Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    31/08/2014    3 recensioni
Questa FF inizia dopo l'assegnazione dell'eredità della Dea Scarlatta a Maya, il matrimonio di Masumi e Shiori è imminente e l'incontro a Izu non è stato come la ragazza si aspettava... Ma cosa accadrà se, per una volta, sarà lei ad aiutare lui?
- Ma… questo ristorante… ci sono sempre tante persone famose… loro potrebbero… - abbassò lo sguardo e non si accorse neppure del cameriere immobile a poca distanza.
- Maya, guardami - le intimò lui - Non devi pensare al resto del mondo, a ciò che gli altri pensano. Mangeremo e passeggeremo nel giardino, se vorrai, il resto lasciamolo fuori, per ora. Vuoi? -

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Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1



Le catene dell’altalena cigolavano nel silenzio della sera. Il parco era deserto, non c’erano più le risa gioiose dei bambini che lo affollavano nel pomeriggio né i borbottii accennati degli studenti che facevano finta di studiare. Le piaceva quel posto, ci si era sempre rifugiata nel passato quando era disperata o affranta e lui l’aveva trovata anche lì.

Sorrise nelle tenebre spingendo pigramente l’altalena. Era un destino davvero incredibile quello che li aveva coinvolti. Più ci ripensava e più si convinceva che era stato anche crudele. Non era mai stata una ragazza esigente, né di cose spirituali né di cose terrene, ma in quel caso si sentiva davvero derubata.

Erano trascorsi dodici giorni. Ancora non ci credeva. Lo spettacolo dimostrativo della Dea Scarlatta era terminato e la signora Tsukikage, il giorno seguente, l’aveva scelta come sua erede. Tutta la gioia, lo stupore, la fatica, la spossatezza si erano concentrati in quei pochi attimi snervanti. Poi il suo nome era riecheggiato nella sala seguito da applausi e flash.

Sette anni interminabili, in cui aveva vinto una battaglia dopo l’altra con la signora e con se stessa, raggiungendo il traguardo senza rendersi conto di aver perduto quella più importante.

Signor Hayami…

Chinò la testa fermando il dondolio e lacrime sommesse scesero implacabili. Sapeva che piangere era inutile, non avrebbe cambiato il passato né il presente né il futuro.

Il passato la vedeva erede della signora Tsukikage e dei diritti di produzione della Dea Scarlatta, goffa, imbranata, completamente dedita al teatro e alla sua sfida con Ayumi Himekawa, in perenne conflitto con Masumi Hayami della Daito Art Production e sostenuta dall’affetto continuo dell’ammiratore delle rose scarlatte.

Il presente era qualcosa a cui non voleva pensare. L’inverno sembrava aver calato una coltre di freddo sul suo animo oltre che sulla città. Quella mattina aveva presieduto l’ennesima conferenza stampa e anche se l’emozione di essere stata scelta come nuova Dea Scarlatta le infiammava ancora il cuore, una parte di lei era definitivamente morta sei giorni prima.

Già… sei giorni…

Si asciugò le lacrime rendendosi conto di averli contati. Il signor Hayami aveva mantenuto la promessa e l’aveva davvero invitata a Izu, ma ciò che era avvenuto aveva radicalmente cambiato la sua vita e distrutto tutti i suoi sogni. Qualche giorno prima di quell’incontro lo aveva visto stanco e non le aveva rivolto la parola neanche per prenderla in giro come era solito fare. Era giovane, ma non stupida e aveva intuito che c’era qualcosa che non andava, ora che lo guardava con altri occhi. Avrebbe voluto parlargli lei per una volta, istigarlo a trattarla male per far sparire quell’ombra dal suo volto, ma alla fine aveva desistito. Il ricordo di quella notte le lacerò di nuovo il cuore. Quando lo aveva incontrato a Izu, in quella bellissima villa sulla scogliera, le era parso un sogno. Avevano parlato a lungo, lui era malinconico, serio, e neanche una volta aveva fatto qualcuna delle sue battute né l’aveva chiamata “ragazzina”.

