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Autore: morgana85    25/09/2008    7 recensioni
Dal testo:
(...) «Perché diavolo ti sei ridotta così?».
«Oh, andiamo, non fare il guastafeste! Cosa vuoi che sia qualche bicchiere in più? Cercavo solo di divertirmi un po’».
«Vieni, questa notte resti qui. Non posso permettere che ti trovino in giro in queste condizioni».
Ma le sue mani mi trattengono contro di lei. Si fa più vicina, mentre le sue dita percorrono in una carezza sensuale il mio petto. «Io non ho nessuna voglia di dormire». Avverto il calore del suo respiro contro la pelle, il suo profumo stordirmi i sensi come la prima volta in cui l’ho sentito. «Fai l’amore con me» (...)
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Buongiorno a tutti!
Dunque… in realtà non c’è molto da dire, perché vorrei che le parole che ho scritto parlassero al mio posto. Solo desidero rubarvi un istante per dedicare questa mia piccola storia a Daphne_91, perché è un vero genietto. Ed è un tesoro, una persona adorabile.
Credo che la mia collaborazione con lei sia stata una delle meglio riuscite fino ad adesso!
Un bacione cara,
questa è tutta per te!
 
Ed ora… BUONA LETTURA!!
Morgana
 
 
 
 
 
 
 
 
“La sera è per sempre in me , profondamente.
Questo bianco sorgere della luna
mi spingerà piano
come una smorzata immagine riflessa
e sempre di nuovo mi spingerà.
Sarà la mia sposa ,
il mio altro io. “


- Paul Klee -
 
 
 
