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Autore: Tresor    31/08/2014    1 recensioni
Ti alzi, scivolando inesorabilmente dal mio abbraccio, e d’un tratto un gelo profondo, una sensazione di abbandono che non riesco a identificare, si impadronisce di me.
E’ la cosa più sgradevole in assoluto che io abbia mai provato!
Che succede?
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

 

 

 

-          Non avevo dubbi che fossi il primo tra i miei fans! – Rifletté Akira, voltandosi verso la porta, dove Hiro era rimasto impalato ad attendere.

Il ragazzo trasalì al tono affettuoso della sua voce e arrossì suo malgrado.

-          Tutto quel che esiste su di te è qui dentro. – Gli confidò con un filo di voce, evitando accuratamente di sollevare lo sguardo su di lui.

-          Tutto! – Ripeté Aki colpito, deliziandosi del suo imbarazzo.

Hiro assentì e finalmente si staccò dalla parete con cui sembrava avesse voluto fondersi fino a quel momento senza tuttavia riuscirvi.

Accostò la porta e diede una mandata di chiave per bloccarla.

Poi gli si fece incontro, ma andò oltre, fermandosi davanti alla libreria.

-          Qui c’è tutto il mio mondo. – Riprese.

Con devota cautela passò le dita sul dorso dei numerosi dvd impilati sui ripiani come fossero stati preziosi oggetti di cristallo da maneggiare con cura, poi si portò la mano al petto e se la strinse con l’altra in un gesto avvilito.

Akira lo affiancò e rimase a osservarlo in attesa che gli fosse rivelato un altro doloroso spaccato della sua vita che aveva perso in quegli anni.

-          Ho registrato tutte le tue partite, le interviste sui campi di gioco. Ogni tua apparizione televisiva, casuale o rubata.

E quel che non sono riuscito ad avere, me lo son fatto mandare dai tuoi fanclubs.

Ho raccolto tutti gli articoli su di te sia di basket che di moda.

Tutte le pubblicità che ti hanno visto testimonial.

Qualunque cosa. –

-          Hiro… -

-          E’ stato il mio pane… lo scopo per cui mi sono trascinato pateticamente fino ad oggi. Questa stanza è il mio rifugio, dove mi chiudo dentro e dove posso vivere… con te!! –

-          Scricciolo!! – Aki fece per toccarlo, spezzato dal dolore che gli si stava propagando in mezzo al petto per quelle sue parole disperate.

Ma Hiro si scansò con un movimento istintivo, mettendo distanza tra loro come se in quel momento non avesse potuto sopportare alcun contatto fisico.

-          Qui ti guardo per ore e ti parlo di quel che mi passa per la testa. – Soggiunse mentre un pallido sorriso colmo di sarcasmo gli si disegnava sulle labbra pallide. – No, non della mia vita da prostituta… quello mai… ma dei miei pensieri! -

Aki sobbalzò, incapace di reprimere la sensazione di profondo fastidio che gli suscitava tutte le volte quella parola.

Il ragazzo se ne accorse e finalmente trovò il coraggio di sollevare gli occhi su di lui: gli parve ancora più bello con l’espressione contrariata che gli lesse sul volto rabbuiato.

-          Perdonami, ma è quel che sono! – Lo implorò in un sussurro scorato, rassegnato all’incontestabile verità.

Una luce violetta, sottile e affilata come una lama, scurì le iridi cobalto del suo compagno, costringendolo a distogliere di nuovo le proprie, colmo di vergogna per se stesso.

Fece qualche passo e andò a sedersi sul bordo del letto.

Qui si guardò intorno, cercando conforto nelle immagini del giovane uomo sulle pareti, che lo fissava con tutt’altre espressioni e che gli aveva regalato momenti di dolce intimità più di una volta.

Non poté però ignorare che quello vero, reale, lo stava raggiungendo.

Gli si contorse lo stomaco per la sofferenza: aveva tanto sognato di riaverlo proprio lì, tanto vero da poterlo toccare se solo avesse allungato una mano, senza scontrarsi con il freddo di un muro e di un foglio di carta patinata.

Percepire sotto le dita il calore e la morbidezza della sua pelle serica.

Sentirsi rabbrividire di piacere.

Aki gli si era avvicinato, ma lui aveva perso di nuovo il coraggio di guardarlo, spaventato da quel che poteva pensare di lui in quel momento.

Così non si accorse che si era soffermato accanto alla piccola consolle accanto al letto, dove oltre all’abat-jour erano abbandonate un paio di riviste di basket e dei minuscoli auricolari wi fi.

Solo quando con la coda dell’occhio lo vide che prendeva i due bottoncini bianchi dalla superficie e se li portava incuriosito alle orecchie, balzò di scatto in piedi e si slanciò verso di lui per sottrargliele.

