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Autore: Krysna    30/08/2014    0 recensioni
"L'unica cosa che ho sempre voluto è stato far pubblicare qualche mio scritto. Non avrei mai immaginato che quel giorno ogni cosa in cui credevo, ogni connotazione scientifica a me nota sarebbe stata spazzata via. Perché i mutanti non esistono solo nei libri e nei film." Questo è ciò che pensa la mia protagonista, un'altra versione di me a cui ho dato vita, che si scontra con persone realmente esistenti, ma con le quali i fatti non sono mai accaduti, ne vorrei mai accadessero.
All'inizio la storia va come vuole, non sembra neanche seguire una trama. E' stato quello a spronarmi a continuare a scriverla.
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atterrare in un letto comodo e lussuoso dopo essere stata appena teletrasportata dall'uomo che ti rendi conto aver sempre amato, può sembrare una cosa fantastica. Io garantisco che non lo è per niente, per due motivi. Innanzi tutto, se siete appena fuggiti da un mutante pazzo che voleva uccidervi, avrete il cuore a mille e una paura tremenda; in secondo luogo, il fatto di aver scoperto che l'uomo del quale siete innamorate è un mutante anche lui e la consapevolezza di non vivere nel mondo in cui credevate, è proprio un duro colpo.
Rotolai fuori dal letto e assunsi un'istintiva posizione di difesa, per quanto potesse risultare ridicola. E a quanto pare lo fu, visto che Ivan mi guardò ridendo, si sistemò le braccia dietro la testa e si coricò.
"Stai tranquilla" disse. "Qui siamo al sicuro." Le suo parole mi tranquillizzarono non poco. A rigor di logica, un tipo che poteva teletrasportarsi ovunque e che doveva scappare da un omicida piuttosto schizzato, avrebbe scelto un posto che conosceva e che considerava sicuro. Anche se probabilmente leggevo troppo. Sino ad ora era andato tutto come me lo aspettavo (più o meno), e tutta la storia continuava a sembrarmi una puntata di The Tomorrow People.
Per cui, ammettendo che avrebbe continuato a seguire una ferrea logica da telefilm, per ora avremmo potuto stare tranquilli. Oh, grazie a Dio.

Mi guardai intorno. Avevo notato già da prima che la stanza era lussuosa, ma non COSÌ lussuosa. Il letto, punto primo, era a baldacchino, con diecimila copriletti in tinte sia unite che non, tutte tendenti al verde, al blu e all'acquamarina. Per non parlare dei cuscini (quasi sicuramente imbottiti con vere piume) tutti ammassati alla testiera. Tutt'intorno al letto c'era un tappeto bianco pelosissimo, di quelli che ti fanno venire voglia di buttartici sopra e rotolare come un cucciolo di labrador, in stile Nintendogs. Una parete era fatta completamente di vetro, e si vedeva da un'altezza vertiginosa... il Parc Guell!?
"Ivan, dove diavolo siamo?"
"Ma lo sai, se lo stai chiedendo" rispose lui prendendomi in giro. Sbuffai, e con grande sfoggio d'intelligenza dissi l'ovvio: "Quello è il Parc Guell! Siamo a Barcellona!!!" Non riuscii a reprimere un gridolino di gioia. Avevo sempre voluto ritornare a Barcellona. Di tutti i viaggi fatti con la mia insopportabile famiglia, quello era stato senza dubbio il più bello. Ma, poiché non avevamo fatto in tempo a vedere tutto (come ad esempio la Casa Battlò e la Sagrada Familia), ero stata sempre ansiosa si ritornarci. Barcellona era una città che affascinava, ecco.
Non mi accorsi che si era alzato sin che non sentii il suo braccio intorno alle mie spalle. Senza pensarci due volte appoggiai la testa sulla sua spalla, rimanendo lì, a gustarmi quel panorama stupendo, pieno di arte e di vita, insieme all'unica persona con cui avrei mai voluto ammirarlo. Ma il chiodo fisso della paura continuava a martellare.
Mi voltai verso di lui e rinunciai a mettergli le mani sulle spalle. Sarei risultata ridicola. In confronto a lui sembravo un nano da giardino. No, rettifico: eravamo come un marciapiede contro un grattacielo. Che tristezza.
"Ivan. Siamo al sicuro da cosa, di preciso?" domandai, con quanta più calma riuscissi a infondere in ogni singola parola.
"Noi mutanti siamo divisi in due. Una parte di noi, come me, vive la propria vita normalmente, purché non mostri le doti in pubblico. Gli altri invece.." Sospirò e si voltò. "Gli altri, sono sotto la guida di un umano, pazzo, a mio avviso, che gli promette una cura" disse, enfatizzando sull'ultima parola. "In cambio di questo siero, loro danno la caccia ai mutanti con un livello di mutazione superiore alla norma e li eliminano." Detto ciò, mi guardò serio. Probabilmente persino lui sentiva gli ingranaggi del mio cervello realizzare quello che aveva appena detto.
"Stai forse dicendo che il tizio in impermeabile mi dà la caccia in quanto sono una MUTANTE CON UN LIVELLO DI MUTAZIONE PIÙ ALTO DELLA NORMA??????" L'ultima parte, devo ammetterlo, mi era uscita in modo leggermente stridulo.
"È quello che pensano loro."
"In che senso?"
"Beh, a vent'anni avresti già dovuto mutare. Invece, da quanto ho capito, tu non hai ancora notato niente di strano." Annuii.
"Per cui davvero non capisco il motivo che li induce a cacciarti."

 

Restammo accoccolati sul letto sino al tramonto. In realtà, mi accorsi che era il tramonto perché Ivan mi svegliò per guardarlo dalla finestra. Era... STUPENDO. Il cielo aveva delle sfumature bellissime, che si riflettevano sulla città, facendo sembrare il Parc Guell ancora più magico e colorato. Avevo in testa mille preoccupazioni, avevo scandagliato i miei ricordi in cerca di qualsiasi stranezza nel mio comportamento, ma non avevo notato nulla. La mia vita si era svolta sempre uguale. Dai diciassette anni in poi, era migliorata visibilmente: i miei genitori avevano iniziato tutt'ad un tratto ad ascoltarmi, ero stata molto più libera di fare quello che volevo e ogni cosa dicessi veniva sempre ascoltata. Per cui, da quando avevo finito di studiare alle superiori, le cose per me, anche se noiose, erano andate piuttosto bene. E basta, non era accaduto nient'altro. Niente che potesse essere definito come una mutazione. E fu questo che raccontai a Ivan, mezzo addormentata, con la coperta intrecciata alle mie gambe nude, il suo petto caldo contro la mia schiena e il suo braccio intorno a me. Sentivo il suo respiro sulla nuca, dove ogni tanto posava morbidi baci. Mmmm.

Mi voltai verso di lui, respirando contro la sua bocca. Le sue mani mi solleticavano la schiena, mandando dei piacevoli brividi in ogni parte del mio corpo. Non avevo in mente nient'altro se non il suo odore. L'appartamento mezzo distrutto, il maniaco che mi cercava... puff, spariti. Ed era così bello avere la mente libera da ogni pensiero.
   
 
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