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Autore: Silen    21/09/2008    6 recensioni
Però, forse, tre giovani calciatori non sono ancora proprio 'uomini' così duri…
[Scritta per la "FIRST-AID KIT Challenge!"]
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve storia partecipa alla FIRST-AID KIT Challenge!
Prompt 8# Repellente anti zanzare

Un giorno insolito, stavolta non spoileroso, ma sempre durante Inseguire un sogno, afferrare il destino

Sconsigliata la lettura, però, a ecologisti, membri di WWF e affini, o attivisti contro la caccia; consigliata, invece, a chi voleva vedere un po' di nudità maschile, anche se ancora acerba di dodicenni in crescita!


Noi uomini duri!

Wohldorf-Ohlstedt – Amburgo, 1986

– Forza, truppa, in marcia! – tuonò Opa. ~ Scheiße! Sono solo le cinque del mattino, perché strepita così…? ~ sbadigliò Genzō; aprì un occhio e scorse Karl ed Herri che ancora sonnecchiavano sul sedile posteriore del fuoristrada: la Scimmia con la testa appoggiata alla spalla del Kaiser, che sibilò – Nonno, potresti abbassare il volume? Non è ancora l’alba… – occhi chiusi e gelida espressione di scazzo mortale in faccia.

In risposta, l’omone proruppe in una risata ancora più chiassosa – Sveglia! – esclamò, facendo latrare festanti i cani in coro, Sauzer in testa, i due Kurzhaar del Colonnello Schneider, Mond und Sonne, subito dietro. Kaltz si destò di soprassalto – Qualcuno mi ricorda perché sono qui anch’io, Cip e Ciop? – e rivolse un’occhiataccia agli amici, – A quest’ora starei ancora sotto le coperte nel mio lettuccio al caldo… –

– Taci Scimmia! – ordinò Karl-Heinz, – Se soffre il Kaiser, devono partecipare anche i sudditi – e si trascinò pesantemente fuori dalla vettura, sbadigliando e stiracchiandosi; portiere e centrocampista lo imitarono. Nel frattempo il nonno stava tirando fuori dal bagagliaio l’equipaggiamento, suddividendo gavette, borracce, zaini e bisacce per la selvaggina in tre mucchietti uguali, uno per calciatore; dopodiché passò in rassegna il suo piccolo esercito ancora mezzo addormentato.

Calcò in testa a ognuno un ridicolo berretto a coste di velluto marrone, mentre quello di pelliccia lo riservò per la sua pelata. Karl si guardò nel riflesso del finestrino, seguito da Genzō, ed entrambi fecero una smorfia inorridita. – Ehm, io posso tenermi il mio, Opa? – domandò il portiere. – Puoi scordartelo, alleato! È troppo rosso! – sghignazzò, poi mise in spalla il fucile, – Animo! – e cominciò a marciare spedito.

* * *

I tre marmittoni stavano arrancando intirizziti da un paio d’ore in mezzo al bosco fitto, dietro al Colonnello che rincorreva con passo svelto e deciso le tracce dei cani, lasciati andare liberi di fiutare, e lo sguardo azzurro attento a ogni movimento del sottobosco. Alla fine, con enorme sollievo dei ragazzi, si arrestò, e si resero presto conto di essere finiti proprio dentro a una specie di palude, in cui pini e abeti maestosi avevano invece lasciato il posto ad arbusti spinosi e cespugli di rovi.

Erano immersi quasi fino alle ginocchia in un gelido pantano acquitrinoso, la nebbia si poteva tagliare col coltello e il fiato creava nuvolette bianche. – Uno di voi due stronzi mi spiega, di nuovo, che cosa ci facciamo qui? – si lamentò Kaltz; ma anche l’S.G.G.K. scoccò un’occhiataccia torva al Kaiser, che sbuffò – Una di quelle cose alla noi uomini duri che piacciono tanto a Opa, capito, sudditi riottosi? –

Sentendosi chiamato in causa, l’uomo ridacchiò – Che pappamolle! – prese a rovistare nel suo zaino, – Meno male che siete allenati, calciatori dei miei stivali… – e scosse la testa, – Ho più fisico io che ho più anni di voi tre messi insieme moltiplicato per due! – Tirò fuori il thermos e distribuì tre bicchieri di caffè caldo, non prima di aver versato in ognuno un bel dito di liquore trasparente fatto in casa da una fiaschetta.

