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Autore: FairySweet    03/09/2014    1 recensioni
... La sua colpa era semplicemente quella di amare troppo, amava sé stessa, amava quell'uomo ostinato e testardo che la sfiorava con la delicatezza di un angelo, amava sua figlia, la sua vita, semplicemente ... amava troppo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                        Respiro di Vita




Era scappata, scappata lontano da lui, scappata da quei ricordi che ancora facevano male, scappata dalla sua vita, dal suo mondo perché in quel dannato attimo di debolezza, aveva bisogno di respirare, di restare sola e respirare.
Scosse leggermente la testa stringendosi nelle spalle mentre lentamente passeggiava per quella strada sterrata assieme al suo cavallo e a quell'uomo nascosto nell'ombra che non la lasciava un secondo.
Un passo, un altro ancora poi la mano bloccata da qualcosa, qualcuno che non riusciva e non voleva lasciarla andare “Perché sei qui?” “Perché sei … tu sei importante per me” sorrise appena sfilando la mano dalla sua “Non sono più niente ricordi? L'hai detto pochi minuti fa” “Un'ora fa, l'ho detto un'ora fa e mi sento così male da non riuscire a lasciare questo posto” si voltò incontrando i suoi occhi ancora arrossati dal pianto, così stanchi e malinconici da farle male “Anna io ti amo” “Smettila” “Ti amo, ti amo durante il giorno, ti amo quando fingo di essere sereno e distaccato e ti amo quando urlo e maledico il mondo per averti perso. Ti amo da morire e questo non cambia nel tempo …” le sfiorò il viso ma la sentì tremare così forte da costringerlo a ritrarre la mano, quel breve contatto con la sua pelle cancellò di colpo la paura, la rabbia, gli anni passati e il dolore perché lei era viva, era viva e respirava e questo era più importante di ogni altra cosa.
In fondo era quello che aveva desiderato per lei, accanto al suo letto aveva detto “Non importa se andrà via da me, se mi lascerà o resterà con me, voglio solo rivedere il suo sorriso”.
Quel sorriso era lì, davanti a lui, davanti ad un uomo distrutto che non poteva sopportare oltre quella distanza “ … ti amo Anna e non posso cambiarlo” “Non cambio la mia vita per te, non posso … non posso più farlo” “Non ti sto chiedendo niente del genere” “E allora cosa …” “Un abbraccio” “Antonio non …” “Abbracciami Anna, abbracciami come facevi quando tornavo a casa dal lavoro, abbracciami come quella mattina nel campo di grano” si avvicinò a lei di un passo sorridendo “Ho bisogno di sentirti di nuovo per lasciarti andare perché fa male, fa un male atroce” posò le mani sulle sue spalle tirandola dolcemente in avanti.
Un abbraccio delicato, pieno di tenerezza e di quel profumo che velocemente si attaccava all'anima, sentì le sue mani sulla schiena, così strette a lei da impedirle qualsiasi movimento, il suo respiro sul collo e le sue labbra posate sulla pelle nuda delle spalle.
Non era più abituata a quel calore, non era abituata a quell'uomo e alle sue braccia ma non riusciva a muoversi, incatenata lì dal filo dei ricordi che per tutto quel tempo avevano supplicato per poter riaverer almeno un briciolo di quel calore.
Ora era lì, tra le sue braccia, incapace di respirare, di pensare, perfino di parlare ma fece l'unica cosa possibile, sollevò lentamente le braccia stringendole attorno a lui, attorno al suo passato come un addio troppo a lungo trattenuto “Sei viva” sussurrò stringendola più forte “Respiri e sei viva amore mio” nascose il viso nell'incavo del suo collo nascondendola tra le braccia “Non immagini nemmeno cosa voglia dire stringerti di nuovo e … sei viva” “Sono viva” sussurrò sorridendo appena “Sarei stata viva anche quattro anni fa Antonio” “Quattro anni fa non avevo nemmeno la forza di restare accanto a quel letto perché quando hai chiuso gli occhi mi hai ucciso” “Eppure respiro” sussurrò staccandosi dolcemente da lui.
Era così vicina al suo viso da poterlo quasi sfiorare, le labbra a pochi centimetri da lei e quegli occhi inchiodati ai suoi.
