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Autore: HangelClouds    29/08/2014    4 recensioni
[EunHae]
"Insieme.
Ora e sempre !”

Le loro mani si strinsero in una morsa più forte, mostrando a tutti l’anulare occupato dal piccolo cerchietto color oro dove si intravide chiaramente una piccola scritta postaci sopra:"Now is Always".
Ora è sempre!
Qui fino all’eterno.
Eppure quello fu il momento in cui l'incubo li colpì!
"Donghae, perdonami!"
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eunhyuk
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Angelo Perduto! ~

 
 
“Insieme.
Ora e sempre !”

Quelle parole uscirono sincrone dalle piccoli e sottili labbra di due uomini.
Due uomini che non ebbero paura di affrontare il mondo dichiarando davanti a tutti il loro eterno amore; perché ormai era fatta, finalmente ebbero il coraggio di dichiararsi davanti ad un enorme altare!

Finalmente erano lì, all’interno di una delle tante maestose chiese preparate appositamente per il loro evento, mentre amici, parenti e conoscenti erano intenti a chiacchierare tra di loro per poi esternare la loro immensa felicità ai due novelli ‘sposi’.
Finalmente erano giunti alla fine del loro traguardo, insieme più che mai,  stretti uno tra le braccia dell’altro, pronti a sfidare chiunque avrebbe, in un futuro prossimo, contrastato il loro amore !
Finalmente si guardarono negli occhi intravedendo quel piccolo sfarzo d’amore che, ad ogni minuto, aumentava sempre di più; occhi che si perdevano nell’immensità dell’enorme pupilla color nocciola che, a sua volta, scaturiva piccoli luccichii. . .luccichii da far invidia a chiunque.
Finalmente poterono sfiorarsi le mani che, ad ogni minuto, scivolavano sempre di più l’una tra l’altra combaciando perfettamente creando un piccolo nido d’amore pronti ad ospitarli, li ora e per sempre!

Le loro mani poterono finalmente intrecciarsi mentre con orgoglio ed emozione attraversarono la lunga navata ornata con un lungo tappeto rosso in contraddizione alle colonne poste ai due lunghi lati dove venivano sfoggiati vari esemplari floreali; quella stessa navata però li avrebbe riportati, per l’ennesima volta, alla luce del sole, davanti agli occhi indagatori delle persone, il tutto accompagnato dai pregiudizi poco piacevoli!

Rappresentavano una delle tante coppie, esistenti sul mondo, ad aver finalmente realizzato uno dei tanti piccoli desideri che rendevano le persone, di qualsiasi età o sesso, felici fino al giorno della loro morte.
Le persone li presenti che ebbero la fortuna di assistere a una tale dichiarazione d’amore si congratularono, gettando fiori e quant’altro, con i due ragazzi dove, dopo aver raggiunto l’uscita ritrovandosi così davanti agli occhi di tutti, poterono felicemente iniziare a vivere la loro nuova vita insieme.

Parenti e amici urlavano, fischiavano e applaudivano perché infondo non esisteva un altro modo pur di acconsentire a un tale gesto considerato folle da chi non potesse mai capire il vero significato di ‘amore’.
Erano lì, intenti a stringersi le mani per darsi forza al passo successivo: il bacio!
Il bacio che li avrebbe resi ancora più uniti, il bacio che avrebbe sigillato per sempre le loro anime creando un solo corpo, quello stesso corpo che avrebbe affrontato qualsiasi cosa pur di sopravvivere.

Erano entrambi nervosi infondo, non che non si fossero mai baciati dinanzi alle persone più care, ma ciò che infastidiva e dava sui nervi erano le occhiatacce delle persone che camminando si soffermavano ad adocchiare i neo-sposi che andavano contro ogni legge della natura.
Eppure non c’è niente di male nell’amare una persona dello stesso sesso, perché l’amore è in condizionalmente creato sotto ogni forma possibile ed immaginabile.

Tutto è possibile quanto niente è impossibile !

“Ehi, non importa quello che pensa la gente, ricorda, sono solo gelosi del nostro amore !”

