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Autore: Le Cicche    29/08/2014    2 recensioni
Daniele ha 18 anni, ha deciso di raccontare la sua vita...perché vuole denunciare la crudeltà del suo mondo, pieno di corruzione e timore. Chissà se qualcuno troverà in lui la propria immagine riflessa.
Spero di avervi incuriositi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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RECLUSI

Che ore sono? Perché me lo chiedo? Se suona la sveglia vuol dire che è l'ora. Mi alzo trascinando le gambe sul pavimento gelido.
 Buongiorno, io sono Daniele, un comune ragazzo di diciotto anni. Vivo a Firenze, una città ormai avvolta dalla sofferenza, in questo paese che ormai dell'Italia ha ben poco. Scendo a fare colazione. Le pareti sono bianche, non sono confortanti, ma preferirei fissarle tutto il giorno piuttosto che andare il quel posto maledetto. 
Mia madre non è in casa, mio padre dorme, non lo biasimo. Addento un biscotto uscendo di casa. 
Mi incammino come se stessi andando verso il patibolo, anche se forse quel posto era peggio. Dove sto andando? Preferirei non parlarne, ma lo farò perché voi avete il diritto di sapere. È un luogo di reclusione, siamo tutti costretti ad andarci, è così che ormai ci tengono d'occhio, é così che plagiano le nostre menti.  Fortunatamente questo incubo per me sta per finire, ma infondo fuori da questo inferno non è che le cose vadano meglio, ormai non c'è più futuro...per nessuno, troppo giovani e troppo anziani. 
Sono fuori dall'edificio, di fianco a me l'orda di individui attende di entrare. Ah ah ah no, non attendono l'ora di entrare, ma l'ora dell'inizio del castigo, quello che ci è stato imposto da Loro, che ci tengono sorvegliati tramite Lui. 
Il portone si spalanca, la massa si muove, alcuni piangono, altri parlano tra loro per ingannare l'apparenza, altri ancora si scambiano occhiate di compassione. Qui dentro la compassione è tutto ciò che abbiamo, l'amicizia non esiste, per quella c'è tempo fuori. Qui devi solo sopravvivere. 
Entro nella stanza. La stanza buia, illuminata da una luce a neon. Di fianco a me c'è Riccardo, il mio unico vero sostegno, l'unica cosa che mi impedisce di scivolare nella follia. "Ciao" mi dice con voce sciupata. "Ciao" ricambio io. Ha una faccia orribile, le occhiaie agli occhi; si vede che stanotte non ha trovato pace. Personalmente ho deciso di non perdere più il  sonno per loro, non lo meritano, non meritano niente. "Ric, ti stai forzando troppo, non é così che deve andare, non per forza." 
"Ma io voglio che vada così, mi sono impegnato fino ad ora, non mi sconfiggeranno, posso resistere"
"Tutti crolliamo prima o poi, siamo umani, non macchine." Ma loro non se ne accorgono. 
Passano le ore, nessuno di noi può uscire. Spremono i nostri cervelli, giocano con le nostre menti, fino a prosciugare tutte le energie dei nostri corpi. Siamo gusci vuoti, è così che vogliono renderci, assoggettati a loro. Per Loro siamo tutti uguali, ci hanno privati delle nostre personalità. Non esistono Daniele, Riccardo, Anna, Sara, Luca...per Loro siamo solo "il futuro", ed il futuro è più facile da manipolare se controlli chi ne fa parte. 
Davanti a me ho un foglio, devo scrivere...
Non mi avrete mai...
Volete che scriva quello che VOI avete in mente...
Non sarà così...
Non voglio che sia così.
Altre ore passano, ne sono certo, ma a me sembra sempre tutto uguale. Ho perso la percezione del tempo, come sempre, come tutti noi. 
L'allarme suona, per oggi è finita. 
Ma domani sarà di nuovo così, e anche dopodomani, e l'indomani ancora. Una routine che porta alla pazzia, al manicomio, anche se...ormai per me è questo il manicomio. 
Attraverso la strada, li mi fermo ad aspettare chi mi salverà da questa follia, chi mi riporterà a casa. Ironico non credere? Visto che anche a casa sono sempre loro a controllare la mia vita. Ma sarà così ancora per poco. È una promessa c'è mi faccio. 
Una ragazza mi si affianca, è Debora, la mia vicina di casa. "Ciao, come è andata oggi?" 
Alzo le spalle e mi gratto il naso "nah ci sono volte in cui va peggio, ho fatto una verifica e credo di aver preso quattro, però oggi, pur nella mia negatività ero ispirato!"
"Quattro? Tu come pensi ti affrontarla la maturità?"
Le sorrisi "come te! Sperando in un miracolo!"
Ah già! Dimenticavo! Ve l'ho detto che stavo andando a scuola? 















NOTE DELLE AUTRICI:
Buonasera! Spero che la One shot vi sia piaciuta e spero di non avervi deluso sul finale. Volevamo creare l'effetto comico. 
Ormai manca poco all'inizio della scuola e per sdrammatizzare abbiamo voluto mostrarvi la visione della scuola di un ragazzo che deve affrontare la maturità. 
Come noi d'altronde.
Già tre autrici che devono affrontare la maturità...ma che di maturo non hanno proprio nulla!

Ciao ciao
Camilla, Alexandra e Sofia!
   
 
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