Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    31/08/2014    1 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Leonida fissa disperato il mastio che si accartoccia su sé stesso come inghiottito da una voragine che si è spalancata sotto il castello e lo ha ingoiato.
Le torri crollano una a una trascinate dalle pareti che esplodono proiettando massi e detriti in ogni direzione come proiettili.
Philip assiste allo spettacolo in ginocchio, le mani che lo sostengono a fatica.
Jolane e Valek si stringono l'uno all'altra in silenzio.
La polvere si deposita sui loro visi sugli abiti, così come sulle corazze dei cavalieri che sfilano atterriti di fronte alla devastazione.
Chi è rimasto forma un ampio semicerchio attorno ai due sovrani che, inginocchiati, piangono su ciò che resta del castello.
Facendosi strada tra i cavalieri, Stefan e Nadira, seguiti da Mido, raggiungono il luogo della devastazione.
― Lyra ― sussurra Nadira prima di crollare a terra.
Stefan invece si getta sui calcinacci e solleva una pietra. ― Dobbiamo scavare ― grida rivolto a quelli che si trovano nelle vicinanze.
Jolane si riscuote. ― Ha ragione ― dice ai soldati. ― Formiamo una catena umana. ― Jolane affianca Stefan e inizia a spostare una pietra con le mani.
I cavalieri si scambiano occhiate perplesse.
Valek si fa avanti. ― Non avete sentito Lady Jolane? Scaviamo.
Philip si rialza. ― Andiamo ― dice prendendo sottobraccio Leonida.
Il re di Lyonesse si regge su gambe malferme. ― L'avevo appena ritrovata e l'ho persa di nuovo.
― La ritroveremo. Anche Ewan.
Leonida si aggrappa al braccio di Philip. ― È tutta colpa mia. Tuo figlio non aveva alcuna colpa.
― Nessuno di noi ne ha.
― Ma io ho sbagliato a giudicarti.
Philip sorride. ― Tutti sbagliamo. Se può farti stare meglio, io ti perdono. A patto che tu perdoni me.
― Per cosa?
― Per averti invidiato Mirande.
Leonida lo abbraccia.
***
Tre file di soldati formano altrettante catene umane. Philip, Valek e Leonida spostano i massi che viaggiano veloci di mano in mano fino raggiungere il fossato,dove vengono gettati.
Quelli che erano scappati dal castello di uniscono a chi scava.
Gwenola abbraccia Jolane. ― Quella povera ragazza ― piagnucola. ― Non ho potuto fare niente per lei. I soldati ci hanno rinchiuso in un'ala del castello. Siamo riusciti a fuggire solo quando è scoppiato l'incendio.
Jolane le accarezza la guancia.
***
Il sole sta calando dietro le montagne e le prime stelle stanno sorgendo. Alcuni cavalieri giacciono esausti, mentre uomini e donne del popolo li hanno sostituiti.
Tra di essi ci sono Vilna e alcuni marinai.
― È gente della città ― dice Valek indicandoli a Jolane. ― Sono venuti non appena si è sparsa la notizia.
Philip, in piedi tra i detriti, si lascia cadere esausto su di una colonna.
― Non ti arrenderai proprio ora, spero ― dice Leonida rimettendolo in piedi.
Philip indica le macerie alle sue spalle. ― Sono ore che scaviamo. Non c'è più speranza.
― Scaveremo tutta la notte se necessario. E anche domani e per tutta la settimana.
Stefan si siede. Accanto a lui Nadira continua spostare pietre e calcinacci. ― Avrei dovuto lasciarla andare in città. Forse tutto questo non sarebbe successo.
― Volevi solo proteggerla ― risponde la donna con tono dolce.
― Sono stato proprio bravo.
Mido, accucciato ai piedi del padrone, alza le orecchie di scatto e scappa via.
― Dove vai? ― grida Stefan all'indirizzo del cane. ― È pericoloso.
Mido si arrampica con andatura incerta fino a un cumulo più alto degli altri, annusa tra le travi spezzate e le pietre divelte e abbaia all'indirizzo del padrone.
Stefan scuote la testa. ― Mido. Fai il bravo.
Il cane abbaia rivolto al suolo, poi esegue due giri completi su sé stesso e infine abbaia di nuovo all'indirizzo di Stefan.
― Ora vengo lì e... ― Il pastore si blocca a metà della frase. Si alza di scatto e raggiunge di corsa Mido. ― Che stai cercando di dirmi vecchio mio?
Mido saltella e lecca la mano di Stefan prima di puntare il muso verso una minuscola apertura che si intravede tra le macerie.