Quelle parole iniziarono a risuonare nell’ orecchio del piccolo ragazzo dai capelli castani, perché lui e soltanto lui, riusciva a capire il suo stato d’animo, riusciva a sentire ogni minima vibrazione che emanava il suo corpo, sia positiva che negativa.
Il suo sguardò iniziò a perdersi tra l’atmosfera venutasi a creare, iniziò a fissare qualsiasi cosa che lo circondasse, i suoi occhi assunsero un aspetto cupo, triste…..ecco cos’era: impaurito.
Era spaventato da ciò che gli potesse accadere in futuro così da non poter, forse, superare le sfide che gli avrebbero ostacolato il cammino allontanandolo  dalla sua unica anima gemella.
Era tremendamente impaurito eppure, prima che potesse replicare, si ritrovò faccia a faccia con lui: sorrideva mentre gli accarezzava una guancia con una mano, i suoi occhi, coperti perlopiù da cadenti ciocche bionde, erano incollati ad osservare le sue labbra e lì capì che non aveva nessun motivo di aver paura, non aveva “paure”…perché lui aveva HyukJae, l’amore eterno della sua vita!

Ancora una volta le loro mani si strinsero in una morsa più forte, mostrando a tutti l’anulare occupato dal piccolo cerchietto color oro dove si intravide chiaramente una piccola scritta postaci sopra:“Now is Always”

Ora è sempre!
Qui fino all’eterno.

“Baciami, come non mai.”

“Baciami”:  quella fu l’unica parola che fece perdere la testa ad entrambi.
Il viso di  HyukJae venne accostato, da una presa feroce del suo partner, cosicché le loro labbra potessero finalmente essere vicine, così vicine da sentire i loro respiri schiantarsi l’uno contro la pelle candida dell’altro. Si guardarono ancora una volta negli occhi, sorridendo, per poi baciarsi.

Fu un bacio passionale,  indimenticabile.

Si sentì chiaramente il suono di rottura di due labbra vergini che ormai erano pronte ad esplorare, ancora una volta, uno la bocca dell’altro: le loro lingue assaggiarono ogni angolo del palato iniziando così a muoversi ritmicamente mentre i loro capi danzarono da destra verso sinistra pur di esaminare quella parte del copro così incantevole, capace di indurre in tentazione qualsiasi essere.
Le mani di HyukJae vagarono per la lunga schiena del suo amato così da poterlo attirare a se. Abbracciandolo più forte. Approfondendo sempre di più quel lungo bacio!

Era tutto così familiare: il posto, precedentemente illuminato dal sole con una leggera aria fresca, gli sguardi, che col passare del tempo si abbassarono diventando cupi e inespressivi, e infine le sensazioni. Quelle sensazioni di vuoto che si hanno quando si scopre che in realtà niente è vero, niente è reale.

Le loro labbra si staccarono per qualche minuto per dare la possibilità, ad entrambi, di riprendere fiato.      Si guardarono ancora una volta negli occhi finché il moro, con uno scatto veloce, afferrò, tra le sue mani, il piccolo viso del suo sposo sorridendogli, chiedendogli scusa per ciò che avrebbe fatto….

“Apri gli occhi, HyukJae. Apri gli occhi e continua a vivere!”

HyukJae non riusciva a capire di cosa si trattasse, non riusciva a capire di cosa stava parlando e poi, cos’era questa storia di aprire gli occhi? Cosa significavano in realtà quelle sue parole?
Tutto ciò che poté fare fu rimanere in silenzio, eppure la sua vista iniziò ad annebbiarsi notando la figura del suo amato Donghae dissolversi in una piccola nube bianca; in preda al panico cercò di urlare, chiese aiuto ai suoi amici strattonandoli e spingendoli, ma la sua voce non riuscì ad uscire. Niente, nessuna parte del suo corpo obbediva ai suoi ordini. Poi si rese conto che il paesaggio intorno a sé era cambiato: il cielo non aveva più quel colore cristallino anzi, era cosparso da un mantello rosso sangue dove si poteva intravedere la sagoma di una luna crescente, gli alberi, inizialmente ricoperti da foglie verdi, erano ormai spogli e neri inoltre non c’era più nessun a circondare la sua ombra, era solo in mezzo a tutta quella desolazione. Il vento iniziava ad alzarsi sempre di più, portando brividi e ansia, mentre con le sue braccia cercava di darsi sostegno e calore strofinando l’estremità delle spalle, i suoi occhi erano persi nel nulla, finché non sentì una leggera pacca sulla schiena, era lui: Donghae !
Si voltò notando, con grande stupore, che il volto del suo amato era ormai ricoperto di sangue.
Le sue pupille girovagarono, sbattendo in qualsiasi direzione esaminando con attenzione lo scenario che gli si presentava, eppure non riuscì a trovare niente o nessuno che lo aiutasse a salvare il suo piccolo grande amore!
Eppure Donghae, nonostante fosse ricoperto di sangue, non sentiva minimamente alcun dolore anzi sorrideva mentre accarezzava amorevolmente la mano del suo HyukJae, ormai sconvolto per ciò che gli stava accadendo, eppure cercò di parlare in modo da ricevere delle risposte a quelle domande che, da più di qualche tempo, avevano ancora un punto interrogativo stampato sopra…ma tutto ciò che ricevette fu un improvviso abbraccio.
Donghae lo abbracciò con tutte le sue forze appoggiando il suo capo sulla spalla del più grande; sorrideva, tutto ciò che faceva era sorridere, perché nonostante ciò aveva ancora la presunzione di sorridere ma, prima che il biondino potesse replicare o addirittura ricambiare quel gesto, il più piccolo lo sorprese allontanandosi per poi sussurrargli qualcosa all’orecchio…..

Era il diciannove luglio.

Una giornata diversa dalle altre ma come sempre HyukJae si svegliò in preda al panico, stringendo le lenzuola alla sua sinistra, mentre del sudore colava dalla sua fronte per poi schiantarsi sul collo, macchiando leggermente la sua canotta bianca.
Era un mese diverso dagli altri eppure HyukJae si sentiva lo stesso male, si sentiva male dentro, perché ancora una volta aveva rifatto l’errore di addormentarsi sognando, di nuovo, quell’orrore.

Un anno.
Era passato un anno esatto da quando successe la catastrofe che lo portò a rinchiudersi per sempre, vivendo in una totale oscurità, tra incubi creati da lui medesimo.
Si stese sul letto voltandosi verso il lato opposto quando notò la lunga catenina, che portava sempre al collo, stendersi sulle bianche e maculate lenzuola. Quella catenina, dove alla sua estremità pendeva un piccolo anello, era la cosa più importante per lui. Era l’unica cosa più importante che gli era rimasta. Era l’oggetto che lo riportava fuori dal tunnel, l’oggetto che gli dava la forza di affrontare tutto, anche senza di lui.

Quell’oggetto era lui.

I suoi occhi si persero ancora una volta nell’oblio, iniziò ad accarezzare il piccolo cerchietto perdendosi ancora una volta in quei ricordi così bui. Ricordi che infondo lo facevano star bene, quando però all’improvviso si rese conto che stava dimenticando qualcosa, o per meglio dire, qualcuno.

Non era ancora tutto perduto!

“Ci sarò, Hae.
Te lo prometto!”

Velocemente scattò dal letto e dando un’occhiata veloce sul comodino posto alla sua destra, notò che infondo aveva ancora tempo, così togliendosi quei pochi indumenti che indossava, decise di calmare gli animi rinfrescandosi grazie ad una bella doccia fredda.
Le piccole gocce d’acqua cadevano ovunque ci fosse un po’ di pelle da bagnare, quel contatto era come se il suo corpo bruciasse, come se la sua anima bruciasse dall’interno. Si sentiva in colpa, anche se in realtà di colpe non ne aveva, poiché erano inesistenti!
Si accasciò a terra appoggiandosi sulle fredde mattonelle che circondavano la doccia, ancora una volta voleva piangere, mentre con il dito indice giocherellava con il piccolo cerchietto che pendeva dalla collanina; voleva cacciare tutti quei brutti sentimenti fuori, voleva essere finalmente libero, voleva semplicemente essere lì …da lui, ma sapeva benissimo che nessuno poteva raggiungerlo. Troppo lontano, perfino per dei semplici esseri umani.
Voleva con tutto il cuore che il tempo, in quel momento, si fermasse, voleva rivederlo anche solo nei suoi tremendi incubi…ma proprio quando decise di mollare il suo volto, si materializzò davanti ai suoi occhi, ricordandogli le parole dette nel sogno, riportandolo così alla realtà.

