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Autore: Ari Youngstairs    31/08/2014    12 recensioni
Idris, tenuta Morgenstern; 1998
[...] «Allora perché se ne è andata?»
Valentine si mise seduto sul prato, vicino al figlio, lo sguardo perso davanti a sè. Jonathan notò che non lo guardava mai negli occhi.
«A causa tua. Perché c'è qualcosa di sbagliato in te.» [...]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Valentine Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken



~ Idris, tenuta Morgenstern; 1998


C'era qualcosa di terribilmente sbagliato, nella sua vita. 
Jonathan lo sapeva, lo sentiva ogni volta che suo padre lo frustava, ogni volta che lo lasciava da solo con i suoi pensieri: troppi incubi, troppa paura, troppa morte nei pensieri di quel bambino. 
La brezza del mattino, fresca e frizzante, accarezzava gli sterminati prati che avvolgevano la tenuta Morgenstern, mentre il profilo lontano delle montagne incorniciava l'orizzonte. 
A volte, Jonathan si chiedeva se la sua vita sarebbe mai cambiata, un giorno.
Lo aveva chiesto a suo padre, che gli aveva risposto con voce fredda e distante: «Un giorno, sarai il Signore degli Shadowhunters, e tutti conosceranno il nome dei Morgenstern.»
Eppure, tutto ciò che voleva Jonathan erano delle risposte: voleva sapere perché non poteva mai lasciare la tenuta, il perché non poteva giocare con gli altri bambini, e chi era quella donna nella fotografia.
Già, la fotografia: l'aveva trovata in un angolo della soffitta, seppellita sotto diversi strati di polvere e ragnatele.
Era stato punito con ben cinque frustate, e soltanto per essere andato a rovistare in quella stanza dimenticata.
A dirla tutta, l'aveva capito da solo chi era quella donna con i capelli rossi e le chiazze di vernice sul viso: era sua madre, Jocelyn Fairchild. Si era sempre chiesto che fine avesse fatto.
Strinse le esili gambe al petto, il mento sulle ginocchia e i piedi affondati nell'erba color smeraldo. 
«Papà?» L'uomo accanto a lui si voltò, guardandolo con espressione dura. «La mia mamma tornerà, un giorno?»
Valentine sembrò esser stato colto di sorpresa, e per un istante nei suoi occhi brillò un pizzico d'insicurezza.
Si passò una mano tra i capelli candidi, sottili capelli di carta che il figlio aveva ereditato.
«No, Jonathan. Lei non tornerà.»
Il bambino cominciò a mordicchiarsi le labbra: temeva quella risposta, ma temerla è un conto, sentirla è un altro. 
«Lei è morta? Perché morta significa che non tornerà mai più...»
Seguirono alcuni minuti di angosciante silenzio. L'unico rumore era il sussurrio del vento, e il crack di un piccolo cuore che lentamente si spezzava.
«Non è morta.» Disse l'uomo dopo un po', facendo sobbalzare Jonathan dalla sorpresa. 
Per la prima volta in vita sua, il bambino pensò che forse la sua vita sarebbe davvero potuta cambiare: era un barlume, una speranza che gli si accendeva nel petto.
Ma adesso c'era una domanda a infastidirlo, un'altra risposta che necessitava di avere: la sua voglia di sapere, tipica dell'età infantile, era paragonabile soltanto alla sete di potere del padre.
«Allora perché se ne è andata?»
Valentine si mise seduto sul prato, vicino al figlio, lo sguardo perso davanti a sè. Jonathan notò che non lo guardava mai negli occhi.
«A causa tua. Perché c'è qualcosa di sbagliato in te.»
Quelle parole lo colpirono come mille frecce, e delle gocce salate cominciarono a pizzicargli gli occhi di tenebra. 
Le labbra sottili tremolavano deboli, segno del pianto imminente: cos'aveva di sbagliato? E che aveva fatto per meritarselo? 
Strinse tra le dita i sottili fili d'erba, come a trovare un appiglio, qualcosa a cui reggersi.
Deglutì, scacciando via le lacrime: era un guerriero, un soldato, e non poteva dimostrarsi  così debole. 
«Mi puoi...mi puoi aggiustare?» Mormorò, lo sguardo fisso a terra. 
Il padre emise un sospiro, e finalmente concesse uno sguardo al bambino che aveva mutato, combinandogli radicalmente la vita: un giorno lo avrebbe ringraziato, lo sapeva. 
Quello che gli aveva concesso era un dono, un dono che nessuno Shadowhunter avrebbe mai potuto eguagliare. 
Ma sua madre non aveva capito, ed era scappata. È questo l'effetto che fa il potere alle persone: attrae e spaventa.
E lei lo aveva odiato, sin da quando lo aveva messo al mondo, perché era potente. Un mostro incredibilmente potente.
«Non posso fare nulla affinché lei ti ami.» Rispose, la voce dura e tagliente. «Solo io posso amarti. Solo io posso amare un mostro. Hai capito?»
Le parole caddero addosso a Jonathan, come grandine. Mostro mostro mostro.
Il suo piccolo cuore si fermò, per poi riprendere a battere: ma non batteva per davvero. Era il muscolo che continuava a muoversi, ma il vero cuore, quello dell'anima, era morto con le sue speranze. 
«Sì.» Sussurrò. «Sì, ho capito.»



 
Angolo Autrice
Non, e ripeto, NON chiedetemi perché l'abbia scritta, e soprattutto NON chiedetemi perché l'abbia pubblicata. 
È un affare orrendo di 709 parole, e meriterei davvero di esser sciolta nell'acido.
Ho preso ispirazione da un vecchio disegno di Cassandra Jean, che ho messo qui sotto.
Spero che non vi abbia fatto troppa pena, e ringrazio in anticipo tutti, da quelli che recensiranno, a quelli che leggeranno soltanto.
Sapere che ne pensate mi farebbe un piacere enorme, grazie di cuore ♥️ 


 
   
 
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