Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: xlairef    29/08/2014    2 recensioni
Arda43 è un mondo in guerra: la navetta di Tara si schianta accanto al villaggio dove gli ultimi ardiani stanno organizzando la difesa finale. L’unica speranza sta nella barriera energetica, ma il loro popolo ha dimenticato l’uso della tecnologia. Tara è un tecnarca, il reattore della sua navetta distrutta potrebbe salvare gli ardiani, ma il reattore è ora nelle mani della persona che, decenni prima, ha distrutto le speranze di salvezza della sua gente…
Terza classificata al contest "Eroi nel vento" indetto da Reeleshan
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La barriera e il traditore

Quando aprì gli occhi dopo la collisione all’inizio vide solo ombre. Percepì il suono degli allarmi, il sapore acido del fumo nella gola. Il reattore Fu il suo primo pensiero. Il reattore sta per esplodere. Tentò di alzarsi, ma era bloccata dallo stesso sistema di protezione della navetta. E in quel momento un’ombra attraversò il suo campo visivo: un viso sfocato, una mano sulla sua fronte, parole sussurrate tra il crepitio dei contatori guasti.
Poi più nulla.


Trentadue ore e venti minuti più tardi, mentre tornava dai campi, Harlam figlio di Hardan inciampò in un fagotto. Rimessosi sulle tre gambe con varie imprecazioni, abbassò la testa. Quello che vide gli bastò: lasciato il vomere a terra, si lanciò a rotta di collo verso il villaggio, con il fagotto tra le braccia.
Questo spiega perché Tara, quando aprì gli occhi per la seconda volta, invece di trovarsi tra le macerie della sua astronave scoprì di essere attorniata da svariate paia di occhi allungati, che la fissavano con ansia.
“Dov’è…la…mia nave?” Riuscì a esalare. Gli occhi si guardarono e dopo poco sparirono, per lasciare spazio a due occhi più grandi. “Presa. Dormi, sei su Arda43 ora.” Risposero gli occhi, prima che Tara svenisse di nuovo.


Tre giorni dopo, Tara iniziò a uscire dalla stanza dove Goran figlio di Gendar l’aveva curata. Reggendosi alle mura, percorse il corridoio in muratura fino all’uscita, attorniata dai figli del guaritore. Due soli splendevano fiochi nel cielo di Arda43, illuminando i campi di canapa e i contadini che li lavoravano. Lentamente, passo dopo passo, Tara percorse il perimetro della piccola città, e quando fu di ritorno ripeté il giro. Gli Ardiani che la incrociavano la guardavano senza parlarle, e i bambini erano troppo piccoli per saper parlare. Nessuna navetta in vista. Tara decise di prendere l’iniziativa: si diresse verso una donna ardiana che portava due grosse ceste sulla schiena, tremando per lo sforzo. “Dov’è la mia nave?” La donna ardiana la fissò con occhi vacui, e riprese il suo cammino. “Dov’è la mia nave?” Il tono di Tara si alzò, ma nessuno le diede retta. “Dove avete portato la mia nave?”
“Non parlano galattico. La nave non è qui, Antem l’ha presa.” Improvvisamente, Goran era alle sue spalle.
“Antem…Chi è? Dove…” Ma le forze la abbandonarono, e le braccia di Goran furono pronte a sorreggerla.
“Il traditore sta nella foresta.”


Nel corso delle settimane, Goran ridusse gradualmente i bendaggi di Tara, che ora poteva camminare agevolmente per la città.  Scoprì che se l’argomento Antem-foresta-navetta era tabù, l’argomento Faridi-guerra-schiavi era invece molto gettonato. A quel che sembrava, Arda43 era in guerra: provenienti da una delle lune di Arda43, i Faridi avevano assoggettato già metà del continente, e la loro avanzata era inarrestabile, grazie alle armi di cui disponevano. Dalle spiegazioni e dai mimi Tara riconobbe le Teaser6, missili a propulsione e altri articoli di sicuro successo contro le spade degli ardiani. Un massacro annunciato. Un tempo i campi di energia tenevano lontani i nemici, ma la loro fonte energetica si era esaurita. Tara visitò il museo dov’era conservato il macchinario, e concluse che avrebbe funzionato con un reattore al plasma, come quello della sua navetta.
“Per cui, dov’è questo Antem, Goran?” Il guaritore e capo della città si guardò i tre piedi e tossì. “Antem è un traditore. Nessuno ti porterà da lui.”


Antem viveva nella foresta, in una capanna che sarebbe sfuggita a Tara non fosse stato per l’ingombrante detrito a lato: la sua navetta. Senza badare a niente altro, Tara entrò nella nave, verificando i danni: carlinga, carburatori…ma il sistema informatico era a posto, e quello video…
Una mano metallica le si avvolse attorno alla gola, stringendosi implacabilmente. “E’ mia.”
Il traditore era un vecchio segnato dalle cicatrici e dagli innesti: la mano destra era completamente in acciaio, così come la gamba destra. Tara cercò di liberarsi dalla sua stretta, ma la presa era troppo salda.
“Il reattore…”
“Non è più qui. Ora vattene.” Antem spinse Tara a terra e rientrò nella sua capanna.
La donna si rimise in piedi. “Con quel reattore è possibile riattivare i campi di energia delle barriere.”
Nessuna risposta.
“Possiamo salvare questa gente e noi stessi dall’invasione.”
“Nessuno sa come farli funzionare.” La voce di Antem era aspra. “Non ci sono più tecnici su questo pianeta.”
“Io sono un tecnico. Tara Vardani, decimo tecnarca di Alpha Centauri. Io posso far funzionare la barriera protettiva.”
“Follia.” Il vecchio era davanti a lei, e la fissava con un’espressione furente. “Nessuno, nessuno può far funzionare quella cosa. Vattene.”


Al villaggio nessuno parlava di Antem. Dai pochi resoconti che riuscì ad ottenere dai bambini, Tara scoprì che il suo esilio risaliva ai tempi della prima invasione Faride, che era stato un generale della sua gente.
Il suo tradimento lo aveva reso un paria tra la sua gente.
Gli ardiani non avevano tempo per badare a Tara: ormai l’esercito faride si stava avvicinando, e chiunque potesse tenere un laser in mano era entrato nell’esercito. Con qualche esitazione, anche Tara fece domanda, e si ritrovò dopo poco tempo a capo di una squadriglia.
La questione del reattore diventava ogni giorno più pressante.


Infine, Tara scoprì qualcosa di davvero utile.
“Tu eri il loro tecnico.” La donna non aveva osato spingersi fino alla porta della capanna. “Non sei riuscito ad accendere la barriera, e i Faridi sono entrati nel vostro regno.”
“Quella barriera non può essere accesa.”  Antem si trascinò fuori lentamente; nel suo sguardo c’era qualcosa di indescrivibile. “Avevamo collegato due reattori, studiato le mappe dei circuiti, riparato i meccanismi difettosi. Tutto inutile.” Parlava a se stesso, ripercorrendo quel giorno con la memoria. “Ho perso mia figlia e i miei arti in quella battaglia.”
Tara si avvicinò e gli posò delicatamente una mano su una spalla. “Con quel reattore possiamo fermarli questa volta. La storia non si ripeterà.”
“La storia si ripeterà. E’ il destino. “


Tara venne a sapere perché tutti consideravano Antem un traditore qualche settimana più tardi.
“Avevi smontato i reattori due giorni prima della battaglia.” Questa volta Tara osò avanzare fino alla porta della capanna. “Ti hanno visto prendere dei chip da uno dei reattori e metterli da parte prima di rimontarli.”
Il vecchio continuò a lucidare la sua gamba d’acciaio.
“Erano i chip per il controllo del flusso energetico, vero? Perché?”
Nessuna risposta.
Quando Tara stava per andarsene, Antem parlò. “Mia figlia abitava nella città vicina. Le spararono con un laser bionico: non era morta, ma neppure viva, quando me la riportarono. Il suo cervello non riceveva abbastanza impulsi per vivere, però ne riceveva troppi per vivere. Con i chip di controllo avrei potuto costruire un impianto cerebrale per risvegliarla: al momento di inserirle l’impianto le truppe faride attaccarono, mandando in pezzi la barriera, i miei arti e la vita di mia figlia.”
“Questa volta non hai nessuno da salvare: perché non darmi il reattore? Che cos’hai da perdere?”
Il colpo la raggiunse prima che potesse vederlo. Da terra, Tara poteva vedere l’espressione inferocita di Antem. “Che cos’ho da perdere? Ho vissuto per decenni in questa capanna, esiliato dal mio popolo, perché avevo cercato di salvare la vita della persona che più amavo al mondo. Non sarò qui quando i nemici arriveranno: non ho potuto riparare la tua navetta, ma ho modificato la capsula di salvataggio. Domani me ne andrò da questo pianeta.”
“Non puoi abbandonarli.”
“Loro hanno abbandonato me.” Fu l’amara replica.
Tara si rimise in piedi. “Se te ne vai con il reattore, sarai responsabile della morte di migliaia di innocenti, della schiavitù del tuo popolo. Non potrai mai ricominciare da capo: le voci si spargeranno, vivrai con la paura di essere riconosciuto, dovrai cambiare pianeta e identità per migliaia di volte. E alla notte, sentirai le loro voci, e non potrai dormire.”
Antem chiuse gli occhi. “Non mi interessa. Vattene.” La donna gli si avvicinò. “Se invece darai loro il reattore, e collaborerai con me per riparare la barriera, avrai lavato il tuo onore. Ti prometto che questa volta la barriera funzionerà.” Lo costrinse a riaprire gli occhi: il vecchio vide la determinazione sul volto di Tara. “Salverai la tua gente, diventerai un eroe. Te lo prometto.”


Nei giorni successivi, Antem e Tara lavorarono per riparare i circuiti della barriera: il reattore era stato smontato dalla capsula, ed ora troneggiava al centro del laboratorio, sorvegliato dalla guardia cittadina, perché nessuno era disposto a fidarsi di Antem. Al momento dell’attacco nemico sarebbe stata Tara, e non il vecchio traditore, a prendere il reattore e a portarlo al nucleo della barriera, nel centro del villaggio. Tara aveva protestato, senza successo.
“Mi dispiace. Non sono riuscita a convincerli: dovrai rimanere con Goran finché la barriera non sarà in funzione.” In quel momento i due stavano fissando alcuni bio-chip alla struttura interna del nucleo. Antem non sollevò nemmeno lo sguardo dal suo lavoro. “Te l’avevo detto.” Commentò dopo un po’. “Non si fideranno mai di me.”
Tara posò la saldatrice a raggi e gli passò un braccio attorno alle spalle ricurve. “Gli daremo un motivo per farlo.”


E venne il giorno.
Le sentinelle avvistarono le prime navi-cargo atterrare lentamente sulle colline.
“Non hanno nemmeno cercato di nascondersi.” Ringhiò Goran, nella sua lingua nativa. Le truppe ardiane si mobilitarono velocemente, grazie alla disciplina degli ultimi mesi. Dalle navi-cargo faride usciva un ininterrotto flusso di soldati, droidi, macchine da guerra e navette –guida. Senza la barriera, per Arda non ci sarebbe stata nessuna speranza.
Antem si trovava già accanto a Goran, sorvegliato da quattro guardie scelte: ancora una volta nessuno si era fidato di lui. Ora tutto era in mano a Tara, pensò il vecchio, rivolgendo la mente a quegli dei che aveva rinnegato anni prima.
Le truppe nemiche si avvicinavano. “Sollevate la barriera.” Comandò Goran. Tara doveva aver ormai sistemato il reattore, rifletté Antem, e ora sarebbe bastato che i due assistenti ardiani sollevassero la leva, mentre Tara, dal nucleo, avrebbe controllato che tutto fosse in ordine.
La leva fu sollevata.
I Faridi attaccarono.
La barriera rimase spenta.


L’ultimo pensiero di Antem, dopo aver combattuto accanto al suo popolo ed essere stato fermato da un droide che l’aveva aperto da parte a parte, fu per Tara.
“Figlia di puttana”.


Nello spazio esterno di Arda43, una capsula di salvataggio fluttuava tra le nubi di asteroidi.
All’interno, Tara Vardani, ex-tecnarca dell’Impero di Alpha Centauri, cacciatrice di taglie e occasionale predone spaziale, responsabile dello sterminio di un intero popolo, osservò tranquilla i lampi che indicavano i combattimenti sul pianeta che stava abbandonando al suo destino.
Dopodiché rivolse gli schermi verso lo spazio, si infilò il casco per il comando tramite impulsi cerebrali e accese il reattore, facendo rotta verso il primo pianeta dove avrebbe potuto imbarcarsi per raggiungere la sua ciurma, come stava cercando di fare prima che la sua nave decidesse di guastarsi e di lasciarla su un pianeta dimenticato dalla tecnologia.
La capsula scomparve dalla visuale di Arda43.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: xlairef