Aveva fatto una promessa e HyukJae mantiene sempre le promesse !

Si alzò più deciso che mai a portare a termine ancora una volta la sua fatidica promessa, così dopo essersi preparato, abbinando vari indumenti tra cui: un jeans stropicciato e strappato qua e la, una t-shirt rossa con un’evidente scollatura a V ed un piccolo giubbotto attillato di pelle nera, il tutto accompagnato da alti scarponi neri.

Finalmente poté uscire da quella casa che l’aveva imprigionato per più di due mesi, lontano da lui, lontano dalla sua forte essenza che riusciva a ritrovare soltanto recandosi in quel posto!
Purtroppo, anche se in piena estate, il tempo non era dei migliori, il che significava totale comprensione verso lo stato d’animo attuale di HyukJae, che lo affliggeva da tempo determinato ma sconosciuto.
Camminò lento in una piccola stradina che percorreva ormai una a volta a settimana, eppure un comportamento così familiare ed abituale lo costringeva ogni volta a trattenere le lacrime. Lo costringeva ad inspirare ed espirare sempre più forte, cercando, nella maggior parte delle ipotesi, vanamente di non scoppiare in una crisi lì, dinanzi a tutti.
Quel posto era qualcosa che gli riportava alla mente un’infinità di ricordi, poiché ogni qualvolta che notava qualcosa di familiare, per lui era come essere trafitto da tante piccole e affilate lame, tutte indirizzate al cuore.

Era come vivere sotto un enorme macigno, oppresso e demoralizzato per tutto ciò che gli era successo!

Senza rendersene conto si ritrovò a passare davanti a quel posto… il posto in cui si diedero il loro primo bacio: a quei tempi il dio Apollo decise di accompagnare i due baldi giovani e i loro momenti di puro amore, con delle giornate tranquille e soleggiate. Così, in modo da potersi risposare, i due si accomodavano su una piccola panchina di legno posta sotto ad un enorme albero di ciliegio all’estremità di uno dei due lati della strada.
I fiori iniziarono a cadere uno ad uno creando un’atmosfera ancora più romantica, dove lo stesso Donghae, affascinato da cotanta bellezza, iniziò ad ammirare quello spettacolo boccheggiando;  nel frattempo HyukJae, stringendo la mano del suo piccolo, rimase incantato dalla reazione che quel paesaggio aveva scatenato in quest’ultimo.
Così, redendosi conto di ciò che il destino gli stava appena porgendo su un piatto d’argento, capì che non poteva lasciarsi sfuggire tale occasione: con un filo di voce attirò l’attenzione del suo amato dove, voltandosi verso la sua direzione, si scontrarono con la fronte. I loro visi erano così vicini, troppo vicini, le ciocche dei loro capelli, ormai cadenti, si intrecciarono tra di loro mentre la punta dei loro nasi si sfioravano. Nessuno dei due sapeva bene come comportarsi, nessuno dei due era a conoscenza di ciò che stava per succedere; eppure entrambi lo volevano e in effetti nessuno dei due si tirò indietro, appena le loro labbra si sfiorarono.
All’inizio fu un bacio casto, dolce, passionale: le loro labbra si sfioravano a malapena giocherellando a loro volta con la lingua, leccando e succhiando ogni angolo della bocca in modo da poter chiedere il permesso di entrare; un permesso che effettivamente nessuno dei due negava.
In quel momento niente era importante in confronto a ciò che questi ultimi stavano provando;  le occhiatacce e le ramanzine dei passanti non erano nulla in confronto all’estrema felicità di entrambi.

Quello fu il loro primo bacio.
Quello fu uno dei tanti momenti indimenticabili.
Quello fu il momento in cui HyukJae ringraziò con tutto il cuore l’esistenza dei fiori di ciliegio!

Eppure, risvegliandosi, si rese conto che da quel momento erano cambiate parecchie cose; si sfiorò con le dita della mano destra il labbro inferiore così da poter assaporare per l’ultima volta quei brividi che aveva provato soltanto con lui, per sentire, soltanto per un’altra volta, quelle sensazioni…ricordando quei piccoli pezzi di “loro”.

Pezzi che ad ogni ricordo si conficcavano nella sua pelle, macchiandola di lividi e sangue!