Stefan si china per guardare meglio. Quindi si rialza di scatto. ― Qui. Venite, presto. Mido ha trovato qualcosa.
***
Le pietre vengono rimosse rivelando una trave. Sotto di essa si intravede una cavità avvolta nel buio.
― C'è qualcosa qui ― grida una voce eccitata.
― Piano. Potreste far crollare tutto.
― Spostate quella trave. Non quella lì, l'altra.
― Fate attenzione.
― Spostatevi di lì. Ecco, ora dovrebbe vedersi qualcosa.
***
Una lama di luce piove attraverso l'apertura. Affacciati lungo il bordo frastagliato, si vedono i visi di Valek, Jolane, Leonida e Philip.
Tre figure coperte di polvere giacciono ai piedi della statua, vicino alla base quadrata. Una di esse di sposta, appare un viso che guarda verso l'alto.
È quello di Andrev.
Poi appaiono i visi di Ewan e Lyra.
I quattro in cima all'apertura si scambiano una lunga occhiata. Quando tornano a guardare in basso i loro occhi incontrano quelli grigi e freddi della statua.
Jolane si tocca il petto, gli occhi pieni di lacrime.
La statua di Mirande, le braccia alzate e gli occhi rivolti al cielo, la fissa dal basso. Le travi che sostenevano il soffitto della sala sono crollate su si lei e lì sono rimaste, bloccando le pietre e i calcinacci che piovevano dall'alto.
***
Lyra è la prima a uscire. Aiutata da Andrev e Ewan in basso e da Philip e Leonida in alto, la ragazza abbraccia Nadira e Stefan che l'aspettano in disparte.
I cavalieri e le persone radunatesi al castello applaudono e lanciano grida di entusiasmo. Vilna si soffia il naso e si asciuga le lacrime.
Leonida li osserva in silenzio.
Philip gli posa una mano sulla spalla. ― Ci sarà tempo per le spiegazioni.
Il re di Lyonesse annuisce e sorride.
Ewan riemerge dal foro. Philip lo stringe tra le braccia, ricambiato.
― Volevo solo fermare la guerra ― dice piangendo.
― E lo hai fatto ― risponde Philip commosso.
Leonida stringe la mano al ragazzo.
Andrev lancia fuori Berthé, che tra la sorpresa e il divertimento generale atterra sulle sue gambe a qualche passo di distanza.
Mido le si avvicina e le regala una leccata sul muso.
La capretta risponde con un belato indignato e scappa via.
L'ultimo è Andrev che viene aiutato da Valek e Philip.
Il re di Avalon è il primo ad abbracciarlo. ― Ben fatto, capitano.
Andrev sorride imbarazzato. ― Grazie Maestà, ma ho fatto solo il mio dovere.
Ewan si schiarisce la voce. ― Padre...
Philip alza una mano. ― Lo so, lo so. ― Guarda Andrev negli occhi. ― Volevo dire ben fatto, Ammiraglio.
Andrev deglutisce a fatica. ― Cosa? Io un... non so se lo merito. Voglio dire...
Leonida gli da una pacca sulla schiena. ― Non fare il modesto, ora. Philip potrebbe offendersi se rifiuti questo onore.
― Ma solo un nobile può diventare ammiraglio ― dice Andrev pensoso. ― E io sono solo il figlio di un pastore.
Leonida guarda Lyra ancora abbracciata a Stefan e Nadira. ― Ragazzo, ci può essere nobiltà anche in un pecoraio.
Philip annuisce. ― E il titolo nobiliare non è un problema.
Ewan cerca Lyra con lo sguardo e le sorride.
La ragazza lo ricambia con la stessa intensità.
***
Lazare percorre il molo con andatura incerta. Quando raggiunge la passerella tesa tra una nave e la banchina, deve spostarsi di lato per non essere investito da due marinai che stanno sbarcando una botte facendola rotolare.
― Piano con quella ― grida ai due. ― Contiene semi da piantare. Cercate di non rovesciarli.
Fa per salire sulla passerella, ma una seconda coppia di marinai che spingono una botte lo costringe a scendere in tutta fretta.
Solo quando si sono allontanati sale la passerella di corsa.
Il ponte della nave è ingombro di casse, botti e sacchi.
Lazare si dirige con passo spedito verso un uomo in livrea grigia e azzurra.
― Capitano Danton ― dice rivolgendogli un leggero inchino.
― Lazare, amico mio ― risponde l'altro con un ampio sorriso.