Sorpreso dalla sua reazione, Akira si scansò, sfuggendo alla sua aggressione più per istinto che per volontà, Hiro si sbilanciò e cadde di fianco sul materasso.

-          Cosa…? – Stette per dire, quando lo stereo a cui le cuffie erano collegate si attivò in automatico, stimolato dal segnale radio partito dagli auricolari.

Ascoltò i suoni che lo raggiunsero, sulle prime senza capire cosa stesse ascoltando.

-          No, Aki, no! – Protestò Hiro fuori di sé, rimettendosi in piedi.

Ma non si protese verso di lui un’altra volta, cercò invece forsennato il telecomando dell’hi-fi per spegnerlo nel disperato tentativo di evitare l’ennesima umiliazione.

Tuttavia fu tutto inutile: l’infernale aggeggio ovviamente era irreperibile e il contenuto del cd che era partito, sembrò diventare eloquente a uno stupitissimo Akira, che si volse a guardarlo a bocca aperta.

Gli parve che il terreno gli si aprisse sotto i piedi e lo inghiottisse tutto di colpo.

Adesso lo sfacelo era compiuto, si ritrovò a pensare, incapace di fare un solo movimento: il corpo gli si paralizzò per il terrore che lo avvolse in una morsa soffocante e tagliente da fargli contrarre i polmoni.

Non gli riuscì più nemmeno di formulare un pensiero, una reazione, niente!

Nella testa si spandeva solo il vuoto sotto il peso della consapevolezza che nulla lo avrebbe potuto salvare dal disgusto che di lì a poco l’uomo davanti a sé gli avrebbe riversato addosso.

Già sentiva rivoli gelidi sferzargli la pelle e tutto il suo mondo di speranze ritornò ad accartocciarsi su se stesso, morto ancor prima di rivivere a nuova vita.

-          Hai… registrato quella notte! –

Le parole sconcertate presero corpo nell’aria immobile intorno a loro, diventando macigni roventi sulla pelle di Hiroaki.

Chiuse gli occhi per non vedere, sperando invano anche di non sentire più niente.

Akira continuò ad ascoltare i sospiri alterati dall’ansia, gli ansiti spezzettati, le sue parole d’amore sussurrate al suo ragazzo, che gemeva tra le sue braccia per il piacere che gli stava dando.

Riconobbe la preghiera che gli era stata rivolta di far piano e come in un flashback, rivide la scena della loro prima volta, di lui che paziente coccolava e corteggiava un Hiro imbarazzatissimo e nudo sotto di sé, ansioso di concederglisi, ma anche spaventato dalle sensazioni che stava provando, nuove e potenti e sconosciute.

Lentamente si tolse gli auricolari e li rimise sulla consolle.

-          L’hai registrata… perché? – Domandò al giovane adulto che gli stava impietrito davanti, incapace di un solo fiato.

Hiro non si mosse.

Allora lo prese per le braccia dolcemente, attento a non spaventarlo più di quanto già non fosse, e se lo avvicinò.

La prima cosa che fece fu baciargli la fronte, accorgendosi che era imperlata da un velo di freddo sudore.

Vi appoggiò una guancia mentre si tirava il suo corpo contro.

Poté sentire tutto il panico che lo faceva vibrare e desiderò riuscire a cancellarlo in qualche modo perché non ve n’era ragione.

-          Amore mio! – Gli sussurrò sgomento. – Quanto male ti sei fatto!! –

In risposta ricevé solo un singulto tormentato che gli fece arrivare sulla pelle il suo respiro tiepido.

Lo strinse a sé in un abbraccio che avrebbe voluto proteggerlo da tanta sofferenza.

 

-          Io sono impazzito, Aki! … - Gli giunse dopo parecchi minuti la voce rovinata di Hiro. - …L’ho registrata con il cellulare per poterne conservare il ricordo quando tu non ci fossi più stato.

… Se non avessi trovato una scappatoia, non ce l’avrei fatta.

Faceva così male senza di te… era una sensazione costante che non si affievoliva mai… più il tempo passava e più diventava intensa… non è vero che guarisce le ferite… nel mio caso la rendeva solo più enorme…

Un dolore insopportabile… insopportabile!!!... –

Raccolse un profondo respiro, ma lo espulse in frammenti sempre più piccoli man mano che le lacrime ritornavano ad aggredirlo.

Tremò tutto.

Akira rafforzò il suo abbraccio, accompagnandogli il capo contro il suo petto.

-          Prima o poi … avrei riprovato a uccidermi… perché andare avanti così era qualcosa che esulava dalle mie capacità… era inutile che Louis mi tenesse d’occhio… aspettavo solo che mi mollasse in qualche momento e lo avrei rifatto…

Poi… una notte… su un canale sportivo satellitare hanno mandato un servizio sul basket americano.

