Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    01/09/2014    8 recensioni
Partecipa al contest: Un fiore per tante eroine, di NevilleLuna
Seconda classificata nel contest: On the run with no one to love. That was me before you came along.” di Mad _Fool _Hatter
La giovane Melisandre è sempre stata attratta solo da cose molto speciali, in contrasto con la vita povera che affronta ogni giorno: ma il suo è un Destino già tracciato!
Dal testo: ‘Un giorno avrò anch’io un bellissimo gioiello, ma dovrà essere un rubino, non c’è un’altra pietra che mi piace davvero e tutti questi uomini schifosi dovranno strisciare; io sono nata per un Re”.
“Non è per caso che sei capitata qui, ragazza. Ogni cosa accade al momento e nel luogo giusto, ti stavo aspettando”.
‘Uno stregone’ — pensò lei — ‘potente, posso sentirlo e non mi sta fissando come un pezzo di carne come fanno tutti, però ha qualcosa di anormale’.
Solo in quell’istante Melisandre notò la caratteristica più peculiare dell’uomo, che appariva per altro imponente e dal nobile portamento; la sua figura altissima e abbigliata con un suntuoso mantello di lana e seta scarlatta, come pure la veste di ottima fattura sotto di esso, non proiettava alcuna ombra.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Melisandre di Asshai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Partecipa al contest: Un fiore per tante eroine, di NevilleLuna pacchetto scelto: rosa rossa: devozione
Seconda classificata nel contest: “On the run with no one to love. That was me before you came along.”
di Mad _Fool _Hatter

terrible-and-red

 


Personaggio: Melisandre of Asshai
Avvisi: What if?, Missing Moment, Tematiche delicate
Rating: Arancione
Note: Non ci sono notizie sulla vita di Melisandre “piccola” nel telefilm, ma non ho contraddetto nessuna delle scarsissime informazioni ufficiali
“Rossa e terribile” è come la chiamano gli uomini di Stannis


Il Mare di Giada aveva un nome poetico quanto illusorio, come alcuni delicati gioielli che i mercanti vendevano nella zona del porto: falso oro, una patina brillante destinata ad abbagliare le ragazze del popolino che speravano, col poco denaro a loro disposizione, di acquistare un oggetto a lungo desiderato.
Per un attimo erano felici, le loro voci si innalzavano come un cinguettio in una mattina di primavera; ma erano destinate a durare poco.
Quando si accorgevano della nuda realtà, le navi erano già ripartite da Asshai, più ricche di quando erano approdate.
Melisandre non sarebbe mai caduta in una trappola così stupida, non era nel suo carattere, né poteva permetterselo; anche lei guardava le gioie con occhi di brace, accesi dai riflessi dei materiali preziosi che osservava.
L’ambra riscaldata emanava un profumo che sembrava correre incontro alla sua pelle per fissarsi su di essa, l’ametista nera, rarissima tranne nel loro angolo di mondo, pareva mostrare un cuore di lava viva solo per lei, le sfumature più scure invitanti come il vino di Dorne, da versare tra le labbra di un amante in una notte in cui la sabbia bollente del deserto è baciata dalla fresca Luna.
Queste cose però non la facevano impazzire, tranne delle eccezioni.

Un uomo dagli strani capelli di un biondo quasi trasparente aveva la più magnifica varietà di spade e pugnali che la fanciulla avesse mai ammirato e ne stava decantando i pregi a beneficio di una piccola folla.
L’acciaio di Valyria non era così raro, disponendo di molti mezzi: altre buone lame parevano ansiose di trovare un padrone che le avrebbe condotte in battaglia ad assaggiare il sangue e la vita di valorosi nemici.
Fu un piccolo pugnale dal manico di osso ritorto — umano, avrebbe potuto giurarci, le sue sensazioni non sbagliavano — ad attirare la sua completa attenzione.
“Non è una cosa per te, ragazzina, il Vetro del Drago è quasi impagabile. Dovresti restare a casa con tua madre e imparare a diventare una brava servetta, piuttosto! Oppure non ne hai voglia, preferisci altri modi di guadagnarti da vivere? Sei molto carina, sai, se fossi ben vestita e più pulita ti proporrei un affare. Ho anche degli anelli e delle collane, più adatti a una donna dell’Ossidiana. Potresti aspettarmi dietro quella taverna stasera e ti lascerei un bel regalo”.
“Oa odri si narysta, si oa engo sa he mi tyvaro!”* La giovane terminò la frase sputando sul viso del grasso mercante, per poi scappare velocissima nei vicoli che conosceva come le sue tasche.
Sapeva di poter contare sulla sorpresa che la padronanza della lingua colta provocava per guadagnare un secondo di vantaggio, quando le capitava di reagire ad un sopruso come quello ed era una situazione che si verificava sempre più spesso.
Aveva tredici anni, era fiorita ormai; la vita si era assottigliata aprendosi in curve sinuose sui fianchi, il seno era pieno per la sua età ed i magnifici capelli ramati danzavano sulla schiena come un mantello di fuoco.
Gli stracci che indossava, di un colore indefinibile, erano diventati troppo corti visto che era la più alta tra le sue sorelle, mostrando generosamente le gambe slanciate.
Melisandre corse ancora qualche minuto, fino a raggiungere la zona dell’approdo delle navi più grandi, quelle da guerra, sedendosi su una pietra per riprendere fiato.
‘Un giorno avrò anch’io un bellissimo gioiello, ma dovrà essere un rubino, non c’è un’altra pietra che mi piace davvero e tutti questi uomini schifosi dovranno strisciare; io sono nata per un Re”.
“Non è per caso che sei capitata qui, ragazza. Ogni cosa accade al momento e nel luogo giusto, ti stavo aspettando”.
‘Uno stregone’ — pensò lei — ‘potente, posso sentirlo e non mi sta fissando come un pezzo di carne come fanno tutti, però ha qualcosa di anormale’.
Solo in quell’istante Melisandre notò la caratteristica più peculiare dell’uomo, che appariva per altro imponente e dal nobile portamento; la sua figura altissima e abbigliata con un suntuoso mantello di lana e seta scarlatta, come pure la veste di ottima fattura sotto di esso, non proiettava alcuna ombra.

Invece di spaventarsi, la ragazza fu attraversata da un brivido di piacere quasi erotico a quella vista: niente oscurità, era assente in quella persona, che era composta solo di luce e ardente calore.
‘Forse se allungassi le mani mi scalderei con le fiamme che devono bruciare nel cuore di questo mago, non mi preoccupa scottarmi, è solo il buio che è colmo di terrori’.
“Sono un sacerdote, Melisandre, un tessitore di Ombre, è per questo che conosco i nomi di coloro che sono adatti a ricevere l’investitura; saresti felice se entrassi nel tempio di R'hllor, l’unico Vero Dio, nemico del Grande Estraneo. I tuoi parenti ti hanno insegnato a credere nei Sette, vero? Cosa ti hanno donato, in cambio della tua fede? Il Dio Rosso è immenso e temibile, ma solo per chi non lo sa accettare”.
Melisandre restò in silenzio, poi con passo incerto cominciò ad indietreggiare, pur soffrendo fisicamente man mano che la distanza aumentava. Era solo una giovane inesperta del mondo, che si era allontanata da casa, doveva rientrare, aveva una famiglia che doveva essere in pena per lei.
“Tornerai prima che sorga un nuovo giorno, ti aspetterò: troverai la strada, è illuminata da mille fiaccole, non è mai notte nel Tempio”.
Un alone vibrante di luce seguì Melisandre lungo i viottoli tortuosi che scelse per accorciare il percorso, fino ad arrivare alla porta della sua modestissima abitazione.
Quando la aprì, trovò sua madre che piangeva nascondendo il viso nel grembiule, senza avere il coraggio di singhiozzare, le ragazze già a letto e suo padre che si versava un grande corno di birra.
“È deciso: da domani andrai a lavorare al bordello, non possiamo mantenervi tutte e quattro, le tue sorelle non sono attraenti come te, è colpa di mia moglie se ha fatto solo femmine! Mi hanno già pagato, quindi togliti dalla testa di crearmi problemi, se sarai brava ti verserai il riscatto e troverai anche uno stupido che ti sposerà!”

Una risata volgare seguì quelle parole, che echeggiarono nella stanza spoglia e misera, unendosi al sibilo del vento che penetrava dalle finestre sgangherate: freddo, troppo freddo.
Melisandre si avvicinò alla madre, che ormai era accasciata col capo sul tavolo, priva di forze e le fece una breve carezza sulle spalle; non c’era mai stato spazio per l’affetto in quella casa, era più importante pensare a come procurare il pasto successivo.
Poi si rivolse a suo padre, facendo un breve cenno di affermazione, senza battere ciglio.
Lui riempì un altro corno di capra con la birra, passandoglielo, quasi come un segno di scuse, era il massimo della gentilezza che le avrebbe dedicato.
La ragazza bevve in un solo lungo sorso, poi senza parlare andò nella stanzetta che divideva con le altre, coricandosi sul pagliericcio, in attesa di cominciare a sentire russare sonoramente dalla camera adiacente; appena fu certa di essere l’unica persona ancora sveglia, prese un vecchio scialle e senza altro bagaglio che se stessa, sgattaiolò fuori, avanzando prima con circospezione, poi più velocemente, infine di corsa.
La ragazzina affamata, sporca e destinata ad una fine miserabile, era morta quella sera.
‘Che sarebbe stato di me, se non Ti avessi incontrato, oggi? Venduta, usata, consumata da un mondo cattivo che non ha amore per ogni sua creatura, avrei solo potuto fuggire, come sto facendo adesso, ma per sempre, una misera pedina in un gioco troppo grande, finché sarei inciampata restando a terra  a mangiare fango e polvere. Ero solo questo, prima che arrivassi nella mia vita!’
Adesso Melisandre rideva mentre continuava a correre come se le stessero spuntando le ali ai piedi; c’era un’energia che la trainava in avanti, aiutandola a saltare le buche, evitare i sassi appuntiti e a muoversi sempre più veloce; anche lo scialle volò via, non sentiva più freddo, ma solo calore.
‘Diventerò potente e magnifica, niente mi ucciderà: veleno, spada o la crudeltà degli uomini. Sono la Tua ancella, R'hllor, la Tua schiava consenziente; prendimi, dammi i Tuoi doni, lascia che diventi come una fiamma che mostra la Tua Luce! Diventerò la Tua sposa rossa; rossa e terribile’.

*Le tue parole sono velenose, perché parli con la lingua di un serpente!” (Valyriano ‘comune’, delle Città Libere), non parlato da tutti gli abitanti di Asshai.

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna