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Autore: A lexie s    29/08/2014    4 recensioni
“Vi siete presa cura del ragazzo al quanto bene, qui. Potete parlare di pericoli quanto volete, ma non si tratta di quello. Quindi ditemelo, di che si tratta?” Si fermarono improvvisamente, una vecchia casa di campagna faceva capolino dietro gli ultimi alberi. Hook sospirò e ricominciò ad esporre la sua idea: “Perché avete così paura di restare? Penso che sia perché riuscite a vedere un futuro qui, un futuro felice” ammise alla fine.
[Puntata 3x20.] Il corso degli eventi principali non viene cambiato, solo qualche battuta per rendere meglio la situazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei e la storia non è scritta a fini di lucro.
 

Feels like I only go backwards

 
“Non avrei dovuto riportare Henry a Storybrooke” disse con convinzione Emma, continuando a percorrere quel sentiero sperduto tra i boschi.
“Avete fatto quello che credevate giusto” rispose a sua volta Hook, seguendo il suo passo svelto e spostando con l’uncino i rami per liberarle il passaggio.
“Quello che tu mi hai spinta a fare” lo accusò, spostandosi una ciocca bionda ricadutale davanti al viso.
“Qui hanno tutti bisogno di voi” si giustificò l’uomo, passandosi la mano sulla fronte. Era davvero difficile trattare con Emma, se lui avesse avuto meno dedizione e sentimenti poco profondi sicuramente si sarebbe già arreso.
“Anche Henry ha bisogno di me” sottolineò, facendogli notare quanto ogni sua priorità ricadesse sul figlio. La brezza pomeridiana continuava a scompigliarle i capelli e la frustrazione che provava in quel momento era smisurata. Una sorta di preoccupazione mista alla voglia di darsela a gambe, nonostante la madre fosse in ospedale e la vita del nascituro già minacciata. Non poteva farlo, non poteva fare questo alla sua famiglia e non poteva abbandonarli in quel frangente. L’unica cosa che pareva in grado di fare era riversare tutta la sua frustrazione su quell’uomo, sperando che andasse via e comprendesse che non valeva la pena ostinarsi tanto con lei. Non avrebbe ceduto, mai.
“Eravamo felici a New York e quando avrò sistemato la strega mi piacerebbe tornare ad esserlo.” Continuò poi, la discussione era pure finita al suo riguardo.
“Sapete, la vostra felicità in quella città, non era reale” constatò Hook, lui sapeva bene che rinnegare ciò che non si vuole ammettere non basta per farlo sparire.
“Era reale per me, per lui.. Quel che è successo, è successo!” Come si permetteva quel pirata di mettere bocca su quello che era e che provava. Beh certo, continuava a dire quanto lei fosse un libro aperto per lui e quanto potesse leggerle dentro, ma lei non ci aveva mai badato più di tanto.
“A parte le cose che avevate dimenticato, una parte di voi non era reale.. e che vi piaccia o no, una parte di voi e di Henry appartiene a questa città!”
“Si la parte di noi che è sempre in pericolo. Ce ne andiamo!” Il suo tono non ammetteva repliche, o almeno non le ammetteva per qualsiasi altra persona, ma non per lui certo. Lui doveva sempre dire la sua, doveva sempre insinuare il dubbio nella sua mente.
“Cosa ne pensa il ragazzo?” Domandò, voltandosi e facendo scontrare il suo sguardo con quello di lei.
“E’ un ragazzino, vuole il latte al cioccolato con i cereali. Io sono sua madre, so cos’è meglio per lui.” Quella discussione stava decisamente prendendo una brutta piega, Emma avrebbe dovuto prevederlo.
“Ciò che è meglio per lui o per voi?” Il suo tono era carezzevole, ma non lasciava spazio ai dubbi. Lui era convinto che il motivo che la spingesse ad andarsene non fosse solo Henry, c’era dell’altro…
“Come scusa?”
“Vi siete presa cura del ragazzo al quanto bene, qui. Potete parlare di pericoli quanto volete, ma non si tratta di quello. Quindi ditemelo, di che si tratta? ” Si fermarono improvvisamente, una vecchia casa di campagna faceva capolino dietro gli ultimi alberi. Hook sospirò e ricominciò ad esporre la sua idea: “Perché avete così paura di restare? Penso che sia perché riuscite a vedere un futuro qui, un futuro felice” ammise alla fine. Nessuna traccia d’ironia o di sarcasmo nella sua voce, solo verità.
Lei lo guardo per un attimo non riuscendo a rispondere, così lui si convinse di avere ragione, ma poi Emma si dipinse in volto l’espressione più acida che le riuscisse e rispose, “fammi indovinare.. Un futuro con te?!” pronta per colpire.
Le sue parole lo ferirono, tanto da fargli abbandonare la maschera di compostezza che aveva mantenuto fino a quel momento.
“Sarebbe così orribile, amore?” Chiese avvicinandosi pericolosamente, l’espressione comprensiva di prima aveva lasciato il posto alla solita aria scanzonata e ammiccante che si dipingeva sul volto per punzecchiarla.
“Vedo che hai capito” rispose la bionda, incrociando le braccia al petto e rimanendo impassibile.
“Siete proprio convinta di quello che dite?” Si avvicinò ulteriormente, alzò l’uncino e cominciò a farlo strisciare sul suo braccio. Lei indietreggio senza nemmeno rendersene conto. “Indietreggi? Che c’è non riuscite a controllarvi se mi avvicino troppo?” Provocante e sfacciato.
La donna si bloccò nuovamente, “sei fuori strada” proruppe, scrollandosi di dosso il suo uncino. “E comunque, tu sei l’ultima persona che bacerei!” sentenziò ancora una volta con il semplice intento di ferirlo, per non essere ferita a sua volta.
“Raccontatelo a qualcun altro, Emma.” Emma? L’aveva chiamata per nome e si era fatto nuovamente serio. “Non ci credete nemmeno voi, mia cara.”
Si fermò anche lui, le soffiò aria calda sulle labbra. Quel bacio trattenuto che avrebbe tanto voluto darle, ma non poteva per non metterla in pericolo. Le spostò le labbra con il pollice ed indietreggiò.
Lei era rimasta ferma per tutto il tempo, perché per quanto si ostinasse a negarlo e per quanto volesse reprimerlo, la sua vicinanza le faceva sempre un certo effetto. Era quasi come un’assuefazione, come se le inibisse tutti i sensi.
“Ecco la dimostrazione” abbassò lo sguardo come per sottolineare l’ovvietà della cosa, la sua voce giunse seducente alle orecchie di Emma, “ma dobbiamo trattenerci, amore.. Purtroppo.”
“Non c’è nulla da trattenere, Hook. Sei completamente fuori strada!” Affermò lei, svegliandosi dal torpore in cui si trovava. Cercava di giustificare e mascherare a parole, quello che il suo corpo non riusciva a nascondere. L’attrazione palpabile che nutriva per lui.
 
