosi seduto sulla poltroncina davanti al mix,
fu facilissimo affondare il viso contro il suo ventre.
Rain gli rese l’abbraccio.
«Torni da me stasera?» le chiese.
«Certo.»
Serrò la stretta intorno a lei, «Non vedo l’ora di tornare a casa.»
«Anche io.»
«Bene, se lo schiodi da quella poltroncina in tempi brevi vi lascio
liberi per le 18.00, promesso» disse la voce di Mana.
«Stai diventando un cuore tenero, Mana» lo apostrofò.
«In realtà ho promesso a Kaede di non rincasare tardi.»
Rain scoppiò a ridere, e anche lui la seguì… non poté proprio
trattenersi.
Alla fine ridevano tutti.
«Giusto, ora non ha più la scusa delle tastiere e dei sintetizzatori!»
esalò K con le lacrime agli occhi.
«Siete una manica di stronzi, si salva solo Rain» decretò Mana con il
sorriso ancora stampato in faccia. «Avanti, mano agli strumenti, proviamo Neo pessimist.»
Quando uscirono, Mana annuiva. «Ok, ci siamo, direi…»
Lo squillo di un cellulare lo bloccò.
«Beh, Il Lago dei Cigni, se non sbaglio… Rain, mi sa che è il tuo.»
«Già» disse la ragazza separandosi da lui.
Lo trovò nella tasca del cappotto e guardò il display. Corrugando la
fronte, «Non conosco il numero.»
Le si avvicinò. «Prova a sentire chi è.»
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Rain
Prese la chiamata, «Pronto?»
«Ame?»
Solo cinque persone la chiamavano così e dalla voce era il più giovane.
«Tsunayoshi?» chiese incredula «Cosa
è successo??»
Che la chiamasse il fratellastro era in assoluto una novità, da dove la
chiamava? Il numero di casa almeno lo aveva in memoria.
«Sapevo che ti saresti preoccupata sentendomi, ma papà mi ha finalmente
regalato il cellulare e lo sto provando! Non sai quanto mi ci è voluto ad
estorcere il tuo numero a quell’uomo, mi ha detto che non lo aveva! Quando ho
saputo della tempesta che si è abbattuta su Tokyo, sono andato a prenderlo
direttamente dalla sua rubrica in studio!»
Alzò gli occhi al cielo, «Fantastico, un nuovo giocattolo.»
«Questo è un giocattolo utile,
adesso posso sentirti quando voglio, non solo nelle feste o quando papà si
ricorda che respiri per un motivo o l’altro! Ti ho disturbato?»
Rimase un attimo senza parole. Ma giusto un attimo.
«Tsunayoshi ma con chi sei?»
«Con la mamma! Ame, come stai? Me lo dici? Ho visto scene non proprio
belle al telegiornale e non so in che parte di Tokyo vivi.»
La cosa non poteva essere liquidata.
Fece segno a Seiji di darle un minuto, «Torno subito.»
«Chi è?» chiese Seiji preoccupato.
«Il mio fratellastro.»
La sua espressione cambiò.
«Ti spiego appena ci capisco qualcosa» aggiunse.
«Con chi ce l’hai?»
«Con il mio ragazzo, Tsunayoshi. Io sto bene, ero al riparo durante la
tempesta, tu?»
«Ma come, ti sei fidanzata e non me lo dici?»
«Beh, ci siamo messi insieme ieri.»
«Ah, papà deve saperne qualcosa?»
«Per me è indifferente.»
«Me lo immaginavo. Senti, vuoi fare di me un quasi quindicenne felice?»
«Sentiamo.»
«Non pensare più a me come ad un’estensione di papà. Sono tuo fratello, non il tuo fratellastro, ok? Anche io ho cominciato
a pensare a te come a mia sorella solo da qualche mese… è che ci ho messo una
vita a trovare questo numero. E’ successa una cosa Ame, e la mamma mi ha detto
che solo tu puoi aiutarmi.»
Rimase un attimo in
silenzio, cercando di assimilare il concetto.
«Cosa è successo?»
«Papà sta
organizzando il mio matrimonio.»
«COSA STA
FACENDO????» esplose.
In un nano secondo
Seiji era davanti a lei.
«E aiutami a dire che
è un totale cesso quella che vuole appiopparmi. Mamma mi ha detto che solo tu
puoi insegnarmi come tenergli testa. Ame, sono nei guai. Seri. Non voglio quella lì, non voglio sposarmi a ventuno anni e
anche se volessi farlo, insomma… sai come funziona no? Ci sei passata prima di
me!»
Ascoltava il fratello
fissando Seiji con occhi sbarrati.
«Rain, cosa c’è?»
chiese Seiji.
«Tsunayoshi,
ascoltami bene. Come fai a sapere che papà sta organizzando il tuo matrimonio?»
Seiji si batté una
mano sulla fronte rovesciando la testa indietro.
Sentì lo sbuffo di
Mana da dove era.