Una calamita violenta che toglieva il respiro costringendo il cuore a battere più forte, nascondeva la razionalità e la ragione dando spazio alla follia ma quella follia era pericolosa, così pericolosa da spaventarla perché aveva una nuova vita che amava da morire e un marito che non meritava la sua debolezza.
Voltò dolcemente il viso di lato sciogliendo quel contatto violento e costringendolo ad indietreggiare di un passo “Anna, ti prego non …” “Non tornare da lui?” mormorò tremante “È questo che mi stai chiedendo?” ma il silenzio che riempiva i loro occhi era una risposta più che eloquente “Non puoi chiedermelo, non così, non ora perché è mio marito. Perché mi ama e …” “Io ti amo, io ti conosco Anna, ti conosco da una vita intera” “Eppure mi hai lasciato andare” “Per te!” urlò allargando leggermente le braccia “Per la tua maledetta voglia di vivere, per quell'amore troppo grande e forte! Ho paura, ho sempre avuto paura di amarti perché avevo il terrore che prima o poi ti avrei persa! Che ti avrei vista tra le braccia di un altro e …” “È questo l'amore!” esclamò gelida piantando gli occhi nei suoi “Non puoi pretentedere che tutto sia normale, hai paura quando ami Antonio! Quando ami una persona così profondamente e dolorsamente da non riuscire a respirare hai paura! Perché non riesci a … cosa diavolo ti trattiene” “La tua nuova vita Anna, tuo figlio e quell'uomo innamorato che ti sta aspettando” esclamò avvicinandosi di colpo a lei ma le sue mani posate sul petto lo allontanarono di colpo “Non voglio il tuo amore! Non più Antonio perché ho passato una vita intera ad aspettarti e ora … ora cosa dovrei … scappi, torni indietro, mi ripeti che non sono più niente e poi corri da me urlandomi che mi ami! La sai una cosa?” piantò gli occhi nei suoi colorando lo sguardo di ironia “Sono stanca, stanca di ricordarti, stanca di aspettarti, stanca di averti nei sogni! Il tuo era un addio, un addio timido e indeciso ma ora, ora è forte e chiaro e …” “Fabrizio” “Cosa?” “Hai detto che tuo fratello aveva ragione, ragione riguardo a cosa?” ma lei non rispose, scosse leggermente la testa sospirando “Anna ti prego” “Vattene, vattene via Antonio” “Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami, che non provi più niente per me e andrò via amore mio” ma per quanti sforzi facesse, quelle due maledette parole erano lì.
Le sentiva nel respiro, nell'anima, nel battito del cuore, le sentiva la notte e il giorno, le sentiva scorrere nelle vene e la colpa era sua.
Aveva cambiato la propria vita, aveva ritrovato sé stessa e un amore nuovo che le aveva regalato di nuovo la voglia di scoprire il mondo e per questa dolcezza, per Gregorio e per suo figlio avrebbe soffocato quelle due parole con ogni mezzo.
Fece un bel respiro chiudendo qualche secondo gli occhi, un semplice respiro “Non ti amo” sussurrò cercando quell'azzurro cristallino “Non più Antonio, non torno indietro perché se questa volta ti seguo e tu … se te ne vai di nuovo mi spezzerò e non posso farlo, non di nuovo. Non torno indietro perché ho un marito che mi ama e che merita tutto l'amore che posso dargli e perché ho un figlio stupendo” “Non hai mai avuto paura della realtà Anna, ti prego, ti prego non iniziare ora” “Non posso tornare indietro perché …” si fermò qualche secondo riprendendo fiato, cercando un modo per far uscire quelle dannate parole ma non c'era un modo semplice se non la pura verità “ … perché sono incinta” una pugnalata in pieno petto, una botta violenta che gli tolse il respiro laciandolo tramortito. 
Solo in una notte buia e gelida con una donna meravigliosa davanti agli occhi che provava a nascondere quelle dannate lacrime ma che non riusciva nemmeno a nascondere a sé stessa la propria emozione.
Sorrise appena stringendo più forte le redini dell'animale e senza più aggiungere una parola riprese a camminare nascondendo a lui e a sé stessa un dolore immenso.
Non sarebbe mai tornata indietro, non per lui, non per quel dolore violento che scatenava in lei ogni volta che le appariva davanti ma quelle parole, quella confessione tanto a lungo aspettata l'aveva lasciata libera di decidere.
Sarebbe bastato così poco per tornare nel caldo conforto del passato, sarebbe bastato un bacio per sconvolgere di nuovo tutto ma lei non voleva quel bacio, non voleva quel passato perché per colpa di quel passato aveva sofferto, per colpa di quell'indecisione aveva passato notti insonni e non avrebbe più permesso a nessuno di cambiare Anna perché Anna era tornata finalmente libera di respirare, libera di scegliere per sé stessa e questo era più importante di ogni altra cosa.


“Perché è andata via?” “Perché la mamma ha bisogno di parlare con quel signore” “E se poi non torna più?” domandò crucciato giocando con il suo cavallino di legno.
Gregorio sorrise girando un'altra pagina di quel libro antico “Papà, se la mamma non torna?” “La mamma non ti lascerà andare piccolo mio” mormorò sollevando gli occhi dalle parole.
Sorrise osservando l'espressione confusa sul viso del figlioletto.
Se ne stava inginocchiato sul tappeto davanti al fuoco, con la manina destra muoveva il suo cavallino mimandone il rumore con le labbra ma leggeva nei suoi occhi la stanchezza, il sonno e una preoccupazione innocente del tutto autorizzata dalla sua tenera età.
Edoardo era così uguale a lei da costringerlo a respirare, ad ascoltare quel silenzio profondo con orecchie diverse.
Aveva lo stesso modo di inclinare la testa di lato, lo stesso sorriso, lo stesso dannato modo di giocare con l'aria, con il sole e la luna.
Edoardo correva sempre, poco importava se quella corsa folle l'avrebbe fatto cadere, ogni volta era la stessa storia.
Lo vedeva ridere, correre a perdifiato verso qualcosa, qualcuno, scivolava, costringendo quell'istinto paterno che aveva sempre creduto di non avere ad uscire fuori.
Ogni dannata volta provava a raggiungerlo per aiutarlo a risollevarsi da terra, per controllare che stesse bene, che le lacrime non rigassero il suo giovane volto ma ogni volta Edoardo si rialzava, da solo, con le proprie forze e voltandosi verso di lui sorrideva quasi come a volergli dire: non preoccuparti papà, posso farlo da solo.
Quanto era uguale a lei? Quanto di lei c'era in quel piccolo cuore? Anna faceva esattamente la stessa cosa, correva, correva come una pazza verso la vita, verso qualcosa che lui non riusciva mai a raggiungere e quando cadeva, posava entrambe le mani sul terreno rialzandosi da sola.
Quante lacrime, quanti pianti disperati trattenuti dall'orgoglio e quanta sofferenza nasceva in lui ogni volta che lo sguardo sfiorava quelle lacrime.
Avrebbe voluto impedirle, nasconderla al resto del mondo per evitarle la sofferenza e la paura ma quella protezione imposta non le avrebbe mai fatto bene perché lei non amava le imposizioni.
“Papà, che succede se quell'uomo porta la mamma via?” “Papà la andrà a riprendere” “Come i principi a cavallo?” sorrise annuendo leggermente “Come i principi a cavallo” “E se lei non vuole tornare più a casa?” domandò crucciato voltandosi verso di lui “Allora impareremo a fare un nuovo gioco” “Quale?” “Impareremo a vivere un po' qui e un po' con la mamma” “Non mi piace questo gioco” mormorò avvicinandosi al padre “Non voglio vivere un po' qui e un po' con mamma” “Non
preoccuparti angelo mio” mormorò sfiorandogli il viso “Chi è quell'uomo?” “Un amico della mamma. Un amico speciale” “Speciale?” “La mamma l'ha amato tanto in passato. Ora ha bisogno di un po' di tempo per capire cosa vuole dalla sua bellissima vita” Edoardo sorrise posando la manina sulla sua “Andrà bene papà, la mamma sta bene” ma quei passi nel corridoio li conosceva, quel profumo e il sorriso che scatenava in Edoardo .
Vide il volto del suo bambino illuminarsi di colpo “Mamma!” urlò correndole incontro, le manine aggrappate al mantello e il viso sollevato verso di lei “Ciao bambino mio” sussurrò sorridendogli “Sei tornata!” “Non avrei dovuto?” domandò confusa cercando suo marito con lo sguardo ma lui continuava a restare lì, seduto su quella poltrona con gli occhi persi sulle pagine chiare del libro “Perché sei ancora sveglio?” “Papà ha detto che potevo aspettarti” “Edoardo, cosa abbiamo detto sul dormire?” “Ma mamma …” “Niente ma piccolo mio, ora Maria ti accompagna in camera tua” la giovane serva si avvicinò sorridente tendendo la mano al piccolo “Coraggio, vengo a darti il bacio della buona notte tra poco promesso” a malincuore e controvoglia si staccò da lei lasciandosi guidare dalla giovane lungo il corridoio.
“Avete rotto la vostra promessa Duca, mio figlio è ancora sveglio” “Mi dispiace” mormorò chiudendo il libro “Ho provato a convincerlo ma è più simile a voi di quanto immaginate” gli occhi si posarono su di lei, qualche secondo, il battito leggero del cuore “Perché non mi guardi nemmeno?” domandò avvicinandosi leggermente a lui “Perché hai paura di guardarmi?” “Perché ho il terrore di scoprire che sei sparita da qualche parte dietro ai ricordi Anna e se è così, se sei chiusa nei tuoi ricordi allora non voglio saperlo. Voglio continuare a ricordarti come …” ma lei sorrise appena baciandolo.
Le mani strette attorno alle sue spalle, il suo seno sul petto e il ventre schiacciato contro il suo mentre cercava in ogni modo di respirare, di costringere il cuore a battere lentamente perché quel bacio, qual calore improvviso faceva un male atroce “Non vado da nessuna parte” sussurrò staccandosi qualche secondo da lui “Non scappo, non ti lascio per quel ricordo perché quel ricordo ha scelto per tutti e due quattro anni fa e per quanto dolore io provi, la nostra famiglia, quello che abbiamo io e te è qualcosa di speciale, qualcosa che nessuno ci toglierà mai …” sentì le sue mani sulla schiena salire dolcemente fino alle spalle poi quel tocco delicato sul collo e sulle labbra “ … a meno che tu non voglia lasciarmi ti prego, ti prego continua ad amarmi come fai sempre perché ho bisogno di quell'amore, ho bisogno di sapere che sei qui con me anche se non sono più la ragazza di vent'anni fa, anche se quel passato mi ha cambiato” “Anna …” un altro bacio, più leggero, più delicato e tenero “ … ti amerei anche se fossi una serva o una povera pastorella perché non è di un ricordo che mi sono innamorato” “Mi prometti che sarà sempre così? Che non mi lascerai mai, che resterai sempre mio marito e …” “Ti prometto che il nostro mondo sarà perfetto” “A questo proposito” sussurrò divertita sfiorandole il viso “C'è una cosa di cui dobbiamo parlare” “Cos'hai fatto?” domandò confuso studiandone il viso “Perché devo sempre aver …” “Perché quando inizi così le frasi hai combinato qualcosa che non posso controllare sposa mia” “Credo che questo sarà un po' difficile da controllare, certo, fino a quando non imparerà a camminare sarà semplice ma sono sicura che correrai dietro a …” “Sono confuso” “Anche io” mormorò sorridente “Anna, che cos'hai fatto?” “Sono incinta” quelle due parole uscirono di colpo cancellando per qualche secondo il dolore di due parole completamente diverse che le bruciavano dentro.
Gregorio socchiuse gli occhi inclinando leggermente la testa di lato “Mi prendi in giro?” “Dovrei?” “Non lo so, dimmelo tu” ma lei sorrise stringendo la mano attorno alla sua e lentamente, senza fretta alcuna la trascinò sul suo ventre sospirando “C'è un piccolo bambino qui dentro amore mio” “Sei … sei davvero …” “Non sei felice?” domandò confusa ma la risposta arrivò subito.
La strinse tra le braccia sollevandola dolcemente da terra, un bacio, un altro ancora, baci che soffocavano parole, che cancellavano pensieri e uccidevano i ricordi.
Uno dopo l'altro, uno più forte dell'altro, un altro bacio, l'ennesimo che quella notte silenziosa avrebbe accolto perché ora, il loro amore era libero dalle catene del passato e cercava in lui la protezione che più di ogni altra cosa meritava perché era sua, perché aveva scelto lui e l'aveva fatto senza costrizione alcuna, senza imposizioni.
L'avrebbe amata comunque, qui o in un'altra città l'avrebbe amata comunque ma lei era lì, tra le sue braccai con un piccolo cuore custodito dentro e le labbra schiuse sulle sue.
  
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