 
Accanto alla finestra aperta, osservo la neve scendere lenta e costante. Non vi è altro che quel silenzio ovattato che sembra cullare i pensieri, interrotto solo dal fievole suono dei fiocchi di neve che si posano al suolo.
Accosto ancora una volta la sigaretta alle labbra, lasciando che il mio respiro diventi quasi palpabile nell’aria fredda. Mi è sempre piaciuto l’inverno, fin da bambino. Ogni cosa assume contorni indefiniti e misteriosi, anche il sole ha una luce diversa. Quasi l’intero universo venisse racchiuso in una sfera di cristallo, in cui ognuno può scorgere terre e destini diversi.
Avere l’illusione di poter fuggire in un luogo in cui niente è conosciuto. Dove il ruolo di ognuno non è ancora stato assegnato.
Il rumore secco della porta aperta con violenza interrompe l’assenza di ogni suono, facendomi voltare di scatto. Con passo malfermo una figura compare sull’uscio, in parte nascosta dalle ombre scure del corridoio. Avanza barcollando, finché le fiamme del camino non riescono ad illuminare i tratti del suo volto.
«Pansy, cosa ci fai qui?». Solo una risata mi giunge come risposta. «Non dovresti essere di ronda?».
«Si, ma mi annoiavo. Così ho pensato: “Perché non andare a trovare il mio caro amico Blaise?”», muove ancora qualche passo, incespicando nei suoi stessi piedi. Riesco appena in tempo a sorreggerla, afferrandola per la vita, prima che cada rovinosamente. Avverto il suo corpo abbandonarsi contro il mio e la sua risata stranamente acuta riempire l’aria.
In quel momento, un odore acre ed intenso mi travolge. «Ma tu puzzi di alcol», la scosto leggermente, cercando con insistenza i suoi occhi, che continua a tenere ostinatamente chiusi mentre sembra non essere in grado si smettere di ridere. «Perché diavolo ti sei ridotta così?».
«Oh, andiamo, non fare il guastafeste! Cosa vuoi che sia qualche bicchiere in più? Cercavo solo di divertirmi un po’».
«Vieni, questa notte resti qui. Non posso permettere che ti trovino in giro in queste condizioni».
Ma le sue mani mi trattengono contro di lei. Si fa più vicina, mentre le sue dita percorrono in una carezza sensuale il mio petto. «Io non ho nessuna voglia di dormire». Avverto il calore del suo respiro contro la pelle, il suo profumo stordirmi i sensi come la prima volta in cui l’ho sentito. «Fai l’amore con me», i suoi occhi incatenati ai miei, densi di un’arcana magia. Specchi neri come l’oblio, vellutati come la notte e incantatori, che sanno farmi morire e rinascere ogni volta che i nostri sguardi si sfiorano.
Ancora perso in quel baratro profondo che conduce ad un Inferno molto simile al Paradiso, non riesco ad impedire alle sue labbra di posarsi sulle mie. Sono morbide e sinuose, audaci nelle loro carezze che costringono le mie a socchiudersi. Il suo sapore dolce misto a quello dell’alcol invade la mia bocca quando le nostre lingue si incontrano, lasciando libero sfogo ad una passione che sembrava riposare in un remoto angolo del mio spirito.
Non mi importa se sarà solo questa notte. Sarà mia. E ne conserverò il ricordo finché la mia mente non sarà troppo vecchia e stanca per far risorgere la sua immagine.
Ma il brivido freddo della consapevolezza sembra riscuotermi dal torpore in cui sono caduto nello stesso istante in cui le sue labbra hanno toccato le mie. La allontano, stringendola appena per le spalle, «No. Sei ubriaca e non è quello che vuoi».
«Invece si», scende a baciarmi il collo, per poi risalire al mento e fermarsi all’angolo della bocca. «E so che lo vuoi anche tu. Mi desideri, lo sento».
«Smettila!», rafforzo la mia presa sulle sue spalle esili, che sembrano da tempo trasportare un peso troppo grande per lei. «Non è me che vuoi».
Vedo i suoi occhi accendersi di una strana luce, che li rende torbidi e terribilmente inquietanti. «Mi stai rifiutando?», la sua voce è poco più di un sibilo di vento, gelida e incolore. «Come osi!», il tono diventa più alto, intriso di una rabbia troppo a lungo dimenticata e una delusione che brucia come una ferita sempre aperta. «Tu, maledetto, perché non mi vuoi?». Tempesta di pugni il mio petto, mentre lacrime inconsapevoli le solcano il viso. «Perché?», la furia si affievolisce, fino a lasciarla stanca e senza fiato, il viso premuto contro il mio maglione e le braccia abbandonate lungo i fianchi. «Perché non mi vuole? Perché non mi vuole?». È un sussurro spezzato dai singhiozzi che le scuotono corpo e anima, lasciandola come una bambina indifesa nel buio della sua stanza.
Quanto dolore nascosto dietro sorrisi e sguardi d’indifferenza. Costante compagno di giornate sempre uguali.
Piange tra le mie braccia, senza ritegno. Sa che può farlo, lasciando finalmente cadere la sua maschera di algida Regina. La sua debolezza rimarrà un segreto custodito tra le mura di questa stanza.
Si scosta leggermente da me, ringraziandomi con lo sguardo, ora lucido e tremante come un profondo mare in balia di una tempesta. «Posso rimanere?».
