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Autore: Lilith9312    31/08/2014    2 recensioni
“Helen…saremo felici insieme, vedrai.” Sul suo volto si dipinge un sorriso. Era da tanto che non lo vedevo sorridere.
“Sì, insieme.” Il pavimento ormai era interamente ricoperto di sangue. Con un sorriso mi sdraio su quel rosso, Jay, sempre al mio fianco, mi tiene la mano.
“E adesso dormi, Helen, dormi tranquilla, perché nessuno ci dividerà mai più.”
E ho chiuso gli occhi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nick sul forum/EFP: Lilith9312
Titolo: Per sempre insieme
Schema scelto: Black-out
Coppia: Het
Lunghezza: 4 pagine, 1491 parole, One shot
Raiting: Arancione
Eventuali note: Tematiche delicate
Breve introduzione:
“Helen…saremo felici insieme, vedrai.” Sul suo volto si dipinge un sorriso. Era da tanto che non lo vedevo.
“Sì, insieme.” Il pavimento ormai era interamente ricoperto di sangue. Con un sorriso mi sdraio su quel rosso, Jay sempre al mio fianco mi tiene la mano.
“E adesso dormi, Helen, dormi tranquilla, perché nessuno ci dividerà mai più.”
E ho chiuso gli occhi.

---

Un rumore improvviso, come un lampo che squarcia a metà un sogno.
Afferro la maniglia della porta aprendola con decisione. Il bagno della scuola. Ma io non lo ricordavo così… Aveva le pareti bianche, il pavimento chiaro, mentre adesso…? Sangue?
Sì, sangue sparso ovunque sotto i miei piedi. Il rubinetto del lavandino era aperto, un getto continuo, l’unico rumore in quel silenzio così inquietante. In quello stanza così inquietante.
Mi avvicino per chiudere l’acqua e osservo il mio volto allo specchio, di fronte a me. Una maschera rossa copre il mio vero viso, e niente di quello che vedo ricorda chi sono: i miei vestiti, i miei capelli, le mie mani…Cos’è quella cosa che tengo in mano? Una lametta…è una lametta, sporca di sangue.
Che ho fatto?

 
“Helen, va tutto bene?”

Alzo la testa che comincia a farmi male: il banco della scuola non è mai stato un ottimo cuscino. Di fianco a me Kara mi guarda, con lo sguardo un po’ preoccupato. “Ti sei addormentata subito, sei sicura di sentirti bene?”

Scrollo un attimo le spalle e sento le ossa scricchiolare dolorosamente. Dio mio devo ricordarmi di non addormentarmi più in classe!
“Sto bene, sono solo un po’ stanca.”

No, non stavo bene. Non mi sentivo a mio agio in quell’ambiente. Almeno non più.
Non fraintendetemi, la scuola è una struttura piacevole, moderna, ben suddivisa e ordinata. Mi piace perché nei corridoi si respira quell’aria allegra e non chiusa come in quasi tutte le scuole che avevo visitato prima di venire qui.
Anche i compagni di classe erano ottime persone, e anche se non ero amica di tutti, ci tolleravamo a vicenda.
Non sentivo il peso dell’andare a scuola come i ragazzi della nostra età.
Ma tutto questo fino a quel giorno, quando era successo quell’incidente

“Helen, ti stai comportando in modo molto strano dopo quell’accaduto…non parli più, non scherzi, non mangi in mensa…siamo tutti preoccupati per te!” Kara, era la mia migliore amica, era lì di fianco a me e gesticolava mentre mi rivolgeva la parola. Le volevo un bene infinito.
Era una ragazza modesta, di quelle che non ricercano l’attenzione, anche se aveva le potenzialità per essere una delle persone più popolari dell’istituto: capelli biondi, un viso perfetto, così come il suo fisico. Kara era un angelo sceso in terra. E come tutti gli angeli, tanti la volevano per sé. E lei, fra tutti, aveva scelto di essere mia amica.
“Devi lasciarlo andare, se continuerai a pensarci non ne andrai più fuori. Siamo tutti dispiaciuti, ma dobbiamo andare avanti. Secondo te Jay avrebbe voluto vederti così?”

Jay…l’altro mio migliore amico. O per meglio dire il mio ex-migliore amico.

Jay era un ragazzo speciale. Ci conoscevamo dai tempi delle medie, e avevamo scelto lo stesso liceo, la stessa classe. Era l’unico con cui avrei potuto parlare giornate intere senza annoiarmi mai. Era l’unico che mi capisse veramente.
Era da lui che scappavo quando mamma litigava con papà alla sera. Jay sapeva sempre dove venire a cercarmi, e io sapevo dove andare a cercare lui.
Nemmeno lui aveva una bella situazione a casa, con sua madre alcolizzata, e il padre assente: li aveva abbandonati quando Jay era appena un ragazzino. Non l’ha più rivisto.

Jay sapeva sempre che dire e quando dirlo. Sapeva prendermi per mano e accompagnare nella mia strada.
E adesso lui non c’era più.

“Avrebbe voluto il meglio per te, Helen, lo sai. Mia madre mi ha raccomandato di starti vicino, perché sa quello che stai passando…sa che era importante per te.”

“Kara, mi accompagneresti in bagno, per favore?”

“Ma certo.”

Kara cercava di stare al mio passo mentre mi muovevo velocemente verso il bagno. La vedevo camminare, poi correre, poi di nuovo riprendere l’andamento. Non riusciva a starmi dietro, ma non diceva nulla.

