“Sei sempre il solito, zuccone”

Delle grida e un sospiro rassegnato provenivano dalla stessa stanza.

“La fai finita? Sveglierai tutti così”

Ranma era alle prese con la furiosa Akane e cercava in tutti i modi possibili di non farla urlare: era notte e c'era il rischio che svegliasse tutti.

Il codinato era entrato nella stanza della ragazza per controllare che fosse tutto apposto, dato che gli sembrava di aver sentito dei rumori, ma non appena aveva messo piedi in quella camera Akane si era svegliata, iniziando ad urlare.

“Esci subito dalla mia stanza, maniaco che non sei altro!”

Le sue grida si facevano sempre più forti, Ranma doveva fare qualcosa per non farla urlare ancora.

“Non sono un maniaco e tu devi smetterla di urlare”

Alzò leggermente il tono della voce, deciso; la ragazza però era ben più caparbia dell'immaginabile e non aveva la minima intenzione di fare quello che le veniva chiesto dal suo fidanzato.

“No, non la smetto di urlare, sei solo un...”

“Ti ho detto di smetterla!”

Ranma con uno scatto prese Akane per le spalle e la spinse piano contro il muro, coprendo la sua bocca con la mano; la ragazza rimanse sbigottita da quel gesto inaspettato e spalancò gli occhi. Il codinato si rese conto solo qualche attimo dopo di quello che aveva fatto e subito allentò la presa dalla sua bocca e dalle sue spalle.

“S-scusa, ma stavi urlando troppo, potevi svegliare tutti..”

Lei annuì piano, poi prese la mano di lui, allontanandola dalla sua bocca.

“Toglila, starò più calma...”

“Grazie”

Avere Ranma così vicino le dava una strana sensazione, si sentiva stranamete più calda, i loro volti si stavano sfiorando.

“Non urlare adesso, non sono un pervertito; mi pareva di aver sentito qualcosa e sono venuto a controllare”

Pure per il codinato quella vicinanza era strana, sapeva che infondo al suo cuore provava qualcosa per quella ragazza così pepata. I loro volti erano estremamente vicini e potevano sentire uno il respiro dell'altro.

Akane, dopo un momento di imbarazzo, cambiò subito argomento, inarcando leggermete un sopracciglio

“Naturalmente non eri venuto per me, sei troppo occupato dal pensiero del combattimento per fare qualcosa di dolce per la tua futura moglie.”

Quella definizione fece sorridere piano il ragazzo: era sempre la solita, continuava a mandargli frecciatine per provocarlo, ma questa volta non avrebbe vinto lei, voleva reggerle il gioco ed assecondarla.

“E questo chi te lo ha detto?”

Avvicinò il volto al suo, ancora di più, mentre divertito vedeva la reazione confusa della ragazza: le avrebbe fatto vedere chi era veramente Ranma Saotome.

“Allora, signorina? Non hai più nente da dire? Il gatto ti ha mangiato la lingua per caso?”

Rise piano, avvicinandosi ancora di più a lei, che se ne stava zitta, ma improvvisamente il volto di Akane si illuminò di una luce strana.

“Dimmi un po', maniaco: hai veramente il coraggio di baciarmi?”

Lo guardò leggermente provocatoria, sapeva che il ragazzo era troppo timido per baciarla veramente. Lui avvampò leggermente, non si aspettava tale reazione dalla signorina: era veramente piena di risorse e sapeva sempre come stupirlo.

“Adesso il gatto ha mangiato la lingua a te, mio caro Ranma?”

Lo guardò con gli occhi dolci, ma sempre con quella vena di malizia nelle pupille, che gliele facevano risplendere di luce propria.

“E va bene...”

Ranma decise che sarebbe andato fino in fondo, era ancora deciso che non gliela avrebbe fatta passare liscia, a qualsiasi costo: si avvicinò piano a lei, sempre di più, fino a sfiorare i loro nasi insieme.

“Poi non ti lamentare, amore mio”

Akane non fece in tempo a ribattere, perchè il codinato posò piano le labbra sulle sua, stringendola in un abbraccio e avvampando violentemente, cosa che fece cubito dopo pure la ragazza.

Quel bacio piacque ad entrambi, lasciò in loro una strana sensazione di dolcezza e di completezza: in cuor loro sapevano di amarsi, a modo loro naturalmente.

Chiusero entrambi gli occhi, facendosi trasportre da quei magici momenti e sorrisero leggermente.

Non appena Ranma staccò le labbra da Akane la guardò negli occhi, parlando piano

“Sei il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia, l'ultimo desiderio che la notte mi culla, sei la ragione più profonda di ogni mio gesto, la storia più incredibile che conosco.”

Le sorrise appena, poi si girò di scatto ed uscì da dove era entrato, lasciando Akane senza parole

“E poi non dire che non faccio mai qualcosa di dolce per te”

Chiuse la porta dietro di lui e se ne tornò in camera sua, ma una volta a letto entrambi non potettero fare a meno di ripensare a quel bacio: sapevano che qualcosa di profondo li legava, litigavano spesso, ma quella tenerezza che li univa non svaniva mai, si amavano a modo loro, ma era sempre amore.