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Autore: Amaya Lee    03/09/2014    4 recensioni
One-shot // Riferimenti alla long Regards From Hell // Reji Centric
{tratto dal testo}
Aveva smesso di piovere già da un'ora, ma i vetri erano attraversati da striature tracciate dalle gocce di pioggia. Era incredibile come, con il trascorrere degli anni, tutto in quel luogo rimanesse perfettamente immutato. La casa era sempre la stessa, le persone che Reji vedeva erano sempre le stesse, lui era sempre lo stesso. Perfino il tempo atmosferico non cambiava mai; pioggia, qualche raggio di sole, e poi ancora pioggia, che degenerava occasionalmente in temporale.
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Questa era una delle innumerevoli caratteristiche che lo rendevano diverso dagli esseri umani. Lui non era umano, sotto nessun aspetto in assoluto.
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Forse era stato anche questo a sorprenderlo: che Arashi lo avesse rispettato, senza che in quel momento ci fosse evidentemente bisogno di farlo.
Era strano, lei era strana.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Reiji Sakamaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo chiuse con un gesto secco del pollice il volume, per il quale aveva perso ogni interesse svariati minuti prima. Trattava nozioni di botanica ormai obsolete, almeno per lui.

Si stupì di quanto fosse noioso godere di una vasta conoscenza delle cose. Di ogni cosa.

Arrivava a memorizzare interi libri in poche ore, finché la sua mente glielo permetteva. Lo studio, per lui, non consisteva in uno svago. Semplicemente era una fuga.

Reji soppesò il tomo con la mano guantata, percependo soltanto un'inutile massa rilegata di pagine vuote, prima di riporlo con noncuranza sul ripiano di legno, sul quale lo attendeva una tazza di ricercata porcellana. Essa conteneva un insolito infuso, sconosciuto tra i mortali, raro persino tra i vampiri.

Il tè nero era un'abitudine di Beatrix.

Per i primi tempi, dopo la morte della madre, il giovane aveva provato un brivido di raccapriccio non appena quel nome sfiorava i suoi pensieri.
Più avanti, tuttavia, il ricordo della donna aveva assunto una sfumatura irrilevante, arrivando a non possedere più alcun tipo di effetto su di lui. Era stato un processo graduale. Oramai faceva parte del passato.

Come il personaggio di un incubo avuto molto tempo prima, Beatrix non occupava alcun ruolo nella vita di Reji. Nessuno, fondamentalmente, era mai stato degno di ricevere un minimo d'affetto da parte sua. Non un genitore, non uno dei fratellastri, ancor meno il fratello vero e proprio.

Nessuno aveva mai fatto qualcosa per lui, per guadagnarsi la sua fiducia o il suo rispetto. Erano gli altri a portare rispetto per lui. Niente di più. Reji non sapeva nemmeno che significato avesse la parola amore. Un concetto insensato, inutile.

L'amore, in quella casa, non era mai esistito.

Il ragazzo si alzò, aggiustandosi gli occhiali grigi sul naso, avanzando con lentezza verso le ampie finestre della biblioteca.

Aveva smesso di piovere già da un'ora, ma i vetri erano attraversati da striature tracciate dalle gocce di pioggia. Era incredibile come, con il trascorrere degli anni, tutto in quel luogo rimanesse perfettamente immutato. La casa era sempre la stessa, le persone che Reji vedeva erano sempre le stesse, lui era sempre lo stesso. Perfino il tempo atmosferico non cambiava mai; pioggia, qualche raggio di sole, e poi ancora pioggia, che degenerava occasionalmente in temporale.

Non c'era mai nulla di cui stupirsi. Solamente l'arrivo delle spose sacrificali, e quindi di sangue e desiderio, gettava un velo di frenesia sulla tenuta Sakamaki. C'erano i più entusiasti, come Laito o Ayato, che avevano i loro modi per divertirsi con le ragazze, e poi c'era chi osservava la cosa con noncuranza.
Reji apparteneva al secondo gruppo. Non era mai stato incline al contatto, e di certo non si lasciava travolgere dalle passioni. Era un aspetto di lui al quale non faceva nemmeno caso, abituato fin dalla più tenera età a sigillare qualsiasi tipo di emozione in una cassa di apatia.

Non ricordava nemmeno più che sensazione desse provare un'emozione che non fosse la rabbia o il disappunto.
Questa era una delle innumerevoli caratteristiche che lo rendevano diverso dagli esseri umani. Lui non era umano, sotto nessun aspetto in assoluto.

All'improvviso, qualcosa urtò la sfera percettiva del vampiro. I suoi sensi, molto più sviluppati di quelli dei mortali, captarono un movimento che, seppur minimo, lo spinse a voltare leggermente il capo, cosicché potesse vedere la porta con la coda dell'occhio.

Essa era socchiusa, e lasciava intravedere un paio di brillanti, curiosi occhi verdi. Lo sguardo della ragazza indugiò debolmente su di lui, mentre quello di Reji rimase saldo e distaccato.

Ma non indifferente.

Un angolo non troppo remoto della sua mente si concentrò sul lieve odore di sangue che aveva cominciato a propagarsi nell'aria, e sul candido ritaglio di pelle che rimaneva scoperto sul suo collo, vivo, pulsante. Era il potere delle spose: la loro energia faceva emergere il più debole desiderio di sangue, piegava la più forte delle volontà.