La porta era lì, a fissarmi alla fine di quel corridoio scuro. Immobile, era una specie di barriera fra la realtà e la fantasia, un sipario che divide il pubblico dallo spettacolo.
Era lì che si era svolto lo spettacolo di Jay.

 
“E’ terribile! Un ragazzo di quinta mi ha detto che hanno chiamato l’ambulanza, e ci sono un sacco di volanti della polizia nel parcheggio!”
“Ma che è successo?”
“Che ne so…ho sentito che hanno trovato un ragazzo morto nel bagno.”
“Sì, è così…c’era sangue ovunque…”
“Santo cielo! Come è possibile?”
“Sembra che si sia tagliato con la lama di un temperino. Si è tolto la vita nel bagno della scuola. E’ uno dei ragazzi nuovi…un certo Jay.”
 

Sono passate almeno due settimane da quando te ne sei andato, anche se il passare dei giorni è lento senza di te, sembra non finire mai.

Mi volto un attimo verso Kara quando afferro la maniglia. Sul suo volto noto la stessa espressione preoccupata che aveva prima in classe.
“Sto bene.”, le dico. Lei annuisce, ma non sembra convinta.

Il bagno....Le pareti erano state ridipinte, e il pavimento completamente ripulito. Non c’era traccia di sangue nemmeno sulla porta. Era come non fosse successo nulla.

Kara era dietro di me. “Helen… lo so che questo bagno non ti fa bene…”

Davanti a noi lo specchio occupava l’intera parete. Guardo Kara negli occhi attraverso il suo riflesso.

“Helen…tutto bene?”

“Kara, hai la mano sporca di qualcosa, ma non vedo bene…” So che la mia voce doveva essere sembrata atonale, quasi apatica alle orecchie della mia amica, la quale la prima cosa che ha fatto è stata guardarsi le mani.

“Io non vedo nulla!”

“Lavatele, ti conviene.” Kara mi guarda perplessa, ma con un cenno di capo si era avvicina a me davanti il lavandino e si era tira su le maniche della maglietta. “Sai, Kara, hai ragione…dovrei lasciare andare Jay. Non dovrei più pensarci. Però boh…sono sicura che adesso è al freddo, solo, e la cosa mi fa male. Non c’è nessuno con lui, e mi si spezza il cuore al solo pensiero.”

Kara mi continua a guardare senza dire nulla.

“Jay era mio amico, il migliore, voleva fuggire dalla sua vita, ma nel farlo è scappato da solo, lasciando qui me, lasciandomi in balia della mia, di vita.” Kara adesso aveva uno sguardo quasi spaventato, devo veramente sembrare fuori di me. Sento la mia testa cominciare a pulsare come non mai.

“Io…dovrei andare da lui. Qualcuno gli deve fare compagnia…ma non ci voglio andare da sola.” Kara aveva già fatto tre passi indietro, ma non troppo lontani da me. “Vieni anche tu con noi!.”

Ho preso la sua testa afferrandola per i capelli e l’ho sbattuta forte con il bordo del lavandino. Il sangue ha cominciato ad uscire come un fiume, e aveva già formato la sua bella pozzanghera sul pavimento, proprio di fianco a dov’era caduto il suo corpo quando l’ho mollato.

Era così bello! Il lento lago rosso si stava allargando a vista d’occhio. Mi è sempre piaciuto il rosso.
Almeno adesso il bagno ancora una volta aveva un’aria meno insignificante. Adesso aveva una nuova personalità.

Kara era bella anche così: con i capelli sporchi di sangue, e gli occhi aperti a fissare il vuoto. Lei era un angelo, l’avevo solo restituita al suo cielo, dopotutto. E nel farlo l’avrei portata con me.

Ho alzato lo sguardo verso lo specchio: il mio viso era ricoperto dal sangue di Kara, così come i miei vestiti. Ma non ero sola, perché al mio fianco c’era Jay.

“Che stai facendo?” Sento una lacrima scivolarmi lungo la guancia.

Metto la mano in tasca. La lama che avevo estratto dal temperino la lezione prima era ora nella mia mano.

“Non devi farlo.” Jay mi guarda con aria riprovevole.

“Jay non avresti dovuto farlo. Ti ricordi, come nel tema di italiano…la professoressa ci aveva detto ‘Ragazzi, ricordate sempre: molti tra i vivi meritano la morte, e molti tra i morti meritano la vita’. Beh Jay”, ero scoppiata in un pianto disperato, “tu meriti la vita. Ma non te la posso dare! E quindi verrò con te nella morte.”

“No, Helen!” Ma era troppo tardi. Avevo già affondato la lametta sul mio braccio. Un taglio, due, poi tre. Il sangue cominciava ad uscire a fiotti e cadere a terra in tante goccioline. Stringevo le labbra per non urlare dal male.

“Io voglio stare con te, Jay. Per sempre.” Un altro taglio, due, tre, di nuovo. Ormai ci avevo preso gusto.

Cado a terra, in ginocchio, sento che le forze cominciano ad abbandonarmi. Davanti a me Kara, il mio angelo, mi sta fissando immobile. Jay è lì vicino a me e tiene appoggiata una mano sulla mia spalla.

“Helen…saremo felici insieme, vedrai.” Sul suo volto si dipinge un sorriso. Era da tanto che non lo vedevo sorridere.

“Sì, insieme.” Il pavimento ormai era interamente ricoperto di sangue. Con un sorriso mi sdraio su quel rosso, Jay sempre al mio fianco mi tiene la mano.

“E adesso dormi, Helen, dormi tranquilla, perché nessuno ci dividerà mai più.”

E ho chiuso gli occhi.

E sono andata via con Jay.

Insieme.
   
 
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