Capitolo
17
-
Non
avevo dubbi che fossi il primo tra i miei fans! – Rifletté Akira,
voltandosi
verso la porta, dove Hiro era rimasto impalato ad attendere.
Il
ragazzo trasalì al tono
affettuoso della sua voce e arrossì suo malgrado.
-
Tutto
quel che esiste su di te è qui dentro. – Gli confidò con un filo di
voce,
evitando accuratamente di sollevare lo sguardo su di lui.
-
Tutto!
– Ripeté Aki colpito, deliziandosi del suo imbarazzo.
Hiro
assentì e finalmente si
staccò dalla parete con cui sembrava avesse voluto fondersi fino a quel
momento
senza tuttavia riuscirvi.
Accostò
la porta e diede una
mandata di chiave per bloccarla.
Poi gli
si fece incontro, ma
andò oltre, fermandosi davanti alla libreria.
-
Qui
c’è tutto il mio mondo. – Riprese.
Con
devota cautela passò le
dita sul dorso dei numerosi dvd impilati sui ripiani come fossero stati
preziosi oggetti di cristallo da maneggiare con cura, poi si portò la
mano al
petto e se la strinse con l’altra in un gesto avvilito.
Akira
lo affiancò e rimase a
osservarlo in attesa che gli fosse rivelato un altro doloroso spaccato
della
sua vita che aveva perso in quegli anni.
-
Ho
registrato tutte le tue partite, le interviste sui campi di gioco. Ogni
tua
apparizione televisiva, casuale o rubata.
E quel
che non sono riuscito
ad avere, me lo son fatto mandare dai tuoi fanclubs.
Ho
raccolto tutti gli
articoli su di te sia di basket che di moda.
Tutte
le pubblicità che ti
hanno visto testimonial.
Qualunque
cosa. –
-
Hiro…
-
-
E’
stato il mio pane… lo scopo per cui mi sono trascinato pateticamente
fino ad
oggi. Questa stanza è il mio rifugio, dove mi chiudo dentro e dove
posso
vivere… con te!! –
-
Scricciolo!!
– Aki fece per toccarlo, spezzato dal dolore che gli si stava
propagando in
mezzo al petto per quelle sue parole disperate.
Ma Hiro
si scansò con un
movimento istintivo, mettendo distanza tra loro come se in quel momento
non
avesse potuto sopportare alcun contatto fisico.
-
Qui
ti guardo per ore e ti parlo di quel che mi passa per la testa. –
Soggiunse
mentre un pallido sorriso colmo di sarcasmo gli si disegnava sulle
labbra
pallide. – No, non della mia vita da prostituta… quello mai… ma dei
miei
pensieri! -
Aki
sobbalzò, incapace di
reprimere la sensazione di profondo fastidio che gli suscitava tutte le
volte
quella parola.
Il
ragazzo se ne accorse e
finalmente trovò il coraggio di sollevare gli occhi su di lui: gli
parve ancora
più bello con l’espressione contrariata che gli lesse sul volto
rabbuiato.
-
Perdonami,
ma è quel che sono! – Lo implorò in un sussurro scorato, rassegnato
all’incontestabile
verità.
Una
luce violetta, sottile e
affilata come una lama, scurì le iridi cobalto del suo compagno,
costringendolo
a distogliere di nuovo le proprie, colmo di vergogna per se stesso.
Fece
qualche passo e andò a
sedersi sul bordo del letto.
Qui si
guardò intorno,
cercando conforto nelle immagini del giovane uomo sulle pareti, che lo
fissava
con tutt’altre espressioni e che gli aveva regalato momenti di dolce
intimità
più di una volta.
Non
poté però ignorare che
quello vero, reale, lo stava raggiungendo.
Gli si
contorse lo stomaco
per la sofferenza: aveva tanto sognato di riaverlo proprio lì, tanto
vero da
poterlo toccare se solo avesse allungato una mano, senza scontrarsi con
il
freddo di un muro e di un foglio di carta patinata.
Percepire
sotto le dita il
calore e la morbidezza della sua pelle serica.
Sentirsi
rabbrividire di
piacere.
Aki gli
si era avvicinato,
ma lui aveva perso di nuovo il coraggio di guardarlo, spaventato da
quel che
poteva pensare di lui in quel momento.
Così
non si accorse che si
era soffermato accanto alla piccola consolle accanto al letto, dove
oltre
all’abat-jour erano abbandonate un paio di riviste di basket e dei
minuscoli
auricolari wi fi.
Solo
quando con la coda
dell’occhio lo vide che prendeva i due bottoncini bianchi dalla
superficie e se
li portava incuriosito alle orecchie, balzò di scatto in piedi e si
slanciò
verso di lui per sottrargliele.
Sorpreso
dalla sua reazione,
Akira si scansò, sfuggendo alla sua aggressione più per istinto che per
volontà, Hiro si sbilanciò e cadde di fianco sul materasso.
-
Cosa…?
– Stette per dire, quando lo stereo a cui le cuffie erano collegate si
attivò in
automatico, stimolato dal segnale radio partito dagli auricolari.
Ascoltò
i suoni che lo
raggiunsero, sulle prime senza capire cosa stesse ascoltando.
-
No,
Aki, no! – Protestò Hiro fuori di sé, rimettendosi in piedi.
Ma non
si protese verso di
lui un’altra volta, cercò invece forsennato il telecomando dell’hi-fi
per
spegnerlo nel disperato tentativo di evitare l’ennesima umiliazione.
Tuttavia
fu tutto inutile:
l’infernale aggeggio ovviamente era irreperibile e il contenuto del cd
che era
partito, sembrò diventare eloquente a uno stupitissimo Akira, che si
volse a
guardarlo a bocca aperta.
Gli
parve che il terreno gli
si aprisse sotto i piedi e lo inghiottisse tutto di colpo.
Adesso
lo sfacelo era
compiuto, si ritrovò a pensare, incapace di fare un solo movimento: il
corpo
gli si paralizzò per il terrore che lo avvolse in una morsa soffocante
e
tagliente da fargli contrarre i polmoni.
Non gli
riuscì più nemmeno
di formulare un pensiero, una reazione, niente!
Nella
testa si spandeva solo
il vuoto sotto il peso della consapevolezza che nulla lo avrebbe potuto
salvare
dal disgusto che di lì a poco l’uomo davanti a sé gli avrebbe riversato
addosso.
Già
sentiva rivoli gelidi
sferzargli la pelle e tutto il suo mondo di speranze ritornò ad
accartocciarsi
su se stesso, morto ancor prima di rivivere a nuova vita.
-
Hai…
registrato quella notte! –
Le
parole sconcertate
presero corpo nell’aria immobile intorno a loro, diventando macigni
roventi
sulla pelle di Hiroaki.
Chiuse
gli occhi per non
vedere, sperando invano anche di non sentire più niente.
Akira
continuò ad ascoltare
i sospiri alterati dall’ansia, gli ansiti spezzettati, le sue parole
d’amore sussurrate
al suo ragazzo, che gemeva tra le sue braccia per il piacere che gli
stava
dando.
Riconobbe
la preghiera che
gli era stata rivolta di far piano e come in un flashback, rivide la
scena
della loro prima volta, di lui che paziente coccolava e corteggiava un
Hiro
imbarazzatissimo e nudo sotto di sé, ansioso di concederglisi, ma anche
spaventato dalle sensazioni che stava provando, nuove e potenti e
sconosciute.
Lentamente
si tolse gli
auricolari e li rimise sulla consolle.
-
L’hai
registrata… perché? – Domandò al giovane adulto che gli stava
impietrito
davanti, incapace di un solo fiato.
Hiro
non si mosse.
Allora
lo prese per le
braccia dolcemente, attento a non spaventarlo più di quanto già non
fosse, e se
lo avvicinò.
La
prima cosa che fece fu
baciargli la fronte, accorgendosi che era imperlata da un velo di
freddo
sudore.
Vi
appoggiò una guancia
mentre si tirava il suo corpo contro.
Poté
sentire tutto il panico
che lo faceva vibrare e desiderò riuscire a cancellarlo in qualche modo
perché
non ve n’era ragione.
-
Amore
mio! – Gli sussurrò sgomento. – Quanto male ti sei fatto!! –
In
risposta ricevé solo un
singulto tormentato che gli fece arrivare sulla pelle il suo respiro
tiepido.
Lo
strinse a sé in un
abbraccio che avrebbe voluto proteggerlo da tanta sofferenza.
-
Io
sono impazzito, Aki! … - Gli giunse dopo parecchi minuti la voce
rovinata di
Hiro. - …L’ho registrata con il cellulare per poterne conservare il
ricordo
quando tu non ci fossi più stato.
… Se
non avessi trovato una
scappatoia, non ce l’avrei fatta.
Faceva
così male senza di
te… era una sensazione costante che non si affievoliva mai… più il
tempo
passava e più diventava intensa… non è vero che guarisce le ferite… nel
mio
caso la rendeva solo più enorme…
Un
dolore insopportabile…
insopportabile!!!... –
Raccolse
un profondo
respiro, ma lo espulse in frammenti sempre più piccoli man mano che le
lacrime
ritornavano ad aggredirlo.
Tremò
tutto.
Akira
rafforzò il suo
abbraccio, accompagnandogli il capo contro il suo petto.
-
Prima
o poi … avrei riprovato a uccidermi… perché andare avanti così era
qualcosa che
esulava dalle mie capacità… era inutile che Louis mi tenesse d’occhio…
aspettavo solo che mi mollasse in qualche momento e lo avrei rifatto…
Poi…
una notte… su un canale
sportivo satellitare hanno mandato un servizio sul basket americano.
E ti ho
visto. – Hiro
premette il viso nel tessuto morbido della sua camicia. – Ti ho visto,
Aki!! …
E il mio cuore si è fermato… eri magnifico mentre eseguivi uno
spettacolare
Windmill Dunk… la mia testa è volata via con te verso il canestro e non
è più
tornata.
Dev’essere
stato quello il
momento in cui mi sono… come diviso in due…
… non
lo so… è stato tutto
così naturale… strano anche… non sono più riuscito a vedermi… c’era la
parte di
me che sottostava ai clienti dell’agenzia… e la parte di me che invece
correva
dietro a te… E nessuna delle due parti comunicava con l’altra… Così è nato tutto questo!
– E fece un gesto
verso il contenuto della stanza intorno. - … Ho cominciato a crearmi
questo
mondo fatto solo di me e di te dove nessun altro entrava.
Era una
cosa solo mia… una
specie di parentesi in un altro universo…
… Mi ci
sono nascosto per…
rincorrere l’illusione di poterti avere con me… e… un po’ mi ha aiutato
perché…
ho cominciato a pensare di meno di voler morire.
Quando
non ne potevo più,
lasciavo tutto e tornavo a casa… e tu eri qui ad aspettarmi… e ci
guardavamo
attraverso le tue foto… i video delle tue partite… gli spot
pubblicitari…
… Eri
così meraviglioso…
unico… e mi fissavi dall’obiettivo della telecamera…
… Ho
fatto l’amore con te… -
Nel dirlo la voce si fece più bassa, emozionata. - … Oh sì, tante
volte, solo
con te… gli auricolari nelle orecchie e le immagini di quegli spot dove
tu non
dici mai niente, ma è il tuo bellissimo corpo a farlo per te… così
perfetto,
sexy… irresistibile…
… E ti
ho amato tanto,
offrendoti me stesso… toccandomi come avrei voluto facessi tu… e solo
allora ho
provato delle sensazioni fortissime… così intense che a volte ho dovuto
nascondermi nei cuscini per soffocare le urla e non farmi sentire…
Era
così bello poterti avere
dentro di me almeno nella mia testa… mentre fuori… non sentivo niente…
niente
mi arrivava da nessuno di quelli che si prendevano il loro piacere dal
mio
corpo… niente!!! –
Deglutì
con difficoltà, ma
stranamente si sentì finalmente più leggero.
Il
fiume di parole che aveva
buttato fuori sembrò in qualche modo aver fatto defluire l’orrore
parossistico
che aveva marchiato a fuoco la sua anima in quegli anni, stemperandone
il peso.
L’unica
cosa che lo
inquietava ancora era il giudizio dell’uomo che lo teneva
possessivamente
stretto a sé.
Cosa
potesse pensarne di lui
non riusciva a immaginarlo.
Lo
sapeva di non essere più stato
sano di mente dalla loro separazione in poi.
Lo
aveva sempre saputo
malgrado tutto.
Anche
se non gli era
importato.
Ma Aki
come lo avrebbe
visto?
Sarebbe
stato ancora fermo
nella sua intenzione di ritornare insieme dopo tutto quel che gli stava
raccontando?
O
avrebbe riconsiderato la
situazione alla luce della sua follia?
E lui
faceva bene a essere
così sincero?
Certo,
glielo aveva
promesso: da quel momento si sarebbero sempre parlati e raccontati
tutto per
evitare altri disastri alle loro vite.
Ma era
giusto?
O
avrebbe solo peggiorato le
cose?
E se lo
avesse spaventato
con la sua instabilità mentale?
Una
cosa era ritrovarsi e
fantasticare su un loro possibile riavvicinamento…
Un’altra
fare i conti con il
casino che era diventata la sua vita.
Non
tremare più, amore mio!
E’
tutto finito.
Non
dovrai più vivere così, lo giuro!
Se
solo avessi immaginato tutto questo…
…
se solo avessi capito… intuito qualcosa… non sarei rimasto lontano
tanto tempo
a macerarmi nel mio dolore… sarei ritornato di corsa qui da te e al
diavolo
ogni cosa!
I
pensieri si affollavano
nella testa sgomenta di Akira mentre scioglieva le braccia e le mani
raccoglievano
il volto pallido e distrutto del suo piccolo, folle amore.
Rincorse
i suoi occhi
sfuggenti fino a intrappolarli con i propri, ma non riuscì a
sorridergli.
-
Cureremo
insieme tutte queste ferite, amore mio! – Gli sussurrò accorato. – Io
sono qui
adesso… per quanto tempo sia passato… sono qui e tu sei sempre mio…
ricominceremo d’accapo… -
-
Aki,
io ti amo… ma sono quello che sono… -
-
Tu
sei il mio scricciolo bellissimo… !! –
Mio!