– Ecco, così vi svegliate davvero! – sentenziò. Attaccante e portiere sorseggiarono la bevanda bollente e alcolica lentamente, mentre il centrocampista la scolò in fretta con aria finalmente soddisfatta. – Ah, la mitica “Grappa del Colonnello”! Questo, sì, che è un ottimo perché… – e allungò il suo contenitore per avere un’altra razione; poi anche gli altri due, rivitalizzati dal benefico calore scaturito, si unirono al secondo giro. – Beh, e adesso che facciamo Opa? – domandò Karl. – Lui infilò la pipa spenta tra i baffoni e alzò le spalle – Aspettiamo che i soldati in avanscoperta stanino il nemico! –

Nel frattempo era sorto un pallido solicello dalla nebbia, e una mezz’ora era passata; il nonno sedeva calmo e tranquillo su una roccia, mentre il trio marmittoni sonnecchiava su un tronco marcio, cercando di ingannare il tempo con giochini deficienti tipo “pensa a un numero”. Genzō fu il primo a dare qualche segnale di impazienza, alzandosi per sgranchire le gambe, poi si assestò una manata sul collo; ne osservò con una smorfia il palmo, schifato alla vista di una grossa zanzara sanguinolenta spiaccicata.

I suoi amici sghignazzarono. – Si vede che il sangue giapponese attira… – lo canzonò Karl-Heinz; un secondo dopo, anche la Scimmia incominciò a grattarsi insistentemente una coscia. – O di primate! – rise ancor più bastardamente il Kaiser degli Umoristi. Ma, evidentemente, quello imperiale faceva gola uguale, perché anche lui si schiaffeggiò un braccio prendendo a sfregarselo parecchio infastidito.

– Avete messo la pomata repellente anti zanzare prima di vestirvi, stamattina, vero? – li apostrofò Opa con un sogghigno sadico dietro i baffi bianchi. – Scheiße! – sibilarono i ragazzi all’unisono: alle quattro e mezzo del mattino, ancora in coma profondo, se ne erano completamente dimenticati! E così, sberle e grattate cominciarono a fioccare, dato che assieme al sole sembravano essere risorti anche gli insetti, enormi, e di ogni tipo e specie… Quella maledetta palude pareva un trattato completo di entomologia!

Un Sauzer lercio e sovraeccitato sbucò da un cespuglio uggiolando, e nonno Schneider si alzò – Beh, tanto, ora non c’è tempo, truppa! – e tuonò – Marsch! – Ricominciarono ad arrancare dietro l’uomo, che seguiva il fedele Deutsche Dogge sempre più dentro all’acquitrino, poi anche i tre calciatori riuscirono a sentire il concitato scalpiccio dei bracchi sempre più vicino. Raggiunsero l’alano che si era fermato agitando il moncone di coda, attendendo il comando, e videro Mond e Sonne che puntavano con il muso.

Opa fischiò, e Sauzer partì di corsa, come un treno peloso arlecchino di sessanta chili, verso un isolotto di fango, finalmente potendo latrare a pieni polmoni, e con la lingua di fuori come se fosse stato posseduto da Artemide in persona.

Uno stormo si levò in aria all’improvviso con un frullare di ali, ed Hermann, colto di sorpresa dal rumore, perse l’equilibrio e cadde sull’erba fradicia imprecando. Karl e Genzō videro il Colonnello mirare col fucile e si coprirono le orecchie con le mani; uno sparo preciso, e un’ombra nera a forma di uccello cadde impietosa dal cielo.

– Beh, almeno oggi si mangia… – considerò l’S.G.G.K. Lupo Famelico. Altri due spari e altre due ombre si avvitarono in picchiata. – Forza, reclute! – tuonò il nonno indicando i cani che correvano verso i punti di caduta, uno ciascuno, – Non statevene lì impalati, pappamolle! Andate a prendere il bottino e guadagnatevi il rancio! –

I tre ragazzi raggiunsero l’isolotto fangoso; i bracchetti segnavano eccitati due grossi germani morti, caduti a poca distanza l’uno dall’altro; si squadrarono reciprocamente, schifati. – Io non lo tocco… – si rifiutò Kaltz ritraendosi. – L’onore è tuo, Capitano! – il portiere sogghignò e invitò l’attaccante con un gesto della mano. Karl prese la bestiola per una zampetta e la infilò alla svelta nella sacca appesa allo zaino, poi rivolse un algido sguardo imperiale al Numero Uno, che dovette fare la stessa cosa con l’altro.