Si rese conto che più provava a non ricordare, più quei ricordi risalivano a galla facendolo sprofondare sempre più giù, fino a raggiungere il fondo. Eppure sapeva che, in un modo o nell’altro, doveva andare avanti per lui ma soprattutto, per loro!

Riprese a camminare velocemente, guardandosi attorno per distogliere la propria attenzione da quella sensazione che ancora una volta si stavano facendo viva, mentre, con le mani poste nelle tasche del giubbotto,  si divertiva a svagarsi con il regalo che doveva porgere al suo adorato Donghae.

Finalmente dopo tanto tempo si rivedevano.
Finalmente dopo tanto tempo HyukJae ebbe il coraggio di andarlo a trovare!

Si guardò intorno notando con estrema certezza che le cose intorno a lui erano in realtà veramente cambiate. Ormai tutto era semplicemente riconducibile a lui, e l’enorme vista che si estendeva davanti ai suoi occhi si evolveva ogni giorno sempre di più. Il suo cuore diventava sempre più cupo e chiuso, i suoi occhi punzecchiavano sempre di più, a stento riusciva a trattenere le lacrime, quando però all’improvviso, la sua vista si posò proprio su qualcosa di molto più impetuoso di un semplice ricordo.

I suoi occhi caddero proprio su enorme portone, ricoperto da vari strati di legno ormai marci, con un pomello d’oro che segnava l’ingresso di un modesto Hotel di periferia.
Quel portone era l’inizio di un altro ricordo.

L’inizio che sigillò e contrastò i loro corpi e le loro anime.
Quello rappresentò l’Era che non aveva una fine.

Erano appena passati due mesi dopo l’imminente matrimonio e nessuno dei due aveva ancora intenzione di rompere il ghiaccio. Si limitavano a passeggiare per le strade di Seoul mano nella mano scambiandosi ogni tanto qualche effusione romantica davanti a tutti, eppure qualcosa quella sera cambiò.
Finalmente stavano rincasando dopo una lunga giornata trascorsa insieme, gironzolando tra vari negozi, quando all’improvviso le nuvole decisero di oscurare temporaneamente il sole che riscaldava la terra, provocando un forte temporale; purtroppo però fu più di un semplice temporale passeggero e i due, non potendo rientrare, si diressero sotto ad un enorme portico.
Donghae stringeva con forza il braccio del biondino a causa dei forti rumori provocati dai tuoni che si intravedevano nel cielo blu scuro, il suo respiro diventava sempre più pesante mentre dalla sua fronte colavano delle piccole goccioline di sudore; HyukJae gli sorrise accarezzandogli dolcemente una guancia, quando però un gentile signore li sorprese chiedendo loro di accomodarsi nel suo piccolo salottino posto all’ingresso dell’Hotel, così non potendo rifiutare accettarono l’invito.
Il gentile signore, inoltre, decise di cedere amorevolmente una delle camere per poter dar loro la possibilità di rifugiarsi dalla pioggia.

Quella fu l’occasione in cui entrambi decisero di rompere qualsiasi barriera venutasi a creare precedentemente, quella fu l’occasione in cui entrambi decisero di avvolgersi uno del calore dell’altro.
Entrambi pregarono affinché quel momento non svanisse mai, entrambi erano avvolti dal calore che bruciava nella notte più oscura.
I loro respiri si intrecciarono nell’oscurità totale della stanza mentre i loro corpi diventavano sempre più un tutt’uno sotto la forte pressione dei loro stessi tocchi così magnetici. Entrambi si sentivano volare infettandosi uno del veleno dell’altro, riempendo ogni vuoto e ogni ferita con l’amore; volevano essere rapiti diventando così la vittima di quel peccato.

“Non sei come gli altri, non lo sei!”

Quella fu la loro prima volta.
Quello fu il momento in cui entrambi decisero, finalmente, di poter far parte di un’altra vita.

Quello fu il momento in cui tutte le incertezze vennero rase al suolo.

Quello fu il momento in cui l’incubo li colpì!

Eppure HyukJae decise di cancellare qualsiasi ricordo che combaciasse con quella fatidica sera, la sera in cui dopo il loro anniversario di matrimonio, Donghae fu gravemente travolto da un’auto in corsa.

