Dicono che è davvero sottile il confine tra genialità e pazzia,
è un limite troppo sottile,
come lo è quello tra tranquillità e caos.
Dicono che non ti rendi conto del cambiamento
tanto è improvviso.

Ma io dico che tra genialità e pazzia c’è uno spiazzo di terra vuota,
nera e profonda,
dove ti rendi conto di quello che hai realmente fatto,
e del salto che stai per fare.
Puoi scegliere:
puoi tornare indietro e trascorrere la tua vita com’era senza cambiarla,
puoi andare avanti e riuscire ad affrontare tutto da malato di mente,
o puoi rimanere lì, immobile, al centro, senza fare più nulla.
Non ritorni, non vai avanti…
Semplicemente ti fermi…

Ognuno ha fatto le sue scelte, Sweeney Todd:
tu sei andato avanti e hai ucciso senza pietà decine e decine di persone innocenti.
Lucy è rimasta al centro:
non poteva tornare indietro,
e non aveva il coraggio di andare avanti…
Invece io non ho avuto il coraggio di tornare indietro.
Dopo che eri tornato, amore mio, credevo che nulla potesse separarci mai.
Sapevo che se ti avessi detto che la tua amata Lucy era morta,
avresti avuto il coraggio di andare avanti, mano nella mano con me!
All’inizio è andato tutto bene…
Lo sai il perché?
Perché io ero geniale!
Non ero ancora impazzita, no!
Avevo architettato un piano geniale per far sparire i cadaveri, non pazzo!
Lo sai quando sono impazzita?
Quando non ti ho più capito.
Non riuscivo più a capire perché passavi le tue ore a pensare alla tua presunta deceduta moglie,
quando potevi stare con me! Non lo capivo!

Ma l’istante preciso in cui ho deciso di varcare i confini della pazzia è stato un altro:
mi avevi chiesto, ricordo, una prova della morte di Lucy.
E lì sono crollata nel buio della mia mente:
ho pensato che potevo dirti la verità,
ma io cosa ci avrei guadagnato?
La morte o, ancora peggio, tornare alla mia vecchia vita?
No!
Sono andata avanti,
e non ci ho visto più…
La ragione,
quel poco del mio intelletto che era riuscito a salvarsi,
tentava in tutti i modi, lo sentivo,
di rimpossessarti della mia testa, mentre mi avvicinavo alla povera mendicante
brandendo un coltello.
Tutto invano…
Il cadavere cadde a terra con un tonfo, mentre la testa rotolava lontana,
lasciandosi dietro scie di sangue e cervella.
La presi per i capelli e la fissai alcuni secondi:
gli occhi vitrei, spalancati, ancora sembravano riflettere l’immagine della lama
mentre il collo gocciolava liquido rosso sulle punte dei miei stivaletti.
Sono tornata a casa con in mano un sacchetto gocciolante di sangue, ricordo,
e credo fosse la prima volta in cui tu mi hai realmente guardata,
quasi terrorizzato alla vista dei miei occhi folli, tanto simili ai tuoi
al suono della parola “Turpin”.
Ho gettato la testa di Lucy hai tuoi piedi e ti ho detto:
“Va bene come prova?”
Sei crollato in ginocchio, le mani tra i capelli, dandoti tutte le colpe del mondo mentre ti disperavi, come mai ho visto nessuno fare prima.
E ancora non ci vidi più:
insomma, anche da morta…?!
Io non valevo proprio niente per te?!
No!
Mi sono fiondata su di te con il coltello.
Non eri preparato.
Sei morto subito…

Io me lo chiedo, Sweeney Todd:
chi, tra noi due, è il più pazzo?
Tu, spietato barbiere omicida,
che cercava vendetta per l’adorata moglie,
che uccideva senza guardare in faccia a nessuno,
o io, donna innamorata che,
accecata dal più dolce, il più pericoloso dei sentimenti,
e dalla follia,
ha cercato fino all’ultimo di attirare anche solo uno sguardo del suo amato?

Se fossi sana direi che sono io la pazza.
Ma non ci sto più con la testa,
e quindi il pazzo sei solo tu!

Se fossi sana direi che i limiti vanno attraversati con cautela.
Ma io sono Nellie Lovett,
e io non so più cosa siano i limiti…
Io non ho più limiti…
Io sono pazza!