Poi, i due Kurzhaar li condussero fino alla terza ‘vittima’ del fucile del Colonnello, ma, stavolta, l’ingrato compito fu eseguito da un riluttante centrocampista piagnucolante. E non era ancora mica finita… Perché Opa continuò, per tutta la mattina, a fischiare, sparare, e poi mandare i calciatori dietro ai cani per recuperare volatili o selvaggina, e sempre con zanzare e affini che li tormentavano implacabili anche attraverso i vestiti.

Verso mezzogiorno erano tutti e tre ricoperti di fango, bagnati fin nelle ossa, intirizziti, stanchi, affamati, ma con un bel bottino tra germani, fagiani, e tre lepri belle grosse, equamente suddiviso nelle sacche, quindi anche meno lagnosi, mentre pregustavano il lauto pranzo a base di cacciagione che nonna Schneider avrebbe loro preparato.

Tornati alla cascina, Oma squadrò maschi umani e canini, inclinò la testa di lato e si tappò il naso per il fetore che emanavano, e Marie, ridacchiando, la imitò – Odorate come la pupù! – I tre marmittoni furono spediti a fare il bagno, con decreto imperiale a effetto immediato e inappellabile; il nonno, invece, molto meno infangato dei ragazzi, dovette prima provvedere al lavaggio di Sauzer, Mond e Sonne con la manichetta in giardino. Nel frattempo lei cominciò a spennare e spellare.

* * *

Karl, Genzō ed Herri si spogliarono, accatastando un mucchietto di indumenti fetidi sul pavimento del bagno, e mettendosi a ridacchiare mentre indicavano l’uno con l’altro le numerose punture di insetto sparse un po' ovunque; dopodiché una bella doccia calda in comune e spazzola alla mano levarono il grosso dello sporco.

Erano ancora tutti quanti nudi e si stavano prendendo a colpi di asciugamano volante, sghignazzando, quando la porta si spalancò – Già finito?! – li apostrofò, minacciosa, la Kaiser Schneider con un’occhiata azzurra e obliqua, scrutandoli criticamente da capo a piedi. Simultaneamente, tre facce impallidirono mentre sei mani scattarono a coprire le nature. – Ma, nonna! – sbottò l’attaccante, – Con me, va bene, ma loro… –

– Tsk! Non sono i primi pisellini che vedo, sai Karl-Heinz… – si avvicinò ulteriormente per raccogliere la pila da terra e intimò – E voi tre avete ancora da fare un bel giro di acqua, sapone e spazzola! – I ragazzi, all’unisono, fecero il saluto militare, ghignando ed esclamando – Jawohl Oma Kommandant! – ma sempre continuando a tenere l’altra mano opportunamente in basso. La nonna uscì richiudendo la porta con un piede, e loro si rinfilarono nella doccia, riprendendo a sfregarsi reciprocamente.

Scheiße! Sono a pezzi: gli allenamenti alla “J”, in confronto, sono una passeggiata di salute – sospirò Herri mentre si asciugava; Genzō aprì uno spiraglio di finestra per far dissipare il vapore acqueo, che aveva la stessa consistenza della nebbia nella palude alla mattina, commentando – Non ho un muscolo che non minacci vendetta. –

Karl si guardava allo specchio rigirandosi per contare le punture rossastre sulla pelle lattea – Scheiße! – corrugò minacciosamente fronte e sopracciglia fissando i due amici attraverso il riflesso, – Quale di voi fessacchiotti doveva ricordarsi del repellente anti zanzare, che così lo termino subito! – Il portiere fece spallucce – Sei tu quello esperto, io non sono mai andato a caccia – si giustificò.

– Uh, che palle che siete! Tanto quello più assaggiato resto comunque io – si lamentò il centrocampista; poi sorrise dilatando le narici e fiutando odore di soffritto – Ah, il sugo di lepre! Questo, sì, che è un ottimo lenitivo per il prurito… – Tre nasi inspirarono e tre stomaci affamati gorgogliarono. Poi il Kaiser si mise a cercare nell’armadietto dei medicinali, sbuffando seccato e non preoccupandosi di rimettere in ordine.

