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Autore: germangirl    01/09/2014    6 recensioni
Un paio di capitoli per sbirciare nella vita di Harm e Mac a San Diego.
Seguito di "Sognando il lago dorato"
Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
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In un mite pomeriggio californiano di inizio dicembre la Corvette fiammante si fermò di fronte a una graziosa villetta a un piano situata nel quartiere di Carmel Valley, uno dei più prestigiosi di San Diego. Un uomo affascinante in divisa militare uscì dall’auto e si diresse velocemente verso l’abitazione, come se fosse ansioso di raggiungere l’interno della dimora e chiunque essa contenesse.

Inserì la chiave nella serratura, aprì la porta e mentre appoggiava il cappello e la ventiquattrore sul mobile dell’ingresso gridò: “Maaaaaaac, sono a casa!”

Non ottenne risposta.

Sua moglie doveva essere stata trattenuta in ufficio per qualche grana dell’ultimo momento. Quelle non mancavano mai. Recandosi in cucina in cerca di qualcosa di fresco da bere, gli cadde l’occhio sulla cornice appoggiata sulla credenza. Racchiudeva una bellissima foto che li ritraeva sorridenti, mentre danzavano occhi negli occhi il giorno del loro matrimonio. Prese in mano il portaritratti e con la mente tornò a quella data. Avevano celebrato le nozze a metà ottobre, un paio di settimane dopo essersi trasferiti entrambi a San Diego. Il cielo aveva benedetto la loro unione regalando una splendida giornata di sole, con un clima decisamente primaverile e un cielo terso, di un azzurro quasi accecante, tanto che erano riusciti a organizzare la cerimonia nel giardino della casa di Frank e Trish Burnett a La Jolla.

Trish aveva curato l’allestimento e si era superata, creando un ambiente semplice e raffinato. Ma era così felice che suo figlio avesse finalmente aperto gli occhi che sarebbe andata a prendere anche un pezzo di luna per lui e per Mac.

Harmon Rabb jr aveva indossato l’alta uniforme ed era l’uomo più affascinante sulla faccia della terra. Non era certo la divisa delle grandi occasioni a renderlo così irresistibile, bensì quella luce negli occhi che si accendeva ogni volta che posava lo sguardo sulla sua bellissima sposa. Sarah aveva optato per un semplice abito di raso color crema, che le lasciava le spalle e la schiena scoperte e le accarezzava il corpo scendendo morbidamente fino ai piedi e mettendone in risalto le curve armoniose. I capelli, raccolti in uno chignon, erano adornati da gelsomini odorosi che riprendevano il bouquet e avvolgevano la donna di un profumo inebriante, specialmente per il suo sposo.

Visto che lo zio di Mac era ancora in prigione, AJ Chegwidden aveva accolto con gioia e immenso orgoglio la richiesta di accompagnare la sposa dal Cappellano Turner e da un trepidante Harm, che li attendevano al centro del giardino dei Burnett. Le altre persone fondamentali della loro vita li avevano raggiunti in California: appena saputa la notizia, Chloe si era precipitata dalla sorella maggiore, vantandosi con tutti per essere stata la prima ad averli visti come coppia, quando Harm era andato a trovare Mac alla casa di sua nonna sul lago dorato. Da Washington erano arrivati Galindez, il generale Cresswell e sua moglie Dora, Bud, Harriett, AJ e Jimmy Roberts. Harriett aveva smosso mari e monti per poter volare nonostante la gravidanza avanzata, per di più gemellare. Ma quando la signora Roberts si metteva in testa qualcosa, non c’erano ostacoli insuperabili per lei, né tantomeno per il suo pancione. Jennifer Coates era già a San Diego, poiché Mac l’aveva voluta nel suo team, con buona pace del Generale. Mancava solo Sturgis, cui era stato affidato l’incarico offerto inizialmente a Rabb a Londra e che purtroppo non era riuscito a liberarsi per il matrimonio. Il regalo più grande per Harm, però, era stato avere Mattie e Sergei con sé: suo fratello aveva rivestito orgogliosamente il ruolo di  testimone dello sposo, dopo aver ottenuto il visto a tempo di record, e Mattie, nonostante non fosse più una bambina, si era offerta di fare la damigella, accompagnata dal piccolo AJ Roberts, elegantissimo nel suo mini frac, portando il cuscino con gli anelli e distribuendo petali di rose. Costituivano una coppia meravigliosa mentre avanzavano nel giardino, precedendo Sarah e l’Ammiraglio, e il bambino era rimasto abbagliato dalla sua accompagnatrice, tanto da continuare a fissarla con lo stesso sguardo adorante che di solito riservava alla zia Mac.

Anche se la sposa l’aveva invitata, Deanne MacKenzie aveva preferito non partecipare alla cerimonia. Aveva addotto la scusa di non essere in grado di volare per problemi di salute, ma probabilmente non si era voluta arrogare alcun diritto di far parte della vita di sua figlia dopo averla abbandonata nelle mani di un padre violento e alcolizzato. Erano state dunque le altre matrone di casa Rabb a occuparsi di lei: nonna Sarah, in particolare, l’aveva accolta fra le sue braccia ringraziando il cielo che quel testone del nipote avesse finalmente trovato il coraggio di dichiararsi alla donna della sua vita.

Avendo appena assunto i rispettivi incarichi, gli sposi avevano deciso di rimandare il viaggio di nozze all’estate successiva, così da non doverlo limitare a un semplice fine settimana.

E adesso Rabb non vedeva l’ora che sua moglie – ancora si emozionava all’idea di poterla finalmente chiamare in questo modo – rientrasse a casa per poter condividere con lei una notizia che aveva ricevuto quella mattina e che sperava l’avrebbe resa felice.

Nelle ultime settimane l’aveva vista particolarmente stanca. Mac aveva dato la colpa al cambiamento di lavoro e al trasloco dall’altra parte del paese, ma Harm la conosceva bene e sapeva che il vero motivo era un altro. Nonostante le avesse ribadito più volte che ciò che contava per lui era stare con lei, sapeva che Sarah si crucciava per non essere ancora riuscita a dargli un figlio. Giusto poco tempo prima gli aveva detto, con le lacrime agli occhi, che si sarebbe dovuto trovare una compagna più giovane, ancora nel pieno della fertilità, ma lui l’aveva stretta fra le braccia e le aveva sussurrato che ci aveva messo nove anni per capirlo ma ora era sicurissimo di avere accanto a sé l’unica donna che avrebbe potuto renderlo felice. Inoltre, c’erano molti modi alternativi per formare una famiglia e lui era intenzionato a non precludersi alcuna strada. Mattie, che era tornata da poco da suo padre, gli aveva regalato l’anteprima di un’esperienza genitoriale che avrebbe voluto condividere con la sua sposa.

Aprì il frigo e prese una bibita. In casa non tenevano alcolici e lui si concedeva solo una birra ogni tanto quando usciva con Frank. Da quando si erano trasferiti in California, aveva recuperato il rapporto con il suo patrigno e dovette ammettere che sua madre era stata fortunata ad averlo incontrato. Si sedette sul divano e bevve un lungo sorso, soddisfatto per la piacevole sensazione di fresco regalatagli da quella bevanda. Scosse la testa al pensiero che in questo periodo dell’anno a Washington avrebbe avuto voglia piuttosto di una tazza di caffè o di tè bollente. Sì, la sua vita era decisamente cambiata. Non poteva certo lamentarsi di come si fossero sistemate le cose, ma il JAG gli mancava molto e avrebbe occupato per sempre un posto speciale nel suo cuore.

Il rumore della porta di ingresso che si apriva gli fece capire che Sarah era finalmente tornata a casa.

“Ciao marinaio” lo salutò, appena lo vide, prima di posargli un bacio leggero sulle labbra e sedersi stancamente accanto a lui.

“Ciao marine, come è andata oggi? Ti vedo un po’ provata…” le chiese, prendendole una mano e portandosela al volto.

“Un paio di casi un po’ delicati da trattare, il maggiore Smith e il colonnello Henderson da rimettere in riga, perché continuano a pensare che sono una donna e non il loro capo, il SecNav da tenere buono…normale amministrazione, insomma” snocciolò lei, terminando con un sospiro profondo, con il quale voleva liberarsi della tensione accumulata durante la giornata e che si faceva sentire su collo e spalle.

“Ho una proposta da farti che sono sicuro ti piacerà molto” le disse Harm, accompagnando questa frase con il suo collaudato sorriso.

“Un bagno caldo seguito da un massaggio con gli olii profumati?” propose speranzosa Sarah.

“Anche quello, se vuoi. Sai che sono sempre disponibile! Ma non mi riferivo a un futuro così immediato…”

“Stupiscimi, marinaio!”

“Che ne diresti se tornassimo a Washington per Natale? Oggi sono stato invitato a partecipare a un incontro alla sede NATO della capitale la mattina del 24 dicembre. Se non hai altri impegni, potremmo fermarci lì fino al 25 e rientrare a San Diego il giorno successivo…”

Per tutta risposta, Mac abbracciò forte suo marito. Sì, l’idea le era piaciuta molto. Non la sorprese nemmeno che ci fosse una riunione in quella data: nel mondo militare, cui entrambi appartenevano da una vita, anche il 24 dicembre era un giorno lavorativo come tutti gli altri.

Visto che Harm sarebbe stato impegnato per lavoro, Mac ne aveva approfittato per fissare un appuntamento dalla sua ginecologa a Bethesda. Non avevano accantonato l’idea di concepire un figlio naturalmente, ma nonostante i numerosi tentativi, peraltro estremamente piacevoli, non erano ancora riusciti nell’impresa e i sei mesi che la dottoressa le aveva detto di aspettare prima di optare per terapie o interventi più invasivi stavano ormai per scadere. L’ultima volta il ciclo non era stato particolarmente doloroso ed era durato solo un paio di giorni, e Sarah sentiva l’orologio biologico ticchettare in maniera sempre più assordante nel suo cervello.

Inoltre, con l’occasione avrebbero continuato volentieri la tradizione della cena di Natale dai Roberts e della messa, seguita dalla visita al Vietnam Memorial, un appuntamento cui Harm teneva moltissimo.

Senza considerare che il clima mite della California strideva terribilmente con lo spirito natalizio.

Erano felici per l’opportunità lavorativa che avevano avuto entrambi, grazie anche all’intervento del Generale Cresswell, e San Diego era una città dinamica e accogliente, ma Harm e Mac erano indissolubilmente legati a Washington e a ciò che il JAG aveva significato per loro, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

I coniugi Rabb giunsero alla capitale la sera del 23 dicembre, respirando l’aria frizzante e finalmente in linea con la stagione cui erano abituati. Nonostante i Roberts li avessero invitati a stare da loro, avevano preferito prenotare una stanza in un albergo, poiché erano riusciti entrambi a subaffittare i propri appartamenti prima di trasferirsi a San Diego. La residenza dei loro amici era già sufficientemente affollata con i due bambini e Mickey, e non volevano dare troppo disturbo ad Harriett che era ormai al termine della sua gravidanza gemellare.

La mattina della vigilia fecero colazione insieme in albergo, poi si diressero ognuno verso la propria destinazione. Harm aveva chiesto a Sarah di posticipare la visita al pomeriggio, in modo da potersi liberare dall’impegno lavorativo e accompagnarla dalla sua ginecologa, ma lei aveva tirato fuori il suo lato marine e gli aveva risposto piuttosto piccata che avrebbe potuto affrontare la cosa anche da sola. Si sarebbero incontrati dopo pranzo per comprare gli ultimi regali insieme o al più tardi dai Roberts, per cenare con loro prima di recarsi alla messa.

Fiocchi di neve danzavano ballerini nell’aria quando Sarah uscì dall’ambulatorio di Bethesda. Sollevò lo sguardo verso il cielo, intenta ad osservare quello spettacolo. Avevano fatto bene ad approfittare dell’impegno professionale di Harm a Washington: non sarebbe stato Natale senza la neve. Abbassò di nuovo il volto e prese un grande respiro. Ciò che aveva appena saputo l’aveva sconvolta fin nel profondo.

 

Nota dell’autrice

Non chiedetemi cosa c’entri una storia natalizia a settembre perché non ne ho idea… forse è per colpa di questa estate pazzerella o del fatto che non sono ancora andata in ferie!

Comunque, temendo di vedermi arrivare a casa Rocky – come qualcuno aveva minacciato di fare se non avessi scritto il seguito del Lago Dorato – ecco un paio di capitoli per sbirciare ancora una volta nella vita di Harm e Mac.

Grazie al mio angelo custode che si è letta la storia in anteprima anche in vacanza e grazie a chiunque di voi mi abbia regalato il proprio tempo e sia arrivato fino qui.

Baci,

Deb

  
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