Le aveva rivelato di essere il suo ammiratore, di amarla da molto tempo e si era scusato nuovamente per il suo comportamento improvviso sull’Astoria. Aveva parlato praticamente solo lui, come se stesse facendo una confessione che gli ardeva dentro, facendogli male. Maya non aveva compreso quel soliloquio finché lui, sul terrazzo, con la volta di stelle a coprire ogni cosa, si era voltato e fissandola serio le aveva detto che non avrebbe potuto più essere il suo ammiratore né provare alcun tipo di sentimento per lei diverso da un rapporto professionale fra produttore e attrice. Aveva allungato una mano a sfiorarle una guancia e lei aveva ascoltato ogni parola passando da una iniziale meraviglia e calore nel cuore ad un freddo improvviso che da allora era solo aumentato. Avrebbe voluto dirgli che anche lei lo amava, che nonostante le loro differenze lei si sentiva attratta come una calamita, che cercava sempre il suo sguardo, che lo amava anche quando la derideva. Invece era rimasta in silenzio. Aveva abbassato la testa e gli aveva detto - Capisco, signor Hayami -.

Invece non aveva capito perché era stata costretta a rinunciare a quella battaglia né perché lui l’avesse fatto per entrambi. Si era dimostrato gentile e si era congratulato ancora per la sua Dea Scarlatta mantenendo sempre quel distacco che associava al Masumi Hayami di qualche anno prima, lontano da quello nella valle dei susini e dell’Astoria, ma senza la solita acredine, più rassegnato. Eppure era sicura che anche lui provasse davvero dell’amore profondo per lei e che la sua confessione non fossero state solo parole, ma le aveva detto che non avrebbero potuto mostrare a nessuno ciò che provavano, anzi, le aveva confermato il suo matrimonio nove giorni dopo.

Ed ecco il futuro. Fra tre giorni si sarebbe sposato e ancora non riusciva a darsi pace. Invidiava ogni attimo che la signorina Shiori poteva trascorrere con lui ed era arrivata a provare la stessa cosa anche per la signorina Mizuki che lo vedeva ogni giorno in ufficio. Questo suo atteggiamento malinconico e scontroso aveva allontanato i suoi amici che inizialmente avevano cercato di capire cosa ci fosse che non andava e poi avevano desistito. Tranne Rei. Lei non demordeva. La istigava ogni volta che poteva un po’ come faceva lui prima, spingendola a dare terribili risposte che però non sortivano l’effetto di allontanarla. Non aveva confidato a nessuno ciò che la lacerava e non aveva alcuna intenzione di farlo.

Avrebbe cambiato qualcosa del suo passato? No. E del suo presente? No. E non parliamo del futuro. Masumi Hayami aveva undici anni più di lei e probabilmente si era reso conto che non era possibile che lui si fosse innamorato davvero di un’attrice come lei quando poteva avere una donna, una donna vera, come Shiori Takamiya. E l’età era solo l’ultima delle cose che li separavano: estrazione sociale, cultura, il nome importante di suo padre.

Eisuke Hayami…

Le avevano detto che aveva assistito alla sua Dea Scarlatta, ma non l’aveva incontrato, se ne era andato subito dopo. Aveva ricevuto un bellissimo mazzo di rose scarlatte, le ultime. Quell’uomo la terrorizzava, molto più di quanto non l’avesse mai impaurita suo figlio. E con quella sua altezza e gli occhi di ghiaccio lui l’aveva sempre spaventata… eppure suo padre le faceva ancor più paura, le sembrava un fantasma, un’ombra rosso sangue che copriva ogni cosa che toccava. Sapeva della sua caccia spietata alla signora Tsukikage e ai diritti della Dea Scarlatta, di come si fosse detto pazzamente innamorato di lei tanto da spingere il maestro Ichiren Ozaki al suicidio pur di averla tutta per sé.

Ma i diritti alla fine li aveva ottenuti lei e per nulla al mondo avrebbe permesso alla Daito Art Production di metterci le mani sopra!

Sollevò di scatto la testa, gli occhi duri e brillanti per le recenti lacrime. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare adesso. Non sapeva niente di quel mondo, di affari, di contratti, se le cose fossero andate diversamente avrebbe potuto affidarsi a…

Ma era inutile pensare a qualcosa che non si sarebbe mai avverato. Avrebbe trovato un buon manager che l’avrebbe aiutata a sfruttare al meglio quei diritti e a destreggiarsi in quel mondo terribile.

Si alzò dall’altalena, il cigolio riprese insistente, e si diresse decisa verso casa sapendo perfettamente che tutta quella baldanza sarebbe svanita una volta poggiata la testa sul futon. La notte i suoi sogni erano incubi, le parole di lui sull’Astoria si fondevano a quelle offensive in cui le aveva detto di essere stata solo un passatempo, a quelle piene di orgoglio la sera della Dea Scarlatta, a quelle ancora senza senso che le aveva confessato a Izu. Non era riuscita in alcun modo ad arginare quegli incubi né a sostituirli con altri.

La cosa che la stupiva più di tutte era che, nonostante le parole di lui, lei ci pensasse ogni attimo.

Sei proprio una stupida, Maya… non esiste un futuro per te, non ti vuole… smettila di pensarci...

Svoltò l’angolo e vide l’ingresso della casa che divideva ancora con Rei. Alla sinistra del lampione, nel cono d’ombra, c’era un’alta figura avvolta in un impermeabile. Il suo cuore perse un battito e si portò una mano al petto fermandosi.

L’uomo avanzò nelle tenebre della strada e quando le fu davanti allargò le braccia. Lei scoppiò a piangere e vi si rifugiò senza poter arginare il dolore che le lacerava il petto.



Mancavano tre giorni. Solo tre. Ma da quando l’aveva incontrata a Izu non gli importava più di niente. Era stato bravo, aveva fatto appello a tutto il suo autocontrollo, in realtà a tutto quello che aveva imparato negli anni, perché con lei le sue maschere normali non reggevano più. Aveva quasi ceduto dal dirle tutta la verità quando aveva visto la luce spengersi nei suoi occhi sostituita da una profonda tristezza. Aveva abbassato lo sguardo, ma non aveva pianto, come se avesse immaginato ciò che le stava dicendo. Avrebbe voluto abbracciarla, ma sapeva che se l’avesse fatto sarebbe stato perduto. E lui non poteva, non dopo quello che gli aveva detto suo padre quando era andato da lui per dirgli che avrebbe rinunciato al suo nome pur di annullare il matrimonio. Pensava di avere una carta vincente, invece suo padre ne aveva una migliore e l’aveva giocata immediatamente, senza neanche dargli tempo di ribattere: Maya Kitajima. Lui sapeva ogni cosa. Il braccio di ferro che avrebbe voluto intrattenere con lui era cessato immediatamente. L’avrebbe uccisa, come Ichiren Ozaki, i diritti sarebbero rimasti alla signora Tsukikage, sapeva che il contratto sarebbe stato attivo solo alla morte della signora, e allora lei, senza un’erede, sconfitta, avrebbe venduto i diritti ed era sicuro di potersene impossessare.

Quando quelle parole atone e fredde erano uscite dalla sua bocca lui era rimasto congelato per la prima volta nella sua vita. Quella minaccia verso una ragazzina di vent’anni aveva riassunto in un attimo tutti gli errori della sua vita e la caparbietà con cui li aveva messi in atto. Sapeva che non avrebbe esitato.

