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Autore: Kat Logan    04/09/2014    8 recensioni
Paradiso e Inferno; è ciò che si ritroveranno ad affrontare i protagonisti di Stockholm Syndrome in questa nuova avventura.
Hanno amato, realizzato i propri sogni, hanno accarezzato il paradiso nella pacifica Osaka ed ora devono ristabilire l'equilibrio; troppa gioia tutta in una volta è da pagare.
Per uno Yakuza la cosa più importante è l'onore, così, Akira e Haruka seguiranno le proprie tradizioni.
---
"Ovunque andrò, sarai con me. E avrei voluto dirlo in modo diverso, in un’occasione differente…magari al lume di candela, su un tetto, sotto alla luna, al nostro terzo matrimonio. Ma sai, un momento giusto non c’è mai. Quello giusto è quando lo senti, ovunque tu sia..quindi…lo dico adesso, forte come non l’ho mai sentito prima d’ora. Ti amo e questo non cambierà, non è cambiato nemmeno nel momento in cui non mi sono più riconosciuta".
[Sequel di Stockholm Syndrome].
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessuna serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Yakuza'
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Kissing The Dragon
Stockholm Sydrome Sequel

 
Dedicata a tutti quelli che hanno aspettato
e ai nuovi lettori
che avranno il coraggio di vivere questa avventura cominciata quasi tre anni fa. 
 

Prologo
 
Tell me would you kill to save a life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash, burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground
No matter how many deaths that I die I will never forget
No matter how many lives that I live, I will never regret
There is a fire inside of this heart
And a riot about to explode into flames
Where is your God? 
Do you really want...
Do you really want me?
Do you really want me dead,
Or alive to torture for my sins?
Do you really want...
Do you really want me?
Do you really want me dead,
Or alive to live a lie?
 
Hurricane - 30 Seconds to Mars


 
 




Tokyo non aveva mai conosciuto il riposo, soffriva d'insonnia e illuminava il cielo notturno con i suoi neon a led sempre accesi. 
Tokyo era luce pulsante viva e loro erano stati attratti lì come falene.
Il ragno nipponico aveva appena intrappolato Akira e Haruka nella sua ragnatela di strade, senza alcuna intenzione di lasciarseli sfuggire.
Quella città aveva vita propria, Haruka e il ragazzo l'avevano sempre sostenuto.
Tokyo li avrebbe masticati e digeriti, non era solita sputare i resti dei suoi spuntini umani.
 
"Non posso farlo senza di te, Akira".  
Le parole dell'amica riecheggiarono nella sua testa, tra le sinapsi e i neuroni ormai pronti solo a ragionare su tempi di cottura e pietanze esotiche.
Aveva dimenticato il lato crudo della vita a meno che non si trattasse di carpaccio o sashimi.
Sarebbe scoppiato il finimondo, Akira se lo sentiva alla bocca dello stomaco.
Un rimestarsi di viscere fin dalle prime luci del mattino era stato l'avvisaglia di un presentimento che in poche ore era riuscito a trasformarsi in realtà.
"La parte brutta è finita..." così le aveva detto a Tokyo con lo scrosciare incessante della pioggia a coprire ogni rumore tranne che le loro voci, nella notte in cui tutto sarebbe dovuto cambiare. 
Lui lo aveva detto in buona fede. Era certo che il peggio fosse finalmento andato, liberando le loro esistenze da quell' intreccio mortale nel quale avevano vissuto sin dalla nascita, macchiandosi entrambi di rosso cremisi. 
In quelle parole ci avevano creduto entrambi, eppure, in quel preciso momento, Akira si sentiva un bugiardo di prima categoria.
La verità è che Osaka era stata la loro Oasi nel deserto.
Era stata col suo mare e i sogni realizzati la quiete prima dell'ennesima tempesta che li avrebbe presi in pieno.
"E' l'unico modo per tenerle al sicuro. L' unico per cambiare le cose una volta per tutte".  Quando si trattava d'amore Akira cedeva.
"E poi è una questione d'onore" si ripeté tra le labbra a bassa voce.
La Ikka è la tua casa; la tua famiglia. Non la puoi tradire, sarebbe come tradire se stessi. 
Devi proteggerla a tutti costi.
 