Lazare osserva compiaciuto i marinai che scaricano le casse e le botti. ― Avete fato in fretta. Solo tre giorni per caricare la merce e attraversare lo stretto.
Danton si liscia la barba nera e folta. ― Devo ammettere che quando ho letto la vostra lettera non riuscivo a credere ai miei occhi. ― Batte il ponte col tacco dello stivale. ― Pensavo che a Lyonesse avrei portato solo cannoni e non... semi e scorte alimentari.
― È ciò di cui ha bisogno la popolazione. In questo momento i nostri cavalieri stanno distribuendo il cibo ai più bisognosi.
― Mi chiedo se tutto questo ha l'approvazione di re Philip.
― È stato lui a ordinarlo ― risponde Lazare con tono gioviale.
Danton lo fissa stupito. ― Perdonatemi ma... il re deve essere impazzito. Pensavo fossimo in guerra con Lyonesse.
Lazare sorride. ― Scoprirete che molte cose sono cambiate e molte altre cambieranno. E il re è perfettamente in sé.
Danton si stringe nelle spalle. ― Se lo dite voi...
***
― Datevi da fare, manica di rammolliti ― grida Steon ai marinai impegnati a ripulire il ponte della nave. ― Non vi pago per oziare.
Vilna, in piedi sul castello di poppa, rivolge lo sguardo al mare. Navi con lo stemma di Avalon si dirigono verso il porto, mentre altre se ne allontanano.
― Smettila di guardare quelle navi ― dice Steon salendo le scale una a una. ― Non è pane per i nostri denti.
Vilna emette un sospiro triste. ― Sai, stavo pensando che...
Steon esplode in una fragorosa risata. ― Tu pensavi? E a cosa?
Vilna gli rivolge un'occhiataccia. ― Pensavo che potremmo cambiare mestiere.
― Ti sei stancata di fare il pirata? Vuoi diventare un fornaio o un contadino come quello stupido di Valek per caso? ― Steon indica il molo. ― Vai allora, accomodati pure.
I marinai guardano nella loro direzione.
Vilna si piazza davanti al fratello, sovrastandolo. ― Non ho detto questo. Possiamo ancora essere dei marinai onesti. Una volta lo eravamo.
― Quello era prima.
― Sì ― dice Vilna triste. ― Prima che io ti lasciassi fare tutto di testa tua. E guarda dove ci hai portato.
Steon le punta contro il dito. ― Io comando, io...
Vilna lascia partire un pugno che raggiunge Steon al viso. Il colpo è così forte da scaraventarlo oltre il parapetto.
L'uomo precipita in mare alzando una colonna d'acqua che raggiunge il ponte.
Quando riemerge sputacchiando e tossendo, i marinai sono tutti affacciati lungo la murata e ridono.
Vilna, le mani appoggiate sul parapetto, lo guarda con aria di sfida. ― Da oggi torniamo a essere marinai onesti. Aiuteremo Lyonesse a tornare quella di prima. Chi è con me?
Dai marinai si alza un coro entusiasta.
Vilna guarda Steon. ― Sei con me, fratello?
L'altro sbuffa. ― Tu comandi, tu decidi ― esclama rassegnato.
***
Andrev lancia un'occhiata all'insegna sopra la sua testa. ― La Tavolozza dai Mille Colori. Di Gustav ― recita ad alta voce ciò che è impresso a fuoco sul legno.
Con piglio deciso apre la porta e si ritrova all'interno di un laboratorio di pittura. Le pareti sono ingombre di scaffali pieni di essenze colorate, quadri raffiguranti animali e nobili uomini in posa e busti di bronzo di tutte le forme e grandezze.
Una ragazza lavora china su un tornio dove sta modellando un vaso di terracotta.
Andrev si ferma a qualche passo di distanza e si schiarisce la voce.
La ragazza alza la testa e torna ad abbassarla. ― Torna più tardi per la consegna.
Andrev si morde il labbro inferiore. ― In verità io avrei un ordine da fare.
La ragazza stacca gli occhi dal vaso e ferma il tornio.
― Tu sei Gustav? ― chiede Andrev.
― No. È mio padre. Lui fa lo scultore, per lo più. Io mi chiamo Letitia.
― È un bel nome.
― E tu sei?
― Andrev de Montfort-Beuval.
Letitia scrolla le spalle. ― Allora Andrev. Cosa ti serve?
Andrev tira fuori dalla tasca un foglio piegato in quattro e lo porge alla ragazza.
Letitia lo apre e lo osserva per qualche secondo. ― È uno scherzo?