«Certo», le poso un piccolo bacio sulla fronte, lasciandola stendere accanto a me sul morbido letto. Un timido sorriso compare sul mio volto quando la sento rannicchiarsi più vicina, stringendo convulsamente il mio maglione tra le dita. Poi il suo respiro si fa più calmo e i suoi occhi, ancora gonfi e arrossati, si chiudono lentamente, lasciandola addormentata tra le mie lenzuola.
Ora, per la prima volta dopo molto tempo, la osservo.
È incredibile come piccoli particolari considerati fino a quel momento insignificanti, possano improvvisamente assumere un fascino particolare ai nostri occhi, che trovano finalmente il tempo per soffermarsi un istante appena più lungo e godere di qualcosa che non erano mai riusciti a cogliere.
Come la sfumatura più scura e intensa in fondo alle sue iridi nere, o i capelli che adesso le accarezzano morbidamente la schiena. O il respiro caldo che sfugge alle sue labbra carnose appena schiuse.
Gesti così normali, vissuti infinite volte durante i giorni trascorsi insieme. Ma che ora sanno solo di lei.
E vorrei poterglielo dire.
Dirle che ogni volta che vedrò qualcuno compiere quel movimento di dita, quel sorriso accennato e a stento trattenuto, quell’inconsapevole carezza per scostare i capelli dal viso, il mio pensiero correrà a lei.
E vorrei poterle dire molte altre cose.
Di quanto ogni suo sguardo attento o sorriso dolce riescano ad inebriarmi l’anima, ad esempio. Di quanto il suo profumo, che sa di vento e terre lontane, tranquillizzi i miei sensi. Di quanto il mio desiderio cresca ogni volta che la sua pelle sfiora involontariamente la mia, facendomi tremare e morire dalla voglia di poterla stringere.
E che gli déi mi siano testimoni, morirei davvero per averla.
Invece rimango qui, così vicino a lei da poterne avvertire il calore, eppure lontano dalla sua vita, ai margini di quella sfera impalpabile che l’avvolge fatta di doveri e perfezione, dove la sua mente e il suo cuore sono già destinati a qualcuno che non sono io. Continuando ad osservarla. Perché lei non sa quanto vale la sua immagine imprigionata tra i miei ricordi, quanto sia luce dietro le palpebre chiuse nelle interminabili notti il cui il sonno fatica a giungere. Quanto sia confortante il fuggevole riflesso dei suoi occhi nella mia mente, quando ogni cosa sembra destinata a finire.
Senza che me ne renda conto, la notte trascorre in un susseguirsi di ombre e bagliori di stelle, finché il primo pallido raggio di sole le accarezza la pelle, illuminandola di una tenue luce dorata. Le sfioro piano una guancia, lasciando che le dita scendano lungo il collo, seguendo la curva dolce e invitante della spalla, fermandosi poco sotto il seno, scivolando poi sulla schiena per attirarla più vicina.
Solo un altro istante, per imprigionare il suo calore e non dimenticarlo. Poi giurò che la lascerò andare.
Vedo i suoi occhi aprirsi lentamente, le lunghe ciglia scure fremere, rivelandomi poi le sue iridi scure ancora assonnate. «Scusa, ti ho svegliata».
«Non importa», posa la fronte contro la mia spalla, sospirando piano.
«E’ solo l’alba, torna a dormire».
«No», la sento scuotere la testa, sciogliendosi dal mio abbraccio. «Sarà meglio che torni nella mia stanza. Non voglio che si accorgano della mia assenza».
Seguo ogni suo gesto mentre scende dal letto, lasciando che un piccolo ghigno mi incurvi le labbra alla vista dei suoi capelli arruffati e della divisa sciupata. «Che scandalo! Lo Smeraldo di Slytherin con la gonna sgualcita e la camicia tutta pieghe. Che caduta di stile!». Non riesco a soffocare una risata, notando il suo sguardo sconsolato.
«Non c’è niente di divertente!», con poche rapide mosse cerca di sistemare i vestiti nel miglior modo possibile, prima di sollevare il viso e incontrare nuovamente i miei occhi. Per lunghi istanti rimaniamo semplicemente così, guardandoci, quasi cercando di ascoltare uno i pensieri dell’altra.
Poi mi sorride, in maniera dolce e riconoscente. E mi toglie il respiro. Credo di non averla mai vista così bella. «Grazie Blaise».
«Sai che puoi contare su di me. Ogni volta che ne avrai bisogno», per la prima volta da cui ne abbia memoria, vedo le sue guance tingersi di un timido rossore.
«Allora… ciao. Ci vediamo a lezione». Quando arriva alla porta indugia per un momento, la mano posata sulla maniglia. Poi torna sui suoi passi, stranamente indecisa.
«Blaise…», si tormenta le mani mentre si avvicina al letto. Sembra voler aggiungere qualcosa, ma le parole le muoiono in gola. «Oh, al diavolo!», si allunga verso di me, posando le labbra sulle mie. È un contatto lieve, ma così caldo ed intenso da farmi tremare
«Invidio chi riuscirà a catturare il tuo cuore, perché sarà una donna estremamente fortunata», mi sussurra a fior di labbra, prima di sorridere ancora e uscire dalla camera con un breve cenno di saluto.
«Allora puoi ritenerti una donna fortunata». 
 
 
 
 
 
 
P.S. : vero che lo lasciate un commentino? Conto su di voi! ^^
  
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