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Autore: summer_time    04/09/2014    6 recensioni
...- Satch cosa hai trovato? - chiese a gran voce il biondino - Nulla di buono! Vieni con la valigetta del pronto soccorso, c' è una ragazza mezza morta!! - rispose l' interpellato - Come sarebbe a dire una ragazza?! E poi non raccogliamo cadaveri che galleggiano su un tronco così perché non abbiamo nulla da fare! - ribatté scocciato Marco - Insomma vuoi venire ad aiutarmi si o no? E poi è viva! - rispose prontamente Satch...
Prima fiction che scrivo, spero vivamente vi piaccia! Bacio
Summer_time
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Satch
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 38

Quando atterrai sul ponte, la base militare era solo un puntino bianco in mezzo all’oceano blu. Sospirai di sollievo nel vedere di nuovo tutta la famiglia di Edward finalmente riunita, concentrata su Marco come una madre ansiosa. Ridacchiai vedendo Halta insultarlo amorevolmente, trattenuta a stento da Vista mentre un’Ace tutto pimpante esultava di gioia. Una scena così commovente fu rallegrata da Barbabianca che ordinò di festeggiare fino a tarda notte, sia per il mio compleanno sia per il ritorno di Marco; quest’ultimo era tutto rosso per le attenzioni ricevute ma continuava a spostare lo sguardo come se cercasse qualcuno in particolare: quando i suoi occhi si posarono sulla mia figura, un largo sorriso gli spuntò e incominciò a incamminarsi nella mia direzione. Sorrisi a mia volta ma una morsa allo stomaco mi piegò in due dal dolore: respirai a fondo più volte, per far si che il dolore si calmasse e dopo pochi attimi, infatti, svanì del tutto

- Ehi che succede? Ti senti male? -             mi domandò preoccupato
- Mi sa che ho esagerato, devo riposarmi un po’ e tornerò come nuova! E, a proposito di riposarmi, voglio fare una bella doccia calda e per l’occasione speciale, mettermi il vestito che Halta mi ha regalato lo scorso anno, te lo ricordi? -
- Sinceramente no, ma ti starà benissimo. E per il fatto della doccia, ne ho proprio bisogno anch’io. E vorrei anche un’altra cosa -           nel suo sguardo si accese una lucina maliziosa
- Cosa, sentiamo -         gli domandai divertita
- Di questo -             appena lo finì di pronunciare, mi baciò con così tanta foga che dovetti aggrapparmi a lui per non cadere, cosa che avrei fatto comunque. Dentro di me, invece, un peso si scioglieva come neve e non mi accorsi di averlo portato per decenni fino a questo momento: la paura di perdere altre persone mi aveva bloccato ma ora stavo, anzi, ero tornata alla normalità

- Ehm, ragazzi…? - di colpo mi staccai da Marco e fissai in modo truce Ace che sorrideva sornione - Ok che vi piacete e tutto, ma almeno evitate di sbaciucchiarvi proprio di fronte a un povero sfigato senza fidanzata che cerca disperatamente di capire come diavolo vi siete accorti di piacervi visto che proprio non era evidente -

La parte finale del discorso era tinta d’ironia, ma Marco mi precedette nel rispondere e lo osservai ridendo mentre raccontava annedoti imbarazzanti sulle scappatelle di Ace, facendo arrossire il nostro povero fratello
- ….e quindi ha portato quella fanciulla davanti alla nave e quando lei ha capito che si era concessa a un pericolosissimo pirata internazionale, lo piantò davanti a tutti noi, correndo via urlando e strillando. Avresti dovuto vedere la scena! -          ghignò divertito il mio fidanzato
- Non c’era bisogno di raccontare tutti questi eventi del passato -    borbottò mio fratello mentre fissava il pavimento
- Non ti preoccupare Ace, io ho fiducia in te e nelle tue capacità di seduzione! Ora, se volete scusarmi, vado a farmi una doccia!  -       esclamai divertita ai due.

Percorsi l’intero ponte e una decina di minuti dopo stavo per aprire l’acqua quando, senza preavviso, entrò mia sorella Halta che chiuse la porta a chiave e mi fissò con un’aria da pazza. Quando compresi le sue motivazioni, alzai gli occhi al cielo: voleva sapere come avevo liberato Marco e come ne fossimo usciti vivi. Le raccontai a grandi linee quello che era successo mentre m’insaponavo i capelli. Evitai di parlarle della mia ultima dimostrazione alla Marina e le chiesi di passarmi l’asciugamano; me lo annodai in modo tale che non cadesse e uscì dal box della doccia mentre Halta m’informava degli avvenimenti in mia assenza e mi rinnovò gli auguri. Le chiesi di tirarmi fuori il vestito che mi aveva regalato e incominciammo a chiacchierare del più e del meno per due orette buone, due ore in cui, ogni tanto, rispuntava quella strana morsa allo stomaco.

 
Pov. Marco

La serata fu la cosa più bella della mia intera vita. Avevamo spostato i tavoli e le sedie della mensa ai lati, creando un’enorme pista da ballo; Satch aveva cucinato per un intero esercito, superando se stesso con un’incredibile quantità di tartine, budini, carni, verdure grigliate, polpette, tortellini e riso al curry, il tutto annaffiato da vino, acqua, succhi, birra e soprattutto dal nostro miglior sakè, preso dalle cantine della nave. Alcuni pirati avevano improvvisato una band, con un pianoforte, un banjo e una trombetta, e rallegravano la mia attesa con canzoni da lupi di mare, accompagnati dall’intera sala che fungeva da coro e da eco. Controllai per l’ennesima volta la porta ma delle rispettive fidanzate neanche l’ombra: infatti, anche Vista era nella mia stessa identica situazione, ed entrambi non ci capacitavamo del tempo impiegato dalle due ragazze per fare una doccia e cambiarsi.

Dopo il terzo giro di sakè, vidi spuntare Sarah a braccetto con Halta e subito la affiancai, afferrandola per un braccio e trascinandola sulla pista da ballo improvvisata
- Non so ballare! -              mi gridò lei, per annullare il trambusto generale
- Seguimi e non ci saranno problemi! -            le urlai di rimando

Annuì con la testa e dopo i primi passi un po’ goffi, riuscì a capire il ritmo e incominciammo a ballare fluidamente. Quel vestito le calzava a pennello: era lungo e con lo strascico ma non le intralciava minimamente, al contrario, esaltava la sua figura. Oh forse ero io che mi perdevo a guardarla, non capacitandomi di quanta fortuna mi era capitata tra le mani. Una smorfia sul suo viso mi ridestò dai miei pensieri e mi fermai, vedendola dolorante

- E’ la stessa cosa di prima? -          mi guardò affranta prima di rispondere
- E’ solo un dolore passeggero, vedrai dopo una bella dormita sarò come nuova -          si sforzò di sorridere anche se vedevo la sua mano stringersi all’altezza dello stomaco. Vedendo la mia espressione preoccupata, sbuffò e, prendendomi per mano, mi condusse ai buffet
- Non preoccuparti per me! Piuttosto, tu devi mangiare! E non accetto un no come risposta, sia chiaro -       mi ordinò perentoria

In effetti, avevo un certo languorino e non mi feci ripetere due volte l’invito: presi due piatti, uno per ciascuno, e li riempii di cibo dall’aspetto invitante, poi, insieme agli altri comandanti, cenammo tra moltissime risate e racconti vari, tra cui le memorabili avventure amorose di Ace. Finalmente riuscii a capire perché Sarah mi aveva attratto come una calamita: faceva interventi molto efficaci e sensati, conversando amabilmente, sfoderando tutta la sua intelligenza e ironia. Ecco cosa mancava a tutte le altre ragazze: l’ironia, mista al sarcasmo e la adoravo per quello.

Verso metà serata, con molta attenzione feci un cenno a Izo che, con il pretesto di riuscire a trovare la sua amata, si alzò dal tavolo e uscì dalla mensa, per poi ritornare subito dopo. A tentoni cercai la sua mano sotto il tavolo e, quando la trovai, presi la scatoletta che aveva recuperato dalla mia camera. Volevo fare le cose per bene. Mi alzai e convinsi la mia ragazza a fare lo stesso: lei, un po’ titubante, mi assecondò e il suo viso pieno di stupore e incredulità mi appagò pienamente quando vide la scatoletta tra le mie mani; m’inginocchiai di fronte a lei e presi un’abbondate boccata d’aria, un po’ per il nervoso un po’ per l’imbarazzo di farlo davanti a tutti. Aprii lentamente la custodia, rivelando una collana con un grosso ciondolo: era stato levigato e lavorato dei tritoni più esperti nell’isola degli uomini-pesce che l’avevano ricavato da una perla purissima. Quando avevo visto la collana sapevo che era destinata a lei, a circondare il suo meraviglioso collo e non avevo badato a spese. Alzai la testa e incontrai i suoi occhi blu mentre le ponevo una domanda muta che speravo accogliesse con un gioioso sì

- Tu sei tutto matto -            sussurrò prima di slanciarsi verso di me, abbracciandomi talmente forte da togliermi il respiro e baciandomi in un modo tutto suo, che pensai addirittura di essere morto e di essere andato in paradiso visto lo splendido angelo tra le mie braccia.

Satch inaugurò il primo brindisi della serata a noi, o come disse mio fratello “alla coppia più imprevedibile del mondo” sollevando il suo boccale pieno di succo alla mela, mentre il secondo fu inaugurato dal Babbo, che lo intitolò “ alla liberazione di mio figlio e alla sua salvatrice”. Insomma, un sacco di brindisi a noi due.

- Aspetta, ti aiuto - presi delicatamente i due estremi del nastro e li annodai. Poi ammirai la collana sul suo collo e un’improvvisa ondata di orgoglio mi riempì il cuore mentre lei si accarezzava incredula il grosso ciondolo bianco
- Sei bellissima! -             esclamai alla fine
- Merito tuo, non credi? -
- No, merito dei tuoi genitori che ti hanno creata, non credi? -
- Sì hai perfettamente ragione. Dai andiamo a ballare, anche se sono un’ inetta totale! -

Mi lasciai trascinare sulla pista da ballo e tra un lento e l’altro, passò l’intera notte. Non mi divertivo così tanto da molto tempo.
- Vado a prendere una boccata d’aria, torno subito! -            esclamò a un certo punto Sarah. La baciai di nuovo e la lascia uscire.
 

Pov. Sarah

I crampi erano durati per tutta la festa e, anziché diminuire, erano aumentati, per fortuna che Marco non se ne era accorto. Mi fermai prima in camera mia dove  mi tolsi il vestito e indossai una mise più comoda, ovvero pantaloncini e canotta. Continuavo a toccarmi la collana e il grosso ciondolo e sorridevo come un’idiota ogni volta che ripensavo a quella scena così romantica; non mi accorsi subito di essere uscita dalla porta ed essere arrivata sul ponte, ma un venticello leggero e le prime luci dell’alba mi risvegliarono dal mio torpore amoroso. Mi avvicinai al parapetto e inspirai l’aria fresca mentre la morsa allo stomaco diventava un pulsare sordo nella mia testa. Solo allora mi resi conto di essere diventata estremamente più leggera, ma non nel senso materiale. Allarmata, provai a camminare sull’aria ma il mio piede non si appoggiò a uno dei soliti piani, bensì tornò a toccare il pavimento. E allora capii quello che stava per accadere e un misto di gioia, speranza, tristezza e un pizzico di amarezza m’invase il cuore.


- Oh, ma allora sei qui! -               la voce di Marco mi fece voltare e una piccola lacrima tentò di uscire dai miei occhi
- Già, ti avevo detto che prendevo un po’ d’aria. E nel frattempo mi sono cambiata, quel vestito mi stava asfissiando! -           gli risposi ridendo
- Lo immagino! Allora sei stanca? -
- Un po’- ammisi- sai mi ero svegliata presto per venirti a liberare e non ho ancora fatto un sonnellino lungo e ristoratore ma presto ne farò uno molto lungo -            gli risposi placida, abbassando il tono di voce sempre più, preparandomi mentalmente

- Che intendi dire? Lungo quanto? Due, tre orette? Perché tu ed io dobbiamo recuperare un po’ di tempo, tipo quattro mesi, non so se hai presente -         mi rispose sorridendo e ammiccando leggermente
- Direi lungo fino alla fine del mondo -               sussurrai mentre un’idea mi balenava in mente. Il suo sorriso si spense immediatamente
- Non mi piace il tono che stai usando. Che vuol dire “fino alla fine del mondo”?! -           mi chiese allarmato
- Ci rincontreremo in sogno! Lì, la sottile differenza tra vivi e morti, tra finzione e realtà, è quasi inesistente vedrai! Passeremo tantissimo tempo insieme, ti farò conoscere un mucchio di gente, non vedo l’ora! -             gli promisi guardandolo negli occhi, ignorando la sua domanda
- Ma che diamine stai dice-…Sarah c-cosa ti sta succedendo?!? -         il suo tono era tra il terrorizzato e il preoccupato