“Peccato ragazzi – disse una voce alle loro spalle – c’eravate così vicini. Devo ammettere che siete adorabili e se non vi foste trattenuti avreste potuto evitare tutto questo. Ora hai una decisione da prendere, Emma, puoi tenerti quella magia che ti rende tanto, tanto triste. Oppure puoi salvare l’uomo dal quale non vedi l’ora di scappare. Rumpel!” Si rivolse verso l’uomo alle sue spalle e questo subito alzò un braccio scaraventando Hook in una piscina lì vicino.
 
“Hook!” Urlò Emma correndo verso di lui e cercando di tirarlo fuori dall’acqua, ma non ci riuscì. La magia di Tremotino era troppo forte, troppo potente ed in quel momento non pensò nemmeno che potesse usare la sua per rispondervi. Le importava solo di tirarlo fuori e non riusciva a staccare le mani da lui.
“E’ inutile, puoi provare quanto vuoi – gracchiò Zelena soddisfatta. – Ti consiglio di fare la scelta giusta.” Concluse poi, facendo un cenno a Tremotino, una frazione di secondo e sparirono entrambi.
 
Finalmente poté afferrarlo meglio ed attutirgli la caduta sull’erba ormai bagnata, continuava a scuotere il suo capo e a chiamarlo ripetutamente ma da lui non proveniva nessuna risposta, nessun cenno, era completamente incosciente.
“Killian, torna da me” sussurrò disperata, continuando a scuoterlo. Nulla. Imprecò ad alta voce, un insulto rivolto a quella strega era il minimo, avrebbe voluto prenderla ed ucciderla in quel momento.
Si abbassò e soffiò aria all’interno delle labbra dell’uomo. La sua magia era andata, ma se questo poteva servire a riportarlo indietro era un prezzo che era disposta a pagare.
“Hook, torna da me” ripeté, accarezzandogli il viso e i capelli.
Killian tossì più volte, sputò dell’acqua ed aprì lentamente gli occhi. Aveva sentito le sue labbra sfiorarlo e istintivamente, come la prima volta che si erano baciati, portò un dito sulla sua bocca. La consapevolezza che lei aveva rinunciato alla magia per lui gli passò davanti come una meteora. Adesso non aveva modo di sconfiggere la strega, lei lo aveva fatto per lui.
“Swan, che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto?” Chiese più volte, continuando ad accarezzarsi le labbra. Una scintilla si accese negli occhi della donna, lui stava bene. Era lì tra le sue braccia e stava bene.
“Troveremo un altro modo” mormorò continuando ad accarezzargli i capelli, poi constatato che stava bene e che il pericolo era stato scampato, si ricompose e si alzò per tornare in ospedale ad informare gli altri.
 
 
Autrice:
Era sepolta nel mio computer da tempo, non so nemmeno perché l’ho scritta in realtà ed oggi vedendola mi è venuta voglia di pubblicarla. Per chi ha seguito la programmazione in Italiano probabilmente vi sono cambiamenti nei dialoghi, in inglese Killian da del “voi” ad Emma, questa cosa mi piace ed ho voluto lasciarla (tranne nell’ultima frase, Killian era troppo scosso per le formalità xD). Ho aggiunto qualche battuta perché mi arrabbio un sacco ogni volta che sento Emma pronunciare quelle cose nella puntata.
A presto!
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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