― No. In verità è uno stemma nobiliare. Il mio, per la precisione. Il re mi ha nominato barone ― aggiunge sorridendo imbarazzato.
Sul foglio è raffigurata una capretta con le zampe anteriori sollevate, quasi a imitare un leone rampante.
Letitia lo guarda stupita. ― Sei sicuro di volere una pecora come simbolo?
― È una capretta.
― È uguale.
Andrev annuisce. ― Sì. Ne sono sicuro.
― Te lo chiedo perché poi non voglio lamentele. C'è un motivo particolare per volere una pecora...
Andrev si acciglia.
― Una capretta, sul tuo stemma araldico?
Andrev fa spallucce. ― In fondo ― dice con orgoglio. ― Sono il figlio di un pastore.
***
Valek si ferma davanti alla villa abbandonata. L'abitazione è poco più di un rudere con le porte divelte, i muri scrostati e il tetto sfondato. Il vento solleva un mulinello di polvere che lo investe in pieno.
Il mercenario si abbassa con cautela per raccoglierne un po' e la fa passare tra le dita.
Dietro di lui, Jolane incrocia le braccia. ― Non è poi così male. Basta riparare il tetto e montare le porte e sarà perfetta.
Valek la guarda accigliato. ― Cade a pezzi. E il terreno è arido come le mie tasche.
― Riapriremo i pozzi e porteremo l'acqua alle campagne ― dice Jolane sicura. ― Lyonesse tornerà a fiorire. È solo questione di tempo.
Valek sospira. ― Non so se ce la farò. A ricominciare, intendo. Fare la vita del contadino non è semplice.
Jolane gli poggia una mano sul braccio. ― Sarai bravissimo. Lo so.
― Leonida ti ha nominata direttrice dei lavori?
Jolane allarga le braccia. ― Diciamo pure che ho preso il posto che Lord Vortiger ha lasciato libero.
― Farai sicuramente un lavoro stupendo ― dice Valek sorridendo. ― Sei sempre stata portata per questo genere di cose.
― Spero solo che Lyonesse torni com'era una volta.
Jolane si ferma davanti a Valek, il viso a pochi centimetri dal suo.
― E noi? ― chiede il mercenario. ― Torneremo come una volta? O è troppo tardi?
Jolane gli passa le braccia attorno al collo. ― Non è mai troppo tardi. ― Si alza sulla punta dei piedi.
Le loro labbra si sfiorano, poi si toccano con più decisione. Infine si uniscono in un intenso abbraccio.
***
La tavola di legno grezzo è sostenuta da quattro pile di mattoni, una per ogni angolo. Leonida, le mani appoggiate sulla tavola, punta l'indice sul foglio dispiegato davanti a sé e tenuto fermo da quattro pietre poste sui lati. Altri fogli arrotolati giacciono nelle vicinanze o per terra.
Alle sue spalle si intravede ciò che resta del castello. Un cumulo di macerie ammonticchiate attorno alle quali si muovono decine di uomini che spostano travi e pietre sistemandole lì attorno.
― Qui ― dice Leonida battendo la punta dell'indice sul foglio. ― Costruiremo qui il canale.
Philip lo osserva divertito.
Leonida alza la testa. ― Che hai da ridere?
― Non ho mai visto un uomo così entusiasta al pensiero di aver perso tutto.
― In verità, penso di non aver mai posseduto niente.
― Hai una splendida figlia.
Leonida sorride mesto. ― Che è cresciuta senza conoscermi. E tutto per colpa del mio orgoglio.
Philip gli passa il braccio sulla spalla. ― Il tempo aggiusterà le cose. Il tempo aggiusta tutto.
― Il tempo ― dice Leonida pensoso. ― Ecco cosa manca a Lyonesse. Ci sono così tante cose da fare e sono tutte urgenti.
― Noi vi daremo una mano. In memoria dei vecchi tempi. ― Philip punta il dito sul foglio. ― Parlami di questo canale. Sarà davvero efficiente come dici o ti stai solo vantando come al solito?
― In verità l'ha progettato Jolane. E penso che funzionerà. Un giorno riavremo campi verdi e boschi rigogliosi.
***
Andrev spinge Ewan per le spalle.
Il principe si divincola. ― Smettila.
― Diglielo.
― Ci sto pensando.
― Non devi pensarci. Lo devi fare e basta.
― Lo farò.
― Quando?
― Devo trovare le parole giuste.
― Ora.
― Non è così semplice.
I due sono arrivati vicino ai sovrani. Andrev spinge Ewan che inciampa ma si raddrizza appena in tempo per non finire disteso davanti alla tavola ingombra di progetti.