Mi guardai e notai delle piccolissime sfere luminose che si staccavano dal mio corpo, volando via nel cielo mattutino. Ogni volta che una pallina di luce si staccava, mi sentivo sempre più leggera e diventavo via via più trasparente. Stavo morendo, le sfere mi stavano cancellando dal mondo.
- Sto tornando a casa Marco, finalmente a casa - gli risposi con le lacrime agli occhi - ma voglio farti un regalo, affinché tu possa ricordarti sempre di me, un marchio indelebile -

Senza curarmi di sentire la sua risposta, gli sbottonai la camicia e, facendo appello alle mie ultime risorse, incominciai a tracciare delle linee sul suo petto: esse s’ingrandirono, colorandosi di blu, fino a formare uno strano tatuaggio che occupava tutto il busto
- Che cosa mi hai fatto? -         sussurrò
- Niente, solo un tatuaggio. Puoi rimuoverlo, se lo desideri. Ma come tu mi hai data la collana prima, io ti ho disegnato questo ed contiene la mia promessa: ci incontreremo ogni notte, te lo giuro. Te lo prometto! -                    milioni di sfere abbandonavano di continuo il mio corpo e mi sentivo sempre più debole, sempre più…umana

- Devo andare, mi stanno chiamando -            ero affaticata ma mi voltai e sorrisi: le sfere si erano unite fino a formare una sorta di miraggio in cui vedevo la mia famiglia, le mie amiche, tutte le persone a cui volevo bene. Vidi mia madre sorridermi dolcemente e invitarmi con una mano a unirmi a loro.
- No, ti prego, non puoi andare! -       tra le lacrime e i singhiozzi, Marco mi circondò con le sue braccia e mise la sua testa nell’incavo del mio collo, in un ultimo e disperato abbraccio
- Non fermarmi ti prego – gli presi il volto tra le mie mani – io devo andare. Ti ho promesso che ci rincontreremo ed io mantengo sempre le mie promesse…se continui così rischieremo di farci ancora più male -

Lo abbracciai e lo baciai: il mio ultimo bacio da viva e volevo imprimerlo bene nella mente. Mi voltai e, sospirando di sollievo, m’incamminai verso la mia famiglia. Passo dopo passo mi avvicinavo sempre più al miraggio e alla fine, seppur tentennando un po’, varcai la soglia, avanzando verso la mia famiglia. Un venticello leggero mi scompigliò i capelli e un profumo di torta alle mele mi avvolse. Non mi voltai mai indietro, non volevo ferire Marco più del dovuto.

- Finalmente ci sei arrivata  -             la voce melodiosa della mia migliore amica mi accolse
- Ho dovuto faticare parecchio per capirlo, Adele, ma alla fine ce l’ho fatta -     le risposi ridacchiando
- Sei proprio senza speranze -          mio cugino mi abbracciò e mi accompagnò fino all’intero gruppo di persone
- Molto divertente, Matteo, davvero divertente! -
Li abbracciai uno a uno e finalmente chiusi gli occhi. Questa volta per sempre.
 

The End

 

ANGOLO AUTRICE

Mi potete picchiare, ho aggiornato solamente ora. Solo che ho avuto un blocco all’inizio del capitolo ed è stata una settimana estremamente  impegnativa. Comunque! Come avete palesemente notato…. la storia è finita: precisiamo, ci saranno i quattro special ma non ho idea di quando li pubblicherò, abbiate pazienza.
Con quest’ultimo capitolo Sarah e Summer vi ringraziano tutti quanti per essere stata con la nostra Arma Ancestrale, per aver letto la sua storia e per aver dedicato un po’ del vostro tempo a supportare la sottoscritta u.u ora passiamo ai ringraziamenti!!

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L’ autrice vi ringrazia moltissimo. Anche chi solamente ha dato un’occhiata. Mi mancherete tutti quanti, sul serio T.T A voi il mio ultimo bacio


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