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Autore: Acquamarine_    31/08/2014    3 recensioni
Con Ian non era soltanto un fare l'amore, era morire e tornare a nascere, era esplodere in centinaia di frammenti del proprio essere. Ian era la sua casa e il suo rifugio, il luogo in cui sentirsi libero, libero di essere, libero di amare. Ian era qualcosa che non aveva mai sognato e allo stesso tempo qualcosa di cui aveva sempre avuto bisogno, inconsapevolmente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Nessuno si salva da solo

  Agitandosi alla ricerca di aria nuova, soffocava nel tanfo dei suoi pregiudizi, affogando lentamente nella tacita resa del suo cervello. Per quanto fingesse potenza e coraggio, la codardia di cui era vittima lo svergognava pubblicamente nei più piacevoli momenti. Stava morendo e la cosa peggiore era che ad ucciderlo era la sua stessa paura. Ad ucciderlo, era la sua stessa anima, che andava sgretolandosi giorno dopo giorno, disintegrando il più piccolo brandello di felicità che riusciva ad ottenere guardando quegli occhi.  
  Dicono che nessuno si salva da solo, e Mickey avrebbe potuto confermarlo. Se avesse dovuto salvarsi da solo, probabilmente avrebbe finito per autodistruggersi ancor più velocemente. Convivere con se stesso era tutt'altro che semplice, accettarsi era del tutto impossibile. Non si può accettare qualcosa di così profondamente sbagliato e perverso come il desiderio dell'unica cosa proibita.
  Era lui ad essere sbagliato, sin nella più profonda fibra del suo essere; era lui ad essere perverso sin nel più recondito pensiero. Era stato cresciuto così, erano quelle le convinzioni alla base della sua educazione: suo padre gli aveva insegnato ad amare solo due cose nella vita. Le donne e i soldi. La legge, la morale, i sentimenti... erano soltanto bugie, pallide invenzioni della gente volte a giustificare la propria mancanza di coraggio. L'unica legge da seguire era quella dettata da Terry Milkovich, e Terry Milkovich diceva che amare un uomo – e per di più un uomo pezzente – era di quanto più sbagliato potesse fare uno dei suoi figli maschi, che avrebbero dovuto fruttargli fior di quattrini e una bella banda di nipotini – possibilmente maschi. Non si può andare contro ciò che si è, ma non si può andare contro ciò che ci è stato inculcato sin dalla nostra prima parola, dal nostro primo pensiero di senso compiuto. La nostra educazione fa profondamente parte di noi, ed è una parte imprescindibile, un bagaglio di informazioni che ci portiamo cucite addosso come una seconda pelle; strappare i punti, liberarcene, è quanto di più complicato possa esistere al mondo.
  Per Mickey era stato come affogare in se stesso, come dimenarsi e non riuscire a restare a galla; era stato come incidersi la carne con un coltello rovente per strappare via il proiettile del pregiudizio. Ne aveva fatte, di cose assurde, dolorose, forti nella vita; combattere con se stesso era stata la più assurda, la più dolorosa e la più forte. Era stato come staccare la parte marcia del suo cervello, come spogliarsi di tutto ciò che era e che era riuscito a costruire in tanti anni di dura disciplina e controllo, reprimendo ogni assurdo apprezzamento a un bel corpo maschile, inventando finti complimenti per quel corpo femminile che, in realtà, non era mai riuscito ad apprezzare del tutto. Era come trovarsi seduto a tavola, con un meraviglioso piatto di lasagna – il suo piatto preferito – e costringersi a mangiare fagiolini di Bruxelles – che non era mai riuscito a sopportare.
  Ian Gallavich lo aveva salvato, in tutti i modi in cui qualcuno può essere salvato. Lo aveva raccolto, non si era mai arreso con lui. Lo aveva amato e, soprattutto, gli aveva permesso di amarlo come nessun altro prima; lo aveva conosciuto sin nella più minuscola fibra del suo essere. Con Ian non era soltanto un fare l'amore, era morire e tornare a nascere, era esplodere in centinaia di frammenti del proprio essere. Ian era la sua casa e il suo rifugio, il luogo in cui sentirsi libero, libero di essere, libero di amare. Ian era qualcosa che non aveva mai sognato e allo stesso tempo qualcosa di cui aveva sempre avuto bisogno, inconsapevolmente. Ian era qualcuno, e in quanto tale era imprevedibile. E, imprevedibilmente, dopo averlo conosciuto davvero, era rimasto. Imprevedibilmente, gli aveva dato una, due, mille possibilità. Imprevedibilmente, lo aveva amato.
  Quello che erano, quello che facevano, dicevano, sentivano, era libertà. Era vita. Era felicità.



Angolo Autrice:

  Eccomi con la mia prima storia in questo fandom, che amo profondamente e che mi distrugge imprescindibilmente. La Gallavich è la mia OTP in assoluto (nonostante io adori ogni singolo personaggio e ogni singola situazione e ogni singolo episodio di questo telefilm meraviglioso) ed esordire nel fandom con una storia su di loro mi sembrava quantomeno doveroso. Ho scelto una storia introspettiva su Mickey, in particolare, perché trovo che sia un personaggio molto molto complesso, pieno di sfaccettature che è giusto vadano valorizzate.  Ha avuto una grande possibilità di riscatto, grazie ad Ian: ha avuto la possibilità di essere senza vergogna ciò che è, di prendere in mano la propria e vita e la propria sessualità e farne ciò che – in minima parte – poteva ancora fare. Indagare sulla sua psicologia è molto interessante, e non nego che mi piacerebbe provarci di nuovo in futuro, perché scrivere questa storia mi è piaciuto un sacco, mi ha aiutata a liberarmi di alcuni pensieri riguardo a loro due. Ho volutamente omesso la parte finale del bipolarismo di Ian, perché ho voluto soffermarmi sulla parte buona della loro storia, sul miglioramento del personaggio di Mickey che da stupido bulletto di periferia diventa un uomo capace di amare senza vergogna. Spero che vi abbia fatto piacere leggere questa piccola sciocchezza.

Baci :)

p.s. “Ian Gallavich lo aveva salvato, in tutti i modi in cui qualcuno può essere salvato” è un chiaro riferimento – seppur leggermente modificato – della frase in Titanic.

   
 
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