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Autore: Slytherin Nikla    04/09/2014    4 recensioni
"Lo guardava da lontano, ed era una cosa che faceva spesso."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Non lo so, ogni tanto - puf! - mi viene il bisogno di scrivere una ADMM. Vorrei dire che occupa i miei pensieri per giorni prima di manifestarsi, che perdo ore ed ore a pensare una trama avvincente, ma...no, dai, si vede che non è così. È una questione diversa, in un certo senso più semplice: ho bisogno di stare bene, e per farlo butto là una one-shot ADMM. Perché nonostante tutto, questi due continuano ad essere il mio antidepressivo naturale. Grazie a chi troverà il tempo di dare un'occhiata!

Lo guardava da lontano, ed era una cosa che faceva spesso. Così spesso da poter essere confuso con "sempre", in verità, ma preferiva convincersi che così non fosse, che la sua dignità di donna indipendente ancora riuscisse ad avere l'ultima parola.
Erano anni che la sua dignità di donna indipendente non aveva l'ultima parola, invece, quando si trattava di lui. E si ritrovava a guardarlo, ad osservarlo da lontano, riconosceva un pensiero dalla piega che assumevano le sue labbra e una preoccupazione dal modo in cui, per la frazione di un secondo, quell'unica contrazione muscolare gli agitava la fronte. Era sempre pronta con la risposta giusta anche quando sapeva - perché lo sapeva, lo sentiva - che lui non le avrebbe posto la domanda. Era lì con una spalla su cui piangere anche se lui non piangeva mai - il mio cavaliere dalla lucente armatura, scherzava allora lei, e lui si stringeva nelle spalle e ammetteva che però sì, era bello saperla vicina.
Non serviva - questo pensava lei - che ci fosse un crollo, perché lui sapesse di poter contare sul suo sostegno. Non c'era bisogno di crollare - questo pensava lui - dal momento che lei gli avrebbe sempre letto nel cuore, e sarebbe stata alla distanza di una mano tesa a cercarla. Dietro un grande uomo, diceva la gente, c'era sempre una grande donna, e lui non poteva non essere d'accordo - se solo avesse saputo che lei, grande, ci si sentiva solo quando erano insieme.
Lo guardava da lontano e sentiva le proprie labbra sorridere da sole. Perché non poteva permettersi di farlo consapevolmente, non poteva ammettere che dopo tanto tempo ancora le facesse quell'effetto. Che lui le facesse quell'effetto. Le sembrò di risentire voci di una vita prima - come diavolo faceva, a trovarlo attraente? Cosa diavolo aveva, di attraente? Le venne da ridere, e questa volta davvero, perché quelle voci avevano detto la verità fin d'allora. Non c'era niente, a giustificare quell'attrazione. Niente, certo, a voler escludere un'intelligenza assolutamente fuori dalla norma. Niente a parte quelle mani, che ancora adesso, dopo tanti anni, al solo fremere nell'aria riuscivano a monopolizzare la sua attenzione. Niente, assolutamente niente, se non il potere di farla sentire felice con uno sguardo, al sicuro con un sorriso, amata con un abbraccio.
Lo guardò avvicinarsi, aggiustando distrattamente le maniche sui polsi - lei cercò di guardare altrove, provava un amore tutto particolare per quei polsi - e con un'espressione quasi beffarda ad animargli il viso.
« A cosa stai pensando? »
« A niente, » gli mentì.
« Posso leggerti nel pensiero, lo sai... »
« ...ma sarebbe oltremodo sgarbato, quindi so che non lo farai. Puoi provare ad indovinare, però. »
Lui  allungò il braccio e lei non si fece pregare - c'era altra gente, intorno, ma quel sorriso, quel gesto così naturale e semplice, riuscivano a far sembrare sempre il resto del mondo estremamente stupido e superfluo. La strinse forte, le labbra posate con dolcezza sulla sua tempia. « Un giorno o l'altro dovrai smetterla, professoressa, di guardarmi in quel modo mentre parlo in pubblico. Finirò per gettare alle ortiche il mio proverbiale autocontrollo, una volta o l'altra, e allora... »
« Autocontrollo, Albus? » rise lei, le dita a solleticargli morbidamente la schiena. « Tu? »
« Oh, sì. Tonnellate di autocontrollo. Altrimenti non te la caversti così a buon mercato, Minerva, sai? Pensi davvero che ti lascerei sgusciare via come tuo solito, dopo che per tutto il pomeriggio mi hai guardato in quel modo? »
Lei si gustò il suono di quelle parole, la sensazione del sorriso che le avevano portato, e si concesse un sospiro. « E chi ti ha detto che voglio sgusciare via? »
  
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