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Autore: ifeelconnection    30/08/2014    1 recensioni
"Ho trovato questo fuori dal negozio un paio di settimane fa. L'ho letto. Deve essere una specie di moleskine, sai quei quadernetti che usano gli appassionati di libri o musica per scriverci appunti personali. Di una ragazza.Non so che ci faceva qua fuori ma-" tossisce sommessamente "sembra che si tratti più di una caccia al tesoro che di un semplice diario."
Prende l'ennesima sigaretta dal pacchetto e la mette fra le labbra, accendendola e aspirandone il tabacco.
"É la cosa più stupida che abbia mai sentito." Asserisce il moro, portando la tazza alla bocca e prendendo un sorso di té che gli riscalda il petto.
"No, non lo é. Senti, ho pensato che magari sarebbe forte se tu facessi questa cosa." Butta la sigaretta, evidentemente stufo degli stessi movimenti meccanici che fa ogni giorno.
"Scordatelo, Jeff." Decide sicuro. I misteri lo intrigano, ma non ha tempo da perdere dietro i giochi di qualche stupida ragazzina.
"Va bene, tu prendilo e poi buttalo, al massimo." Calum afferra il quaderno e mette a fuoco le scritte incise sulla copertina: "non merito niente in questo mondo, se non qualcuno che capisca la musica come la capisco io."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo




 
 
Calum si appoggia alla cornice dell'enorme finestra interamente di vetro e guarda di fuori nella notte. Il suo attico nel centro di Manhattan dà esattamente sulle strade più famose e trafficate di tutta New York. Scie di fanali rossi, verdi e bianchi si mescolano al buio della notte e creano un effetto quasi riposante. Osserva le figure degli edifici, le luci degli appartamenti newyorchesi più costosi di tutta la città. La finestra lo isola da un mondo schifosamente rumoroso. Calum non puó che sentirsi  solo. Milioni di automobili, clacson, night club, ristoranti sotto di sé. E si sente più solo che mai. L'ha sempre amata, New York. La città che non dorme mai. Gli ha sempre dato l'impressione di un posto felice, proprio perché la vita non cessa mai di manifestarsi. E invece, non significa niente se il freddo te lo porti dentro. Calum non é triste. Ha i suoi amici, ha la sua musica. Ci sono tante cose che lo rendono felice. C'é quel piccolo negozio di dischi all'incrocio fra l'Ottava e la Trentacinquesima strada, che trovó per caso due anni prima. C'é quella carriera che sognava da sempre. C'é la fama. Raggiunge i suoi obiettivi. Conosce continuamente parti diverse e bellissime del mondo. Ci sono,  peró, altrettante cose che lo buttano giù. Calum ha attaccata addosso un'etichetta. Deve fare quello che gli dicono. Deve sorridere e comportarsi da ragazzo perfetto. Non sta in una città per più di due giorni. Non riesce a tenere saldo un rapporto al di fuori della sua famiglia, dei suoi amici storici e della crew di supporto. 
Altro venerdì sera. Altro night club. Altra vodka. Uno. Una ragazza si avvicina. Due. Lui le sorride. Tre. Lei lo avvicina e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Quattro. Calum non capisce cosa gli ha detto. Si guarda in torno. I ragazzi non ci sono. Cinque. Si lascia trascinare di sopra. Sei. Le sue mani corrono dappertutto sul corpo della ragazza. La preme contro il muro di quello squallido locale adatto solo alla malavita. Nessun bacio sulle labbra. Calum attacca le labbra al suo collo e inizia a lasciare baci umidi e segni. Le mani della ragazza vanno sotto la maglietta di Calum e la alzano, togliendola definitivamente. Calum tasta alla cieca dietro di sé per trovare una maniglia. Apre la porta con troppa foga e ci sbatte contro la ragazza. Sette. Calum non ricorda di preciso cosa é successo. Va sempre così. Night clubs, porte al piano superiore, magliette a terra, soddisfazione, piacere. E poi vuoto. Calum non potrebbe sentirsi più vuoto di così. 
E non sente nulla. Non sente mai nulla. Vorrebbe che fosse tutto facile come lo é stato per i ragazzi. Affezionarsi. Per lui rappresenterà sempre l'ostacolo più grande. Luke ha trovato Savannah una sera mentre correva per Central Park, le é quasi caduto addosso come in quei film romantici da quattro soldi che ti fanno venire l'indigestione dei pranzi di Natale di anni orsono. Ashton conosce Tess da una vita e si sono sempre piaciuti, hanno solo avuto bisogno di un po' di tempo a capirlo. Michael ci ha messo un po' più degli altri. Ma un pomeriggio di primavera, mentre stavano in uno Starbucks agli Champs Elisées di Parigi, notó Amiée che litigava con l'ex ragazzo e usciva piangendo. Per tutti loro era stato quasi troppo semplice. Quei colpi di fulmini tipici dei romanzi che sembrano quasi esilaranti, se ci si pensa. Le avevano incontrate e subito erano diventati qualcosa. Conoscenti, amici. Calum aveva bisogno di tempo e in una vita come la sua il tempo mancava. Non poteva permettere a se stesso di affezionarsi a qualcuno e poi doverlo lasciare per quanto? Due, tre, sei mesi? Era un attentato alla sua natura sensibile. Calum si era chiuso in se stesso. Si accontentava degli squallidi night clubs di Manhattan quando in realtà meritava qualcosa di puro e vero. 
Scuote la testa e si gira su se stesso. Prende una felpa nera dall'appendiabiti e la indossa per poi aprire la porta ed uscire diretto da nessuna parte. 
Il nero lo fa sentire bene. A casa. Il nero é così pieno di sfumature che non tutti riescono a coglierle veramente. Guarda l'orologio che porta al polso, in cerca di una conferma sul da farsi. Le 22:08. Troppo presto per una discoteca. Troppo tardi per una caffetteria. Cammina senza una meta precisa. Vuole solo che l'aria lo pulisca da tutto il casino che ha dentro. New York volge all'inverno, con quel vento freddo che ti fa arricciare il naso, inarcare la schiena e affondare ulteriormente le mani nelle tasche. Le ultime foglie si apprestano a cadere dalle querce dei viali. Non ci sono quasi più foglie a terra. Solo l'asfalto bagnato con il suo odore pungente e piacevole. A Calum piace la pioggia, l'odore che ha, l'inverno e l'autunno. I negozianti chiudono definitivamente gli ultimi market rimasti aperti. A Calum non importa se verrà riconosciuto. Vuole solo starsene in giro fino a che non sarà stanco abbastanza per tornare a casa. Svolta sulla Trentacinquesima e riconosce l'insegna al neon del negozio di dischi usati di Jeff. Dice "Questi dischi non sono usati, solo vissuti." e questa sera si colora di viola. Calum sorride. Apre la porta di vetro e sente il familiare tintinnio della campanella. 
"Calum." Un uomo sulla trentina esce dal bancone e gli va incontro. Ha l'aria trasandata. I capelli lunghi di un biondo sbiadito dovrebbero essere tagliati pari. Ha la barba di due giorni, dello stesso colore dei capelli e gli occhi di un azzurro che ha perso la sua conformità a suon di sigarette. Somigliano a quel celeste trasparente delle biglie. Indossa una camicia più grande di tre taglie a quadri rossi e blu, i jeans larghi e una maglietta nera con la stampa del logo degli ACDC. Butta fuori il fumo della solita sigaretta e gli sorride benevolo. A parte l'aspetto lasciato a desiderare, Jeff é un uomo molto comprensivo e buono, da parte sua. Tratta Calum come fosse un figlio, ma allo stesso tempo come un amico di vecchia data.  "Hey Jeff." Gli da una pacca sulla spalla e si accomoda sullo sgabello di fronte al bancone, prendendo una sigaretta dal pacchetto lasciato aperto. Familiari Chesterfield. La accende e se la porta alle labbra. Calum non ama fumare, lo fa solo se deve calmare i nervi e Jeff lo sa bene. 
"Tutto bene?" Jeff sparisce dietro una porta che dice 'privato' che Calum sa appartenere al magazzino e una piccola cucina. Sente che Jeff cerca qualcosa fra gli scatoloni di vecchi vinili.
Calum non risponde e si sporge per vedere cosa combina l'amico.
"Dove diavolo-" cade qualcosa "Maledizione!" Impreca e "Oh, finalmente eccolo!" Esce dal magazzino. Tiene in mano un quaderno di medie dimensioni con la copertina nera di pelle e alcune scritte che non mette a fuoco chiaramente. E nell'altra una tazza di té caldo. 
Calum lo osserva avvicinarsi al bancone e poggiare la tazza davanti a sè e soffiare sul quaderno. Prende la tazza e la mano si scalda immediatamente.
"Cos'é?" Chiede piatto, mentre soffia sul té in modo che si raffreddi un po'. 
"Ho trovato questo fuori dal negozio un paio di settimane fa. L'ho letto. Deve essere una specie di moleskine, sai quei quadernetti che usano gli appassionati di libri o musica per scriverci appunti personali. Di una ragazza.Non so che ci faceva qua fuori ma-" tossisce sommessamente "sembra che si tratti più di una caccia al tesoro che di un semplice diario." 
Prende l'ennesima sigaretta dal pacchetto e la mette fra le labbra, accendendola e aspirandone il tabacco.
"É la cosa più stupida che abbia mai sentito." Asserisce il moro, portando la tazza alla bocca e prendendo un sorso di té che gli riscalda il petto.
"No, non lo é. Senti, ho pensato che magari sarebbe forte se tu facessi questa cosa." Butta la sigaretta, evidentemente stufo degli stessi movimenti meccanici che fa ogni giorno. 
"Scordatelo, Jeff." Decide sicuro. I misteri lo intrigano, ma non ha tempo da perdere dietro i giochi di qualche stupida ragazzina.
"Va bene, tu prendilo e poi buttalo, al massimo." Calum afferra il quaderno e mette a fuoco le scritte incise sulla copertina: "non merito niente in questo mondo, se non qualcuno che capisca la musica come la capisco io." Calum scuote la testa, quasi divertito e infila la moleskine nella tasca della felpa. 
"Vedró cosa farci." Riprende a bere il té con assoluta calma, dal momento che Jeff non avrebbe chiuso finché non ne avrebbe avuta voglia. 
Jeff gli scocca un'occhiata soddisfatta. 
"I misteri ti piacciono, Calum."



Quindi, eccomi qua. 
So che dovrei aggiornare con Feeling Connected, ma ho avuto l'ispirazione per qualcosa su Calum e ho dovuto scrivere per forza. Alla fine é uscito questo.
Spero sia un po' diverso dal solito, l'idea mi sembrava carina.
Buonanotte♥
Violet

 
  
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