L’S.G.G.K. si chinò per recuperare un paio di mutande pulite dallo zaino e sentì gli altri sghignazzare. – Beh?! – Un doppio sguardo azzurro e castano era puntato sulle sue natiche; inarcò un sopracciglio e andò a guardarsi allo specchio: una grossa chiazza rossa spiccava sul gluteo candido. – Tu, e le tue idee geniali da noi uomini duri, Kaiser del Cazzo! – inveì, mentre i bastardi continuavano a ridere.

Poi Hermann si affiancò all’amico per esaminare le sue medaglie al valore – Sembra che mi sia tornata la varicella – ridacchiò. In confronto al nipponico, più alto di una spanna abbondante, il torace ampio e le spalle già piuttosto larghe, sembrava proprio una scimmietta bionda; sebbene il suo fisico fosse analogamente formato dai duri allenamenti, la differenza era comunque notevole.

– Che belli che siete! – li apostrofò Karl con un ghigno, – Fate proprio l’articolo “il”! – Genzō rise impietoso. – Ma senti, poco in carne: anche la tua bellezza rifulgente viene oscurata dall’ombra nera del Giappone, sai! – replicò Kaltz spernacchiandolo. Poi, per non essere da meno, anche lui tornò a specchiarsi, mettendosi in mezzo ai due amici.

A furia di seguire l’esempio famelico del suo Numero Uno, il Capitano si era ingrossato negli ultimi tempi: i maschi a quell’età crescono in fretta in altezza, e dal nonno aveva ereditato, come il padre, la corporatura predisposta a diventare altrettanto imponente.

Seppur più basso del portiere, aveva comunque spalle pronunciate e ventre piatto, ma fianchi più stretti e gambe leggermente più arcuate per via del ruolo diverso in campo. L’esercizio sul ghiaccio, però, aveva reso cosce e polpacci dell’S.G.G.K. ben più scolpiti e sodi rispetto al Kaiser, e anche il suo “lato B” era altrettanto ‘marmoreo’.

Un leggero bussare distrasse il trio vanesio dalla contemplazione si sé e reciproca, e, immediatamente, tutti scattarono per coprirsi alla veloce, perché l’unica Schneider che avesse la discrezione di non spalancare le porte era la piccola Imperatrice. Infatti…

– Fratellone! – Karl non aveva problemi di nudità con la sorellina, ma non era proprio il caso che la sua innocenza venisse deviata dalla vista dei due amici col pirello all’aria.  – Che c’è Marie? Ma non entrare…! – Herri e Genzō iniziarono a rivestirsi.

– Guarda che lo sapevo! – protestò da dietro la porta, – Ma Oma mi ha detto di venire a portarvi questa… – Infilate un paio di mutande, si assicurò che Scimmia e S.G.G.K. avessero su almeno i calzoni e aprì. Lei gli porse un tubetto di pomata lenitiva con un sorriso, poi sbirciò oltre le sue spalle e scoppiò in una risata argentina – Sembra che avete tutti il morbillo! – e se ne andò. I tre ragazzi si scrutarono ridendo di gusto.

– Il rancio è quasi pronto, truppa! – tuonò Opa dal piano inferiore. Una volta spalmati e vestiti, scesero per gustarsi, finalmente, la meritata ricompensa da uomini duri.



Scheiße: merda. Kurzhaar: Bracco tedesco. Deutsche Dogge: Alano. Mond: Luna. Sonne: Sole.

* * *

Dedicata a Purple, visto che il Kaiser è l’uomo dei suoi sogni; alle estimatrici, come la sottoscritta, del fascino nipponico eos75 e agatha; alle tossiche di spoiler (sì, OnlyHope, parlo de te); alla Manila "filippina", nonché a Mirtle, che spero di far ridacchiare anche con questa shot. Non necessariamente in quest’ordine, eh, ma tutte assieme… ^_^
Infine, ringraziando, come sempre, l’ideatrice del contest, :Mnemosyne: aka Reichan86, che mi ha permesso di partorire questa roba, nata da un’idea bislacca del mio 'Kojiro' personale.

  
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