«Ho quattordici anni
Ame, ma non sono stupido. Questa qui è fissa in casa completa di famigliola e i
due padri passano tutto il tempo in studio a parlare a porte chiuse. Roba da
claustrofobia. Alla fine ho sentito papà parlare al telefono.»
«Tua madre è lì con
te, giusto? Ci sta ascoltando?»
«Sì Ame» rispose la
sua matrigna. «Sei in viva voce.»
«Tu sai qualcosa di
più preciso?»
«Quando mio figlio mi
ha chiesto spiegazioni… gliele ho date, che altro potevo fare? Tuo padre mi ha
informata della cosa, non so i particolari.»
«Quindi è ufficiale:
sta organizzando il matrimonio di Tsunayoshi.»
«Ame aiutami, ti
prego.»
«Tsunayoshi calmati.
E’ più facile di quello che pensi.»
Silenzio, «Davvero?»
«Certo. Lascialo fare
come vuole, a ventuno anni sarai maggiorenne e potrai decidere di non
sposarti.»
«Ma avrà preparato
tutto, ricevimento, invitati…»
«Il problema è suo,
non tuo. Ti ha chiesto qualcosa?»
«No.»
«Appunto. Non hai
dato il consenso al matrimonio. A quattordici anni non varrebbe comunque. Ci
muoveremo se decidesse di farti sposare prima
dei ventuno anni, a quel punto anche tua madre dovrebbe dare il benestare.»
«E se mi chiede
qualcosa prima?»
«Tipo che di punto in
bianco comincia a parlarti di matrimonio come fece con me, come se fosse una
cosa risaputa da tutti?»
Seiji cambiò
espressione.
«Esattamente. Mamma
mi ha accennato a qualcosa.»
«Beh, io gli risposi,
davanti a tutti Matrimonio? Quale
matrimonio? Ne sento parlare ora per la prima volta. Non sposerò mai qualcuno
che va bene a te papà, conosco il tuo metro di giudizio. Puoi richiamare i
cani.»
Il silenzio si poteva
tagliare con un coltello. «Mamma aveva ragione: tu avresti saputo cosa fare.
Sei un genio sorellina.»
«Stai in campana Tsunayoshi,
ma non preoccuparti: il modo di fermarlo c’è sempre.»
«Grazie Ame» disse la
sua matrigna.
«Di niente, fatemi
sapere se ci sono sviluppi.»
«Lo farò, ci
sentiremo spesso adesso! Passo questo numero anche alla mamma che ti farà avere
il suo! Salutami il tuo fidanzato!»
«Lo farò.»
Riattaccò.
«Ho capito bene?»
chiese con una lentezza impressionante il suo ragazzo.
«Dal tuo sguardo,
direi che hai capito alla perfezione.»
«Ma è roba da matti»
disse Mana. «Ricordo bene i tuoi discorsi a riguardo ma…»
«Quali discorsi?»
chiese Seiji.
«Tuo padre voleva
farti sposare con qualcuno di sua scelta?»
chiese K come a voler essere sicuro.
«Esatto. Alla fine,
aveva trovato qualcuno che sarebbe stato in una situazione di inferiorità anche
con me.»
Mana le si avvicinò
prendendole la mano, «Andiamo a prenderci un caffè.»
Mentre si avviavano
alla macchinetta, Mana raccontò a Seiji lo scambio che era avvenuto anni prima
in macchina.
Era pazzesco, ma
anche lui ricordava parola per parola quello che si erano detti anni prima.
«Io dove ero?» chiese
alla fine il suo ragazzo.
«A casa. E credimi,
non potevi stare in un posto migliore» rispose lei. «Maledizione, credevo che
almeno mio fratello fosse al sicuro. Che idiota.»
«Da quello che ho
sentito, la soluzione l’hai trovata» disse Hayato.
«Sì, ma Tsunayoshi
adesso dovrà stare in campana. Ditemi voi se questi sono problemi di un
quattordicenne.»
«Ma lui non è solo»
disse Mana. «Lui una madre ce l’ha ed è vigile da quello che ho capito. Lui ha
te, e non si è fatto problemi a cercarti quando ha avuto bisogno di aiuto.»
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† ♠
Seth
Ce n’era abbastanza
per rovinargli la giornata.
«Ma lui non è solo»
disse Mana. « Lui una madre ce l’ha ed è vigile da quello che ho capito. Lui ha
te, e non si è fatto problemi a cercarti quando ha avuto bisogno di aiuto.»
Rain lo fissò con un
sorriso, uno di quei sorrisi che gli avevano sempre fatto contrarre lo stomaco,
«Ma neanche io ero sola, Mana. Avevo te e Seth. E due famigliole acquisite.»
I sorrisi si
moltiplicarono come per magia, uno piegò anche le sue, di labbra.
«E adesso le sei
anche meno di prima. Chi era il coglione che dovevi sposare?»
«Non ne ho idea.