Philip e Leonida sollevano la testa e si scambiano un'occhiata perplessa.
Nello spiazzo, che una volta racchiudeva il cortile del castello, Lyra e i suoi genitori, accompagnati da Mido e Berthé, passeggiano guardandosi attorno.
A qualche passo di distanza, Jolane e Valek camminano mano nella mano. La donna ogni tanto rivolge la parola a uno degli operai per dare delle disposizioni.
Ewan guarda Leonida e arrossisce.
Andrev gli passa da dietro e gli da un colpetto alle spalle. ― Diglielo ― sussurra.
Ewan lo allontana infastidito, poi si inginocchia e con la testa china esclama: ― Vostra Maestà. Vorrei chiedervi il permesso di frequentare vostra figlia, la principessa Lyra.
Leonida solleva un sopracciglio.
Lyra, Stefan e Nadira si fermano a osservare la scena. La ragazza non riesce a trattenere un sorriso.
Jolane e Valek si scambiamo un'occhiata divertita.
Leonida si raddrizza, schiarisce la voce e dice: ― Principe Ewan, non posso concedervi il permesso di frequentare Lyra.
Tutti spalancano la bocca stupiti.
Ewan sta per dire qualcosa. Leonida indica Stefan e Nadira con un braccio e aggiunge: ― Non posso perché dovete chiederlo ai suoi genitori, che per tutti questi anni l'hanno cresciuta con affetto e amore.
Stefan e Nadira si guardano stupiti.
― Ma noi non...
― Cosa? Non possiamo certo...
Ewan si volta nella loro direzione. ― Ho il vostro permesso?
Lyra stringe i suoi genitori in un abbraccio. ― Sì ― esclama entusiasta.
Nadira e Stefan, commossi, la guardano correre via.
Ewan si alza e fa per andarle incontro, ma Lyra si getta su Leonida e lo abbraccia.
― Grazie ― gli sussurra dopo avergli dato un bacio sulla guancia.
Leonida, gli occhi lucidi, si tocca il punto in cui le labbra di Lyra lo hanno sfiorato.
Philip osserva compiaciuto Lyra ed Ewan che si abbracciano e si stringono l'uno all'altra.
***
― E fu così che la storia dei due regni divenne quella di uno solo ― conclude il vecchio con voce roca.
Attorno a lui la folla ascolta in silenzio, gli occhi rapiti. Solo quando il libro si chiude il silenzio si spezza. I giovani e i meno giovani si scambiano sguardi compiaciuti. Un paio tra i più anziani si asciugano una lacrima. Tutti si allontanano con un sorriso sul volto.
Il vecchio ripone il libro in un sacco che poi si getta sulla spalla. Con occhi languidi, appena velati dalla tristezza, rivolge lo sguardo al cielo.
Le stelle brillano vivide nella notte appena iniziata.
Il vecchio si incammina tra i carri e le bestie lasciate al pascolo. Un paio di caprette gli tagliano la strada inseguite da un cagnolino tutto pelo.
Al confine del campo improvvisato, si imbatte in un paio di donne che stanno depositando dei fiori alla base di una statua. Il tempo ha consumato la pietra di cui era fatta, rendendo irriconoscibili i tratti del viso, ma gli occhi del vecchio non mostrano alcuna esitazione nel seguirne la figura che si erge al di sopra degli alberi, il viso rivolto verso il cielo e le braccia distese in un gesto di saluto e di benvenuto.
Dal punto in cui si trova, il vecchio non può vederla, ma una goccia di rugiada scivola tra i solchi lasciati dal tempo sul viso della statua, si ferma su ciò che una volta era una guancia e scivola infine verso il basso.
E mentre cade, per un attimo assume la forma di una stella e sembra brillare più di tutte le sue sorelle lì in alto nel cielo.
 
FINE

E siamo arrivati alla fine!
Doveva essere una novella di ventimila parole e invece è diventato un vero e proprio romanzo di quarantottomila.
Lo scrivo anche a numeri, così si capisce meglio:
48,000
Non è la storia più lunga che abbia mai scritto, ma gli si avvicina.
Spero che vi sia piaciuto leggerla tanto quanto a me è piaciuto scriverla.
Che altro dire?
Solo che questo non è un addio. Prima o poi tornerò su questi lidi con una nuova storia, ma non prima dell'anno prossimo a causa di un'agenda fittissima di impegni.
Quindi arrivederci, lunga vita e prosperità.
 
Heliodor
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor