Nessuno si salva da solo
Agitandosi
alla ricerca di aria nuova, soffocava nel tanfo dei suoi pregiudizi,
affogando lentamente nella tacita resa del suo cervello. Per quanto
fingesse potenza e coraggio, la codardia di cui era vittima lo
svergognava pubblicamente nei più piacevoli momenti. Stava
morendo e
la cosa peggiore era che ad ucciderlo era la sua stessa paura. Ad
ucciderlo, era la sua stessa anima, che andava sgretolandosi giorno
dopo giorno, disintegrando il più piccolo brandello di
felicità che
riusciva ad ottenere guardando quegli occhi.
Dicono
che nessuno si salva da solo, e Mickey avrebbe potuto confermarlo. Se
avesse dovuto salvarsi da solo, probabilmente avrebbe finito per
autodistruggersi ancor più velocemente. Convivere con se
stesso era
tutt'altro che semplice, accettarsi era del tutto impossibile. Non si
può accettare qualcosa di così profondamente
sbagliato e perverso
come il desiderio dell'unica cosa proibita.
Era
lui ad essere sbagliato, sin nella più profonda fibra del
suo
essere; era lui ad essere perverso sin nel più recondito
pensiero.
Era stato cresciuto così, erano quelle le convinzioni alla
base
della sua educazione: suo padre gli aveva insegnato ad amare solo due
cose nella vita. Le donne e i soldi.
La legge, la
morale, i sentimenti... erano soltanto bugie, pallide invenzioni della
gente volte a giustificare la propria mancanza di coraggio.
L'unica legge da seguire era quella dettata da Terry Milkovich, e
Terry Milkovich diceva che amare un uomo – e per di
più un uomo
pezzente – era di quanto più
sbagliato potesse fare uno dei
suoi figli maschi, che avrebbero dovuto fruttargli fior di quattrini
e una bella banda di nipotini – possibilmente maschi. Non si
può
andare contro ciò che si è, ma non si
può andare contro ciò che
ci è stato inculcato sin dalla nostra prima parola, dal
nostro primo
pensiero di senso compiuto. La nostra educazione fa profondamente
parte di noi, ed è una parte imprescindibile, un bagaglio di
informazioni che ci portiamo cucite addosso come una seconda pelle;
strappare i punti, liberarcene, è quanto di più
complicato possa
esistere al mondo.
Per
Mickey era stato come affogare in se stesso, come dimenarsi e non
riuscire a restare a galla; era stato come incidersi la carne con un
coltello rovente per strappare via il proiettile del pregiudizio. Ne
aveva fatte, di cose assurde, dolorose, forti nella vita; combattere
con se stesso era stata la più assurda, la più
dolorosa e la più
forte. Era stato come staccare la parte marcia del suo cervello, come
spogliarsi di tutto ciò che era e che era riuscito a
costruire in
tanti anni di dura disciplina e controllo, reprimendo ogni assurdo
apprezzamento a un bel corpo maschile, inventando finti complimenti
per quel corpo femminile che, in realtà, non era mai
riuscito ad
apprezzare del tutto. Era come trovarsi seduto a tavola, con un
meraviglioso piatto di lasagna – il suo piatto
preferito –
e costringersi a mangiare fagiolini di Bruxelles – che
non era
mai riuscito a sopportare.
Ian
Gallavich lo aveva salvato, in tutti i modi in cui qualcuno
può
essere salvato. Lo aveva raccolto, non si era mai arreso con lui. Lo
aveva amato e, soprattutto, gli aveva permesso di amarlo come nessun
altro prima; lo aveva conosciuto sin nella più minuscola
fibra del
suo essere. Con Ian non era soltanto un fare l'amore, era morire e
tornare a nascere, era esplodere in centinaia di frammenti del
proprio essere. Ian era la sua casa e il suo rifugio, il luogo in cui
sentirsi libero, libero di essere, libero di amare. Ian era qualcosa
che non aveva mai sognato e allo stesso tempo qualcosa di cui aveva
sempre avuto bisogno, inconsapevolmente. Ian era qualcuno,
e
in quanto tale era imprevedibile. E, imprevedibilmente, dopo averlo
conosciuto davvero, era rimasto. Imprevedibilmente, gli aveva dato
una, due, mille possibilità. Imprevedibilmente, lo aveva
amato.
Quello
che erano, quello che facevano, dicevano, sentivano, era libertà.
Era vita. Era felicità.
Angolo Autrice:
Eccomi con la mia prima storia in questo fandom, che amo profondamente e che mi distrugge imprescindibilmente. La Gallavich è la mia OTP in assoluto (nonostante io adori ogni singolo personaggio e ogni singola situazione e ogni singolo episodio di questo telefilm meraviglioso) ed esordire nel fandom con una storia su di loro mi sembrava quantomeno doveroso. Ho scelto una storia introspettiva su Mickey, in particolare, perché trovo che sia un personaggio molto molto complesso, pieno di sfaccettature che è giusto vadano valorizzate. Ha avuto una grande possibilità di riscatto, grazie ad Ian: ha avuto la possibilità di essere senza vergogna ciò che è, di prendere in mano la propria e vita e la propria sessualità e farne ciò che – in minima parte – poteva ancora fare. Indagare sulla sua psicologia è molto interessante, e non nego che mi piacerebbe provarci di nuovo in futuro, perché scrivere questa storia mi è piaciuto un sacco, mi ha aiutata a liberarmi di alcuni pensieri riguardo a loro due. Ho volutamente omesso la parte finale del bipolarismo di Ian, perché ho voluto soffermarmi sulla parte buona della loro storia, sul miglioramento del personaggio di Mickey che da stupido bulletto di periferia diventa un uomo capace di amare senza vergogna. Spero che vi abbia fatto piacere leggere questa piccola sciocchezza.
Baci :)
p.s. “Ian Gallavich lo aveva salvato, in tutti i modi in cui qualcuno può essere salvato” è un chiaro riferimento – seppur leggermente modificato – della frase in Titanic.