Il loro sangue diveniva ogni giorno più irresistibile. Quello di Arashi era a buon punto, e Reji, in quel momento, se ne rese conto.

Tuttavia, mantenne la sua aria impassibile.
La ragazza distolse lo sguardo, messa in soggezione dall'atteggiamento del vampiro. Poi proseguì lungo il corridoio, il capo chino, l'espressione priva di sostanza, persa nelle proprie riflessioni.

Reji, per la prima volta nella sua lunga esistenza, rimpianse di non poter sapere ciò che una persona pensava. Era insolito, se non improbabile, che qualcuno attirasse la sua attenzione a tal punto.

Nessuno l'aveva mai impressionato. Nessuno aveva mai meritato di farsi notare da lui.

Eppure, i comportamenti di Arashi lo avevano stupito più di una volta. Il suo disinteresse, la generosità che la ragazza cercava di nascondere in presenza di Reji e dei suoi fratelli, e il profondo desiderio di conoscere che la spingeva oltre il limite. I rifiuto di arrendersi alla volontà altrui, persino il suo sottile sarcasmo avevano risvegliato un interesse sepolto da sempre all'interno del vampiro.

Il minuscolo, appena abbozzato sorriso della giovane, troppo spontaneo e fulmineo per essere coperto dall'espressione sobria che ella era solita indossare, rivolto proprio a lui, l'aveva costretto a riflettere.
Era la prima volta che qualcuno faceva qualcosa per lui. Forse l'aveva fatto inconsapevolmente, ma non era importante.

Era anche entrata nella sua biblioteca senza il suo permesso, eppure era stato questo a colpire il vampiro.

Nessuno ci era mai entrato senza che lui ne fosse consapevole, ad eccezione di Kanato, che ogni tanto ci si intrufolava, di giorno, quando chiunque altro era assopito. Per lo più curiosava in giro, accadeva di rado che rompesse qualcosa.

Naturalmente, in quelle rare occasioni, Kanato lo faceva di proposito, tuttavia episodi del genere risalivano a diversi decenni prima, per non dire secoli, quando tutti loro non erano altro che ragazzini.

Era probabile che il ragazzo fosse entrato di nuovo nella biblioteca e avesse fatto cadere i libri dello scaffale volontariamente, a causa di quel piacere perverso che lui in particolare coglieva nella distruzione e nel caos, e poiché generalmente i vampiri sono tutt'altro che maldestri, ma Reji non ne era del tutto sicuro.

Negli ultimi tempi, qualcosa di strano aveva cominciato ad aleggiare in quella casa. Qualcosa che non vi si era intrufolato, ma era sempre stato lì, rinchiuso tra quelle pareti.

Qualcosa che cominciava ad agitarsi.

Gettò un'occhiata al pavimento, dove poche ore prima si erano riversati i suoi preziosi testi di alchimia. Arashi aveva messo tutto in ordine, ogni volume al posto giusto. Senza che lui le chiedesse nulla. Aveva compreso immediatamente che gli piacesse classificare le letture in ordine alfabetico.

E aveva rispettato quel criterio.

Forse era stato anche questo a sorprenderlo: che Arashi lo avesse rispettato, senza che in quel momento ci fosse evidentemente bisogno di farlo.

Era strano, lei era strana. A lui non piacevano le stranezze, gli piaceva il monotono e uggioso corso che la sua esistenza aveva intrapreso, senza eccezioni. Le spose sacrificali, per quanto provocassero eccitazione e fermentazione in quella casa, costituivano una distrazione dalla normalità. E questo, lui lo odiava.

Ma, per qualche malsana ragione, non riusciva ad odiare quella ragazzina arrogante e decisamente ficcanaso che si era permessa di invadere la sua biblioteca, riordinando alfabeticamente i suoi libri. Che si era permessa di sottrarglisi, o di urlargli contro, o di colpirlo.

Nonostante tutto, l'odio non sbocciava, e nemmeno il disprezzo.

Certo, erano innumerevoli le volte in cui il ragazzo assumeva quell'espressione di disappunto, di fronte ad uno dei suoi comportamenti inappropriati, tipici di una ragazzina totalmente priva di classe.

Malgrado ciò, lei era dotata di uno strano coraggio, di una stranezza che Reji, indubbiamente, apprezzava. 
















Angolo Autrice:
Buonasera!
Allora, come avrete notato, in questa one-shot è presente anche Arashi. non so dire come mi sia venuta in mente un'introspettiva su Reji-kun, semplicemente l'idea mi ha colpito e mi sono messa a svilupparla. spero di aver rispettato l'OC, e di essere riuscita a rendere le riflessioni del protagonista sulla ragazza. preciso che tra i due non c'è nessun "feeling", ma più avanti con la storia si svilupperà una specie di intesa. Lei è la prima persona per la quale, dal punto di vista del vampiro, vale la pena provare interesse. 
Spero che continuerete a seguire la long Regards From Hell, e se già non lo fate, che questa one-shot vi abbia incuriosito almeno un po'. Mi farebbe davvero piacere che lasciaste una recensione, anche breve, per farmi sapere la vostra opinione♥
A prestissimo con gli aggiornamenti della long!
Nico-chan

  
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