Aveva replicato con altre minacce verso suo padre, aveva delle armi a disposizione con cui poterlo fermare, ma Eisuke Hayami aveva alzato lo sguardo freddo e calcolatore: Maya Kitajima sarebbe morta lo stesso. La fusione delle due famiglie era necessaria, quindi il matrimonio non poteva essere rimandato ulteriormente. Shiori Takamiya stava sensibilmente meglio e non ricordava quasi niente di ciò che era accaduto e a nulla erano valse le sue rimostranze circa l’inutilità del matrimonio stesso, che avrebbe potuto raggiungere gli stessi risultati con contratti vantaggiosi: Eisuke Hayami non aveva ceduto di un millimetro. Suo padre non si era accontentato di questo, gli aveva chiesto di ricucire i rapporti con Maya Kitajima, di essere gentile con lei e magari in futuro sarebbe riuscito a prenderle i diritti della Dea Scarlatta in modo ragionevole.

- Falla diventare la tua amante se ti piace tanto - gli aveva detto alla fine.

A stento era riuscito a mantenere il suo autocontrollo, non gli era sfuggito il lampo folle nei suoi occhi così, con il cuore come piombo, aveva acconsentito a ogni cosa.

A Izu era stato difficile, ce l’aveva fatta ed era convinto che avrebbe potuto farcela anche nel futuro, ma non sarebbe mai diventata la sua amante. Mai. Eisuke Hayami si era mosso molto meglio di lui, aveva costruito un progetto perfetto e quando lui aveva tentato di mandare ogni cosa all’aria aveva tirato le fila della rete riprendendo in mano la situazione.

Sorrise svuotato di ogni energia sollevando lo sguardo al cielo stellato e chiedendosi se Maya in quel momento lo stesse guardando. Immediatamente una morsa gelata gli serrò il cuore e fu costretto  ad abbassare la testa e afferrare la balaustra stringendo gli occhi per la rabbia.



- Perché? - Maya si strinse a lui piangendo.

- Mi dispiace, Maya, non riesco a trasmetterle quanto - l’avvolse fra le sue braccia e la sentì scossa da tremiti incontrollabili. Piangeva incessantemente e singhiozzava, era più magra dell’ultima volta che l’aveva abbracciata e le mani, che sentiva attraverso la camicia, erano gelate.

- Non sarebbe dovuta rimanere fuori, fa troppo freddo - le mormorò in un orecchio sentendola calmarsi.

-  Io non capisco niente, signor Hijiri! - gli disse disperata affondando la testa appoggiata al suo torace - Ho frainteso ogni cosa, ma io… io… - non riuscì a finire la frase e scoppiò a piangere di nuovo.

- Non è stata lei, Maya, la situazione è molto più complessa di come sembra - sussurrò appoggiando una guancia ai suoi capelli morbidi.

- Signor Hijiri, perché è qui? - gli chiese allora lei sospettosa sollevando la testa.

- Perché non mi piace vederla piangere e per aiutarla - le confidò con un sorriso dolce spostandole i capelli dietro la schiena in un gesto pieno d’affetto.

E le raccontò tutto quello che Masumi Hayami non aveva avuto il coraggio di dirle a Izu.

Mi sta proteggendo come un’ombra scarlatta…



Quella notte non dormì. Ripensò a ogni parola di quell’uomo discreto che le aveva sempre consegnato le rose del suo ammiratore e che era così leale verso il suo datore di lavoro da non volerlo vedere soffrire.

Eisuke Hayami… è stato lui… come può un padre trattare così un figlio?

Si rigirò nel letto abbracciando il cuscino. Si era staccato da lei e aveva accettato il matrimonio solo per proteggerla… forse… allora… lui magari avrebbe anche pensato di poter… stare con lei… Migliaia di immagini si rincorsero nella sua mente confusa mentre il cuore manteneva i battiti accelerati. Pensare a quella possibilità, anche se remota, la destabilizzava completamente. Si sentiva le guance in fiamme e con la sensazione delle sue braccia intorno al corpo si addormentò quando il sole spuntava in un’alba rosata.


 

   
 
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