Il biondino poteva finalmente intravedere il grande cancello, posto dinanzi alla sua destinazione, a pochi metri di distanza dalla sua ombra, finalmente ce l’aveva fatta!
Entrò frettolosamente, sorpassando l’entrata principale ornata di fiori, dirigendosi nel il solito posto in cui si incontravano e finalmente lo vide: sorridente, come sempre, circondato da fiori, candele e pupazzi.

La sua tomba era sempre lì, ad aspettare la sua imminente visita.

HyukJae si inginocchiò, sedendosi sull’erba morbida e candida, leggermente bagnata dalla rugiada.    Sorrise, accarezzando a malapena la sua foto posta dolcemente dai cari sull’estremità del sepolcro accendendo una piccola candela all’aroma di fragola.

L’unica cosa che ricordava era il continuo risuonare nell’aria del suono automobilistico dei soccorritori.
Quei stessi soccorritori che pur facendo l’impossibile, non riuscirono a salvarlo: diciannove Luglio, giorno del loro anniversario, Donghae decise di spegnersi lasciando il suo grande amore marcire su quel pianeta, tutto a causa di uno stupido attraversamento pedonale, tutto a causa di uno stupido automobilista ubriaco che non scorgendo la figura di Hae, lo travolse in pieno.
L’unica cosa che HyukJae ricordava era il volto del suo amato ricoperto di sangue che ormai lo perseguitava ogni notte ricordandogli che dopotutto la colpa non era sua e che, in un modo o nell’altro, doveva continuare a vivere e ad amare, perché quella era l’unica cosa che manteneva in vita ogni essere umano. Eppure lui stesso veniva perseguitato da domande, chiedendosi per quale assurdo motivo il destino e qualsiasi altra divinità gli avessero tolto la cosa più preziosa al mondo.

La causa del decesso fu un forte trauma cranico che col passare delle ore si evolse in emorragia interna.
In pochissime ore, interminabili per il povero HyukJae,  la vita di Donghae fu strappata dalle su stesse mani… fu strappata dalla vita del suo amore.

Ormai lui stesso conviveva con quel dolore, con la dolorosa perdita della persona più amata al mondo, da circa un anno. Quel giorno doveva essere il loro secondo anniversario eppure non erano insieme, non erano abbracciati l’uno all’altro, lui non era li a rincuorarlo e farlo vivere, lui non c’era!

“Donghae, perdonami!”

La vista del biondino si annebbiò velocemente facendo rigare le sue guance, macchiandole di lacrime: quelle erano lacrime spese per lui;  si portò velocemente le mani in volto, coprendo il suo dolore così da non farlo trasparire ai passanti e all’immagine di Donghae che gli si materializzava davanti. Mise la mano in una tasca, cacciando un piccolo anello color oro, lo stesso anello che gli aveva donato il giorno del loro matrimonio e lo stesso anello che gli aveva lasciato il giorno dell’incidente, prima di morire.

“Ama il tuo peccato e sarai innocente!”

Ecco cosa gli ripeteva in continuazione il piccolo Hae nel suo sogno ricorrente.
Ecco cosa gli ripeteva dopo i continui abbracci e le continue imprecazioni sullo svegliarsi e di continuare a vivere.

Ecco cosa rappresentavano quelle parole: “Now Is Always!”

 
 
~ Angolo dell'autrice pazza. ~
HangelClouds è tornata/? sperando con tutto il cuore che questa one shot vi piaccia.
Ora giusto due cosuccie e scompaio dal mondo (LOL) . . .
Non era mia intenzione far morire il mio ultimate, chiedo perdono a tutte xD, ma in un certo senso ho dovuto poichè mi era stato richiesto e, parlando chiaro, l'ho reputato come una specie di esperimento.
La seconda, ed ultima cosa, è questa: di solito non è bello dedicare una one shot malinconica, soprattutto se colui che 'muore' è il tuo bias/ultimate, ma io lo faccio lo stesso. :')
Lovichammy questa è per te e, inoltre, approffittando del momento, ti chiedo di attendere per l'altra ff. ><
Come sempre grazie di essere arrivate/i fin qui. . . ah, la oneshot nonhasensononuccidetemiperaverfattomorireDonghae. LOL
~HangelClouds~


 
 
   
 
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