E ti ho visto. – Hiro premette il viso nel tessuto morbido della sua camicia. – Ti ho visto, Aki!! … E il mio cuore si è fermato… eri magnifico mentre eseguivi uno spettacolare Windmill Dunk… la mia testa è volata via con te verso il canestro e non è più tornata.

Dev’essere stato quello il momento in cui mi sono… come diviso in due…

… non lo so… è stato tutto così naturale… strano anche… non sono più riuscito a vedermi… c’era la parte di me che sottostava ai clienti dell’agenzia… e la parte di me che invece correva dietro a te… E nessuna delle due parti comunicava con l’altra…  Così è nato tutto questo! – E fece un gesto verso il contenuto della stanza intorno. - … Ho cominciato a crearmi questo mondo fatto solo di me e di te dove nessun altro entrava.

Era una cosa solo mia… una specie di parentesi in un altro universo…

… Mi ci sono nascosto per… rincorrere l’illusione di poterti avere con me… e… un po’ mi ha aiutato perché… ho cominciato a pensare di meno di voler morire.

Quando non ne potevo più, lasciavo tutto e tornavo a casa… e tu eri qui ad aspettarmi… e ci guardavamo attraverso le tue foto… i video delle tue partite… gli spot pubblicitari…

… Eri così meraviglioso… unico… e mi fissavi dall’obiettivo della telecamera…

… Ho fatto l’amore con te… - Nel dirlo la voce si fece più bassa, emozionata. - … Oh sì, tante volte, solo con te… gli auricolari nelle orecchie e le immagini di quegli spot dove tu non dici mai niente, ma è il tuo bellissimo corpo a farlo per te… così perfetto, sexy… irresistibile…

… E ti ho amato tanto, offrendoti me stesso… toccandomi come avrei voluto facessi tu… e solo allora ho provato delle sensazioni fortissime… così intense che a volte ho dovuto nascondermi nei cuscini per soffocare le urla e non farmi sentire…

Era così bello poterti avere dentro di me almeno nella mia testa… mentre fuori… non sentivo niente… niente mi arrivava da nessuno di quelli che si prendevano il loro piacere dal mio corpo… niente!!! –

Deglutì con difficoltà, ma stranamente si sentì finalmente più leggero.

Il fiume di parole che aveva buttato fuori sembrò in qualche modo aver fatto defluire l’orrore parossistico che aveva marchiato a fuoco la sua anima in quegli anni, stemperandone il peso.

L’unica cosa che lo inquietava ancora era il giudizio dell’uomo che lo teneva possessivamente stretto a sé.

Cosa potesse pensarne di lui non riusciva a immaginarlo.

Lo sapeva di non essere più stato sano di mente dalla loro separazione in poi.

Lo aveva sempre saputo malgrado tutto.

Anche se non gli era importato.

Ma Aki come lo avrebbe visto?

Sarebbe stato ancora fermo nella sua intenzione di ritornare insieme dopo tutto quel che gli stava raccontando?

O avrebbe riconsiderato la situazione alla luce della sua follia?

 

E lui faceva bene a essere così sincero?

 

Certo, glielo aveva promesso: da quel momento si sarebbero sempre parlati e raccontati tutto per evitare altri disastri alle loro vite.

Ma era giusto?

O avrebbe solo peggiorato le cose?

 

E se lo avesse spaventato con la sua instabilità mentale?

Una cosa era ritrovarsi e fantasticare su un loro possibile riavvicinamento…

Un’altra fare i conti con il casino che era diventata la sua vita.

 

Non tremare più, amore mio!

E’ tutto finito.

Non dovrai più vivere così, lo giuro!

Se solo avessi immaginato tutto questo…

… se solo avessi capito… intuito qualcosa… non sarei rimasto lontano tanto tempo a macerarmi nel mio dolore… sarei ritornato di corsa qui da te e al diavolo ogni cosa!

 

I pensieri si affollavano nella testa sgomenta di Akira mentre scioglieva le braccia e le mani raccoglievano il volto pallido e distrutto del suo piccolo, folle amore.

 

Rincorse i suoi occhi sfuggenti fino a intrappolarli con i propri, ma non riuscì a sorridergli.

-          Cureremo insieme tutte queste ferite, amore mio! – Gli sussurrò accorato. – Io sono qui adesso… per quanto tempo sia passato… sono qui e tu sei sempre mio… ricominceremo d’accapo… -

-          Aki, io ti amo… ma sono quello che sono… -

-          Tu sei il mio scricciolo bellissimo… !! –

 

Mio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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