Il clan si riunì nell'ampia sala dove solitamente si teneva il Sakazuki Shiki per accogliere i nuovi membri. Si udì un rumore di passi, seguito dal tintinnare dell'acciaio sopra ad un tavolo.
Le armi dovevano essere tenute alla larga dai propri fratelli.
Akira trattenne il respiro, scambiandosi un'occhiata complice con Haruka che sedeva accanto a lui mostrando la mascella tirata, mentre l'aria si faceva piena dei respiri dei ceffi meno raccomandabili di Tokyo.
Circa quaranta uomini, vestiti in abiti eleganti che celavano porzioni di pelle tatuata si radunarono guardandoli dapprima con sguardo accusatorio e poi con curiosità.
Akira e Haruka avevano lottato contro tutto quello che uno Yakuza avrebbe invece dovuto tenere al sicuro. Erano dei traditori fatti e finiti, il loro kao probabilmente era irrecuperabile, ma l'avevano infangato per un buon motivo a loro avviso. Anche se di certo tutti i presenti non l'avrebbero pensata allo stesso modo se solo avessero scoperto ciò di cui erano colpevoli.
La violenza nella loro società era accettata, ma non certo contro l'Oyabun, l'unico per cui si doveva mettere in gioco tutto.
"E' tempo di ricominciare..." disse solenne Haruka, senza alcun preavviso, alzandosi in piedi per poi zittire tutto il brusio che si era levato in sala.
Gli anziani del clan si erano già ritirati per deliberare chi dovesse prendere il posto di padre di famiglia, ma con Daisuke fuori dai giochi l'unica discendente del precedente capo clan era lei. Finché nessuno fosse venuto a conoscenza del suo sporco segreto l'elezione non aveva bisogno di ulteriore tempo o ripensamenti.
 
Doveva far giuramento. 
Doveva dimostrare che si sarebbe presa cura di tutti.
Doveva incarnare ciò che lei e Akira avevano ucciso sei mesi prima.
Una zaffata intensa d'incenso solleticò le lande ghiacciate racchiuse nelle iridi di Akira, il quale non cedette al pizzicore né tanto meno a lacrimare. Fermo, sulle ginocchia e le dita conficcate nella rotula socchiuse gli occhi a capo chino.
Pareva un moderno Samurai col suo feroce dragone che gli avvolgeva i bicipiti con spire verdi e rosse.
 
"Io, Haruka Ten'ō, in qualità della posizione che vengo a ricoprire...giuro eterna fedeltà, alla Ikka e mi prenderò cura dei Kobun del nostro clan come fossero figli miei".
Una serie di battiti forti e nitidi come lo scandire di un tamburo rimbombò nella cassa toracica di Haruka.
Non c'era più via d'uscita. Lei e Akira si erano appena rinchiusi nel loro pericoloso labirinto con le proprie mani.
Prese un lungo e profondo respiro, puntando gli occhi cobalto in ognuno dei presenti al proprio cospetto.
Adesso era intoccabile. Ma se solo Akira in quel momento avesse potuto fare una delle sue strampalate citazioni avrebbe sicuramente recitato "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Non c'era niente di più vero, poiché da quel preciso istante lei possedeva quel pugno di vite nelle proprie mani e sarebbe anche stata quella che avrebbe dovuto strapparne altrettante se in futuro se ne fosse presentata l'occasione.
 
"Da questo momento sino a che la mia vita non verrà cancellata da questo mondo, sono il vostro Oyabun".
Un mare di teste s'inchinarono a lei in sincrono. Ognuno di quei criminali porse i propri rispetti alla sua anima.
 
La bella Tokyo non si dimenticava di nessuno.
Vecchio e nuovo conviveno tra le sue fauci. Le tradizioni sedevano accanto ai nuovi grattaceli pieni di uffici e divertimento sfrenato. 
Era la testimonianza che passato e futuro andavano a braccetto. Che nulla cade nell'oblio.
 
 
 
 
 
 

Dizionario Yakuza:
Oyabun - capo clan.
Ikka - famiglia/ casa. E' il modo in cui viene chiamato il proprio clan nella Yakuza.
Sakazuki Shiki - Cerimonia del té alla quale il neofita si sottopone giurando fedeltà al proprio Oyabun.
Kobun - Indica chi si trova nella posizione di Ko (figlio)
Kao - onore.

Note dell'autrice:
Non lo nego...ci sono voluti anni per sfuggire al blocco dello scrittore e al poco tempo disponibile che non mi ha permesso di scrivere. Ringrazio chi si è preso la briga di leggere il prologo e tutti quelli che nonostante tutto questo tempo sono nuovamnete qui a sostenermi. Spero possiate apprezzare questa storia quanto Stockholm Syndrome. 
Ad ogni capitolo vi lascerò un piccolo dizionario nel caso usi termini relativi al mondo della Yakuza.
Per chi volesse ridare una spolverata alla vecchia storia...trovate il riassunto sulla mia pagina fb! (c'è il bottoncino).
La notte e l'omicidio a cui mi riferisco nel prologo sono relativi all'ultimo capitolo della precedente fanfiction.
Per ogni delucidazione sono disponibile!
Ci sono tante cose che vorrei spiegare a proposito del complesso mondo della Yakuza e il perché di questa scelta, ma non posso farlo in questa sede quindi lo farò nella mia pagina fb.
Smetto di essere logorroica, sapete sempre dove trovarmi! Un abbraccio...
Kat

 
   
 
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