Neanche era di Hiroshima, ma non ho mai saputo il nome.»
Mh.
Se la trovò davanti e
con due dita gli formò di nuovo il sorriso, tirandogli gli angoli della bocca
«Non ti provare.»
«E’ una parola» le
fece notare intuendo cosa voleva dire. «Non…»
«Non ha senso. Cosa vuoi
che ne sappia mio padre? Cosa sapeva di te e Mana?»
«Solo quello che
sapeva il resto della gente» rispose Mana. «Rammenti che erano tutti convinti
che sarebbe rimasta incinta di uno dei due? E sarà così, alla fine. Ma nei
tempi giusti, non due ragazzi poco più che adolescenti.»
Scoppiarono a ridere.
Tutti.
«Giusto!» convenne.
Mana era il re dei
riassunti.
Rain si appoggiò a
lui, «Rammenta che ora sei il mio dio.»
«Ah, quindi ti ho
conquistata?»
«Sì.»
«Ottimo.»
«Se non ricordo male
puntavi all’ubbidienza» disse Mana.
«Con l’età cambiano
gli obiettivi.»
«Non per niente mi
sono innamorata di te» sussurrò Rain nel suo orecchio.
La strinse a sé,
affondandole un bacio sul collo.
Poteva stare
tranquilla, se mai suo padre aveva avuto la possibilità di farle del male, da
quel momento quelle possibilità erano azzerate.
Assaporò il momento
in cui si sarebbe trovato davanti quell’uomo nelle vesti del fidanzato della
figlia.
E, soprattutto,
assaporò il momento in cui Rain sarebbe rientrata in casa dei suoi come la sua
fidanzata.
Probabilmente non
poteva fare un regalo più bello a sua madre.
Ah, la vita era
splendida.
«Al lavoro adesso,
abbiamo ancora venti minuti a disposizione.»
Lanciò un’occhiata a
Mana che era già lanciato nel corridoio a passo di carica.
Tutto sommato poteva
includere anche lui nel lato splendido della vita. Anche se non glielo avrebbe
mai detto.
«Ah Rain, rammenta
che devi finire di raccontarmi» disse K. «Più ne so e più ne voglio sapere!
Dovevate essere delle sagome da giovani!»
«Seth hai il permesso
di menare il chitarrista ritmico‼!» esplose Mana dalla porta della sala.
«Oooooook‼»
esclamò tutto felice usando il giochetto di parole che aveva involontariamente coniato
dopo appena due ore l’aver conosciuto K.
Quando cioè per rispondere
a Mana si era prodotto in un ooooook a
presa di culo che aveva fatto spuntare la testa di K dalla porta con un mi hai chiamato?
Era un episodio che
li riduceva ancora in lacrime ogni volta che ci pensavano.
Infatti, sentì anche
la risata di Mana.
K, Hayato e Sugiya
erano letteralmente accartocciati contro il muro a ridere.
Gli venne in mente
che Rain non poteva sapere di questo sketch e si voltò verso di lei con
l’intenzione di riuscire, in qualche modo, a spiegarle lo scherzo… anche se
ridendo come rideva, restava un mistero come ci sarebbe riuscito… ma Rain già
rideva, appoggiata al muro.
L’aveva capita al
volo.
Ma poteva davvero
stupirsi? Era una vita che lo capiva al volo.
E per fortuna me ne sono accorto in tempo.
«Ho già… capito co… me impegneremo i… restanti venti… minuti!» riuscì
ad articolare K fra una risata e l’altra.
E io ho chiaro come impegnerò il resto
della mia vita…
«Chi devo uccidere per lavorare??» s’informò Mana fra una risata e
l’altra.
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NOTE:
Guren: Non ti nascondo che mi sono divertita e ho anche riso scrivendola e
soprattutto rileggendola per le mie infinite revisioni. Nonostante tutto.
Grazie per averla letta e soprattutto, sono contenta che ti abbia
divertita.
NOTE FINALI:
Anche questa è andata, spero vi abbia fatto compagnia e vi abbia
divertito.
E’ successa una cosa curiosa. Sono andata a rileggermi le mie
recensioni per Fated 'Raison d'être'
Avete presente quando dico che tanto Guren sa che non la prendo in giro?
Dal mio commento al 4° capitolo del 16/10/10: “Solo altri due aggiormenti e poi finisce?
Cielo, ma sono l'unica logorroica che... ah no, aspetta, tu sei quella delle
flashfic... 6 capitoli senza contare le parole... no, non posso chiedere di
più. Fai come se non ti avessi detto niente. *annuisce*”.
Eh beh…
Pensandoci, giuro che è un caso che siano 6 capitoli anche per questa,
ma lo ha detto anche Guren: abbiamo una sorta di connessione mentale.
E va da sé che non vedo l’ora di leggere la sua ff sull’argomento.
Alla prossima, in qualunque fandom infesterò.
P.S.: 70 pagine complessive di word. Eh però.